sabato 30 giugno 2012

Vaticano, tattica del Ju-Jitsu contro la FSSPX!

“Io stesso ho visto, negli anni dopo il 1988, come mediante il ritorno di comunità prima separate da Roma sia cambiato il loro clima interno; come il ritorno nella grande ed ampia Chiesa comune abbia fatto superare posizioni unilaterali e sciolto irrigidimenti così che poi ne sono emerse forze positive per l’insieme”. (Papa Benedetto XVI, Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei 
quattro vescovi consacrati dall'arcivescovo Lefebvre)



















Articolo pubblicato sul sito americano Catholic Family News

 di John Vennari


Il Ju-Jitsu è un tipo di arte marziale in cui si utilizzano i punti forza dell’avversario per usarli contro di lui. Non posso fare a meno di chiedermi se non sia questa la tattica usata oggi dal Vaticano contro la Fraternità San Pio X.

Quali sono i punti di forza del cattolico tradizionale se non il desiderio di essere ubbidiente, l’amore per il papato, la pietà filiale, il buon ordine e il desiderio di farsi strumento per contribuire a porre fine all’odierna e del tutto inedita crisi della Fede?

Oggi sentiamo ufficiosamente – cioè non direttamente dallo stesso Papa Benedetto – che per la “regolarizzazione” non verrà richiesto alla FSSPX di accettare il Concilio Vaticano II e la nuova Messa. Sentiamo che il Papa è pronto a concedere questo perché vuole che la Fraternità lo aiuti a risolvere la crisi della Chiesa.
In effetti, come ho detto in passato: se è vero che la Fraternità non deve accettare il Concilio, questo potrebbe costituire un reale cambio di passo, potrebbe segnare l’effettiva fine del Vaticano II. Perché è impossibile che un gruppo di cattolici nel mondo possa considerarsi “esente” dall’abbracciare il Concilio, mentre tutti gli altri continuino ad essere tenuti ad accettarlo.
Ed per questa ragione che credo che non vedremo mai Papa Benedetto XVI dare una garanzia scritta alla Fraternità  perché non possa accettare il Concilio. E se garanzie come questa non sono scolpite nella pietra, pubblicamente perché tutti le vedano, allora ogni accordo sarà costellato di pericoli.
Nessuno di noi può predire il futuro e sarei felice se fossi smentito. Ma se fossi uno scommettitore, piazzerei la mia posta su Benedetto XVI che protegge il Vaticano II fino in fondo.

Abbiamo anche sentito delle voci secondo le quali Papa Benedetto sarebbe in qualche modo cambiato, che sarebbe più tradizionale che in passato.
Ho avuto il privilegio di studiare filosofia col Dott. Raphael Waters, uno dei migliori tomisti dell’America del Nord. Egli insisteva sul fatto che, in campo filosofico, l’argomento dell’autorità è sempre il più debole. Conta solo l’evidenza.
Non posso impedirmi di applicare questa massima alle voci su Benedetto XVI divenuto più tradizionale. È possibile che sia vero, ma dal momento che “il modo d’agire segue il modo d’essere”, le recenti azioni di Papa Benedetto ci portano a ritenere che non ci sia un gran cambiamento.

Innanzi tutto, abbiamo già sentito questo tipo di considerazioni, nel lontano 1988.

Non si può certo dire che faccia testo, ma ricordo bene quando andai ad ascoltare una lezione di uno dei primi sacerdoti della Fraternità San Pietro, nell’estate del 1988 in North Jersey. Questi fu ricco di elogi per il Card. Ratzinger. Quando uno del pubblico mise avanti il modernismo del Card. Ratzinger, il sacerdote gelò con lo sguardo i convenuti e rispose altezzosamente: “Beh, lei non conosce il nuovo Card. Ratzinger!”. Il tempo ha dimostrato che non c’era niente di nuovo.

Per quanto riguarda Papa Benedetto: si veda quello che ha affermato in passato e che indica qual è stata la sua mentalità in tutta la sua carriera, e poi si guardi alle sue recenti azioni per vedere se si nota un qualche notevole cambiamento.

Costante progressismo

Prima di dare inizio a queste mie considerazioni, voglio invitare il lettore a resistere alle reazioni emotive. Quando ho fatto notare i seguenti semplici fatti, ho visto persone che subito si son messe a gridare: “Stai attaccando il Papa” o “Stai facendo del sedevacantismo”.
Niente di ciò che dirò è un attacco. Io espongo semplicemente i fatti, senza emozione. Per di più, non sono mai stato tentato dalla posizione sedevacantista. Considero il sedevacantismo come una sorta di disperazione che finisce col porre più problemi di quanti ne risolva.

Il Card. Ratzinger ha pubblicato alcune scioccanti dichiarazioni nel suo libro del 1986, Principles of Catholic Theology, un libro che non userei mai per insegnare la fede cattolica. Non si tratta del solo libro che contenga dei passi inquietanti del Cardinale, ma sarà sufficiente come esempio.

A pag. 202, il Card. Ratzinger dice: “Il cattolico non deve insistere sulla dissoluzione della confessione protestante e sulla demolizione delle altre chiese, ma auspicare piuttosto che esse si rafforzino nelle rispettive confessioni e nelle loro realtà ecclesiali”. L’ovvia conclusione è che l’Autore si augura che i protestanti diventino più forti e si aggrappino sempre meglio alle loro credenze eretiche anatemizzate dall’infallibile Concilio di Trento.



Canto comune della “vescova” Jespen e del Card. Ratzinger

A pag. 381, il Cad. Ratzinger scrive: “[Gaudium et Spes] nel complesso si può dire che, insieme ai testi sulla libertà religiosa e sulle religioni del mondo, si tratta di una revisione del Sillabo di Pio IX, una sorta di contro-Sillabo… Qui ci accontentiamo di dire che il testo funge da contro-Sillabo e come tale rappresenta da parte della Chiesa un tentativo di riconciliazione ufficiale con la nuove era inaugurata nel 1789…”.
Egli parla della “unilateralità della posizione adottata dalla Chiesa sotto Pio IX e Pio X” e sostiene che il Sillabo rappresenta “una obsoleta relazione tra Chiesa e Stato”.
In altre parole, l’Autore afferma che due dei più grandi papi della storia della Chiesa furono “unilaterali” nei loro sforzi per proteggere la Chiesa dagli errori del liberalismo e del modernismo. E arriva fino a celebrare il Vaticano II per aver fatto il “tentativo” di “correggere” e “contrastare” l’insegnamento del beato Pio IX e di San Pio X e riconciliare la Chiesa con la massonica Rivoluzione Francese e con l’Illuminismo.

