sabato 30 agosto 2014

PASCENDI DOMINICI GREGIS, in ricordo di San Pio X




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
PASCENDI  DOMINICI  GREGIS
 
 

Lettera enciclica
Ai venerabili Fratelli Patriarchi, Primati, Arcivescovi, Vescovi e agli altri Ordinarii aventi con l'Apostolica Sede pace e comunione
“Sugli errori del modernismo”



La seguente suddivisione è nostra: essa aiuta a ritrovare le varie parti dell'Enciclica
Introduzione
Pericolo delle dottrine moderniste
I molteplici personaggi (5)
Il filosofo (6)
L'immanenza religiosa (7)
Natura ed evoluzione del Dogma (13)
Il credente (15)
L'esperienza individuale (16)
Il teologo (21)
Che cos'è la Chiesa (27)
Separazione fra Chiesa e Stato (28)
Autorità disciplinare, dottrinale e dogmatica (31)
Evoluzione religiosa (32)
Evoluzione della fede (33)
Progressismo religioso (36)
Progresso della Rivelazione (389
Lo storico (40)
Il critico (45)
L'apologista (47)
Il riformatore (52)
La sintesi di tutte le eresie (53)
Le cause del Modernismo (56)
Gli ostacoli al Modernismo (59)
Rimedi contro il Modernismo (63)
Disposizioni generali (69)




Venerabili Fratelli, salute e apostolica benedizione
Introduzione
1. L'officio divinamente commessoCi di pascere il gregge del Signore ha, fra i primi doveri imposti da Cristo, quello di custodire con ogni vigilanza il deposito della fede trasmessa ai santi, ripudiando le profane novità di parole e le opposizioni di una scienza di falso nome. La quale provvidenza del Supremo Pastore non vi fu tempo che non fosse necessaria alla Chiesa cattolica: stanteché per opera del nemico dell'uman genere, mai non mancarono "uomini di perverso parlare (Act. X, 30), cianciatori di vanità e seduttori (Tit. I, 10), erranti e consiglieri agli altri di errore (II Tim. III, 13)". Pur nondimeno gli è da confessare che in questi ultimi tempi, è cresciuto oltre misura il numero dei nemici della croce di Cristo; che, con arti affatto nuove e piene di astuzia, si affaticano di render vana la virtù avvivatrice della Chiesa e scrollare dai fondamenti, se venga lor fatto, lo stesso regno di Gesù Cristo. Per la qual cosa non Ci è oggimai più lecito di tacere, seppur non vogliamo aver vista di mancare al dovere Nostro gravissimo, e che Ci sia apposta a trascuratezza di esso la benignità finora usata nella speranza di più sani consigli.
2. Ed a rompere senza più gl'indugi Ci spinge anzitutto il fatto, che i fautori dell'errore già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati; ma, ciò che dà somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa, tanto più perniciosi quanto meno sono in vista. Alludiamo, o Venerabili Fratelli, a molti del laicato cattolico e, ciò ch'è più deplorevole, a non pochi dello stesso ceto sacerdotale, i quali, sotto finta di amore per la Chiesa, scevri d'ogni solido presidio di filosofico e teologico sapere, tutti anzi penetrati delle velenose dottrine dei nemici della Chiesa, si dànno, senza ritegno di sorta, per riformatori della Chiesa medesima; e, fatta audacemente schiera, si gittano su quanto vi ha di più santo nell'opera di Cristo, non risparmiando la persona stessa del Redentore divino, che, con ardimento sacrilego, rimpiccioliscono fino alla condizione di un puro e semplice uomo.
Pericolo delle dottrine moderniste
3. Fanno le meraviglie costoro perché Noi li annoveriamo fra i nemici della Chiesa; ma non potrà stupirsene chiunque, poste da parte le intenzioni di cui Dio solo è giudice, si faccia ad esaminare le loro dottrine e la loro maniera di parlare e di operare. 
Per verità non si allontana dal vero chi li ritenga fra i nemici della Chiesa i più dannosi. Imperocché, come già abbiam detto, i lor consigli di distruzione non li agitano costoro al di fuori della Chiesa, ma dentro di essa; ond'è che il pericolo si appiatta quasi nelle vene stesse e nelle viscere di lei, con rovina tanto più certa, quanto essi la conoscono più addentro. Di più, non pongono già la scure ai rami od ai germogli; ma alla radice medesima, cioè alla fede ed alle fibre di lei più profonde. Intaccata poi questa radice della immortalità, continuano a far correre il veleno per tutto l'albero in guisa, che niuna parte risparmiano della cattolica verità, niuna che non cerchino di contaminare. Inoltre, nell'adoperare le loro mille arti per nuocere, niuno li supera di accortezza e di astuzia: giacché la fanno promiscuamente da razionalisti e da cattolici, e ciò con sì fina simulazione da trarre agevolmente in inganno ogni incauto; e poiché sono temerari quanto altri mai, non vi è conseguenza da cui rifuggano e che non ispaccino con animo franco ed imperterrito. 
Si aggiunga di più, e ciò è acconcissimo a confonderle menti, il menar che essi fanno una vita operosissima, un'assidua e forte applicazione ad ogni fatta di studi, e, il più sovente, la fama di una condotta austera. Finalmente, e questo spegne quasi ogni speranza di guarigione, dalle stesse loro dottrine sono formati al disprezzo di ogni autorità e di ogni freno; e, adagiatisi in una falsa coscienza, si persuadono che sia amore di verità ciò che è infatti superbia ed ostinazione. Sì, sperammo a dir vero di riuscire quando che fosse a richiamar costoro a più savi divisamenti; al qual fine li trattammo dapprima come figli con soavità, passammo poi ad un far severo, e finalmente, benché a malincuore, usammo pure i pubblici castighi. Ma voi sapete, o Venerabili Fratelli, come tutto riuscì indarno: sembrarono abbassare la fronte per un istante, ma la rialzarono subito con maggiore alterigia. E potremmo forse tuttora dissimulare se non si trattasse che sol di loro: ma trattasi invece della sicurezza del nome cattolico. Fa dunque mestieri di uscir da un silenzio, che ormai sarebbe colpa, per far conoscere alla Chiesa tutta chi sieno infatti costoro che così mal si camuffano.

