sabato 29 settembre 2012

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: Sarto, Siri?



Numero CCLXXII (272)                                                                29 settembre 2012


 Sarto, Siri?

 In un sermone per la Festa di San Pio X, mi è capitato di pronunciare «quasi un’eresia»: mi sono chiesto ad alta voce se Giuseppe Sarto avesse disobbedito a Paolo VI contro la distruzione della Chiesa se, invece di morire come Papa Pio X nel 1914, fosse morto come cardinale nel, diciamo, 1974. All’interno della Fraternità San Pio X questo deve suonare come un’eresia, perché: per favore, come si può svilire in questo modo la saggezza del celeste patrono della FSSPX? Ma la domanda non è oziosa.

Nel 1970, Mons. Lefebvre visitò personalmente (in privato) un certo numero di cardinali e di vescovi della Chiesa, con la speranza di persuadere anche solo un po’ di essi a manifestare una pubblica resistenza contro la rivoluzione del Vaticano II. Egli usava dire che se solo una mezza dozzina di vescovi avessero resistito insieme, si sarebbe seriamente ostacolata la devastazione conciliare della Chiesa. Purtroppo, neanche l’indicato successore di Pio XII, il Cardinare Siri di Genova, volle fare una mossa pubblica contro la direzione della Chiesa. Alla fine, si fece avanti Mons. de Castro Mayer, ma solo nel 1980, quando la rivoluzione conciliare si era ben stabilita ai vertici della Chiesa.


Com’è possibile che le migliori tra le menti bene addestrate fossero state oscurate cosi? Com’è che solo così pochi dei migliori uomini di Chiesa di allora abbiano visto ciò che vedeva Monsignore, per esempio che la “legge” che stabiliva il
Novus Ordo Missae non fosse affatto una legge, perché appartiene alla vera natura della legge essere una prescrizione della ragione per il bene comune? Com’è possibile che egli sia stato relativamente l’unico a non lasciare che tale basilare principio di buon senso fosse soffocato dal rispetto per l’autorità, quando la stessa sopravvivenza della Chiesa veniva messa in pericolo dal Vaticano II e dalla nuova Messa ? Com’è possibile che l’autorità abbia preso cosí il sopravvento sulla realtà e la verità ?

La mia risposta è che per sette secoli la Cristianità è scivolata verso l’apostasia. Per 700 anni, con la nobile parentesi della Contro-Riforma, la realtà del Cattolicesimo è stata lentamente erosa dalla cancerosa fantasia del liberalismo, che è l’affrancamento dell’uomo da Dio con l’affrancamento della natura dalla grazia, della mente dalla verità oggettiva e della volontà dall’oggettivo bene e male. Per lungo tempo, per 650 anni, gli uomini di Chiesa cattolici si sono aggrappati alla realtà e l’hanno difesa, ma alla fine l’avvincente fantasia dell’affascinante modernità si è fatta strada nel loro intimo così che la realtà ha perso la sua maestria sulle loro menti e sulle loro volontà. Mancando della grazia, come diceva San Tommaso Moro dei vescovi del suo tempo che tradivano la Chiesa cattolica, essi hanno permesso che la fantasia degli uomini prevalesse sulla realtà di Dio e che l’autorità prevalesse sulla verità.

Ne deriva una pratica lezione per il clero come per i laici.

Cari colleghi dentro e fuori la FSSPX, per servire Iddio, evitiamo di reagire come Giuseppe Siri, mentre invece abbiamo bisogno di agire come Giuseppe Sarto, con le sue magnifiche denunce degli errori moderni nella
Pascendi, nella Lamentabili e nella Notre charge apostolique sul Sillon. E per ottenere la grazia di cui abbiamo bisogno, in questa crisi che è la più tremenda di tutta la storia della Chiesa, abbiamo bisogno di pregare tremendamente.

Laici, se gli orrori della vita moderna vi  rendono “affamati e assetati di giustiza”, gioite, se potete, perché tali orrori vi mantengono nella realtà, e non dubitate se persevererete nella fame, perché “sarete saziati” (
Mt. V, 6). Beati i poveri in spirito, i mansueti e quelli che piangono, dice Nostro Signore, nello stesso capitolo.
Per una sicura protezione contro la possibilità che le vostre menti e i vostri cuori possano essere sopraffatti dalla fantasia: recitate ogni giorno cinque, meglio quindici Misteri del Santo Rosario della Beata Vergine Maria. 

 

                                                                                                                     

Kyrie eleison.




