martedì 28 gennaio 2014

Bergoglio agisce come satana... “si filius Dei es, mitte te deorsum”

LE COLOMBE DI PAPA BERGOGLIO…
VOLANO BASSO


di L. P.





La fantasia dei registi “liturgisti” vaticani postconciliari ama descrivere gli incontri papali con una scenografia condita di tenerume e di pathos tale da suscitare epidermiche emozioni a far colpo sull’immaginazione e sul sistema neurovegetativo dei fedeli che, domenicalmente, accorrono in Piazza San Pietro. Talora accade, però, che l’epilogo del copione non si accordi col prologo  perché, o come afferma Dante “a risponder la materia è sorda” (Par. I, 129 ) o perché può succedere che il diavolo ci metta la coda o che, addirittura, Qualcuno voglia mandare un messaggio. Scegliete voi.
   
Sulla scia del defunto GP II, prossimo santo, anche papa Bergoglio, che preferisce alla solennità dei gesti, previsti e comandati dalla Liturgìa, le semplici manifestazioni domestiche, amichevoli e cameratesche, che non ama impartire la benedizione in nome della santissima Trinità ma inviare un familiare “buon pranzo”, non tralascia di esibirsi in scenette e quadretti in cui figurano bambini e bambine sicché ieri, all’Angelus di domenica 26 gennaio A. D. MMXIV, s’è affacciato alla finestra della terza loggia del Palazzo Apostolico in compagnìa di due bimbetti i quali, dopo aver letto un messaggio a nome della ACR – Azione Cattolica Romana – hanno liberato due colombe bianche, un “déjà vu”, a significare l’auspicio di pace.
   
Ciò che è successo, poi, ha fornito spunto per una riflessione che ora, se non dispiace, vogliamo girare ai lettori. Niente di eccezionale, per carità ma solo una peregrina ricognizione sull’episodio dacché i gesti, come le parole, sono “consequentia rerum”, esprimono cioè l’essenza delle cose.
Prima del lancio, prima che si librassero, dalle mani dei fanciulli, “solvendosi nell’aere aperto” (Pg. XXXI, 145 ), il Papa ha loro raccomandato di “liberarle verso il basso” poiché i volatili, due dei tanti addomesticati e tenuti in riserva per simili occasioni nel segno della pace, sarebbero rientrati, come spesso accade e come era prevedibile che accadesse nella giornata di freddo gelido, nella calda stanza papale.
   
Liberatele verso il basso”, raccomandazione che, al senso comune, suona piuttosto strana considerato che le colombe, come tutti gli alati atti al volo, tendono all’alto tale che, a mutuare questa attitudine, anche talune associazioni umane si fregiano di motti che echeggiano l’intenzione a volare o a salire oltre, come ad esempio il 3° Alpini il cui motto suona “Altius tendo” – tendo più in alto – o come la nostra Aeronautica militare che porta, sullo stemma, “Virtute siderum tenus” – con forza fino alle stelle. Ma, naturalmente, il consiglio del Papa si fondava sulla concretezza di una qualche esperienza passata.

  

Fatto si è che, non appena le due placide e miti colombe prendon l’aire, ecco improvvisamente fiondarsi e incombere un corvo e poi un gabbiano che, in unità di intenti, diciamo fraterni ed ecumenici, si lanciano famelici contro le due di cui una resta, fatalmente, vittima della voracità del gabbiano. E tutto, sotto lo sguardo allibito degli spettatori. Volavano basso, poverine, e non per loro colpa.
   
