martedì 28 agosto 2012

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: INFEZIONE? – CHI?


Numero CCLXVII (267)                                                                  25 agosto 2012




INFEZIONE? – CHI?
Uno dei miei proverbi preferiti viene dalla Cina: “Il saggio biasima se stesso, lo stolto biasima gli altri”. Non perché gli altri non siano mai da biasimare, ovviamente, ma perché in genere io posso fare poco o niente perché cambi il loro comportamento, mentre invece sono padrone del mio, almeno in teoria. Com’è detto nell’Imitazione di Cristo: raramente traiamo profitto pensando ai peccati degli altri, sempre pensando ai nostri stessi peccati.
Questa antica saggezza ci è tornata in mente per una lettera di una lettrice di “Commenti Eleison” (n. 263), dove lei lamenta l’“infezione conciliare” che ha notato nel modo in cui, negli USA, le Messe Tridentine vengono celebrate dai sacerdoti e seguite dai laici. Se riassumiamo di seguito le sue tristi osservazioni, non è per gettare ombra sui sacerdoti o sui laici, ma per suggerire come ognuno di noi debba esaminare il proprio comportamento.
In generale, lei dice che l’“infezione conciliare” si è insinuata da tempo nelle cappelle della FSSPX. E arriva a dire che la situazione è già deteriorata ed è disperata: ormai il danno è fatto. È come se il latino avesse prevalso sulla Fede, come se tutto andasse bene sol perché la Messa Tridentina è detta in latino. Non avendo compreso – o fatto proprio – che cosa sia realmente la Messa – lei dice – i laici trovano normale assistere semplicemente. Molti assistono alla Messa pensando ad altro e ricevono la Santa Comunione in modo molto irriverente, proprio come nella neo-Chiesa.
Lei biasima i sacerdoti perché non spiegano a sufficienza la Fede o la Messa. E per le loro prediche, a volte si chiede se capiscano cosa stanno dicendo, mentre altre volte trova che le idee personali dei sacerdoti e l’insieme della predica si presentano come quelle conciliari. Le norme liturgiche non sarebbero rispettate, le rubriche non sarebbero corrispondenti, il Canone della Messa appare affrettato. In breve, lei non si sorprende se un certo numero di sacerdoti e di laici della FSSPX sembrano pronti per riunirsi alla neo-Chiesa, anzi, è come se già ne facessero parte.
Ora, nessuno potrebbe con giustizia sostenere che questa sua triste descrizione si adatti a tutte le Messe della FSSPX, ma la corruzione del nostro tempo è tale che un deterioramento come quello osservato dalla lettrice appare del tutto normale. Questa corruzione preme sui sacerdoti e sui laici, e significa che tutti noi abbiamo bisogno di controllare da vicino come essa possa insinuarsi in noi stessi. Come disse una volta, nel 1950, Suor Lucia di Fatima: i laici non possono più contare che il clero faccia per loro tutto il lavoro per farli andare in Cielo. In realtà essi non hanno mai potuto farlo, ma una pigra “obbedienza” è ancora oggi una tentazione comune. Se i laici vogliono che a guidarli siano dei buoni sacerdoti, e se non vogliono che la FSSPX diventi conciliare, si preoccupino di mettere ordine nel loro stesso comportamento – per esempio: come assistiamo alla Messa io e la mia famiglia?
Per quanto riguarda i sacerdoti, non dobbiamo dimenticare il grave avvertimento che il profeta Ezechiele (III, 17-21) rivolge ai pastori: se i pastori ammoniscono i fedeli per come stanno peccando e se i fedeli continuano a peccare, il Signore Iddio punirà i fedeli, ma non riterrà responsabili i pastori. Al contrario, se i fedeli peccano e i pastori non li richiamano perché stanno peccando, il Signore Iddio riterrà responsabili i pastori per i peccati dei fedeli. “Il giudizio inizii dalla casa di Dio” (I Pt. IV, 17).
Quindi, dipende da ognuno di noi fare quant’è in nostro potere per evitare che la FSSPX diventi preda dell’“infezione conciliare”, cosa oggi più facile a dirsi che a farsi. In ogni caso, dice San Paolo (I Cor. IV, 3-5): che ognuno di noi guardi ai propri peccati. È Dio che giudica.

Kyrie eleison.


