lunedì 30 giugno 2014

O Crux, ave, spes unica: dunque la Messa della Tradizione.




O Crux, ave, spes unica: dunque la Messa della Tradizione.

Pubblichiamo il numero di Luglio 2014
di "Radicati nella fede"
O CRUX, AVE, SPES UNICA:
DUNQUE LA MESSA  DELLA TRADIZIONE.





O Crux, ave, spes unica:  dunque la Messa della Tradizione.
Editoriale "Radicati nella fede" - Anno VII n° 7 - Luglio 2014

  Lo scorso mese, parlando della solennità del Corpus Domini, ricordavamo il pericolosissimo oblio del carattere sacrificale della Messa cattolica. Oblio che conduce lentamente ma inesorabilmente all'eresia. Su questo punto non dovremmo mai dimenticare il grande lavoro di Michael Davies sulla Riforma anglicana, che sottolinea il pericolo dei “taciuti” in liturgia: la riforma anglicana di Cranmer, togliendo dalla Messa tutti i riferimenti espliciti al Sacrificio propiziatorio, introdusse vincente, nel giro di una generazione, il Protestantesimo in Inghilterra, portandola definitivamente all'eresia.
  Ma nel mese scorso ci spingevamo più in là dicendo che, col dimenticare che la Messa è il Sacrificio di Cristo sulla Croce, si perde inesorabilmente la coscienza della Presenza sostanziale di Cristo nella Santissima Eucarestia: se non c'è più la Vittima, non c'è nemmeno più la Presenza di Gesù Cristo, perché Cristo si rende presente nell'Eucarestia come Vittima. Una Messa percepita sempre più come ricordo dell'Ultima Cena rischia veramente di non essere più la Messa cattolica. Innegabilmente l'ultima riforma della messa, quella del 1969, l'ha fatta assomigliare sempre più alla Santa Cena protestante, anglicana o luterana che sia.

  C'è però di più: una Messa sempre più protestantizzata, ha protestantizzato il popolo cristiano con la sua missione, tanto da farlo assomigliare ogni giorno di più ad un insieme di congregazioni protestanti impegnate nella loro presenza in mezzo al mondo.
  Se non c'è più la Vittima, non c'è nemmeno più la Presenza di Cristo. È vero per la Messa, per il Santissimo Sacramento, ma è vero anche per tutta l'opera della Chiesa. Se al centro di tutta la predicazione dottrinale, se al centro di tutta la pastorale della Chiesa non c'è più Cristo Crocifisso, tutta la missione della Chiesa rischia di essere spaventosamente vuota. Mai come in questi ultimi decenni si sono moltiplicati gli sforzi pastorali, si sono affinate le tecniche per un annuncio efficace, mai si è parlato come in questi ultimi cinquant'anni di missione, e si è raccolto quasi nulla. Si è andati verso il mondo annunciando e annunciando ancora, e si è registrata la sua inesorabile scristianizzazione.
  Chi avrebbe mai pensato, tra i Padri del Concilio, che la fede cattolica sarebbe quasi scomparsa nel giro di mezzo secolo? Chi avrebbe mai pensato, tra i vescovi del Vaticano II, all'avvento di una società così anti-cattolica e immorale come quella di oggi, dove ogni legge sembra fatta apposta per essere contro il disegno di Dio sull'uomo?

  Eppure, ed è innegabile, questo disastro è sotto i nostri occhi.

  Se non c'è più Gesù-Vittima, non c'è nemmeno più Gesù-presente.
 
  Sì, una Chiesa che entusiasticamente, a partire dagli anni '60, è andata incontro al mondo mettendo in secondo piano la Croce di Cristo, ha perso Cristo stesso e non ha portato nulla o quasi alla società. Sì perché, occorre dirlo con chiarezza, senza la centralità della Croce, senza la centralità di Cristo crocifisso, tu perdi Cristo stesso. È terribile l'illusione di chi vuol parlare di Gesù senza la sua Croce, senza anzi la centralità della sua Croce. Chi mette la Croce di Cristo “tra le tante cose” della vita di Gesù, ma non ne considera la centralità, in verità non parla nemmeno di Cristo. Parla di un Gesù “confezionato” apposta per il mondo moderno che, come i giudei e i gentili di San Paolo, giudicavano Cristo Crocifisso scandalo o stoltezza.