© 2012 Richard N. Williamson. Tutti i diritti sono riservati.
Viene concessa una licenza non esclusiva inerente la stampa, la spedizione tramite e.mail, e/o la pubblicazione di questo articolo in Internet agli utenti che desiderassero farlo, a patto che non vengano apportate modifiche al contenuto così riprodotto o distribuito, e che esso conservi al suo interno il presente avviso. Oltre a questa licenza, limitata e non esclusiva, nessuna parte di questo articolo può essere riprodotta in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo sia elettronico che meccanico senza il permesso scritto dell'Editore, eccezion fatta per i recensori che possono citare brevi passaggi in una recensione, o tranne nei casi in cui vengano conservati i diritti sui contenuti qui riprodotti dal (dai) rispettivo(i) Autore(i), o da altri detentori del diritto d'Autore. In questi casi, la riproduzione di quegli specifici contenuti è soggetta all'autorizzazione che può essere concessa solo da chi ne possiede i(l) diritti(o) d'Autore. Ogni richiesta di riproduzione deve essere indirizzata a editorial@dinoscopus.org.


venerdì 28 settembre 2012

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: DICHIARAZIONE REVERSIBILE




Numero CCLXXI (271)                                                                22 settembre 2012



DICHIARAZIONE REVERSIBILE
Forse non tutto ciò che riguarda il Capitolo Generale della Fraternità San Pio X, tenutosi a luglio in Svizzera, è stato disastroso, ma dei suoi due frutti ufficiati: le “Sei Condizioni” sono “pericolosamente deboli” (cfr. EC 268 del 1 settembre) e la “Dichiarazione” finale lascia molto a desiderare. Ecco una brevissima sintesi dei suoi dieci punti:-
1. Ringraziamo Dio per i 42 anni d’esistenza della nostra Fraternità. 2. Abbiamo ritrovato la nostra unità dopo la recente crisi (davvero?). 3. riguardo alla professione di fede, 4. nella Chiesa, nel Papa, in Cristo Re. 5. Teniamo fermo il Magistero costante della Chiesa, 6. come pure la costante Tradizione. 7. Ci uniamo a tutti i cattolici oggi perseguitati. 8. Chiediamo l’aiuto della Beata Vergine Maria, 9. di San Michele 10, e di San Pio X.
Si tratta di una Dichiarazione non priva di pietà, che San Paolo dice essere utile in ogni circostanza (I Tim. IV, 8). Tuttavia, ai suoi due discepoli, Timoteo e Tito, egli sottolinea continuamente la necessità della dottrina, che rimane il fondamento della vera pietà. Ahimè, la Dichiarazione è un po’ meno forte in dottrina. Invece di mettere in risalto gli errori dottrinali del Concilio, che sono stati devastanti per la Chiesa negli ultimi 50 anni, essa presenta, nei suoi paragrafi più dottrinali, il 5 e il 6, solo una timida condanna di questi errori, insieme ad un tributo agli immutabili Magistero (5) e Tradizione (6) della Chiesa, tributo corretto, ma in grado di costituire un argomento fin troppo facilmente reversibile per un conciliarista. Vediamo come:-
Nel paragrafo 5 è detto che il Vaticano II è “viziato da errori”, mentre il Magistero costante della Chiesa è “ininterrotto”, e “con la sua azione di insegnamento trasmette il deposito rivelato in perfetta armonia con tutto ciò che la Chiesa intera ha sempre creduto, in ogni luogo.” Cosa che naturalmente implica che Roma deve rivedere il Vaticano II per depurarlo dagli errori. Ma vediamo come può replicare un Romano: “L’affermazione del Capitolo sulla continuità del Magistero è del tutto ammirevole! Ma noi Romani siamo questo Magistero, e noi diciamo che il Vaticano II non è viziato da errori!”
Stessa cosa per il paragrafo 6. La Dichiarazione afferma: “La Tradizione costante della Chiesa trasmette e trasmetterà fino alla fine dei tempi l’insieme degli insegnamenti necessari al mantenimento della fede e alla salvezza”. Così che si può pensare ad un ritorno delle autorità della Chiesa alla Tradizione. Ma troppo facilmente il Romano ribatte: “L’affermazione del Capitolo su come la Tradizione mantiene la fede è del tutto ammirevole! Ma i guardiani di questa Tradizione siamo noi Romani, e noi diciamo, in base all’ermeneutica della continuità, che il Vaticano II non interrompe, ma continua la Tradizione. Quindi il Capitolo è del tutto in errore quando insinua che noi abbiamo bisogna di ritornare ad essa.”
Che contrasto con la forza dell’attacco irreversibile di Mons. Lefebvre contro gli errori del Vaticano II, espresso nella sua famosa Dichiarazione del 21 novembre 1974! Dove egli dichiara che la Roma conciliare non è la Roma cattolica perché la riforma conciliare è “naturalista, teilhardiana, liberale e protestante… tutta e interamente avvelenata… essa nasce dall’eresia e finisce nell’eresia”, ecc. ecc. E la sua conclusione è un rifiuto categorico ad avere a che fare con la neo-Roma, perché essa non è assolutamente la vera Roma.
Basta scaricare da Internet entrambe le dichiarazioni per rendersi conto quale di esse costituisca un inconfondibile squillo di tromba che chiama alla battaglia necessaria (I Cor. XIV, 8). C’è da chiedersi quanti sono i capitolari che hanno studiato ciò che ha detto Mons. Lefebvre, e perché.