© 2012 Richard N. Williamson. Tutti i diritti sono riservati.
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domenica 12 agosto 2012

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: IL LIBERO ARBITRIO APPREZZATO



Numero CCLXV -  (265)                                                                      11 agosto 2012


 IL LIBERO ARBITRIO APPREZZATO



A proposito del dramma delle anime che cadono nell’Inferno (e molti scelgono di farlo – Mt. VII, 13; XXII, 14), un lettore solleva il classico problema che può essere inquadrato brevemente come segue. O Dio vuole che le anime si dannino, o non lo vuole. Se lo vuole, è crudele. Se non lo vuole, eppure succede, allora Dio non è onnipotente. Quindi: o Egli è crudele o non è onnipotente? Quale dei due?
Subito vediamo di stabilire che Dio non manda alcuna anima all’Inferno. Ognuna delle molte anime dannate ha condotto se stessa all’Inferno con una serie di scelte che essa ha fatto liberamente durante la sua permanenza sulla terra. Dio ha dato ad essa la vita, il tempo e il libero arbitrio, insieme ad un gran numero di aiuti naturali e di grazie soprannaturali, per convincerla a scegliere di andare in Paradiso, ma se essa le rifiuta, allora Dio lascia che abbia ciò che ha voluto, cioè un’eternità senza di Lui. E per un’anima fatta da Dio solo per possedere Dio, questa perdita di Dio è di gran lunga la più crudele delle sofferenze dell’Inferno. Quindi Dio desidera che l’anima scelga il Paradiso (“vuole che tutti gli uomini siano salvati” – I Tim. II, 4), ma vuole permetterle il male della scelta dell’Inferno, al fine di trarre da questo male un bene maggiore .
Si noti qui l’uso dei due verbi “desiderare” e “volere”. “Volere” qualcosa è più energico che il mero “desiderarla”. È così che un padre di famiglia può anche non desiderare che suo figlio soffra le aspre esperienze della vita, ma in vista di tutte le circostanze egli può volere che il figlio le patisca, perché sa che questo è il solo mezzo perché impari. Allo stesso modo, nella parabola del Figliol Prodigo, il padre non desidera che il figlio più giovane lasci la casa e sperperi i suoi beni, ma vuole lasciarglielo fare perché in effetti il padre sa che da questo può venirne del bene – il ritorno a casa del figlio, ora pentito: un giovane più afflitto, ma più saggio.
Allo stesso modo, Dio desidera per un verso che tutte le anime si salvino, perché è per questo che Egli le ha create, ed è per questo che Egli è morto per tutte loro sulla Croce, dove una gran parte delle sue sofferenze consistette proprio nella sua consapevolezza che molte di esse non avrebbero scelto di approfittare della loro redenzione per salvarsi. Un Dio così in nessun caso può essere considerato o chiamato crudele! Per altro verso, Dio non vuole che tutte le anime si salvino, se loro stesse non lo vvogliono, perché se lo volesse lui sarebbero tutte salve, visto che Egli può tutto: è l’onnipotente. Ma, date tutte le circostanze, questo in pratica significherebbe disprezzare la libera scelta di quelle che, abbandonate a se stesse, sceglierebbero di non essere salvate, significherebbe cioè violare il loro libero arbitrio. E invece, basta vedere con quanta passione gli stessi uomin i apprezzino il loro libero arbitrio, come disprezzino il prendere ordini o come amino essere indipendenti. Essi sanno che il libero arbitrio è la prova che non sono animali o robot. Così Dio preferisce che il suo Paradiso sia popolato di uomini e non di animali o robot, ed è per questo che non vuole che tutti gli uomini siano salvati, se loro stessi non lo vogliono.
Ma Dio non vuole che le anime siano dannate, perché questo sarebbe di nuovo una crudeltà da parte sua. Egli vuole solo permettere che esse si dannino, in vista del bene che le anime possano acquisire l’eternità per loro libera scelta, così che Egli avrà un Paradiso di esseri umani e non solo di animali o robot.
E allora, il suo desiderio di salvare tutte le anime significa che Egli non è affatto crudele, mentre la dannazione di molte anime prova che da parte sua non v’è mancanza di onnipotenza, ma la scelta di dar valore al libero arbitrio delle sue creature e l’infinita gioia che prova nel premiare col Paradiso le anime che hanno scelto libremente di amarlo sulla terra.
Madre di Dio, adesso e nell’ora della mia morte, aiutami ad amare tuo Figlio e a scegliere il Paradiso! 