A pag. 191 dello stesso libro, si legge: “Non ci può essere un ritorno al Sillabo” del beato Pio IX. Cosa che può compiacere solo i Massoni, che hanno lavorato per rovesciare il Sillabo fin dal suo apparire nel 1864.
Il fatto che egli riconosca che il Vaticano II è come un contro-Sillabo, dimostra che il Concilio è in rottura col passato. Qualsiasi discorso sul Concilio nel contesto dell’“ermeneutica della continuità” non è realistico.

A pag. 334, il Card. Ratzinger dice: “L’impulso dato da Teilhard de Chardin ha esercitato una grande influenza. Con una visione audace, si incorpora lo storico movimento del cristianesimo nel grande processo di evoluzione cosmica”.
Teilhard, che fu un panteista e un evoluzionista, è stato ammirato e difeso dal mentore di Ratzinger: il Padre Henri de Lubac. Il Cardinale continua a gioire del fatto che questa teilhardiana influenza evolutiva sia particolarmente evidente nel documento conciliare Gaudium et Spes.

“Non ci opporremo mai abbastanza a costoro”

Dei cattolici tradizionali che si oppongono al Vaticano II, il Card. Ratzinger, a pag. 389, dice: “Fu il Concilio una strada sbagliata che oggi dobbiamo ritracciare se vogliamo salvare la Chiesa? Le voci di coloro che lo affermano stanno diventando sempre più forti e i loro seguaci sempre più numerosi. Tra i fenomeni più evidenti degli ultimi anni dobbiamo annoverare il crescente numero di gruppi integralisti che cercano soddisfazione per il loro desiderio di pietà, del senso del mistero. Dobbiamo guardarci dal minimizzare questi movimenti. Essi rappresentano indubbiamente un fanatismo settario che è l’antitesi della cattolicità. Non ci opporremo mai abbastanza a costoro”.

Ritroviamo questi analoghi sentimenti del Card. Ratzinger – oggi Benedetto XVI – appena tre anni fa.

Il 10 marzo 2009, scrivendo ai vescovi del mondo sulla revoca della presunta ‘scomunica” della FSSPX, Papa Benedetto mette in rilievo quelli che considera come elementi positivi della “regolarizzazione” dei gruppi tradizionali, i quali tendono ad ammorbidire la loro posizione:
Io stesso ho visto, negli anni dopo il 1988, come mediante il ritorno di comunità prima separate da Roma sia cambiato il loro clima interno; come il ritorno nella grande ed ampia Chiesa comune abbia fatto superare posizioni unilaterali e sciolto irrigidimenti così che poi ne sono emerse forze positive per l’insieme”.
Ma, un momento, non abbiamo già visto usare questo termine “unilaterale” dal Card. Ratzinger? E già: lo ha usato nella sua denuncia di Pio IX e del Sillabo del 1864: “unilateralità della posizione adottata dalla Chiesa sotto Pio IX e Pio X”.
Si tratta della stessa terminologia che abbiamo riscontrato nei suoi Principles of Catholic Theology del 1986.
E cosa rappresentano i gruppi tradizionali – specialmente la Fraternità San Pio X – se non una fiera adesione agli insegnamenti dei papi Pio IX e San Pio X?

Su questo punto, voglio raccontare di quando andai nell’ufficio dell’Ecclesia Dei, nel 1994. Ero con un gruppo che voleva verificare di prima mano cosa comportasse la “regolarizzazione”. Il prete dell’ufficio dell’Ecclesia Dei vantò con orgoglio che la nuova “regolarizzata” Fraternità San Vincenzo Ferreri “adesso scrive articoli che difendono la libertà religiosa del Vaticano II”.
Così anche i monaci di Le Barroux: non molto tempo dopo la loro “regolarizzazione” hanno iniziato a produrre opere in difesa della libertà religiosa del Concilio, difendendo anche il nuovo Catechismo.
Ne consegue che, quando recentemente Papa Benedetto si compiace che i gruppi “regolarizzati” abbiano “cambiato il loro clima interno”, “sciolto irrigidimenti” e superato “posizioni unilaterali”, non vi sia altra interpretazione se non che gioisca del fatto che gli istituti una volta tradizionali difendano oggi proprio quegli stessi punti del Concilio ai quali si opponevano prima della “regolarizzazione”.

Sinagoghe e Assisi

Nel 2007 Papa Benedetto compì il passo importante di ammettere che la Messa tridentina non fosse mai stata abrogata. Ma nel 2008, Papa Benedetto scioccò il mondo cattolico tradizionale cambiando la preghiera per gli Ebrei che si recita il Venerdì Santo con la Messa Tridentina.

A pag. 106 del suo libro del 2010, Luce del mondo, lo stesso Benedetto XVI ammette che il cambiamento fu deciso perché quella preghiera era offensiva per gli Ebrei e, sostiene, teologicamente imprecisa.
Quando l’intervistatore gli chiede perché nel 2008 è stata cambiata la preghiera del Venerdì Santo, egli risponde:
Mi sembrò che nella vecchia liturgia questo punto richiedesse una modifica. La vecchia formulazione era realmente offensiva per gli Ebrei e non riusciva ad esprimere l’intrinseca complessiva unità tra il Vecchio e il Nuovo Testamento. Ritenni che fosse necessaria una modifica di questo passo della vecchia liturgia, soprattutto, come ho già detto, in considerazione del nostro rapporto con gli amici Ebrei. Modificai il testo in modo da esprimere il nostro credo che Cristo che è il Salvatore di tutti, che non vi sono due vie di salvezza e che Cristo è anche il Redentore degli Ebrei e non solo dei Gentili. Ma la nuova formulazione sposta anche l’attenzione dalla diretta richiesta di conversione degli Ebrei in senso missionario all’appello che il Signore possa condurci all’ora della storia nella quale si possa essere tutti uniti”.
In nessun punto di questa nuova formula si può vedere una preghiera per la conversione degli Ebrei (Ho approfondito questo e altro nel mio articolo dell’aprile 2011, Common Mission and ‘Significant Silence).

Papa Benedetto XVI si è anche preoccupato di visitare le sinagoghe.
Mentre Giovanni Paolo II visitò una sola sinagoga in 26 anni di pontificato, Benedetto XVI ha visitato tre sinagoghe nel giro di 6 anni. Nella sua ultima visita alla Sinagoga di Roma nel gennaio 2010, il rabbino David Rosen esultò per il fatto che “Papa Benedetto ha istituzionalizzato la rivoluzione”.