Kyrie eleison.



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giovedì 13 settembre 2012

SaveSSPX.com: Sostenere la FSSPX: nazionale e internazionale.

 Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna. (Gv 6, 68)

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Sostenere la FSSPX: nazionale e internazionale.

 

 http://www.savesspx.com/

 

SaveSSPX.com

Petizione internazionale per dimostrare sostegno morale e finanziario ai fedeli dei sacerdoti FSSPX


Visualizza qui il vostro sostegno ai sacerdoti della Fraternità San Pio X che desiderano rimanere fedeli alla missione del suo Fondatore.

La Chiesa Conciliare non è cambiata in modo significativo dopo il Concilio Vaticano II, né la necessità per la Società di San Pio X scomparso.
Il ruolo della FSSPX come un testimone senza compromessi Tradizione cattolica internazionale è di fondamentale importanza, soprattutto ora. Non ci può essere accordo pratico con Roma senza una base dottrinale: gli errori del Vaticano II deve essere risolto. Prima di ogni re-integrazione con Roma può essere considerato, il Papa deve essere disposto a rinunciare a modernismo e tutto ciò che ne consegue.
Il sito non vi chiedo di inviare qualsiasi contributo in denaro, basta fare un sondaggio di quante persone sono disposte ad aiutare materialmente i sacerdoti che vogliono rimanere fedeli all'eredità di mons. Lefebvre e opporsi a qualsiasi accordo pratico con la Roma modernista, e vengono per questo, da perseguire con NeoFSSPX, come abbiamo visto ultimamente. Quanti altri nomi sulla lista più sacerdoti si sentono encoragiados resistere racchetta, anche se questo significa pregare la Santa Messa in luoghi umili, come garage e camere d'albergo, e cominciare l'opera di mons. Lefebvre con 3 Vescovi? sacerdoti, centinaia di fedeli e 0 proprietà. Per mantenere questa rete di sostegno, l'anonimato è essenziale: nessun nome sarà rivelato.
Dio vi benedica.

SaveSSPX.com

Sito in inglese
Stendere la volontà
Contatto e-mail: admin@savesspx.com

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 Lettera aperta al vescovo Richard Williamson

http://www.spessantotomas.blogspot.com.br/2012/07/carta-aberta-dom-richard-williamson.html 

 

 Non solo non dobbiamo al magistero conciliare, come tale, alcuna ubbidienza in nessun punto, ma dobbiamo affrontarlo con un’intransigente ed incessante opposizione cattolica.

mercoledì 12 settembre 2012

GIRO QUESTA LETTERA AL SUPERIORE MONS. FELLAY

CONDIVIDO E  GIRO QUESTO COMUNICATO AL SUPERIORE DELLA FSSPX, MONS. BERNARD FELLAY.
Comunicato scritto dal Priore Dom Tomás de Aquino e indirizzata  Don Christian Bouchacourt risentito dalla visita di Mons. Williamson in Brasile.

Eccellenza, per amore della Verità, la stessa Verità per la quale Mons. M. Lefebvre ha combattuto fino alla morte, la stessa Verità che Ella assieme ai tre vescovi della FSSPX avete difeso fino ad oggi, vi supplico in nome  di NSGC, restate sulla "retta via" ricompattatevi, serrate le fila e continuate la buona battaglia di Mons. Lefebvre, Lei assieme ai suoi amici vescovi, i sacerdoti e religiosi, e noi tutti fedeli. Le assicuro non rimarrà solo, sappiamo di avere le armi efficienti per vincere, con il Santo sacrificio della Messa, le preghiere e il Santo Rosario.



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 Dichiarazione di Dom Tomás de Aquino



Dopo la visita di Mons. Williamson in Brasile su invito di Dom Tomás de Aquino, Priore del monastero benedettino della Santa Croce, a Nova Friburgo,  lo stesso Priore scrisse un articolo per ringraziare Mons. Williamson, al quale fece seguito un comunicato di Don Christian Bouchacourt, Superiore del Distretto dell'America del Sud della Fraternità San Pio X.

La presente dichiarazione, dell'8 settembre 2012, è una risposta al detto comunicato,
ed è stata pubblicata sul
sito del monastero
    Mons. Richard Williamson in visita in Brasile nel 2012

Di fronte al comunicato del R. P. Bouchacourt, il monastero della Santa Croce dichiara che si è rivolto a S. Ecc. Rev.ma Mons. Richard Williamson perché lo considera un degno difensore della fede cattolica, in grado di confermare nella fede, non solo i monaci del monastero della Santa Croce, ma anche le comunità religiose e i fedeli che guardano con grande preoccupazione alla nefasta politica degli accordi pratici con Roma, prima che questa rinunci ai suoi errori liberali e modernisti.