Kyrie eleison.


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PREGHIERA PER LA CANONIZZAZIONE DI SUA GRAZIA ARCIVESCOVO MARCEL LEFEBVRE

PREGHIERA PER LA CANONIZZAZIONE DI SUA GRAZIA ARCIVESCOVO MARCEL LEFEBVRE

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 "Finirò con il mio testamento.
Mi piacerebbe che sia l'eco del testamento del Signore: un Nuovo Testamento ed Eterno ...
l'eredità che Gesù Cristo ci ha dato, il suo sacrificio, il suo sangue, la sua Croce.
Devo dire lo stesso per voi: per la gloria della Santissima Trinità, per amore della Chiesa, per la salvezza del mondo:
mantenere il Santo Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo! Mantenere la messa di sempre! "
(Arcivescovo Lefebvre, 23 settembre 1979)

"In verità, in verità vi dico, che si lamenteranno e piangere, ma il mondo si rallegrerà;
e sarete rattristati, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia "
(Giovanni 16:20)

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 O Gesù, Sommo ed Eterno Sacerdote,
che hai fatto degno di sollevare il tuo fedele servo Marcel Lefebvre
alla dignità episcopale e di concedergli la grazia di essere un intrepido difensore della Santa Messa, del sacerdozio cattolico, della tua santa Chiesa e della Santa Sede, di essere un apostolo coraggioso del Tuo Regno sulla terra, di essere un devoto servitore della tua santa Madre,
e di essere un fulgido esempio di carità, di umiltà e di tutte le virtù; donaci ora, per i suoi meriti, la grazia che ti imploriamo, in modo che, ci assicuriamo la sua intercessione efficace presso di Te,  e potremo un giorno avere la sua elevazione agli onori degli altari nostri. 

  Amen.

 

http://op54rosary.ning.com/forum/topics/praying-for-the-canonization-o 

sabato 11 agosto 2012

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: UN CAPITOLO



Numero CCLXIV -  (264)                                                                      4 agosto 2012


 UN CAPITOLO

 Come molti di voi sanno, un certo vescovo è stato escluso dal Capitolo Generale, la riunione dei capi della Fraternità San Pio X, tenutosi il mese scorso a Ecône, Svizzera. Per confermare l’esclusione sembra che sia stato fatto uso dell’adattamento di “Commenti Eleison” (n° 257 del 16 giugno) dell’apparente desiderio omicida di San Paolo che voleva tagliare fuori i corruttori della fede cattolica (Galati V, 12). In realtà, Ambrogio, Girolamo, Agostino e Crisostomo ritengono tutti che in quel contesto (Gal. V, 1-12) il pensiero fosse rivolto alla virilità dei giudaizzanti piuttosto che alle loto vite, e Crisostomo pensa che sia uno scherzo.

Tuttavia, quando ho sentito dell’uso serio che nel Capitolo si è fatto di tale scherzo, devo ammettere che ho avuto una visione un po’ birichina: ho immaginato i miei nobili colleghi del quartier generale della FSSPX che guardavano fuori dalle finestre, nella notte, per vedere se non potesse esserci un allampanato vescovo inglese, travestito da Jack lo Squartatore, che si aggirasse tra i cespugli con un lungo coltello da scalco luccicante alla luce lunare, alla ricerca di qualcuno da fare a pezzi. Cari colleghi, dormite sonni tranquilli – io non ho ambizioni omicide. Davvero no!

Ma il Capitolo è stato una faccenda seria. Cos’ha prodotto? Soprattutto una Dichiarazione, resa pubblica pochi giorni dopo, e sei pre-condizioni per un futuro accordo Roma- FSSPX, trapelate presto su internet (visto che molte anime stanno attualmente affidando la propria fede e la loro salvezza a chi guida la FSSPX, trovo tale fuga di notizie non irragionevole). Ora, ogni onore alle persone buone del Capitolo che, a detta di tutti, hanno fatto del loro meglio per limitare i danni, ma se la Dichiarazione e le pre-condizioni ci dicono qual è l’intento attuale dell’insieme dei capi della Fraternità, allora c’è da preoccuparsi.