Arriviamo quindi all’ultimo incontro di Assisi, dell’ottobre 2011. Qui Papa Benedetto ha convocato i capi delle religioni del mondo per sostenere insieme la causa della pace. Ho partecipato all’evento. Nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, il santuario più venerato del mondo cattolico, è stato concesso a Wande Abimbola di invocare il dio e le dee della religione Yaruba dall’interno del santuario. Anche un Indù ha invocato la sua versione di dio “ti vedo in ogni mano e in ogni piede… mi inchino a te in tutti loro”. L’Indù ha continuato proclamando il principio relativista che “la verità è una”, ma “annunciata in modi diversi”.
Queste invocazioni non erano una sorpresa per nessuno, erano già state stampate a colori nel libretto che ho ricevuto in sala stampa il giorno prima dell’evento.
L’evento di Assisi è la manifestazione visiva della più grande eresia del nostro tempo: qualsiasi religione è buona per la salvezza. È l’incarnazione dell’indifferentismo religioso.



Il grande Abimbola è il secondo alla sinistra di Benedetto XVI
 

Un ultima nota su Assisi. Recentemente ho partecipato ad una trasmissione telematica con Colleen Hammond, Louis Verrechio ed altri. Louis Verrechio è un vero gentiluomo, non è sedevacantista ed è molto rispettoso di Papa Benedetto XVI.
Eppure era così scandalizzato da Assisi che si vide costretto ad ammettere in onda:
Anche prima della riunione, nella prima udienza generale del 2011, il Santo Padre aveva annunciato la sua intenzione di andare ad Assisi e convocare questo terzo incontro… precisando che lo scopo di questo evento era di invitare i rappresentanti delle diverse religioni, quelle appena richiamate da John, a ritrovarsi con lui per rinnovare solennemente l’impegno dei credenti di ogni religione a vivere la propria fede religiosa al servizio della causa della pace”.
A me, questo ha fatto venire in mente due cose”, ha continuato Verrechio, “Una, quanto dobbiamo pregare per il nostro Santo Padre, circondato com’è da nemici e tirato in ogni sorta di direzione diversa: per resistere egli ha bisogno delle nostre preghiere. L’altra, come siamo caduti in basso nel corso di due millenni, soprattutto negli ultimi quattro decenni. Sarebbe stato assolutamente impensabile per un Romano Pontefice affermare che i non cattolici fanno bene a persistere nella loro falsa religione per un qualsivoglia motivo, per di più aggiungendo che in tal modo possano rendere un servizio alla causa della pace. Come ha detto John, si tratta semplicemente di un pensiero non cattolico”.

Indubbiamente sarei ben felice di apprendere che papa Benedetto sia diventato segretamente – molto segretamente – più tradizionale. Ma, come diceva il Dott. Waters: “conta solo l’evidenza”.

Il Concilio

A queste difficoltà, occorre aggiungere l’opposizione di gran parte della Curia e dei moderni cattolici a tutto ciò che potrebbe sminuire il Vaticano II.
Come abbiamo segnalato il mese scorso, il Card. Koch ha dichiarato pubblicamente in Vaticano che tutti i cattolici – Fraternità San Pio X inclusa -  sono tenuti ad accettare il Concilio. Abraham Foxman, della Anti-Defamation League, ha diramato il 31 maggio un comunicato stampa in cui criticava il Card. Brandmüller per aver dichiarato che Nostra Aetate, il decreto del Vaticano II sugli Ebrei, non è un documento vincolante, e in cui lodava il Card. Koch per aver dichiarato che i cattolici sono tenuti ad accettare tutto del Concilio, compresa Nostra Aetate.
Gruppi ebraici come l’ADL non vogliono vedere ‘regolarizzata” la FSSPX. Come ho riferito due mesi fa in CFN, un rabbino del luogo ha dichiarato ad un giornalista di Buffalo che lui e i suoi colleghi rabbini sono molto nervosi per la possibile “regolarizzazione” della FSSPX. Essi temono che possa accadere che il Vaticano ritorni alla dottrina cattolica tradizionale, secondo la quale la vecchia Alleanza è stata sostituita dalla Nuova. Sembra che questi rabbini abbiano una comprensione di alcune delle questioni in giuoco, maggiore di tanti cattolici tradizionali. Non c’è da dubitare che rabbini ed Ebrei stiano esprimendo le loro preoccupazioni a Roma.

Fraternità e vescovi diocesani

Passiamo adesso a “ciò che si dice nel mondo”.
Anche se nulla è ancora concluso, sembra che Roma insista con la Fraternità per una “regolarizzazione” che renda impossibile nuove installazioni senza il permesso del vescovo locale.
Nella recente intervista a DICI dell’8 giugno, parlando della Prelatura personale offerta da Roma, Mons. Bernard Fellay ha detto: “Tuttavia, diciamolo chiaramente, se ci venisse accordata una prelatura personale, la nostra situazione non sarebbe la stessa. Per meglio comprendere ciò che accadrebbe, bisogna pensare che il nostro statuto sarebbe molto più simile a quello dell’ordinariato militare, perché avremmo una giurisdizione ordinaria sui fedeli. Saremmo così una sorta di diocesi la cui giurisdizione si estende a tutti i suoi fedeli indipendentemente dal loro collocamento territoriale. Tutte le cappelle, chiese, priorati, scuole, opere della Fraternità e delle Congregazioni religiose amiche sarebbero riconosciute con una reale autonomia per il loro ministero. Resta vero – secondo il diritto della Chiesa – che per aprire una nuova cappella o fondare un’opera, sarà necessario avere il permesso dell’ordinario del luogo. Evidentemente, noi abbiamo rappresentato a Roma quanto sia difficile la nostra attuale situazione nelle diocesi, e Roma ci sta ancora lavorando. Qui o là, questa difficoltà sarà reale, ma quando mai la vita è senza difficoltà?

Mons. Tissier de Mallerais, anche lui della FSSPX, esprime un giudizio negativo su questa proposta. In un’intervista rilasciata il 1 giugno al giornale francese Rivarol, egli dice: “Secondo il progetto di prelatura, non saremmo liberi di impiantare nuovi priorati senza il permesso dei vescovi locali e inoltre tutte le nostre recenti fondazioni dovrebbero essere confermate da questi stessi vescovi. Questo equivarrebbe quindi ad asservirci del tutto inutilmente ad un episcopato globalmente modernista”.