Perché i cappuccini, i domenicani e anche i benedettini di Bellaigue hanno visto i loro candidati o scartati o minacciati di essere scartati dalla ricezione dell’Ordine sacerdotale, se non per la loro opposizione alla politica degli accordi? E questo perfino quando Roma non voleva l’accordo, almeno per ora.

Tacere le vere ragioni di ciò che stiamo vivendo, significa nascondere la verità.
Perché si è chiesto a Mons. Williamson di cessare la pubblicazione dei suoi “Commenti Eleison”, se non a causa della dottrina esposta in essi?
Perché Mons. Tissier de Mallerais ha dovuto interrompere le sue prediche, se non perché esse contrastano quella stessa politica?
Perché il Padre Koller è stato minacciato di sanzioni, se non perché ha predicato contro questa stessa politica?
Perché i Padri Cardozo, Chazal, Pfeiffer e altri sono stati sanzionati o espulsi, se non a causa della loro opposizione a questa stessa politica?

Preoccupato, Mons. de Galarreta aveva messo sull’avviso già alcuni mesi fa:
«Per il bene della Fraternità e della Tradizione, bisogna richiudere al più presto il “vaso di Pandora”, per evitare il discredito e la demolizione dell’autorità, per evitare le contestazioni, le discordie e le divisioni, forse senza ritorno.»

E Mons. de Galarreta si chiedeva quali fossero le condizioni richieste per una proposta totalmente accettabile, ossia per una vittoria che può essere solo dottrinale perché in questa battaglia tutto è basato sulla fede; e rispondeva rimettendosi ai testi di Mons. Lefebvre, che citava nella sua esposizione.

Vediamo uno di questi testi:
«Non abbiamo lo stesso modo di concepire la riconciliazione. Il Card. Ratzinger la vede nel senso di ridurci, di condurci al Vaticano II. Noi la vediamo come un ritorno di Roma alla Tradizione. Non ci capiamo. È un dialogo fra sordi. Io non posso parlare tanto di avvenire, poiché il mio è alle mie spalle. Ma se vivrò ancora un po’ e supponendo che da qui a qualche tempo Roma faccia un appello, che voglia rivederci, riprendere a parlare, in quel momento sarò io a porre le condizioni. Non accetterò più di trovarmi nella situazione in cui ci siamo trovati al momento dei colloqui. È finita. Io porrò la questione sul piano dottrinale: «Siete d’accordo con le grandi encicliche di tutti i papi che vi hanno preceduto? Siete d’accordo con la Quanta Cura di Pio IX, con le Immortali Dei e Libertas di Leone XIII, con la Pascendi di San Pio X, con la Quas Primas di Pio XI, con l’Humani Generis di Pio XII? Siete in piena comunione con questi papi e con le loro affermazioni? Accettate ancora il giuramento antimodernista? Siete per il Regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo?Se non accettate la dottrina dei vostri predecessori è inutile parlare. Fintanto che non accetterete di riformare il Concilio considerando la dottrina di questi papi che vi hanno preceduto, non vi è dialogo possibile. È inutile.» (Fideliter n° 66-1988, pp. 12-14).

In conclusione: il vaso di Pandora non è stato realmente richiuso, visto che non si sta seguendo la strada tracciata da Mons. Lefebvre.

Ma probabilmente il P. Bouchacourt dirà che non è vero, che al Capitolo Generale è stato risolto tutto. Che tutto è in perfetto ordine. Sfortunatamente non è questa la verità. Il Capitolo Generale ha mantenuto l’obiettivo degli accordi su una base diversa da quella esposta a suo tempo da Mons. Lefebvre. Si leggano i Commenti Eleison di Mons. Williamson sulle sei condizioni e si vedrà che le risoluzioni del Capitolo Generale sono insufficienti e diverse da quelle di Mons. Lefebvre.

Altri diranno: Lei cosa c’entra con questo? C’entro, perché la fede è un bene comune della Chiesa ed io appartengo alla Chiesa, e per di più ho delle responsabilità nei confronti dei monaci della Santa Croce e dei fedeli che ci esprimono la loro fiducia.
E tuttavia, altri diranno: l’obbedienza trasferisce le responsabilità ai superiori e obbedendo non si inganna nessuno. Sfortunatamente le cose non sono così semplici.
Fu così che la maggioranza dei vescovi accettò il Concilio Vaticano II.

Mi si dirà anche: Lei sta contribuendo alla divisione della Tradizione.
E io rispondo che l’unione deve stabilirsi intorno alla verità, cioè intorno alla fede cattolica. E le parole e i comportamenti di Mons. Fellay, sfortunatamente, non sono quelli di un discepolo di Mons. Lefebvre, il quale difese la verità senza concessioni.
Perché zittire Mons. Williamson e Mons. Tissier de Mallerais?
Si veda la lettera dei tre vescovi a Mons. Fellay e ai suoi Assistenti e si leggeranno le ragioni della battaglia della Tradizione e quelle della nostra attitudine.