Circa questa Dichiarazione del 2012, è sufficiente confrontarla brevemente con la Dichiarazione di Mons. Lefebvre del 1974, per chiedersi cosa sia accaduto alla sua Fraternità. Considerato che Monsignore denunciò esplicitamente e ripetutamente la riforma attuata dal Vaticano II (“uscita dal liberalismo e dal modernismo, è tutta e interamente avvelenata; essa nasce dall'eresia e finisce nell'eresia”) con parole che attirarono su di lui l’ira dei papi conciliari, invece questa Dichiarazione del 2012 si limita a riferirsi al Concilio una sola volta, parlando di “novità” semplicemente “viziate da errori”, in termini che, si può facilmente immaginare, possono essere sottoscritti da Benedetto XVI dall’inizio alla fine.
La FSSPX ritiene che i papi conciliari non rappresentino più un problema serio?

Circa le sei pre-condizioni per ogni futuro accordo Roma-FSSPX, esse meritano un esame approfondito, ma per il momento sia sufficiente far notare che la deliberazione del Capitolo Generale del 2006, che stabilì che ogni accordo pratico doveva essere preceduto da un accordo dottrinale, sembra completamente accantonata.
Ritiene oggi la FSSPX che la dottrina dei Romani a cui si sottometterebbe non è più così importante? Oppure è la stessa FSSPX che ha ceduto al fascino del liberalismo?

Per un punto di vista opposto, mi permetto di raccomandare la collezione, dal 1994 al 2009, dei “Sermons and Doctrinal Conferences” di Sua Eccellenza Jack la Squartatore, adesso disponibili in sette CD su http://truerestorationpress.com/node/52, con speciali incentivi per l’acquisto fino a fine mese.
Non tutte le parole sono oro, alcune sono indubbiamente troppo accalorate, ma almeno ci si sforza di sbudellare i nemici e non gli amici della nostra fede cattolica.

Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra



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domenica 5 agosto 2012

Tutte le "madri" del Concilio esclusa la Vergine Maria la vera Madre!

Tutte le "madri" del Concilio esclusa la Vergine Maria la vera Madre!

In questo articolo si informa che il Vaticano II ha madri. Ventitre per essere più precisi. Nessuna menzione di Nostra Signora!Venti tre donne in occasione del Consiglio su richiesta di Paolo VI



Ventitré donne parteciparono al concilio per volere di Paolo VI

Le madri del Vaticano II

La storia dei concili della Chiesa è sempre stata articolata e densa di sorprese, teologiche, umane e, purtroppo, anche politiche. Una certezza però ha sempre guidato i lavori dei Padri conciliari e dei loro periti: lo Spirito soffia, anima ma anche placa le bufere.
Le uditrici Mary Luke Tobin, Rosemary Goldie e Pilar Bellosillo tra i periti per la redazione dello schema XIII (8-13 febbraio 1965)Con il Vaticano II il soffio di novità, nella storia dell’umanità e della Chiesa, è stato davvero inedito: ventitré donne furono presenti, convocate l’8 settembre 1964 da Paolo VI come uditrici e, perciò stesso, configurate da un avverbio che ne avrebbe limitato i compiti ma, forse, accresciuta la responsabilità: “simbolicamente”.
La rottura con i secoli passati però si era compiuta. Adriana Valerio (Madri del Concilio. Ventitré donne al Vaticano II (Roma, Carocci Editore, 2012, pagine 165, euro 16) presenta le personalità delle ventitré convocate, nero vestite e nerovelate, narrando le vicende che fecero da corollario alla loro silente presenza in aula ma anche ai loro concreti e reali interventi.
Dobbiamo un grazie profondo al Papa che riuscì a rompere la barriera secolare anche se le confinò in ruolo modesto, perché da questo inizio, volutamente modesto, è nata una discendenza numerosa e qualificata. La spaccatura era avvenuta, la fioritura continua.

Furono gli stessi Padri conciliari a denominare le donne presenti “madri”, con molto humour; senza coglierne l’implicazione profonda? Queste donne-madri segnano lo spartiacque fra due concezioni della donna: quella che la considera relegata a compiti domestici e di aiuto di basso profilo e quella che la considera in tutta la sua potenzialità di intelligenza e di cura, intesa come l’intese la patrona d’Europa Edith Stein, quale capacità di ascoltare l’altro e di saperlo accogliere.
  Cristiana Dobner
3 agosto 2012
[parola chiave: Concilio Vaticano II
da:osservatoreromano.va 
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A tutt'oggi la Vergine Santissima attende dal Papa e dai vescovi la proclamazione del quinto e ultimo dogma Mariano!