La considerazione più ovvia da fare è che, forse, sarebbe stato meglio che fossero rientrate nelle stanze vaticane piuttosto che affrontare lo spazio aperto. Ma a noi è venuto di tirar giù talune dilettevoli osservazione guarnite ora da lepidi ora da forti riferimenti nel segno di un senso morale. Intanto, il consiglio del papa – liberatele verso il basso! – ha fatto riemergere alla mente l’analoga, ma non eguale, esortazione che Dedalo indirizzava al figlio Icaro allorquando, fuggendo in volo dal Labirinto cretese, questi preso dall’entusiasmo, si ergeva in salita verso il sole. “Medio – que – ut limite curras/Icare – ait – moneo, ne si demissior ibis/unda gravet pennas, si celsior, ignis adurat/Inter utrumque vola” (Ovidio – Metamorfosi lib. VIII, 203/205) – ti consiglio, o Icaro, di correre a mezza quota perché se te ne vai troppo in basso l’acqua (del mare) ti appesantirebbe le penne, e se troppo in alto, il calore (del sole) te le brucerebbe. Vola tra i due piani.
    
Il fedele, assiduo lettore della Scrittura, potrebbe andare all’episodio dell’arcangelo Michele secondo quanto narra Giovanni (Ap. 12, 7): “Allora avvenne una guerra nel cielo. Michele e i suoi angeli, combattevano contro il dragone” solo che, nella lacrimevole  vicenda di cui si parla, chi vince è il dragone/gabbiano che abbatte a terra la colomba e la divora.
Ma è un dragone, il gabbiano o qualch’altro personaggio?


   
E che cosa vorrà dire, in termini segnici e simbolici?
Non ci si rimproveri di voler entrare nel territorio oscuro della semantica o della divinazione perché ci sembra che, da qualche tempo in qua, avvengano fenomeni del tutto naturali, certamente, ma coincidenti in momenti di particolare tensione come, ad esempio, la folgore deflagrata sul cupolone la sera dell’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI, il gabbiano che, in attesa dell’elezione papale di Bergoglio, stazionava sul fumaiolo della Cappella Sistina (che sia lo stesso che ieri s’è divorata la colomba?), altra folgore abbattutasi sulla mano del Redentore del brasiliano Corcovado, ed ora la colomba sbranata dal gabbiano (quello del fumaiolo?), davanti a migliaia di fedeli, in Piazza san Pietro quasi a dimostrare e a punire l’erroneità del consiglio papale (Gabbiano giustiziere).
  
Riferiamo, qui, quanto la letteratura simbolista ci dice riguardo questi uccelli.
La colomba, è notorio, rappresenta la femminilità, l’armonìa e la pace. Nell’iconologìa cristiana è il volto dello Spirito Santo, così come apparve a Giovanni nell’episodio del battesimo di Gesù;
Il corvo rappresenta il senso del mistero, lo spirito sciamanico, la magìa. In alchimìa esso esprime lo stato di putredine a cui soggiace la materia prima di avviarsi verso l’opus magnum;
Il gabbiamo simboleggia lo spirito della libertà, la tensione verso l’alto, l’intermediario tra spirito e materia.
Dunque, a dar retta al simbolismo suddetto, ci vien da pensare che il gabbiano, che uccide e divora la colomba, sia colui che punisce chi deroga dal proprio officio come quella colomba che tradisce la propria natura volando in basso. Verrebbe da pensare che il gabbiamo cancelli e denunci, col suo attacco, un falso concetto di pace, quella del mondo, quella che Gesù bollò come tale e che, oggi invece, viene spacciata come vera e degna di essere propugnata.
    
Ci sia permesso di pensare che l’episodio, al di là di quella legge naturale che legittima, in ambito animale “mors tua vita mea”, stia perciò a dimostrare come la Chiesa postconciliare sia più attenta alle cose basse, alle “cose di quaggiù”, che nel pellegrinare faticoso di questa vita preferisca la scorciatoia, che abbia addirittura perso di vista le alte mète. Il fervore con cui, ad esempio, si sta allestendo il Sinodo straordinario dell’ottobre 2014 durante il quale la Chiesa intenderà raccogliere le sfide – quante sfide, secondo papa Bergoglio! – sul divorzio, sull’omosessualità, sulla famiglia, sulla droga, questioni già discusse e liquidate dall’autorità di Cristo e degli Apostoli, all’insegna della “pastoralità”  e niente o poco sulle grandi verità teologiche, dice chiaramente che la “colomba”  vola bassa sicché il rischio di incorrere in corvi o gabbiani famelici è pressoché certo.