Corção ripeteva costantemente che una falsa nozione della carità e dell’unione produce profonde devastazioni nella resistenza cattolica. Quando si separa la carità dalla verità, la carità smette di essere carità. Molti, anche tra i suoi amici, lo accusarono di venir meno alla carità con i suoi articoli. Ma la prima carità è dire la verità. Era Corção ad aver ragione, come dimostrano i fatti. La stessa accusa fu rivolta a Mons. Lefebvre.
Sull’unione, Corção diceva scherzando che l’esperienza gli aveva insegnato che, contrariamente al detto popolare “l’unione fa la forza”, egli aveva constatato che spesso l’unione fa la debolezza. E perché?  Perché un’unione al di fuori della verità, un’unione fatta di concessioni, un’unione che sacrifica la fede, è una debolezza che “rende deboli i forti”. Non fu proprio questo che accadde nel Concilio Vaticano II? Per il bene dell’unione con Paolo VI, molti vescovi finirono col firmare documenti inaccettabili. L’unione non fa la forza, al contrario.

Oggi, in seno alla Tradizione ci si chiede di unirci ad ogni costo a coloro che credono che gli errori del Concilio non sarebbero così gravi, a quelli che credono che il 95% del Concilio sarebbe accettabile, che la libertà religiosa della Dignitatis Humanae sarebbe molto contenuta, che degli errori del Concilio non si debbono fare delle super-eresie. Ma questa non è la verità.
Il Concilio è stato il più grande disastro della storia della Chiesa fin dalla sua fondazione, come diceva Mons. Lefebvre nel suo libro Dal Liberalismo all’Apostasia.
Se si tratta di unirci su questa base, preferisco astenermi e lavorare per la restaurazione integrale della fede cattolica, come ci ha sempre insegnato ed esortato Mons. Marcel Lefebvre, sperando che la Fraternità recuperi nuovamente la fede, come spero che farà, perché ha i mezzi per farlo e può contare su eccellenti vescovi e sacerdoti.

Quanto all’accusa che si ingannerebbero i fedeli, dando la falsa impressione che Mons. Williamson fosse stato invitato con tutti i permessi di Mons. Fellay, posso affermare che non ho mai nascosto a nessuno, già da molto tempo, la nostra opposizione politica nei confronti di Mons. Fellay, e quantunque il popolo brasiliano sia un po’ ingenuo, non credo che lo sia così tanto come pensa Padre Bouchacourt. È il contrario che è certo.
Chi è che non sa che Mons. Williamson è malvisto a Menzingen?
Qui invece è benvisto, perché l’obbedienza è una virtù se è sottomessa alle virtù maggiori e soprattutto alla fede, alla speranza e alla carità.
Fare dell’obbedienza un’arma per paralizzare la Tradizione, significa rinnovare il “colpo da maestro di Satana”, come diceva Mons. Lefebvre, che in nome dell’obbedienza ha indotto tutta la Chiesa alla disobbedienza nei confronti della sua stessa Tradizione.
Noi non lo faremo: dicano ciò che vogliono.
Vi è un problema, e questo problema è di fede ed è grave.
Per quanto ci riguarda, la nostra posizione è definita: appoggiarci ai difensori della fede, come sono stati Mons. Lefebvre, Mons. Antonio de Castro Mayer e San Pio X, e appoggiarci a tutta la Tradizione della Chiesa. Se a causa di questo dovremo soffrire, soffriremo, come ci ha avvisato Nostro Signore: “Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati” (2 Tim. 3, 12).

Per quanto riguarda la Fraternità, noi la consideriamo un’opera provvidenziale fondata da un Vescovo che praticò al grado più alto l’eroismo e le virtù più difficili: quelle per le quali Dio ha creato i doni della saggezza, intelligenza, consiglio, fortezza, scienza e timore di Dio.
Noi consideriamo Mons. Lefebvre come una luce che ha brillato nelle tenebre del mondo moderno e la Fraternità è la sua opera e la sua eredità, a condizione però che rimanga fedele alla grazia ricevuta. Noi preghiamo per essa, e se ci opponiamo alla politica di Mons. Fellay non è per un qualche senso di ostilità nei confronti della Fraternità, ma per amore di essa e dello stesso Mons. Fellay, così come amiamo la Santa Chiesa e per amore di essa combattiamo il liberalismo e il modernismo dei suoi nemici che si sono installati nel suo seno.

Che Dio benedica e conservi la Fraternità San Pio X, alla quale dobbiamo tutto il meglio che abbiamo ricevuto, riguardo sia alla fede sia al sacerdozio, che abbiamo ricevuto per mano di Sua Eccellenza Mons. Marcel Lefebvre.