Infine, sul piano dottrinale sembra che nulla sia stato firmato, nulla che sia ancora pubblico, nulla di scolpito nella pietra.
Il 13 giugno si è svolto un incontro tra Mons. Fellay e il Card. Levada. I comunicati dicono che non c’è ancora un accordo sul Preambolo dottrinale.
Nel comunicato di Menzingen del giorno dopo si dice che Mons. Fellay ha esposto al Card. Levada “le difficoltà dottrinali che pongono il Concilio Vaticano II e il Novus Ordo Missae”, e si aggiunge che “La volontà di chiarimenti supplementari potrebbe comportare una nuova fase di discussioni”.
Lo stesso 14 giugno, per quello che può valere, il giornale francese Le Figaro riportava che Mons. Fellay sarebbe tornato dal Vaticano “con un dossier più pesante di quanto previsto”.
Il Card. di Colonia, Joachim Meisner, ha dichiarato recentemente di ritenere che tra la Chiesa e la Fraternità San Pio X sia stato svolto un buon lavoro, ma che comunque vi sia “ancora una lunga strada da percorrere”.

Il Capitolo generale

Dl 1 al 14 luglio, la Fraternità San Pio X terrà il suo Capitolo generale, nel quale saranno discusse queste questioni. È noto che non tutti nella Fraternità pensano che in questo momento la regolarizzazione sia una buona mossa. È di dominio pubblico che Mons. Williamson, Mons. Tissier de Mallerais e Mons. de Galarreta hanno espresso collettivamente a Mons. Fellay la loro preoccupazione per questa regolarizzazione.



Castel Gandolfo, 29 agosto 2005:
il Santo Padre riceve in udienza Mons. Bernard Fellay


Il 1 maggio del 2005, dodici giorno dopo l’elezione di Papa Benedetto XVI, in una conferenza che ho fatto a proposito del nuovo Papa, dicevo: “Credo che abbia la potenzialità per dividere a metà l’ambito tradizionale e spaccare in due i gruppi tradizionali, perché sono in tanti ad essersi innamorati delle belle cose che ha detto a proposito della Messa in latino”.
Allora dissi pure quello che credo sia valido ancora oggi: Papa Benedetto XVI è prima di tutto e soprattutto un uomo del Vaticano II.

Dovremo quindi raddoppiare le nostre preghiere per un felice esito del prossimo Capitolo generale. Le mie personali preghiere per la FSSPX – adesso e nel corso della riunione cruciale – chiederanno che ci si accosti a quest’ultima apertura romana con cautela, con tanta cautela, con sempre maggiore cautela.



Tratto da: http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV296_Vennari_Ju-Jitsu_Vaticano.html

giovedì 28 giugno 2012

Mons. Di Noia, inquietante simbolo massonico nel suo stemma?

Stemma di S. E.  Augustine Di Noia, inquietante presenza  di una "squadra" al suo interno, è forse simbolo massonico?



Sancte Pie Decime, Gloriose Patrone, Ora pro Nobis!

martedì 26 giugno 2012

S.O.S. Fraternità Sacerdotale San Pio X


In difesa della Fraternità Sacerdotale San Pio X

"Siamo in guerra e la guerra e quando
è intorno a noi, andiamo in guerra! "
 
Rev.. Padre Francois Chazal




Novena, dal 1 al 9 Luglio 2012, alla Madonna della medaglia miracolosa affinchè chi dirige la Fraternità San Pio X non consegni nelle mani di chi stà distruggendo la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo l'opera di Monsignor Lefebvre.





È giunto il momento per tutti noi, laici e donne laiche e religiose di tutto il mondo, di sostenenere la fedeltà della Fraternità, entra più direttamente in questa guerra in sua difesa. 

Non abbiamo tempo da perdere, prendete sessanta minuti della vostra giornata per questo intento! 

Lasciate che si offrono questi mesi di giugno e luglio ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria meditando sui  quindici misteri del Rosario  che liberino la Fraternità San Pio X di ogni accordo, impegno, legame, concessione e obbligo dalla Roma  modernista, nemica di Cristo Re, quindi la nostra nemica. Sia di sopporto  a preti e vescovi che si oppongono a questa impresa.

Preghiamo che la Fraternità San Pio X rimanga separata da questa nuova "Roma" fino a quando il papato ritorni nella fedeltà al Signore, aggrappandosi alla fede e zelo per la salvezza delle anime, perché come St. Paolo insegna: "che ci può essere intesa tra Cristo e Belial? O quale accordo tra i fedeli e infedeli? " (Cor II VI, 15. 

Cerchiamo di unirci, laici e religiosi provenienti da tutto il mondo, che uniscono entrambi ad amare quest' opera venerabile fondata da monsignor Lefebvre e ci impegniamo a collaborare con i nostri Rosari per la loro perseveranza.

Con quali armi si combatte?  Con l'arma che ci ha dato la Madre di Dio: Il Santo Rosario, contemplando i quindici misteri. Lei ci ha promesso che:  "Il Rosario è un arma potentissima contro l'inferno." "Avrete tutto ciò che chiedete nella preghiera del Rosario". affidare in tutta sicurezza nella nostra Regina.

Intenzione speciale:  Preghiamo soprattutto per il prossimo Capitolo convocato il mese prossimo. Che la Fraternità resti unita e si opponga alla nuova chiesa fondata dal Vaticano II, e che i sacerdoti e vescovi restino fedeli a Cristo Re e alla guida di Monsignor Lefebvre, fondatore della sua congregazione.


Unisciti a noi in questa crociata. dei Sacri Cuori di Gesù e Maria che dobbiamo pianificare senza pietà a sinistra per ascoltare le nostre preghiere. 



Questa crociata ha la benedizione di D Thomas, Priore del Monastero di Santa Cruz, New Fribourg, Rio de Janeiro - Brasile.



lunedì 25 giugno 2012

S. E. Mons. Bernard Tissier de Mallerais: «quale intesa fra Cristo e Beliar?»

da: Unavox.it

La fede viene prima della legalità


Intervista
di S. Ecc. Mons. Bernard Tissier de Mallerais
della Fraternità San Pio X
concessa il 1 giugno 2012 al settimanale Rivarol
e pubblicata nel n° 3051 del 15 giugno 2012





Introduzione di Rivarol

Dieci anni fa abbiamo intervistato Mons. Tissier de Mallerais a proposito della pubblicazione della sua corposa biografia di Mons. Lefebvre, presso le edizioni Clovis: Marcel Lefebvre. Une vie [Si veda l'edizione italiana].
L’ex arcivescovo di Dakar aveva concesso, nel 1968, due anni prima di fondare la Fraternità San Pio X, una lunga intervista a Rivarol, che aveva fatto epoca.
In occasione della riedizione del suo lavoro: La strana teologia di Benedetto XVI, Ermenuetica di continuità o rottura, [Si veda la prima parte di questo studio, da noi tradotto] pubblicato dalle Editions du Sel, Couvent de la Haye aux Bonhommes, 49240 Avrillé, abbiamo interpellato nuovamente Mons. Tissier, in un momento in cui vengono alla luce delle gravi divisioni in seno alla Fraternità Sacerdotale San Pio X sulla questione di un accordo con Benedetto XVI.
In questa intervista, realizzata il 1 giugno, si può vedere che Mons. Tissier, nato nel 1945 e che è uno dei quattro vescovi consacrati dal prelato di Ecône il 30 giugno 1988, il solo di nazionalità francese, si oppone nettamente alla strategia di collegamento con Benedetto XVI condotta da Mons. Fellay.


