Perché esista il male, occorre il bene che lo sostenga.
Così la neo-Chiesa non può darsi senza la vera Chiesa.
Dire, sei mesi fa, che un sacerdote non è tenuto in ogni caso a
vietare ad un cattolico di partecipare alla Nuova Messa (NOM), non aveva
lo scopo, ovviamente, di affermare che sia del tutto giusto assistere
al NOM. Il rito del NOM è, di per sé, l’atto di culto centrale della
falsa religione omocentrica del Concilio Vaticano II, da cui esso
scaturì nel 1969. In effetti l’obbligo di stare lontano dal NOM è
proporzionale alla conoscenza che si ha di quanto esso sia erroneo.
Quasi inavvertitamente, esso ha enormemente contribuito a far perdere la
fede ad innumerevoli cattolici.
Ma ci sono due fattori che fino
ad oggi hanno permesso che i cattolici fossero tratti in inganno dal
NOM. In primo luogo, esso venne imposto a tutta la Chiesa di rito latino
dal fatto che Paolo VI fece tutto il possibile per farlo sembrare come
imposto dall’intera forza della sua autorità papale, che nel 1969
sembrava immensa. Ancora oggi il NOM passa per essere il rito
“ordinario”, mentre la Messa di sempre è ufficialmente declassata a rito
“straordinario”, di modo che, dopo 47 anni, un onesto cattolico si
possa ancora sentire obbligato per obbedienza ad assistere al NOM.
Ovviamente, in realtà tale obbligo non ha ragion d’essere, perché
nessuna legge della Chiesa può obbligare un cattolico a mettere in
pericolo la sua fede, cosa che questi fa normalmente assistendo al NOM,
data la sua falsità.
In secondo luogo, il NOM fu introdotto
gradualmente, con una serie di cambiamenti sapientemente calibrati, in
particolare nel 1962, 1964 e 1967, così che la totale e definitiva
rivoluzione del 1969 trovò i cattolici pronti ad accettare la novità. In
realtà anche oggi il rito del NOM include delle opzioni per il
celebrante che gli permettono di celebrare il NOM sia come cerimonia
autentica della nuova religione umanistica, sia come cerimonia simile
alla vera Messa, al punto che molti cattolici possano ingannarsi che non
vi sia alcuna differenza significativa tra il vecchio rito e i nuovi
riti. In realtà è scontato che, come diceva sempre Mons. Lefebvre, è
meglio il vecchio rito in lingua moderna che il nuovo rito in latino, e
questo a causa della diminuzione e perfino della falsificazione della
dottrina cattolica della Messa, presente nel NOM.
Inoltre questi
due fattori, l’imposizione ufficiale dei cambiamenti e il loro
intrinseco carattere a volte opzionale, tipico nel NOM, sono più che
sufficienti a spiegare come fino ad oggi possa esserci una moltitudine
di cattolici che volendo e intendendo essere cattolica, suppone che il
modo giusto per esserlo sia quello di assistere ogni Domenica al NOM. E
chi oserebbe dire che fuori da questa moltitudine non ce ne sarebbero
altri che potrebbero nutrire la loro fede obbedendo a ciò che a loro
sembra essere (soggettivamente) il loro (oggettivo) dovere? Dio è il
loro giudice, ma per quanti anni la maggior parte dei seguaci della
Tradizione cattolica hanno assistito al NOM prima di capire che la loro
fede li obbligava a non farlo? E se in tutti questi anni il NOM avesse
loro fatto perdere la fede, come sarebbero potuti venire alla Tradizione
Cattolica? A seconda di come un celebrante usa le opzioni del NOM, non
tutti gli elementi che possono nutrire la fede vengono necessariamente
eliminati da esso, soprattutto se è valida la Consacrazione, possibilità
questa che nessuno che ne conosca la teologia sacramentale può negare.
Tuttavia,
data la debolezza della natura umana e quindi il rischio di
incoraggiare i cattolici a seguire la nuova facile religione, perché
parlare a favore del suo centrale rito di culto, che equivale a parlare a
favore di ogni caratteristica della neo-Chiesa? Per almeno due ragioni.
In secondo luogo, per scongiurare il potenziale farisaico disprezzo di
eventuali credenti al di fuori del movimento tradizionale, e in primo
luogo per scongiurare ciò che sta finendo con l’essere chiamato
“ecclesiavacantismo”, e cioè l’idea che la neo-Chiesa non abbia in sé
più niente di cattolico. In teoria, la neo-Chiesa è puro marciume, ma in pratica
tale marciume non potrebbe esistere senza qualcosa che non sia ancora
decomposto al punto da essere marcio. Ogni parassita ha bisogno di un
ospite. Peraltro, se questo particolare ospite, la vera Chiesa, fosse
del tutto scomparsa, non ne deriverebbe che le porte dell’Inferno
avrebbero prevalso contro di essa? Cosa impossibile (Mt. XVI, 18).
Kyrie eleison.
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