Si osservi: quando Gesù, dopo i quaranta giorni di digiuno e di preghiera nel deserto, venne tentato da Satana, questi, portandolo sul pinnacolo del tempio, non gli chiese di spiccare il volo, di andarsene verso l’alto, ma di gettarsi giù, “si filius Dei es, mitte te deorsum” (Mt. 4, 6) e non solo per tentare Dio ma perché Satana non potrà mai chiedere all’uomo di elevarsi, ma di precipitare “in basso”. Chi ha orecchi da intendere, intenda.
   
Noi ci limitiamo, con un mezzo sorriso, a pensarle queste cose tingendole anche con il colore della divagazione e della satira benevola. Certo, se fossimo stati uomini d’altri tempi, quali egizii, greci o romani, ci saremmo seriamente impressionati davanti ad uno spettacolo quale quello offertosi ieri, domenica 26 gennaio A. D. MMXIV, in Piazza san Pietro. La letteratura classica tenne in alta considerazione eventi simili da cui, come dai sogni, tirava oroscopi ed oracoli. Omero ci narra – Odissea XX, 297/298 <Pindemonte> - che “alla sinistra loro/un’aquila comparve altovolante/che avea colomba trepida tra l’ugne”. Ed ancora “Un’aquila volò, che bianca e grande / domestica  oca, con gli adunchi artigli / dalla corte rapìa…” (Odissea XV, 160/162), per dire che un’aquila – Ulisse, cioè – avrebbe fatto scempio dei Proci.
    
Qualcuno ricorderà che, qualche anno fa’, una cicciola attricetta di svenevoli costumi e già deputata nel Parlamento italico come rappresentante  del Partito Radicale, invitata quale madrina ad una manifestazione arcobaleno/pacifista in occasione di parate militari, coronata con un serto di fiori la testa dai sericei capelli platinati , liberò una nivea colomba la quale, meschina, volò tanto in basso da finire stritolata sotto i cingoli di un carrarmato in movimento.
Alla faccia della iridata pace! Qualcuno commentò: “Si vis pacem para bellum”.
   
E’ lecito, allora, chiederci di che tipo sia questa  pace che si vuol celebrare nelle innumerevoli manifestazioni che punteggiano lo scorrere dei giorni? Non sarebbe opportuno che gli uomini di Chiesa rammentassero, ogni tanto, sia chiaro, non sempre, che cosa pensasse Gesù della pace?. Noi ci prendiamo l’onere e l’ufficio di ricordarglielo.
Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv. 14, 26/27).
    
Partiti dall’episodio delle colombe, vogliamo concludere con un’informazione di particolare curiosità che, oltre ad irrobustire la conoscenza in genere, chiarisce il senso di quanto detto e lo colloca nelle giuste coordinate logiche e semantiche.  Nel 2008 fu presentato, per le edizioni del CNR, una ricerca d’arte condotta da Sandro Barbagallo, dal titolo “Lo zoo sacro vaticano. Iconografia e iconologia zoomorfa nella Basilica di San Pietro”. In essa l’autore elenca 67 specie di animali, rappresentate da pitture e da sculture, che si trovano nella basilica. Il 90% è di carattere simbolico e il restante 10% di semplice decoro.
   Si contano 700 api, 470 colombe ( meno due…), 100 draghi, 38 leoni, 35 aquile, 24 serpenti, 15 agnelli, una decina di cavalli, 7 delfini, 4 cani, 3 pipistrelli, 2 lucertole, 1 gatto, 1 coccodrillo, 1 unicorno, 1 maiale.
    