 
Intervista

Rivarol: Si parla molto della “reintegrazione” imminente della Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX) nella «Chiesa ufficiale». Che ne è esattamente?

Mons. Tissier de Mallerais: “Reintegrazione” è un termine falso. La Fraternità San Pio X (FSSPX) non ha mai lasciato la Chiesa. Essa è nel cuore della Chiesa. Laddove è la predicazione autentica della fede, là è la Chiesa. Questo progetto di “ufficializzazione” della FSSPX mi lascia indifferente. Noi non ne abbiamo bisogno e la Chiesa non ne ha bisogno. Noi siamo già al centro dell’attenzione, come un segno di contraddizione che attira le anime nobili, che attira molti giovani sacerdoti malgrado il nostro status di paria. Con la nostra integrazione nell’orbita conciliare, si vorrebbe mettere la nostra luce sotto il moggio. Questo statuto di prelatura personale che ci si propone, analogo a quello dell’Opus Dei, è uno statuto per uno stato di pace, ma attualmente nella Chiesa noi siamo in stato di guerra. Sarebbe una contraddizione voler “regolarizzare la guerra”.

Rivarol: Ma certuni nella Fraternità San Pio X pensano che questo sarebbe quantomeno una buona cosa. Non si sente in imbarazzo per questa situazione “irregolare”?

Mons. Tissier: L’irregolarità non è la nostra. È quella di Roma. Una Roma modernista. Una Roma liberale che ha rinunciato a Cristo Re. Una Roma che è già stata condannata da tutti i papi fino alla vigila del Concilio. D’altra parte, l’esperienza degli istituti sacerdotali che si sono ricollegati alla Roma attuale, dice che a tutti, gli uni dopo gli altri, compresi Campos e il Buon Pastore, è stato intimato di accettare il Concilio Vaticano II. E si sa che fine ha fatto Mons. Rifan, di Campos, che adesso non ammette più obiezioni alla celebrazione della nuova Messa e che ha proibito ai suoi sacerdoti di criticare il Concilio!

Rivarol: Cosa risponde a coloro che credono che con Benedetto XVI Roma sia cambiata?

Mons. Tissier: È esatto che Benedetto XVI ha fatto alcuni gesti a favore della Tradizione. Principalmente dichiarando che la Messa tradizionale non è mai stata soppressa e secondariamente annullando nel 2009 la cosiddetta scomunica che era stata emessa contro di noi in seguito alla nostra consacrazione episcopale fatta da Mons. Lefebvre. Questi due gesti positivi hanno attirato su Benedetto XVI delle pesanti lamentele da parte dell’episcopato. Ma il Papa Benedetto XVI, comunque sia, resta modernista. Il suo discorso programmatico del 22 dicembre 2005 è un credo nell’evoluzione delle verità di fede a seconda delle idee dominanti di ogni epoca. Malgrado i suoi gesti favorevoli, la sua reale intenzione è quella di integrarci nell’orbita conciliare, solo per condurci al Vaticano II. L’aveva detto lui stesso a S. Ecc. Mons. Fellay, nell’agosto del 2005, e una sua nota confidenziale, pubblicata fraudolentemente, lo ha recentemente confermato.

Rivarol: Ma certuni pensano che Benedetto XVI, che viene dalla Baviera cattolica e che, com’essi credono, è «di una profonda pietà fin dalla giovinezza», ispiri fiducia. Lei, cosa risponde?

Mons. Tissier: È vero che questo Papa è molto comprensivo. È un uomo amabile, gentile, riflessivo, un uomo semplice ma di un’autorità naturale, un uomo di decisione che ha risolto parecchi problemi nella Chiesa con la sua energia personale. Per esempio, problemi di moralità in questo o quell’istituto sacerdotale. Ma è imbevuto del Concilio. Quando dice che la soluzione del problema della FSSPX è uno degli impegni principali del suo pontificato, egli non vede dove sta il vero problema. Si pone male. Lo vede nel nostro cosiddetto scisma. Ora, il problema non è quello della FSSPX, ma quello di Roma, della Roma neomodernista che non è più la Roma eterna, che non è più la maestra di saggezza e di verità, ma è diventata fonte di errore a partire dal Concilio Vaticano II e ancora oggi lo è. Quindi, la soluzione della crisi potrà venire solo da Roma. Dopo Benedetto XVI.

Rivarol: Allora, come vede la soluzione di questo disaccordo, da molti giudicato scandaloso, tra la FSSPX e Benedetto XVI?

Mons. Tissier: È vero che la FSSPX è una «pietra dello scandalo» per coloro che resistono alla verità (cfr. 1 Pt. 2, 8) e questo è un bene per la Chiesa. Se noi fossimo “reintegrati”, per ciò stesso cesseremmo di essere la spina conficcata nel fianco della Chiesa conciliare: il rimprovero vivente contro la perdita della fede in Gesù Cristo, nella sua Divinità, nella sua Regalità.

Rivarol: Ma, Monsignore, Lei ha scritto con i suoi due colleghi una lettera a S. Ecc. Mons. Fellay per rifiutare un accordo puramente pratico con Benedetto XVI. Quali sono le ragioni di questo rifiuto?

Mons. Tissier: La diffusione della nostra lettera è dovuta ad una indiscrezione di cui non abbiamo colpa. Noi rifiutiamo un accordo puramente pratico perché la questione dottrinale è primaria. La fede viene prima della legalità. Noi non possiamo accettare una legalizzazione senza che sia risolto il problema della fede. Sottometterci adesso senza condizioni all’autorità superiore imbevuta di modernismo, sarebbe esporci a dover disobbedire. Dunque a che pro? Nel 1984, Mons. Lefebvre diceva: «non ci si pone sotto un’autorità quando questa ha tutto il potere per demolirci». E credo che questa sia saggezza. Io vorrei che noi producessimo un testo che, rinunciando alle finezze diplomatiche, affermi chiaramente la nostra fede e di conseguenza il nostro rifiuto degli errori conciliari. Questo pronunciamento avrebbe il vantaggio, primariamente di dire apertamente la verità al Papa Benedetto XVI, che è il primo ad avere diritto alla verità, e secondariamente di restaurare l’unità dei cattolici tradizionali attorno ad una professione di fede combattiva e non equivoca.