«Doctrina mediationis universalis beatae Mariae Virginis definiatur ut dogma fidei »

Nel 1951 la Santa Vergine, parlando ad Ida Peerdeman la veggente delle Apparizioni di Amsterdam (approvate dal Vescovo di Haarlem/Amsterdam il 31 maggio 2002.), ha chiesto che la Chiesa proclami il quinto ed ultimo Dogma Mariano che la riconosca come Coredentrice, Mediatrice Avvocata.
Quando sarà proclamato il dogma la Signora di tutti i Popoli darà al mondo la pace, la vera pace.
Tutti i cristiani sono invitati a sostenere con la testimonianza e con la preghiera il Santo Padre e tutti i porporati del mondo chiamati a decidere sul nuovo dogma.

sabato 4 agosto 2012

FSSPX: ACCUSO IL CONSIGLIO di Fr.Francois Chazal



FSSPX: ACCUSO IL CONSIGLIO di Fr.Francois Chazal

fonte il sito di UNAVOX

  L'ultima metastasi della crisi della Fraternità

Accuso il Consiglio

di Don François Chazal


Don Chazal, sacerdote della Fraternità San Pio X,
ha pubblicato l'articolo sul sito della Fraternità in Korea,
dove svolge il suo apostolato


Il giorno della presa della Bastiglia, 14 luglio, Il Capitolo Generale della FSSPX ha prodotto una dichiarazione, destinata al pubblico, che a tratti è sentimentale, ma che a prima vista non sembra molto cattiva. Essa, però, è molto più debole della dichiarazione di Mons. Lefebvre del 1974, che io raccomando vivamente di rileggere oggi per constatare direttamente l’indebolimento.

Il veleno di questa dichiarazione sta nella sua coda, cioè nella menzione di alcune condizioni necessarie per la FSSPX per avere un riconoscimento canonico da parte della nuova Roma. Qualche giorno dopo, esposte in una lettera interna del 18 luglio, sono felicemente trapelate le sei pietose condizioni, che meritano la vostra attenzione particolare.


Tre condizioni sine qua non (o necessarie):
1. Libertà di conservare, trasmettere e insegnare la sana dottrina del Magistero costante della Chiesa e della verità immutabile della divina Tradizione; libertà di difendere, correggere, riprendere, anche pubblicamente, i fautori di errori o di novità del modernismo, del liberalismo, del Concilio Vaticano II e delle loro conseguenze;
2. Usare esclusivamente la liturgia del 1962. Conservare la pratica sacramentale che abbiamo attualmente (inclusi l’ordine, la cresima, il matrimonio);
3. Garanzia di almeno un vescovo;


La prima e la seconda condizione, a prima vista suonano bene. Ma questa rivendicazione della libertà per noi stessi di insegnare, condannare o conservare le cose, non è la battaglia di Mons. Lefebvre. Egli ha chiaramente detto che la prima condizione sine qua non consiste nel ritorno di Roma alla Tradizione.
Siamo al cospetto della sindrome di Dom Gérard, della Fraternità San Pietro e di Campos. Nel luglio del 1988, Dom Gérard diceva: «Non dev’essere posto alcun ostacolo alla nostra predicazione anti-modernista», e noi abbiamo poi visto dov’è finita questa libertà che si spera di ottenere dai nemici della verità… tutti questi sono stati ingannati molte volte… chi potrebbe negarlo?

Di conseguenza, il peccato più grave di queste due prime condizioni è implicito: si tratta del peccato ufficiale di OMISSIONE della richiesta che da 40 anni noi abbiamo sempre fatto: che Roma smetta di crocifiggere la Chiesa.

Tutto questo risente del liberalismo, che continua a ripetere: «Vivi e lascia vivere», «Non siete d’accordo, ma non fate troppe critiche e non sollevate controversie», «Libera Chiesa in libero Stato», «Libertà di opinione e liberi di essere in disaccordo con gli altri, senza condannarli…», ecc.

Seconda cosa
, queste persone colpevoli, prese in considerazione al punto 1, chi sono? Dei semplici laici o dei noti preti, dei vescovi, dei cardinali, dei papi?
Nel 1974 e dopo, Monsignore ha sempre combattuto la nuova Roma, cioè il Papa in particolare. Egli parlò della Massoneria che regna a Roma. Si guardi DICI e si vedrà un cambiamento di attitudine: si fa attenzione a non essere troppo duramente in disaccordo col Papa.