4. E poiché è artificio astutissimo dei modernisti (ché con siffatto nome son chiamati costoro a ragione comunemente) presentare le loro dottrine non già coordinate e raccolte quasi in un tutto, ma sparse invece e disgiunte l'una dall'altra, allo scopo di passare essi per dubbiosi e come incerti, mentre di fatto sono fermi e determinati; gioverà innanzi tutto raccogliere qui le dottrine stesse in un sol quadro, per passar poi a ricercar le fonti di tanto traviamento ed a prescrivere le misure per impedirne i danni.
I sette aspetti del modernista

5. E alfin di procedere con ordine in una materia di troppo astrusa, è da notare anzi tutto che ogni modernista sostiene e quasi compendia in sé molteplici personaggi: quelli cioè di filosofo, di credente, di teologo, di storico, di critico, di apologista, di riformatore: e queste parti sono tutte bene da distinguersi una ad una, da chi voglia conoscere a dovere il lor sistema e penetrare i principî e le conseguenze delle loro dottrine.

domenica 24 agosto 2014

Novus Ordo ovvero La messa di Caino






Dio dell'universo

Chi è?

La messa di Caino



di Don Louis Demornex

 La nuova messa riprende il sacrificio di Caino e non quello di Abele.
Infatti, si trova nell’offertorio della nuova messa: “Benedetto sei tu, Dio dell’universo:dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo; lo presentiamo a te perché diventi per noi cibo di vita eterna.”

Chi è questo Dio dell’universo?

Benedetto sei tu, Dio dell’universo” è una espressione della cabala giudaica.
Non è detto: “Benedetto sei tu Dio, Creatore dell’universo” ma : “Benedetto sei tu, Dio dell’universo”, cioè Dio Immanente all’universo, anima della materia.
Questo è tipicamente cabalistico.

Un libro scritto da un massone luciferiano fornisce la risposta: “Che cosa è dunque il Signore dei Cieli, se non è il Dio dei pigri, degli oziosi e dei vagabondi che immaginano lo spirito e si satollano di materia, che vivono di idee e consumano la realtà? Non c’è spirito senza materia e sono identificati l’uno all’altro, se no, il Signore dei Cieli è il Dio del Nulla; mentre Satana è invece, il Dio dell’Universo! Il Dio dell’Universo, poiché comprende in un solo essere spirito e materia, l’una non potendo sussistere senza l’altro. Quello solo deve essere per noi il Dio che le governa tutt’e due, e quello è Satana”(Domenico Margiotta: Le palladisme: Culte de Satan-Lucifer dans les triangles maçonniques, Grenoble 1895, p.44).

Il Card. Montini, il 27 marzo 1960, a Torino: “L’uomo moderno non arriverà, un giorno, a mano a mano che i suoi studi scientifici progrediranno e scopriranno delle realtà nascoste dietro il viso muto della materia, a tendere l’orecchio alla voce meravigliosa dello spirito che palpita in essa?  (eresia panteista, volgarizzata negli anni 1950 da Teilhard de Chardin). Non sarà la religione del domani? Lo stesso Einstein intravide la spontaneità di una religione dell’universo. O non sarà forse la mia religione oggi ? Il lavoro non è di già ingaggiato nella traiettoria diretta che mette capo alla religione ? (La Documentation Catholique.  n° 133, 19 giugno 1960, p.764-765).

Montini lascia così intravedere che il panteismo evoluzionista era fin d’allora la sua religione personale. Non è senza interesse notare che questa “religione dell’universo” ispirerà il messale montiniano: “Benedetto sei tu, Dio dell’universo”.
A questo misterioso Dio dell’universo, viene offerto il frutto dell’agricoltura, da mangiare.

Nella vera Messa, il sacerdote dice: “ Ricevete, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno, questa Vittima senza macchia” cioè, l’Agnello di Dio, il più bello del gregge, per essere offerto.

Per capire il significato profondo di questa differenza, riportiamoci alla Sacra Scrittura.

Dopo molto tempo, Caino offrì a Dio sacrificio dei frutti della terra Abele poi offrì dei primogeniti del suo gregge, dei più grassi. Dio guardò Abele e i suoi doni, ma non guardò Caino e i doni di lui. Caino si adirò grandemente e il volto suo s’abbatté” . “Disse Caino al fratello Abele: “Usciamo fuori”. E come furono pei campi, Caino insorse contro il fratello Abele e l’uccise”. (Gen. IV, 5-6, 8).

Come non confrontare quest’avvenimento storico con la “chiesa conciliare” diventata la chiesa di Caino, con il suo rito (la “nuova messa”) che vuole uccidere la Chiesa di Abele, con il suo rito gradito a Dio (la Santa Messa di sempre, detta di san Pio V)?
Come si vede, questa volontà dei nemici della Chiesa di distruggere il Santo Sacrificio, risale a molto tempo addietro. (L’Église éclipsée, Ed. Delacroix 1997, p. 236, nota 1).