Rivarol: Alcuni credono che lo statuto della prelatura personale che vi si propone, vi garantirà sufficientemente da ogni pericolo di abbandono della battaglia della fede. Cosa risponde?

Mons. Tissier: È inesatto. Secondo il progetto di prelatura, non saremmo liberi di impiantare nuovi priorati senza il permesso dei vescovi locali e inoltre tutte le nostre recenti fondazioni dovrebbero essere confermate da questi stessi vescovi. Questo equivarrebbe quindi ad asservirci del tutto inutilmente ad un episcopato globalmente modernista.

Rivarol: Può precisarci questo problema di fede che Lei si augura vedere risolto per prima cosa?

Mons. Tissier: Volentieri. Si tratta, come diceva Mons. Lefebvre, del tentativo del Concilio Vaticano II di riconciliare la Chiesa con la rivoluzione, di conciliare la dottrina della fede con gli errori liberali. È lo stesso Benedetto XVI che l’ha detto nel suo colloquio con Vittorio Messori nel novembre del 1984: «il problema degli anni ’60 (dunque del Concilio) era l’acquisizione dei valori meglio maturati in due secoli di cultura liberale. Valori che, anche se nati fuori della Chiesa, possono trovare il loro posto – purché vagliati e corretti -  nella sua visione. In questi anni si è adempiuto a questo compito» [Rapporto sulla fede. Vittorio Messori a colloquio con Joseph Ratzinger, Ed. Paoline, 2° ediz. 1985, p. 34] Ecco l’opera del Concilio: una conciliazione impossibile. «Quale conciliazione ci può essere fra la luce e le tenebre?», dice l’Apostolo, «quale intesa fra Cristo e Beliar?» (2 Cor. 6, 15). La manifestazione emblematica di questa conciliazione è la Dichiarazione sulla libertà religiosa. Al posto della verità di Cristo e del suo Regno sociale sulle nazioni, il Concilio ha messo la persona umana, la sua coscienza e la sua libertà. È il famoso «cambiamento di paradigma» che confessava il Cardinale Colombo negli anni ’80. Il culto dell’uomo che si fa Dio al posto del culto di Dio che si è fatto uomo (Cfr. Paolo VI, Discorso di chiusura del Concilio, 7 dicembre 1965). Si tratta di una nuova religione che non è la religione cattolica. Con questa religione noi non vogliamo alcun compromesso, alcun rischio di corruzione, perfino alcuna apparenza di conciliazione, ed è questa apparenza che fornirebbe la nostra cosiddetta “regolarizzazione”.
Che il Cuore Immacolato di Maria, immacolato nella sua fede, ci conservi nella fede cattolica…

Intervista raccolta da Jèrôme Bourbon



tratto da :  http://www.unavox.it/Documenti/Doc0406_Interv_Tissier_1.6.12.html

domenica 24 giugno 2012

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: I FIORI INSEGNANO


Numero CCLVIII (258)                                                                          23 giugno 2012


I FIORI INSEGNANO

Se i fiori parlano (cfr. CE 255), allora possono anche insegnare: il valore del tempo, la giustizia di Dio, l’armonia di grazia e natura.
Per esempio, se Dio esiste e non è ingiusto nello stabilire che l’intera eternità delle anime dipenda dalle scelte fatte durante la loro breve vita, durasse anche 90 anni, allora è ovvio sia che ogni momento di questa vita conti, sia che in ogni momento (anche se non sempre con la stessa forza) Dio ci chieda di unirci a Lui per l’eternità. Ecco perché ha senso che Egli possa parlare tramite i fiori o qualsiasi altro dono della sua creazione, perché quale anima vivente può dire sinceramente di non avere qualcosa o qualcuno da amare? Anche il più arrabbiato degli “atei” ha, per esempio, il suo cane o le sue sigarette. E Chi ha disposto i cani e le piante di tabacco e li ha fatti riprodurre fino ai nostri giorni?
Così, fino a prima di morire l’“ateo” può ancora affirmare che Dio non ha mai parlato con lui, ma un istante dopo la sua morte egli coglierà in un lampo che in ogni momento della sua vita di veglia, Dio lo ha chiamato tramite qualche creatura o altro che stava intorno a lui. “Adesso sono ingiusto”, potrebbe chiedergli Iddio, “se ti condanno per ogni restante momento (per cosí dire) della mia vita, visto che per ogni momento della tua vita mi hai rifiutato? Adesso ricevi ciò che hai scelto. Via, lontano da me€¦” (Mt. XXV, 41)
Al contrario, prendiamo un’anima che ha approfittato di ogni momento della sua vita per amare il grande e buon Dio dietro tutte le cose buone di cui ha goduto, e che ha riconosciuto il permesso della Sua divina Provvidenza anche dietro tutte le cose cattive che ha subite. Come potrebbe aver bisogno di un riconoscimento, o della fama, la presenza nei giornali, o di rimpinzare i suoi cassetti di foto delle vacanze, per dare un significato alla sua vita? Non c’è da meravigliarsi che in epoche passate delle anime dotate abbiano potuto scegliere di seppellire i loro talenti in un chiostro o in un monastero per dedicarsi interamente all’amore di Dio. Veramente ogni momento del nostro tempo è di incommensurabile valore, perché ad ogni momento è legata la buona o cattiva incommensurabile eternità.
Per di più, il parlare dei fiori può aiutarci a dare senso ad un altro noto problema: come possono essere condannate le anime non cattoliche che non hanno le fede cattolica perché i missionari non le hanno mai raggiunte? Qualunque mistero vi sia qui, può essere risolto almeno in parte, umanamente parlando, se ci si ricorda che è lo stesso Dio che crea i fiori e che ha istituito la Chiesa cattolica. Così se la Provvidenza di Dio ha permesso che la verità cattolica non giungesse mai alle orecchie di una data anima, nondimeno quell’anima non potrà sostenere di non sapere alcunché del vero Dio e potrà essere giudicata per ciò che sapeva, per esempio la bellezza degli strati di nuvole, delle albe, dei tramonti. Contemplandole, avrà esclamato come il pagano Giobbe (XIX, 25): “Io lo so che il mio Salvatore è vivo”? O non avrà invece detto: “Si, certo, questo  e  carino, ma ora lasciatemi visitare la moglie del mio vicino”?
In realtà, certe lamentele che oggi gli uomini rivolgono al loro Creatore, riguardano anche i cattolici, perché molti cattolici, come tanta gente oggi, sono più o meno separati dalla natura a causa delle loro vite urbane o suburbane, così che la loro “spiritualità” diventa di conseguenza artificiale. “Guai a chi non ha mai amato un animale”, ha detto qualcuno. I bambini sono vicini a Dio. Guarda con quanta naturalezza i bambini amano gli animali.
Grande e buon Dio, concedici di vedere dove sei, in fondo a tutto e a tutti, in ogni momento. 


Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra


© 2012 Richard N. Williamson. Tutti i diritti sono riservati.
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Il ritorno di Cristo

Il ritorno di Cristo
di Carlo Di Pietro - LDCaterina63

 L'escatologia degli "ultimi tempi" o del "ritorno di Cristo" ha, da sempre, affascinato la discussione nella Chiesa che, in ogni secolo, ha  tentato di interpretare e dare voce alle profezie contenute nella Sacre Scritture, così come anche alle profezie di Santi e Mistici seppure, queste, non hanno mai vincolato la Chiesa, né obbligato i fedeli, a ritenerle come dottrine. D'altra parte, la promessa stessa di Gesù Cristo, del Suo imminente ritorno, ha sempre sollecitato i Cristiani e le sue comunità, a quell'essere "vigili e attenti per farsi trovare pronti". Nel corso dei secoli c'è sempre stato chi, tuttavia, ha fatto di questa escatologia una sorta di profezia apocalittica dove, per apocalisse, non si intende più la vera gioia di Gesù che ritorna glorioso e vincitore, Giudice e Consolatore dei giusti come è davvero riportato nella autentica Apocalisse di san Giovanni, ma piuttosto una specie di fine del mondo con date alternate che sempre hanno fallito nelle loro profezie. ...
... Senza dubbio che il ritorno del Cristo deve metterci nel cuore un atteggiamento di sacro timor di Dio, ma non dobbiamo fare di questa apocalisse l'ennesimo film di fantascienza hollywoodiana o della becera superstizione.
Questo libretto non ha alcuna pretesa se non di rendere un servizio a quanti, con cuore puro e fede sincera, oggi si domandano se davvero i "segni dei tempi" raccontati nelle Scritture sono i nostri tempi, e fin dove possiamo spingerci nell'uso delle profezie e come comportarci.
Il testo non esaurisce l'argomento, ma offre molti spunti di riflessione a riguardo soprattutto del nostro essere cristiani, interrogarci se davvero, alla domanda del Signore "ma il Figlio dell'uomo quando verrà sulla terra, troverà ancora la fede nell'uomo?" possiamo rispondere affermativamente. E ricordarci sempre che se anche il tempo che viviamo non è forse questo "ultimo" tempo, per noi che lo viviamo, deve esserlo per preparaci al nostro personale passaggio da questo mondo all'altro, e confidare nella bontà del Signore senza dover rincorrere immagini false del Cristo.
Il piccolo ed economico testo offre una visione equilibrata della fine del mondo, dell'arrivo dell'anticristo e dei "segni dei tempi"; nulla di profetico o di catastrofico, ma solo una corretta esegesi della Scrittura, circa l'argomento "FINE DEL MONDO".


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venerdì 22 giugno 2012

Lettera aperta ai nemici (...e amici) della FSSPX



 CROCIATI,

non riversiamo la pentola del malcontento (accumulato in 50 anni di concilio) tutta contro il nostro ( tiepido) Superiore Generale, Mons. Fellay. 
Per la cronaca, vorrei dire la mia posizione su questo argomento estremamente chiaro. Mi piace e ho stima per il vescovo Williamson, così pure per i vescovi Tissier de Mallerais e de Gallareta ( fervidi ) . Tuttavia, non permetterà la mia ammirazione per questi  grandi vescovi (di indubbia moralità e difensori della vera fede  per NSGC),  di offuscare la stessa stima e ammirazione al Vescovo Fellay, il superiore legittimo della Fraternità.
 
"Anche noi, per combattere il male che avvolge Roma, non dobbiamo dimenticare come ha detto l'arcivescovo Lefebvre,
  che siamo ancora legati alla Roma Eterna. Anche noi semplici fedeli combattiamo gli errori e le apostasie della gerarchia della Chiesa, degli ebrei, degli atei, delle false religioni e dei protestanti, dobbiamo però ricordare che ci sono molte buone intenzioni per cui ebrei, atei, idolatri , eretici e protestanti ignoranti  "possono essere convertiti e salvati". Anche noi andiamo contro il mondo e la carne, ma  non per questo dobbiamo cadere nel giansenismo e nel calvinismo, ricordiamoci che tutte le cose sono state create buone da Dio, anche se macchiate e sfigurate dal peccato originale.
 "Per voi [nemici della Fraternità] si avrebbe una Chiesa composta da persone perfette, di santi, come voi stessi fieri, senza dissensi, senza rivalità, senza la minaccia di eresia. 
Agite come...  "I farisei e i loro scribi che mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?".  Gesù rispose: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati;" [Lc 5,30-31] "io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi". 
 E poi..., "Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito" [Lc 11,52] ... ecco questo comportamento è simile a quello dei farisei, voi volete solo una Chiesa di Utopia! 
 Questa Chiesa non esiste da nessuna parte su questa terra macchiata dal peccato originale."... Se il mondo tradizionalista è pieno di persone che si comportano (sicuramente in buona fede) in questo modo, allora, non c'è speranza di salvare la Chiesa nel suo insieme. 
Milioni di anime andranno perse al modernismo e condannate all'inferno se non si resta nei nostri ghetti ( se ne usciamo per scegliere la vita comoda, saremo anche noi responsabili di tutte le anime che non avranno più il faro della vera fede che le può salvare)  immacolati e con il pollice "verso"  contro Roma, e non fare niente per la Chiesa.
CROCIATI?  ...No, non siamo degni di questo grande titolo se rifiutiamo di fare la battaglia con i serpenti ... che stanno schiacciando la sposa immacolata di Cristo, andandocene sani e salvi dentro le sue mura apparentemente (ordinate e tranquille)!

