martedì 30 settembre 2014

Le due Rome

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 73/14 del 26 settembre 2014, SS. Cipriano e Giustina

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Segnaliamo alcuni brani del libro “LE DUE ROME. Dieci anni dopo la Breccia”, del padre Gaetano Zocchi (Tip. Giachetti, Figlio e C., Prato 1881).
… Vi ha la Roma vecchia e la Roma nuova. Vi ha la Roma dei Papi e la Roma dei framassoni. Vi ha la Roma che prega e quella che bestemmia; la Roma dei martiri e quella dei tiranni; la Roma benedetta e quella maledetta. Vi ha la Roma di granito e la Roma di cartapesta; la Roma eterna e quella che, nata ieri, non è certa di vedere il domani. Vi ha la Roma di Cristo e la Roma dell’Anticristo.
… Essa era la città di tutti i popoli della terra e la patria di tutte le genti per cagione del suo Pontefice, che è il padre universale dei cattolici; perciò, secondo la sublime sentenza del Fénelon, ogni cattolico è romano. Ora il Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica si trova chiuso dentro al Vaticano, che è la sua reggia e la sua prigione, il suo trono e la sua croce, il suo tempio e il Calvario. Della restante Roma altri divennero signori; e perciò fuori della cerchia del Vaticano, a propriamente parlare, non vi è più Roma, ma un cumulo di edifizii e di ruine, di antico e moderno, di grande e venerando e di piccolo e spregevole, che altra volta fu Roma, ora non è più nulla….
…(La fedeltà dei romani al Papa) mi pare abbastanza provata dal modo con cui accolsero la rivoluzione entrata in Roma per la breccia di Porta Pia. Il popolo romano rimase nella massima parte estraneo a quel movimento, cominciato e continuato da forestieri; le larghe promesse, lo splendido fantasma di avvenire fecondo di ricchezze e di potenza, che sembrava inseparabile dal titolo fastoso di capitale di un grand regno, non illusero il popolo romano. Sicchè, mentre tutte le altre città italiane venivano ciecamente travolte nei flutti della passioni anarchiche, Roma invece diede esempio memorando di fedeltà al suo antico e legittimo Sovrano. Professori, impiegati, soldati, grandi signori e principi, elessero il sacrificio, gli stenti, il disprezzo, l’oblio, piuttosto che mutar casacca…
… Soprattutto la strage delle case religiose, dei conventi, dei monasteri, di chiese e di istituzioni pie; la licenza illimitata concessa ad eterici di qualsiasi setta, che ora hanno chiesa e scuola in tutti gli angoli di Roma, e adescano i miserabili e la feccia del popolo con promesse di guadagni materiali, e all’occasione affiggono nei luoghi pubblici avvisi crudelmente oltraggiosi alla fede cattolica, resero i nuovi padroni oltremodo antipatici ai romani…
… Veniamo a Montecitorio. Qui sono gli eletti del popolo, qui è il palladio delle pubbliche libertà, qui è l’arena delle gloriose tenzoni nazionali. Ai tempi del Papa-Re, nel palazzo di Montecitorio, opera di un Papa Innocenzo, onde chiamasi anche palazzo Innocenziano, era la sede della polizia pontificia. Ora i poliziotti se ne sono andati… partiti gli onorevoli poliziotti, entrarono gli onorevoli deputati… Il luogo delle loro solenni comparse è l’aula provvisoria architettata nel 1871 dall’ingegnere Comotto, in forma di una baracca di legno, di ferro e di cristalli, stretta, disagiata, color di cioccolatte, e di disgraziata figura. Goffo baraccone è il nome, onde essa venne battezzata allora e che porta tuttavia; ma l’avrebbero potuta benissimo chiamare gabbia, poiché uno degli onorevoli (scordai quale) non dubitò una volta di asserire solennemente, credo in nome proprio e de’ suoi colleghi: noi siamo una gabbia di matti. Codesta gabbia o baraccone, che dir si voglia, in un col palazzo, costò ai contribuenti italiani cinque milioni e mezzo… Di che tanto più ammirevole è lo zelo, con cui gli inquilini di Montecitorio trattano gli affari dl popolo italiano che li ha mandati!… Già non sono mai troppi nel baraccone sopra descritto… Quando poi in un modo o in un altro si sia finalmente razzolato il numero legale, le discussioni incominciano. Parlano pochi, ma parlano egregiamente: sono bocche d’oro! Specie se si tratta di rompere lance contro preti, frati, persone e cose di Chiesa, correte, oratori, correte ad ascoltare in Montecitorio: non troverete i migliori maestri a cercarli fra milioni… E quelli che tacciono, cioè la maggior parte? Quelli ascoltano? No, quelli vanno e vengono dall’aula al buffet, dal buffet all’aula; o, se sono avvocati, il che, per disgrazia nostra, si verifica almeno ottanta volte su cento, preparano le loro arringhe per la Corte delle assise. Alcuni ridono, altri interrompono l’egregio oratore, poi, giunto il momento opportuno, votano tutti. M come votate in buona coscienza per il bene del popolo che vi ha mandato, se a non avete seguita la discussione, o solo a sbalzi e sbadatamente? La discussione non è fatta per quelli che debbono votare, ma per quelli che debbono leggerla nei giornali e negli atti ufficiali. La discussione non muta mai il risultato del voto, che si conosce già prima della discussione…