  Si è voluti andare al mondo per dialogare amichevolmente con esso, evitando le condanne della Chiesa del passato; per dialogare amichevolmente si sono dovuti “velare” o “nascondere” la Croce e il Sacrificio di Cristo, perché il dialogo con la società moderna, con le sue religioni, restasse sereno e amichevole; con il risultato doppiamente tragico di non aver portato nulla agli uomini del tempo e, peggio, di aver devastato il santuario della presenza di Dio che è la Chiesa.

  Non c'è niente da fare, per primi dobbiamo accettare e abbracciare lo scandalo della Croce, riconoscerlo come il contenuto centrale della dottrina, della vita e della missione della Chiesa, e allora, non calcolando gli esiti, ma fiduciosi nell'infinita potenza della grazia di Dio, andare verso il mondo, perché dalla Croce di Cristo sia convertito e sanato.

  Guai a quei Cristiani, guai a quella Chiesa che voglia portare un altro Gesù, senza la Croce, guai! Perderà la sua essenza, perderà la sua forza, perderà la sua anima, perderà l'efficacia unica della grazia. E risulterà sempre più inutile e insopportabile al quel mondo che voleva raggiungere. Odiosamente insopportabile al mondo è una Chiesa senza il Sacrificio e la Croce.
E il mondo, una Chiesa così vuota, è già pronto ad azzannarla.

  In hoc signo vinces, non è solo il ricordo di una storia passata, è la verità di ogni istante: la vittoria è della Croce e di chi, la Croce, la porta e la mostra al mondo, senza calcolo umano.

  O Crux, ave, spes unica, salve o Croce, unica speranza: se non si tornerà a questa chiarezza in tutto, veramente in tutto nella Chiesa, il disastro sarà inevitabile.

  Ma questo ritorno inizia dal Santo Sacrificio della Messa.
  Se di fronte a questo quadro di devastante confusione ci sentiamo impotenti; se impotenti ci domandiamo cosa fare e soprattutto da dove iniziare, ricordiamoci che la riedificazione della Chiesa partirà sempre dal Santo Sacrificio della Messa. Non facciamo calcoli umani, non commettiamo l'errore degli anni '60, non andiamo al mondo, nemmeno per riedificare la Tradizione, con le nostre tecniche, ma ri-iniziamo dalla Messa.

  Torniamo subito alla Messa della Tradizione, lo diciamo ai sacerdoti prima e poi ai fedeli. Torniamo al corretto rito del Santo Sacrificio della Messa e da lì ripartiamo per un lavoro paziente di riedificazione della fede. Non commettiamo l'errore di fare l'inverso, prima il lavoro pastorale, poi il ritorno alla Messa di sempre, sarebbe in fondo un nascondere ancora la Croce di Cristo, attendendo tempi migliori, così come fecero gli illusi missionari degli anni post-conciliari.

  La verità invece è Cristo.

 La verità è invece il fatto del suo Sacrificio redentore, perpetuato dalla Messa cattolica. Primo compito dei sacerdoti è celebrarla. Primo compito di tutti è vivere di essa, perché la vita, quella vera, continui. 
 


venerdì 13 giugno 2014

FSSPX, 40 anni di presenza in Italia

40 anni di presenza in Italia


40 anni 











Il prossimo 15 giugno la Fraternità Sacerdotale San Pio X festeggia i suoi 40 anni di presenza in Italia. Fu nell’ormai lontano 1974 che i primi sacerdoti vennero ad abitare la casa di Albano Laziale, in via Trilussa, 45, comprata ai Fratelli del Sacro Cuore.
Proprio in questa casa comincerà il noviziato delle Suore della Fraternità San Pio X che festeggiano quindi anche loro il 40° anniversario della loro fondazione. Invitiamo tutti gli amici ad unirsi alla S. Messa Solenne di ringraziamento che sarà celebrata alle ore 10.30
PROGRAMMA