Dom. Tomás de Aquino


8 settembre 2012
, Natività della Santa Vergine Maria



da: unavox.it

domenica 9 settembre 2012

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: AMBIGUITA’ D’APRILE


Numero CCLXIX (269)                                                      8 settembre 2012



 AMBIGUITA’ D’APRILE

 Il 17 aprile è stato presentato a Roma, dalla Fraternità San Pio X, un documento riservato, di natura dottrinale, nel quale si esponevano alcuni principi cattolici che tutte le autorità della FSSPX potrebbero sottoscrivere. A metà giugno Roma ha respinto il documento come base per un accordo fra Roma stessa e la FSSPX. Grazie a Dio, perché esso conteneva un’ambiguità estremamente pericolosa: in breve, l’espressione “il Magistero di sempre” si riferisce a quello fino al 1962 o a quello fino al 2012? Sta qui tutta la differenza fra la religione di Dio e la religione di Dio modificata dall’uomo moderno, cioè la religione dell’uomo. Ecco alcuni dei principi, come riassunti 18 aprile per queste autorità della FSSPX:-

“1 - La Tradizione dev’essere il criterio e la guida per comprendere gli insegnamenti del Vaticano II. 2 – Così che le dichiarazioni del Vaticano II e gli insegnamenti papali del post-Concilio, relativi al dialogo interreligioso e all’ecumenismo o alla libertà religiosa, possono essere compresi solo alla luce della Tradizione completa e ininterrotta, 3 – in modo che non contrastino con le verità insegnate precedentemente dal Magistero della Chiesa, 4 – senza l’accettazione di ogni interpretazione opposta, o in rottura, con la Tradizione e quel Magistero”.


L’ambiguità tra il 1962 e il 2012, qui sta dietro i termini “Tradizione” e “Magistero”. Questi due termini devono essere intesi in modo che siano
escluse le dottrine del Concilio (1962-1965) e le loro conseguenze, o che queste siano incluse? Ogni seguace della Tradizione leggerà questo passo escludendole, perché sa che c’è un’enorme differenza fra la Chiesa e la neo-Chiesa. Ma chi crede nel Vaticano II potrà leggere lo stesso passo convinto che non ci sarebbe rottura fra la Chiesa di prima e quella di dopo il Concilio. Vediamo più da vicino come il tradizionalista e il conciliarista possono leggere questo passo, ognuno a modo suo.

Per prima, la lettura tradizionale:- 1- La Tradizione
pre-conciliare dev’essere misura e giudice degli insegnamenti del Concilio (e non viceversa). 2 – Così che l’insegnamento conciliare e post-conciliare dev’essere interamente vagliato sulla base della totalità dell’insegnamento tradizionale precedente il Concilio, 3 – senza che ci sia contraddizione con tutto quello che il Magistero ha insegnato prima del Concilio, 4 – senza l’accettazione di alcuna interpretazione o testo che contrasti con la Tradizione e il Magistero pre-conciliari.”

Poi, la lettura conciliare (certamente quella dei Romani responsabili della Chiesa odierna): 1 – La Tradizione
anteriore e posteriore al Concilio (perché tra di esse non c’è differenza) dev’essere giudice del Concilio. 2 – Così che l’insegnamento conciliare su argomenti controversi dev’essere vagliato sulla base della complessiva Tradizione della Chiesa, la pre e la post conciliare (perché solo così si ha la “completezza” della Tradizione), 3 – senza che ci sia contraddizione col Magistero pre o post conciliare (perché insegnano la stessa cosa), 4 – senza l’accettazione di alcuna interpretazione che contrasti con la Tradizione o il Magistero pre o post conciliari (perché non c’è rottura tra tutti e quattro).”

Questa lettura conciliare sta a significare che il Concilio sarà giudicato dal Concilio, e questo vuol dire evidentemente che esso sarà assolto. Mentre invece, secondo la lettura tradizionale, il Concilio è completamente condannato. L’ambiguità è mortale per la fede.

Tutto questo dimostra che qualcuno sta giuocando con le nostre menti cattoliche.

 Chiunque sia, sia anatema!

 Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra



© 2012 Richard N. Williamson. Tutti i diritti sono riservati.
Viene concessa una licenza non esclusiva inerente la stampa, la spedizione tramite e.mail, e/o la pubblicazione di questo articolo in Internet agli utenti che desiderassero farlo, a patto che non vengano apportate modifiche al contenuto così riprodotto o distribuito, e che esso conservi al suo interno il presente avviso. Oltre a questa licenza, limitata e non esclusiva, nessuna parte di questo articolo può essere riprodotta in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo sia elettronico che meccanico senza il permesso scritto dell'Editore, eccezion fatta per i recensori che possono citare brevi passaggi in una recensione, o tranne nei casi in cui vengano conservati i diritti sui contenuti qui riprodotti dal (dai) rispettivo(i) Autore(i), o da altri detentori del diritto d'Autore. In questi casi, la riproduzione di quegli specifici contenuti è soggetta all'autorizzazione che può essere concessa solo da chi ne possiede i(l) diritti(o) d'Autore. Ogni richiesta di riproduzione deve essere indirizzata a editorial@dinoscopus.org.