Terza cosa. Si ha perfettamente il diritto, in una democrazia liberale, di difendere ciò che è giusto e di fare dei rimproveri agli altri, esattamente come ha dichiarato recentemente un certo vescovo francese: «Lasciateli venire, lasciate che si uniscano a noi e che siano in disaccordo col Concilio Vaticano II, per quanto ci riguarda noi siamo in disaccordo con tutti gli altri venti concilii!».
La verità cattolica ci verrà addebitata oppure sarà semplicemente diluita, come temeva Monsignore nel 1988, con il semplice mischiare i nostri fedeli con i cattivi cattolici.

Infine, in che modo un solo vescovo potrà assicurare l’avvenire della Tradizione (600 sacerdoti della FSSPX più, forse, 400 altri)? E chi lo sceglierà: il Papa, la Commissione o la FSSPX? Avremo la garanzia che non sarà liberale?


Tre condizioni auspicabili: (“condizioni auspicabili”, un’espressione più che debole in francese):
1. Tribunali ecclesiastici propri di prima istanza;
2. Esenzione delle case della Fraternità Sacerdotale San Pio X riguardo ai vescovi diocesani;
3. Commissione Pontificia a Roma per la Tradizione, dipendente dal Papa, con la maggioranza dei membri e con la presidenza per la Tradizione.

Mons. Lefebvre dispose perché la FSSPX si munisse autonomamente di tribunali, per evitare le malversazioni dei tribunali Novus Ordo, ed oggi siamo ridotti ad
augurarci solamente di conservare solo quelli del grado più infimo, rimettendo implicitamente fin d’ora il trattamento dei casi seri alla nuova Roma.
E questo, quale codice ci porterà ad usare: il codice del 1983, gravemente corrotto, o quello del 1917?

Qualsiasi fedele sobbalzerà per l’orrore a questa idea: la FSSPX non è più un’operazione sopravvivenza che mette i fedeli del tutto al di fuori dalla portata delle locali diocesi moderniste, adesso essa si augura semplicemente di essere esentata da esse.


Ci
auguriamo solo che Saint-Nicolas du Chardonnet, a Parigi, St Mary’s, nel Kansas, Our Lady of Victories Church, a Manila, e le nostre altre case, siano esentate dall’influenza dei vescovi modernisti, oppure dobbiamo essere noi che dobbiamo escluderli dal dirigerci fino a quando la crisi della Chiesa non sia risolta?

Dal momento che la nuova Roma continua a gettare costantemente i gruppi Ecclesia Dei in mano alle diocesi, com’è possibile che noi stessi ammettiamo anche per noi questa terribile possibilità, fino a scriverla così nero su bianco? Fino ad oggi abbiamo creduto che la lotta contro la nuova linea imposta dalla direzione della FSSPX avesse lo scopo di evitare di porre la FSSPX sotto l’egida della nuova Roma fornicatrice. Da adesso, questa lotta deve mirare anche a salvare la FSSPX dall’influenza delle
diocesi Novus Ordo!

Una Commissione Pontificia dipendente dal Papa è un pleonasmo, poiché tutto ciò che è pontificio è sotto l’autorità del Papa.

Secondariamente, non v’è nulla di preciso circa la maggioranza e la presidenza di questa commissione, poiché il Papa regnante può affermare di essere lui stesso per la Tradizione o può nominare dei membri dei gruppi Ecclesia Dei, come perfino dei conservatori Novus Ordo che si dicono tradizionalisti. Invece che Tradizione, il termine esatto avrebbe dovuto essere FSSPX.

Ma quando noi chiediamo alla nuova Roma di essere posti alla sua dipendenza, sappiamo già dove porterà l’ambigua espressione «Per la Tradizione». E visto che noi questo ce lo
auguriamo solamente, se il Papa insistesse, la maggioranza e la presidenza di questa commissione pontificia, dipendente dal Papa, potrebbe essere composta da modernisti.

Il Cielo ci preservi dal volere questa insulsaggine.

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PREGHIAMMO INSISTENTEMENTE PER LA FSSPX E SOPRATTUTTO PER IL SUPERIORE GENERALE MONS. FELLAY E TUTTI I TIEPIDI AFFINCHE SI RESTI NELLA VERA TRADIZONE, altrimenti...