Ore 10,30 Santa Messa Solenne
Ore 12,00 Conferenza con foto
Ore 13,00 Pranzo
Ore 14,00 Giochi, lotteria, spettacoli, mercatino, stands gastronomici e tanto altro!
Ore 18,30 Vespri e Benedizione Eucaristica
E’ gradita la conferma della presenza per il pranzo.

da: http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_content&view=featured&Itemid=149

mercoledì 4 giugno 2014

SANT' AGOSTINO SULLA PENTECOSTE (riproponiamo questo discorso)




 DISCORSI  DI SANT'AGOSTINO SULLA                                 PENTECOSTE


DISCORSO 272/B

PENTECOSTE
Nella Pentecoste Cristo mantenne la promessa fatta.
1. Penso che già sappiate, fratelli carissimi, che oggi la Chiesa celebra la discesa del Santo Spirito del Signore. Il Signore aveva promesso ai suoi Apostoli ché avrebbe inviato lo Spirito Santo e con fedeltà somma mantenne la promessa fatta. Come la risurrezione del Signore confermò nei discepoli la fede nella divinità di colui che per noi si è degnato farsi uomo, molto più [la confermarono] la sua ascensione al cielo e ancor più pienamente e perfettamente il dono dello Spirito Santo che egli mandò. [Tale dono] riempì i suoi discepoli, diventati già otri nuovi atti a ricevere il vino nuovo. Per questo, quando essi si misero a parlare in varie lingue, [i loro ascoltatori] dissero che erano ubriachi e pieni di vino nuovo. Le parole degli ascoltatori furono testimonianza delle divine Scritture. Nessuno mette il vino nuovo in otri vecchi,  aveva detto il Signore. Preparava quindi il vino nuovo per otri nuovi. Gli otri erano vecchi fino a che avessero considerato Cristo solo sotto l'aspetto umano. Era di un otre vecchio quell'intervento dell'apostolo Pietro, quando a lui, che temeva che Cristo morisse e che facesse la stessa fine di tutti gli altri uomini, il Signore disse: Allontanati da me, satana, perché mi sei di scandalo . Questo timore di Pietro era di un otre vecchio. Ma dopo che il Signore risuscitò e si mostrò loro ed essi poterono toccare colui che avevano pianto sospeso alla croce, e videro vivo il suo corpo che avevano pianto morto e sepolto, allora furono confermati nella fede e credettero in lui. Ascendendo al cielo Cristo comanda ai discepoli di rimanere uniti in un unico luogo e di aspettare lì fino a che egli non avesse mandato colui che aveva promesso. I discepoli riunitisi in un unico luogo, perseverando nella preghiera e nell'attesa della promessa, si spogliarono dell'uomo vecchio e si rivestirono dell'uomo nuovo. Una volta resi capaci [di riceverlo], ricevettero nel giorno della Pentecoste lo Spirito Santo. E non senza motivo noi celebriamo questo grande mistero e questo importantissimo giorno. Osservate bene, carissimi, come l'Antico Testamento concorda perfettamente con il Nuovo. Nell'antico la grazia viene promessa, nel nuovo viene concessa; nel primo è prefigurata, nel secondo è realmente presente. Un artigiano che lavora chincaglierie in metallo, in bronzo o argento ad esempio, anzitutto costruisce con la cera le forme che poi fonderà e il primo abbozzo [in cera] apre la strada alla futura figura metallica; infatti costruisce anche le forme che poi riempirà. Allo stesso modo il Signore all'antico popolo eletto presentò ogni cosa in immagine e ne abbozzò la forma; al nuovo popolo invece riempì le forme con una colata perfetta. La vostra Santità cerchi con maggiore attenzione del solito di scoprire quale sia quella forma e quale sia questo compimento nel giorno della Pentecoste: l'attenzione è il compenso dell'opera. Le parole che si dicono producono molto frutto in proporzione all'attenzione con la quale viene accolto l'insegnamento che si impartisce. Siate anche voi otri nuovi, perché attraverso il nostro ministero possiate essere riempiti di vino.
Unità e molteplicità.