sabato 8 settembre 2012

Onore e gloria a Mons. Williamson

Onore e gloria a Mons. Williamson


 Articolo di di Dom Tomás de Aquino, Priore del monastero benedettino della Santa Croce, a Nova Friburgo, Brasile, pubblicato il 3 settembre 2012 sul sito del monastero

 Mons. Richard Williamson e Dom Tomás de Aquino
in una recente visita del vescovo in Brasile






In questo momento così drammatico per la vita della Chiesa, mentre la fede è così gravemente minacciata, una voce episcopale si leva e conferma i fedeli nella fede del loro battesimo.
Di chi è questa voce, se non del vescovo perseguitato, diffamato, accusato di ribellione, ecc., ecc., ecc.? E perché è perseguitato, calunniato, accusato? Proprio perché difende la fede, e questo crimine è imperdonabile per il mondo moderno.

Il mondo moderno accetta tutto, accetta perfino la Tradizione, a condizione che la Tradizione accetti il mondo moderno. Il mondo moderno è un solvente molto concentrato. Esso accetta tutto ciò che si può dissolvere, tranne l’indissolubile fede cattolica, tranne la fede integrale, tranne la dottrina cattolica integrale, pura e immacolata, ed è essa che è giuoco in questo momento drammatico per la Tradizione.

Divideremo la fede come propose Salomone alle due donne che si contendevano un bambino? 
La Roma modernista dice: “Sì, dividiamo la fede, facciamo un accordo. Perché no?”.
Monsignor Williamson dice: “No, non possumus”; e noi siamo con lui: “No, non possumus!”.
Come San Pietro disse ai farisei, anche noi diciamo: “Non possiamo smettere di predicare in nome di Nostro Signore Gesù Cristo! Giudicate se è meglio obbedire a Dio che agli uomini”.
Nel caso del giudizio di Salomone, è il bambino che deve vivere. Nel nostro caso, non è il bambino, ma la madre, la nostra Santa Madre Chiesa.
Dividerla per darne un pezzo ai modernisti e un altro ai tradizionalisti? Mai!


Per tutte queste ragioni noi diciamo e proclamiamo: “
Onore a gloria a Monsignor Williamson e a tutti i sacerdoti che difendono la fede senza compromessi contro i nemici della fede cattolica”.

Alcuni potrebbero sentirsi offesi per il semplice fatto che si parla di nemici in questa battaglia terribile. Se questo fosse il tuo caso, caro lettore, ricorda che la Chiesa qui in terra si chiama militante, poiché, come dice il Catechismo del Concilio di Trento, lotta contro tre nemici crudeli, che sono il demonio, il mondo e la carne. E ricorda anche la preghiera: “
Per il segno della Santa Croce, dai nostri nemici, liberaci, o Signore, Dio nostro.”. E ricorda anche ciò che diceva San Pio X, la cui festa celebriamo oggi: “I nemici della Chiesa, oggi si trovano nelle stesse vene della Chiesa”.

Questi nemici si trovano a Roma, per disgrazia, in questa Roma che vuole giungere ad un accordo con la Tradizione, cioè in questa Roma modernista che chiede di fare un patto con la Roma eterna.

A quale scopo? 
Anche se non si sa quale sia l’intenzione del cuore di Benedetto XVI, non è difficile prevedere come andrà a finire tutto questo se si arriverà a concludere un accordo (i cui frutti amari si stanno già assaggiando, ancor prima che lo si firmi).
Il frutto che già si sta assaporando è il silenzio della Tradizione, ma come diceva San Gregorio Magno: “La Chiesa preferisce morire piuttosto che tacere”. Ella, la vera Madre, non tacerà, non farà quest’accordo vergognoso, continuerà a parlare, a predicare e ad operare per la salvezza dei suoi figli.
È ciò che fanno i sacerdoti coraggiosi, e quello che sta facendo Mons. Williamson. Per questo diciamo: “Onore e gloria a Mons. Williamson, successore degli Apostoli e confessore della fede”.




Onore e gloria al vescovo che ha amministrato 99 cresime in otto giorni e pronunciata la sua parola apostolica 15 volte rivolto a gruppi diversi che insieme fanno più di 300 persone, in questo vasto Brasile evangelizzato dai Portoghesi e ora da un vescovo di quella che era una volta l’“isola dei santi”.