Ieri, domenica 26 gennaio, A. D. MMXIV, si sono aggiunti, un gabbiano già noto  e un corvo.




tratto da: http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV730_L.P._Colombe_papa_Bergoglio.html

Chi ha crocifisso Gesù continua a perseguitare la sua Chiesa...

“Le Forze Occulte della Sovversione: Giudaismo, Massoneria, Liberalismo & Bolscevismo millenaristi” (don Curzio Nitoglia, Effedieffe, 2014) ~ Invito alla lettura

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Curzio Nitoglia
Le Forze Occulte della Sovversione:
Giudaismo, Massoneria, Liberalismo
& Bolscevismo millenaristi

Effedieffe, 2014

~
Invito alla lettura
Le Edizioni Effedieffe hanno pubblicato il libro Le forze occulte della sovversione: Giudaismo, Massoneria, Liberalismo & Bolscevismo millenaristi di Curzio Nitoglia.
L’Autore, in questo libro, dimostra con citazioni ampiamente documentate
1°) che non è solo la Massoneria ad operare la Rivoluzione, ma anche e soprattutto il Giudaismo, il quale ha crocifisso Gesù e continua a perseguitare la sua Chiesa;
2°) che inoltre la Massoneria anglo-americana è intrinsecamente perversa, come ha insegnato ultimamente  la “Conferenza Episcopale Tedesca” e perciò la teoria della distinzione tra Massoneria cattiva (latina) e buona (anglo-americana) è da rigettarsi;
3°) che infine il non voler citare l’Avarizia – come fa Plinio Correa de Oliveira in Rivoluzione e Controrivoluzione, (tr. it., Piacenza, Cristianità, 1973) – quale fonte interna di Rivoluzione è in sé teologicamente inesatto ed è una conseguenza logica della dottrina liberista del teo-conservatorismo, diametralmente incompatibile col cattolicesimo;
4°) che il tutto è leggibile e diventa intellegibile alla luce del Millenarismo gioachimita.
In breve, il succo del libro è il seguente: il Giudaismo è il ‘padre’ della Massoneria; la Massoneria anglo-americana è relativista e luciferina; l’Avarizia è la ‘Tendenza’ principale della ‘Sovversione’ assieme all’Orgoglio; il Giudaismo è uno ed è la guida principale delle varie Rivoluzioni; il Liberismo calvinista è incompatibile con la retta ragione, ma è connaturale all’Americanismo teo-conservatore; la Plutocrazia dell’alta finanza apolide e anonima combatte contro la vera Economia e ne è la deformazione; infine il Millenarismo gioachimita aiuta a capire i rapporti che legano Giudaismo, Massoneria, Bolscevismo e Teo-conservatorismo liberale, i quali possono apparire accidentalmente diversi, ma sono sostanzialmente simili.
Il libro si conchiude con lo studio del Millenarismo come chiave di lettura dell’influsso del Giudaismo, della Massoneria, della Plutocrazia e del Comunismo trozkista sugli avvenimenti attuali: la costruzione del “Nuovo Ordine Mondiale”, dal 2003 al 2013, con l’invasione dell’Iraq e le cosiddette “primavere arabe” sino alla guerra contro la Siria dell’agosto 2013.
La S. Scrittura ci parla di tre motori della Sovversione personale: l’Orgoglio, la Sensualità e l’Avarizia, che è l’attaccamento disordinato ai beni terreni ed il frivolo desiderio di sapere ciò che avviene nel mondo per sola curiosità e non per spirituale vantaggio (“Concupiscenza degli occhi”). Di qui la necessità di approfondire il tema del ruolo preminente che gioca l’Avarizia nella Sovversione individuale e sociale, tramite il Materialismo individualista liberale/teo-conservatore filo-calvinista  e quello collettivista comunista/bolscevico.
Non a caso il teo-conservatorismo italo-americanista, che è sostanzialmente materialismo individualista liberale, sposta e deforma la ‘Restaurazione’ dell’ordine personale, familiare e sociale dal piano filosofico, spirituale e politico a quello crematistico o affaristico e plutocratico-latifondistico.