2. Spesso ci vien chiesto: se noi celebriamo la Pentecoste a motivo della venuta dello Spirito Santo, perché la celebrano anche i Giudei? Anch'essi infatti hanno la festa della Pentecoste. Coloro tra voi che stavano attenti, questa mattina hanno udito, quando si leggeva il libro di Tobia presso la memoria del beato Teogene, che nel giorno di Pentecoste Tobia imbandì un convito al quale voleva invitare alcuni della sua gente, quelli che erano degni di condividere con lui il banchetto, quelli cioè che erano timorati di Dio. Nel giorno di Pentecoste - dice il libro - che è la solennità delle settimane . Infatti sette per sette fa quarantanove. A questo numero si aggiunge uno a motivo dell'unità per ritornare all'inizio, perché l'unità conferma ogni molteplicità. La molteplicità, se non ha la coesione dell'unità, è origine di divisioni e litigi; invece una molteplicità indivisa fa un'anima sola; infatti coloro che ricevettero lo Spirito Santo - dice la Scrittura - avevano un'anima sola e un cuor solo protesi verso Dio . Si raggiunge così il numero cinquanta, simbolo misterioso della Pentecoste. Perché anche i Giudei celebrano la festa della Pentecoste, se non perché prefigurazione della nostra Pentecoste? Fate attenzione: già voi sapete - e sicuramente non c'è nessun cristiano che non sappia quanto sto per dire - che i Giudei immolano l'agnello e celebrano la Pasqua come prefigurazione della futura passione del Signore. Nella legge infatti viene loro comandato anche di cercare l'agnello tra capri e pecore. Come si può trovare un agnello tra capri e pecore? Tuttavia il comando, che lì era impossibile a realizzarsi, preannunziava che in futuro avrebbe potuto realizzarsi nel Signore. Fu trovato infatti l'agnello tra capri e pecore, poiché il Signore nostro Gesù Cristo, nato nella natura umana dalla discendenza di David, ha origine da peccatori e da giusti. Tra gli antenati del Signore, secondo la genealogia riportata dagli Evangelisti, trovi sia dei peccatori - e sono molti - che dei giusti. Venne a chiamare proprio loro - i peccatori - perché tramite loro venne nel mondo. Il Signore riunisce la sua Chiesa chiamando giusti e peccatori: i giusti però li porterà nel regno dei cieli, mentre allontanerà da sé i peccatori che avranno perseverato nei peccati e nella malvagità. Tuttavia venne ad addossarsi i nostri peccati e non disdegnò di trarre origine da peccatori. In quelle genealogie sono nascosti molti misteri: Dio ci conceda tempo sufficiente per esporli alla vostra santità. Però ora ritorniamo all'argomento che avevamo iniziato a trattare.
Pasqua e Pentecoste presso i Giudei e i cristiani.
3. Trattavamo del giorno della Pentecoste e stavamo dicendo perché lo festeggiano anche i Giudei. Essi immolano l'agnello e l'immolazione dell'agnello è propria della Pasqua; così anche noi celebriamo la Pasqua nella quale l'Agnello immacolato, innocente, è stato ucciso. È Cristo il vero agnello: di lui diede testimonianza Giovanni dicendo: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo; noi celebriamo la Pasqua con la sua morte. Ai Giudei è stata data la legge nel timore, ai cristiani fu dato lo Spirito Santo nella grazia. Quelli col timore non poterono adempiere la legge e, complice la legge stessa, divennero rei. Di cinque libri è composta la legge, cinque portici circondavano la piscina di Salomone; vi portavano gli infermi, ma nessuno di essi poteva essere guarito. I cinque portici raccoglievano gli infermi che vi venivano posti e lì rimanevano; così come in quei cinque libri [della legge] nessuno veniva risanato. Perché nessuno? Per la superbia. Infatti proprio mentre credono di poter adempiere la legge con le loro proprie forze, non osservano ciò che fu comandato. E la legge era contro di essi; [rispecchiandosi] in essa si riconosceranno peccatori, fino a che non esclameranno - ve lo abbiamo detto anche questa mattina -: Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? La grazia di Dio, per Gesù Cristo Signore nostro. La legge dunque fa riconoscere peccatori, la grazia libera dal peccato; la legge atterrisce, la grazia attrae; la legge porta alla pena, la grazia offre la misericordia. Tuttavia gli stessi comandamenti li troviamo sia nella legge che nella grazia. E perciò si dice che la legge è stata scritta dal dito di Dio. Abbiamo così la sacra Scrittura.