Il nostro monastero della Santa Croce e i fedeli di Rio de Janeiro, Salvador, Vitoria, Campo Grande (dove un ritardo nei trasporti ha impedito la partenza di Mons. Williamson), Maringá e Nova Friburgo, ringraziano la sollecitudine di questo vero figlio di Mons. Lefebvre, fedele ai suoi insegnamenti, che è venuto a confermarci, non solo con il sacramento, ma anche con la sua profonda conoscenza della dottrina rivelata, degli errori moderni e dei rimedi contro i mali odierni, tra i quali brilla in modo particolare il Santo Rosario, che Mons. Williamson ci raccomanda di recitare integralmente tutti i giorni.








 

Che la Vergine Santissima ci ottenga la grazia di vegliare e di pregare per non cadere nella tentazione degli accordi e per vincere il serpente infernale che vuole distruggere la Tradizione.

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Santa Messa Celebrata dal Vescovo Monsignor Williamson presso il monastero di Santa Cruz il 2 settembre 2012 (Integrale)

 

 


mercoledì 5 settembre 2012

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: Sei condizioni


Numero CCLXVIII (268)                                                                       1 settembre 2012



 SEI CONDIZIONI


In una lettera ufficiale del 18 luglio ai Superiori di Distretto della Fraternità San Pio X, il suo Segretario generale ha reso note le sei “Condizioni” per ogni futuro accordo tra la FSSPX e Roma.
Esse sono state fortemente dibattute dai 39 capitolari ai primi di luglio e dimostrano sicuramente un’allarmante debolezza da parte dell’insieme dei capi della Fraternità.

La prima “condizione irrinunciabile” è la libertà per la Fraternità di insegnare l’immutabile verità della Tradizione cattolica e di criticare i responsabili degli errori del modernismo, del liberalismo e del Vaticano II. Buona e giusta. Ma si noti come la visione del Capitolo sia cambiata rispetto a quella di Mons. Lefebvre. Non più “Roma deve convertirsi perché la verità è assoluta”, ma ora semplicemente “La FSSPX chiede, per se stessa, la libertà di dire la verità”. Invece di attaccare il tradimento conciliare, adesso la FSSPX vuole che i traditori le diano il permesso di dire la verità? “Oh, qual caduta fu quella!”
La seconda condizione consiste nell’utilizzo esclusivo della liturgia del 1962. Anche questa, buona e giusta, tenuto conto che la liturgia del 1962 non è quel tradimento della fede costituito dalla liturgia conciliare imposta da Roma dal 1969 in poi. Ma non stiamo vedendo come Roma si prepari ad imporre, questo dicembre, alle Congregazioni tradizionali sottomesse alla sua autorità, un “mutuo arricchimento” del Messale , che mischia Tradizione e Novus Ordo? Una volta che la FSSPX fosse sottomessa a Roma, perché dovrebbe essere più protetta?
La terza condizione chiede la garanzia di almeno un vescovo. Qui il punto chiave è: chi lo sceglierà? Lettori, nel testo di ogni futuro “accordo” con Roma, andate subito al paragrafo che parla della nomina dei vescovi. Nel 1988, Roma propose a Mons. Lefebvre di presentare una selezione di tre candidati, dai quali sceglierne uno. Roma li rigettò tutti e tre. Quand’è che la gente capirà questo? I cattolici devono lottare e combattere in questa guerra titanica tra la religione di Dio e la religione dell'uomo.
La quarta condizione auspica che la Fraternità abbia tribunali suoi propri di prima istanza. Ma se tutti gli altri tribunali a livello più alto sono della Chiesa ufficiale e possono annullare le decisioni di grado inferiore, quale sarà la forza giuridica delle decisioni cattoliche assunte dai tribunali della Fraternità?
La quinta condizione auspica l’esenzione delle case della FSSPX dal controllo dei vescovi diocesani. Incredibile! Per quasi 40 anni, la FSSPX ha combattuto per salvare la Fede, proteggendo la vera pratica di essa dall’interferenza dei locali vescovi conciliari, ed ecco oggi arriva il Capitolo generale a meramente auspicare l’indipendenza da essi! Cari lettori, la FSSPX non è più quello che era. È in mano a persone alquanto diverse da Mons. Lefebvre!
La sesta ed ultima condizione auspica una Commissione da costituire a Roma e che abbia cura della Tradizione, tramite una forte rappresentanza proveniente dalla Tradizione, ma “dipendente dal Papa”. Dipendente dal Papa? Ma i papi conciliari non sono stati i caporioni del conciliarismo? Il conciliarismo, non è più un problema?
In conclusione, queste sei condizioni sembrano molto gravi. A meno che i capi della Fraternità non vengano fuori dal sogno di pace con la Roma conciliare, che queste condizioni sembrano manifestare, l’ultimo bastione mondiale della Tradizione cattolica rischia di trovarsi sulla strada che lo porta ad arrendersi ai nemici della Fede. Forse i bastioni sono antiquati.
Amici, preparatevi a combattere per la Fede dall’interno delle vostre case. Fortificate le vostre case.

Kyrie eleison.


© 2012 Richard N. Williamson. Tutti i diritti sono riservati.
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