Non si osa fare la battaglia con il nemico e si fa finta di odiare. Ipocriti, non CROCIATI!  
E' giunto il momento di agire e combattere come fecero i valorosi Crociati  liberando la Terra Santa; oggi e forse più di ieri, i nuovi Crociati siamo noi Tradizionalisti, grazie alla Tradizione e non certo al Concilio VaticanoII, non raccogliamo  l'ingannevole offerta dal Papa  ma restiamo fedeli  a quella inviata dalla Divina Provvidenza a mons. Lefebvre, per ora non dobbiamo entrare  (si deve solo pregare e resistere) ma essere pronti ad aprire le porte sbarrate dai suoi nemici e liberare la Sposa di Cristo, il Papa e tutto il suo gregge di anime.
Affidiamoci alla Divina Provvidenza e quando Essa vorrà ci indicherà l'ora e il modo di liberare la Sua Chiesa anche con il martirio, per ora preghiamo tutti per i QUATTRO Vescovi e che restino uniti tra loro!
Se il "colpo da meastro di satana" magistralmente fu quello di far "disubbidire, per ubbidienza" a tutta la Tradizione e che divenne pietra d'inciampo per tutta la Gerarchia conciliare, oggi non dobbiamo  permettere a satana di replicare il suo tranello con un nuovo "colpo da maestro", la sua attenzione oggi è tutta rivolta a noi (che abbiamo conservato la fede) per questo il grande menzognero tenta nuovamente di far "disubbidire, per ubbidienza"paradossalmente (come allora indusse il clero ad obbedire all'autorità "legittima" facendolo così  disobbedire all'autorità divina), oggi egli si ripropone di farci disobbedire a tutta la Tradizione che per 25 anni abbiamo difeso per Volontà Divina per la salvezza della Chiesa, per obbedire invece ai nemici della Chiesa ( quella stessa gerarchia ahimè legittima che abbracciò l'errore, e non la Verità).
Roma è stata occupata ed è con l'assedio che si deve combattere, non dal suo interno se vogliamo la salvezza della Chiesa Cattolica  Apostolica,... a noi la battaglia a Dio la gloria! 


 ...Vorreste tenere questa verità per voi?  
Così facendo si rifiuta il grande comando : "Andate e ammaestrate tutte le nazioni." 
Il tempo per la sopravvivenza, per mantenere la fiamma della Verità già tremolante sarà presto finito e presto si avvicinerà il tempo senza luce per un mondo morto, in un secolo freddo ... se non porteremo più il fuoco della Verità!

 E' umano e naturale essere preoccupati e confusi quando può sembrare che i nostri vescovi non sono d'accordo. 
Niente sarà perduto se si opera  per il bene della Chiesa e delle anime e qualora ce ne fosse bisogno quella parte (tiepida) della Fraternità potrà in qualunque momento ritornare in trincea, sempre e solo per il bene della Chiesa e delle anime!.

Ma in risposta a queste cose, è importante per noi pregare e fare penitenza  disegnando le linee di battaglia. 
 Il risultato finale di queste cose gravi si basa più sulle spalle dei Principati e le Potestà che sulla carne e sangue.


"Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo.
 La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne,
ma contro i Principati e le Potestà,
contro i dominatori di questo mondo di tenebra,
 contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere
nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove.
 State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità,
rivestiti con la corazza della giustizia,
 
e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace.
Tenete sempre in mano lo scudo della fede,
con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno;
 prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito,
cioè la parola di Dio.
 
Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere
 e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo
con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi."
S.Paolo agli Efesini -cap 6-


                   Sancte Pie Decime, ora pro nobis!



Itinerario spirituale

di S. Ecc. Mons. Marcel Lefebvre... ovvero il suo testamento spirituale  

giovedì 21 giugno 2012

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson:I GALATI DI OGGI

       
  
  Numero CCLVII (257)                                                              16 giugno 2012 


I Galati di oggi

«O stolti Galati», grida San Paolo (Gal III, 1), rimproverando severamente uno dei suoi beneamati greggi che stava cedendo o voleva tornare dal Nuovo al Vecchio Testamento per soddisfare i giudaizzanti che volevano renderli nuovamente “schiavi degli elementi del mondo” (IV, 3). È quanto mai facile applicare la filippica dell’Apostolo ai cattolici tradizionali che attualmente sono tentati di scivolare indietro sotto le autorità conciliari, per soddisfare Nostra Aetate. Ma il mondo è sempre lo stesso, carne e diavolo, così, scusandomi con San Paolo, lasciatemi adattare alcuni versetti della Lettera ai giorni nostri: -

«
O stolti Cattolici Tradizionali! Chi vi ha ammaliati, così che non dovreste seguire la Tradizione di Nostro Signore Gesù Cristo, come vi è stata esposta? Questo solo io vorrei sapere da voi: avete condotto una vita cattolica per tanti anni grazie al Vaticano II, o grazie alla Tradizione Cattolica? Siete così privi d’intelligenza che dopo aver sperimentato i frutti della Tradizione, ora volete rinunciarvi rimettendovi sotto le autorità conciliari? Avete colto tanti frutti invano? (III, 1-4)?

«
Mi meraviglio che così in fretta vi allontaniate dalla linea di Mons. Lefebvre che vi ha chiamati alla grazia di Cristo, per volgervi verso il nuovo vangelo del Vaticano II, che non è affatto un vangelo; solo che sono i modernisti che vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo del Cielo cercasse di dirvi che il Concilio non è poi così male, buttatelo fuori e non ascoltatelo!  Lasciatemelo dire di nuovo: chiunque pretenda che Monsignore Lefebvre sarebbe stato a favore di un accordo con la Roma conciliare, buttatelo fuori! Quali interessi stiamo perseguendo?  Stiamo cercando di piacere ai Romani o di piacere a Dio? Se io piacessi ai Romani, non sarei più servitore di Cristo! (I, 6-10).

«
Prima che giungeste alla Tradizione servivate gli uomini di Chiesa che stavano portando la Chiesa verso il mondo. Ma dopo aver trovato la Tradizione, come potete aver voglia di tornare indietro col mondo, sotto le autorità conciliari (IV, 8-9)? Sono dunque diventato un nemico della Fraternità perché dico la verità? Quelli che vi fuorviano dicono di guardare ai vostri interessi, ma vogliono che dimentichiate Monsignore Lefebvre, in modo da servire i loro interessi (IV, 16-17). State dunque saldi e non ritornate sotto il giogo del Concilio (V, 1). Stavate così bene. Com’è che adesso vi state allontanando dalla verità? Chi vi sta facendo questo non è servitore di Dio! Io sono fiducioso che voi ritornerete ai vostri intendimenti, ma chi vi sta fuorviando ha una grave responsabilità. Pensate che sarei così perseguitato se predicassi il mondo? Con chi sta corrompendo la Tradizione serva il coltello per più che solo la circoncisione (V, 7-12)!

«
Coloro che vogliono che la Fraternità ripeta il Vaticano II, semplicemente stanno cercando di evitare di essere perseguitati a causa della croce di Cristo. Vogliono che siate mondani, mantenendo solo l’apparenza esterna della Tradizione. Vogliono tornare con i giudaizzanti di Roma, ma Dio non permetta che io voglia qualcosa di diverso dalla Croce del Signore Nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Su quanti seguiranno la Tradizione in questo modo, sia pace e misericordia. (VI, 12-16)»

Si legga adesso la Lettera stessa di San Paolo. E nessuno dica che la Parola di Dio non sia più applicabile!

                                                                                                                                            
Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra



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