Lo Spirito Santo dito di Dio.
4. Cerchiamo ora che cosa sia nel Vangelo il dito di Dio: lo troveremo. Che cosa significa: " dito di Dio "? Non che Dio abbia realmente la forma del corpo come l'abbiamo noi, così che mentre vede da una parte non veda dall'altra; oppure che sia limitato dalla sagoma delle varie membra, lui che è totalmente ovunque e presente a tutto. Che cosa è allora il dito di Dio? Lo Spirito Santo. Fate attenzione. Donde proviamo questa affermazione? Dal Vangelo. A volte infatti quanto un Evangelista dice in modo figurato, un altro lo riporta in maniera più chiara. In un passo del Vangelo si narra che i Giudei dicevano del Signore che cacciava i demoni in nome di Beelzebub. Il Signore rispose loro: Se io caccio i demoni col dito di Dio, è segno che il regno di Dio è giunto in mezzo a voi. Un altro evangelista esprime in questa maniera la stessa frase: Se caccio i demoni in virtù dello Spirito Santo, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Mentre dunque un evangelista parla del dito di Dio, l'altro espone la frase in diversa maniera per farci capire che il dito di Dio è lo Spirito Santo. Non andiamo a cercare in Dio dita di carne, ma cerchiamo di comprendere perché lo Spirito Santo sia chiamato dito. È chiamato così perché attraverso lo Spirito Santo i doni [della grazia] sono scesi suddividendosi sugli Apostoli. La mano infatti appare divisa nelle cinque dita e con esse si conta e si divide. Perché allora i Giudei celebrano la Pentecoste? È un grande mistero, fratelli, e veramente meraviglioso; notate questo: nel giorno di Pentecoste i Giudei ricevettero la legge scritta col dito di Dio e nel giorno di Pentecoste scese lo Spirito Santo.
La legge presso i Giudei e presso i cristiani.
5. Riguardo alla legge che è stata data da Dio, è necessario spiegare perché i giudei la ricevettero su tavole di pietra. Essa simboleggiava la durezza del loro cuore. Tuttavia fu scritta col dito di Dio: poiché le stesse norme che vi sono state scritte sono state date anche ai cristiani. Però, come dice l'Apostolo, non su tavole di pietra, ma su tavole di carne che sono i vostri cuori. Questo è importante notare, che la stessa legge, che era stata scritta nei loro duri cuori e non è stata adempiuta, è stata data, facile ed eterna, ai cuori fedeli dei cristiani. Il cuore dei Giudei era di pietra: il cuore dei cristiani è terra fertile, che può portare frutto. Per questo il Signore nel Vangelo, quando gli portarono davanti quella donna sorpresa in adulterio e volevano lapidarla secondo la legge - mentre il Signore voleva piuttosto che non peccasse più, pronto a perdonarle i peccati - rispose a quelli che volevano lapidarla - mentre essi stessi erano di pietra -: Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra contro di lei. E, appena dette queste parole, chinò la testa e cominciò a scrivere con il dito per terra. E quelli, facendo ciascuno il proprio esame di coscienza, uno dopo l'altro si allontanarono cominciando dal più anziano fino al più giovane! E la donna fu lasciata lì sola. Il Signore alzò la testa e le disse: O donna, nessuno ti ha condannata? Rispose: Nessuno, Signore. E il Signore: Neanche io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più. Questa misericordia che cosa ha voluto significare? La grazia. La durezza di cuore dei Giudei che cosa significava invece? La legge data su tavole di pietra. Il Signore scriveva col dito, ma sulla terra, perché da lì potesse ricavare frutto. Qualunque cosa venga seminata sulla pietra invece non germoglia perché non può mettere radice. In ambedue i casi si parla di dito di Dio: col dito di Dio fu scritta la legge, dito di Dio è lo Spirito Santo.