Invece la ‘Sovversione’ è il disordine che l’uomo sperimenta in sé dopo il peccato originale,  dietro la spinta delle tre Concupiscenze (orgoglio, avarizia e lussuria). La ‘Restaurazione’, perciò, significa cercare di ritornare all’ordine turbato dalle tre Concupiscenze nell’individuo, nella famiglia e nella Società civile. Per poter restaurare l’ordine nella Società civile occorre prima averlo in sé (“nemo dat quod non habet”, nessuno dà quel che non ha), poi nella  famiglia ed infine lo si può portare nello Stato, che è un insieme di famiglie unite al fine di conseguire il benessere comune temporale subordinatamente a quello spirituale.
L’ordine è la sottomissione dell’anima a Dio e la padronanza dell’anima sul corpo ed i suoi istinti, su tutte e tre le Concupiscenze e sui sette Vizi capitali. La ‘Sovversione’ è lo scardinamento di quest’ordine. La vita spirituale consiste nel ristabilire quest’ordine nell’animo del singolo uomo; la vita politica consiste nel riportarlo nella Società civile o polis, composta da più individui, che mettono assieme una famiglia e da più famiglie, che formano un villaggio e da più villaggi, che producono uno Stato.
Oggi ci troviamo nell’ultima fase della  ‘Sovversione’, il Mondialismo, che a partire dall’11 settembre del 2001 cerca di impadronirsi del mondo intero e di edificare un unico Tempio e una sola Repubblica universale per rendere schiava la quasi totalità dell’umanità sotto il giogo di Israele e dell’America, i due Stati dominati dai principali agenti della Sovversione: il Giudaismo e la Massoneria.
Quindi, dalla Restaurazione della metafisica e del realismo della conoscenza, dipende anche la Restaurazione della morale naturale, la quale ci aiuta ad essere veramente uomini, intelligenti e liberi, e ci impedisce di farci travolgere dalla marea montante della Sovversione nichilistica animalesca, la quale rende l’uomo simile al bruto, schiavo e determinato dai suoi istinti più bassi.
Per concludere, «dobbiamo riaffermare la dipendenza dell’uomo dal Fine ultimo e dalla Legge eterna imposta da Dio tramite la Legge naturale, che costituisce la nostra stessa essenza di animali intelligenti e liberi e la cui osservanza attua tale nostra natura nel modo migliore».
Purtroppo la nostra epoca è caratterizzata da una specie di fobia per la metafisica, la quale si incentra sull’Essere per essenza e per partecipazione e dalla creatura risale al Creatore, il quale trascende sia lo Stato che l’uomo. Quindi la modernità si preclude la possibilità di giungere alla nozione di Diritto naturale, il quale, «muovendo dall’antichità ebraica e greco-romana, è arrivato sino a noi attraverso la tradizione della scolastica, della filosofia perenne, che riduce il diritto naturale a pochi, sommi princìpi, i quali non possono mai essere violati, ma sono suscettibili di diverse applicazioni storiche nei casi particolari, e bisognosi di essere determinati nei contenuti, integrati nelle istituzioni, fatti rispettare anche con congegni più positivi».
ETIENNE Gilson scriveva: «Se Dio non esiste, tutto è permesso. Nulla è più proibito, non c’è più limite, non c’è nulla che non si possa tentare, che non si debba tentare, perché se tutto ciò che è stato vero un tempo lo è stato partendo dall’ipotesi che Dio esisteva, ora che Dio non esiste nulla di ciò che era vero allora è adesso vero, nulla di ciò che era bene è bene; dobbiamo ricreare tutto. Ma, prima di ricreare, bisogna cominciare col distruggere […], il migliore augurio che si possa fare all’uomo moderno è di rientrare nell’ordine naturale, che è quello della creazione divina».
Buona lettura!
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