Perché la legge fu data nel cinquantesimo giorno.
6. La legge fu data nel giorno di Pentecoste e lo Spirito Santo scese sugli Apostoli nel giorno di Pentecoste. Avevano detto che avremmo provato l'affermazione che i Giudei ricevettero la legge nel cinquantesimo giorno da quando noi celebriamo la Pasqua. Sai che in base ad una disposizione della legge il quattordicesimo giorno del primo mese essi debbono immolare un agnello e celebrare la Pasqua. Computato questo quattordicesimo giorno nel quale inizia la Pasqua, rimangono del mese diciassette giorni. [Gli ebrei] arrivarono al deserto, dove fu data loro la legge, e la Scrittura dice: Nel terzo mese dalla uscita del popolo dall'Egitto  il Signore disse a Mosè che coloro i quali stavano per ricevere la legge si purificassero fino al terzo giorno, nel quale sarebbe stata data la legge. All'inizio del terzo mese dunque viene comandata la purificazione fino al terzo giorno; e comincia la Pasqua... - Fate attenzione che i numeri non vi ingannino e non vi annebbino l'intelligenza. Per quanto possiamo, con l'aiuto del Signore, vi spieghiamo il problema. Se saremo aiutati dalla vostra attenzione, vedrete subito chiaramente quanto vi verrà detto; se invece non starete attenti, vi rimarrà oscura qualunque cosa dirò, anche se ve la dicessi nella maniera più chiara possibile... -. Dunque: viene fissata la Pasqua al quattordicesimo giorno del mese, e vien dato l'ordine di purificarsi per preparare la consegna, sul monte, della legge scritta col dito di Dio. Il dito di Dio è lo Spirito Santo. Ricordatevelo: lo abbiamo dimostrato dal Vangelo. Viene comandata la purificazione nel terzo giorno del terzo mese. Dal primo mese togli tredici giorni e ne rimangono diciassette (la Pasqua inizia infatti nel quattordicesimo giorno). Aggiungi tutto il secondo mese: diventano quarantasette giorni. Dall'inizio della purificazione altri tre giorni, fanno cinquanta giorni. Non c'è risposta più chiara e più evidente al perché i Giudei ricevettero la legge nel giorno della Pentecoste.
Il peso della legge e il soave giogo di Cristo.
7. Ma osservare la legge è duro; fu un peso, un grave peso [per i Giudei]. È venuto invece il Signore con la grazia e grida: Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi e io vi darò riposo. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite ed umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime; il mio giogo infatti è soave e il mio peso è leggero. In che senso il suo giogo è soave? La legge atterrisce, egli invece attrae; la legge dice: se non fai questo ti punirò, Cristo dice: qualunque cosa avrai fatto ti perdono, d'ora in poi cerca di non peccare. Il suo giogo quindi è soave e il suo peso leggero. Se diventiamo otri nuovi aspettiamo operosi la sua grazia; saremo riempiti fino all'orlo di Spirito Santo, e attraverso lo Spirito Santo avremo la carità, già riscaldati dal vino nuovo e ubriacati al suo calice inebriante e glorioso. Così ci dimenticheremo anche di quelle faccende del mondo che ci tenevano avvinti, come se ne sono dimenticati i martiri quando andavano alla morte: dimenticarono i figli e le mogli, i genitori che si cospargevano di polvere i capelli, le madri che mostravano i loro seni ricordando i giorni dell'allattamento e dello svezzamento; dimenticarono tutto, neanche riconoscevano i loro familiari. Perché ti meravigli se il martire non riconosce i suoi familiari? È ubriaco. Di che cosa è ubriaco? Di carità. Da dove viene ad essi tanta carità? Dal dito di Dio, dallo Spirito Santo, da colui che scese nel giorno della Pentecoste.