… Su per la comoda via aperta dalla munificenza di Pio IX, fui sulla piazza di Montecavallo, vicino al monumento equestre, opera superba di greco scalpello, dinanzi al palazzo del Quirinale… Quel palazzo colle sue sontuose sale, colle sue opere d’arte, coi suoi giardini, era stato la reggia di molti Papi. Anche Pio IX vi aveva, prima dell’esilio, posto la sua Corte. Ora quel palazzo è sede di un re e di una regina, portati a Roma dal turbine rivoluzionario, e si dicono incoronati dalla volontà popolare. In quelle sale, al cospetto delle sacre scene dipinte dal pennello devotissimo dell’Owerbek, si danza e si banchetta: in quei giardini viene Garibaldi a restituire cavallerescamente al re d’Italia la visita; ricevutone nella propria casa. Sopra la porta principale del palazzo sporge una loggia. Di lassù ogni Papa, appena eletto dal Conclave, dava al popolo affollato la sua prima benedizione di Pontefice e di re: ora il re e la regina d’Italia ricevono lassù le ovazioni del popolo sovrano. Sotto l’arco maestoso di quella porta passavano cardinali e Prelati in severo abito talare, colle mozzette ed i rocchetti del cerimoniale liturgico; ora invece di là entrano ed escono le eleganti toilettes delle dame di corte e delle mogli di generali e ministri. È una processione assai poco edificante di soldati che bestemmiano e di ministri che vanno a sottoporre alla firma reale leggi e decreti, di cui non pochi recano lo sfratto di monache o di religiosi, lo smantellamento d’una chiesa, l’abolizione del catechismo, la leva dei chierici, il matrimonio civile e andate voi discorrendo. E sopra quella porta restano tuttavia S. Paolo colla spada sguainata, S. Pietro colle sue chiavi, la Vergine Santa col Bambino tra le braccia!…
… Lessi il nome di tutte le vie delle già finite e di quelle che si stanno terminando. D’Azeglio, Cavour, Manin, Gioberti, Mazzini, Napoleone III, ti guidano a Vittorio Emanuele. E nella parte opposta della stazione, dal Venti Settembre a Castel Fidardo, da Castel Fidardo a Solforino, a Palestro, a Goito, alla Cernaia, quei nomi ti conducono come per mano sulla strada percorsa dalla rivoluzione italica, te ne narrano tutte le geste, te ne cantano tutti i trionfi; quindi, giunto sulla piazza della Indipendenza, tu ammiri finalmente l’ultima meta… La Indipendenza! La Indipendenza! Ed io là ritto in mezzo a quella piazza, non paranco bene rassettata, andava con me stesso meditando questa parola, e confrontava il suo significato filologico, col significato che essa piglia nella mente di quelli che l’hanno colà fatta esporre, in grandi lettere, alla vista del pubblico. Nel pensiero di costoro, indipendenza vuol dire: togliti di lì, che mi ci metta io; vuol dire: morte alla teocrazia! Morte ai tiranni, che comandavano nel nome del vecchio Dio! Viva lo Stato! Il dio nuovo, che fa quando gli talenta, senza l’impaccio di dover render conto ai dogmi ed alla morale. Ma lo Stato fu dio altra volta, quando sul colle Esquilino, dove adesso sorge una parte della nuova Roma, abitava il carnefice incaricato di fustigare e di crocifiggere nel sesterzio gli schiavi, condannati al supplizio: Anche allora il dio Stato non rendeva conto de’ fatti suoi né ai dogmi, né a principi morali, perché la sua divisa era questa. Sic volo sic iubeo, stat pro ratione voluntas! Allora nel suolo della nuova Roma si seppellivano alla rinfusa gli schiavi, avuti in conto di bestie. E dei 900 mila abitanti, che Roma conteneva, i due terzi erano schiavi, poiché il dio Stato vedeva nel servaggio dei più la condizione necessaria della propria indipendenza. Credo che, in materia di indipendenza, non si pensi molto diversamente oggidì… La concorrevano le maghe nel silenzio della notte, a stracciare coi denti vittime eziandio umane, e del fegato bollente di quelle componevano filtri amorosi, e per la virtù del sangue versato in una fossa, evocavano i Mani, a scoprire le cose nascoste, lontane e future. Così, fra gli altri, lasciò scritto l’epicureo Orazio. Ma nemmeno oggidì son rari, tra coloro cui dobbiamo la nuova Roma, i fattucchieri e le streghe, che sotto nomi meno ignobili, rinnovano quelle ignobilissime superstizioni, e posseggono l’anima di molti epicurei moderni, atei e materialisti, che predicano l’indipendenza del pensiero e del cuore… Roma papale aveva cancellati i delitti di Roma pagana, col sangue dei suoi martiri e colle santificazioni dei suoi sacramenti; nel fuoco della carità aveva disciolti i ceppi della schiavitù; aveva sfrantumata la statolatria e fondata la verace indipendenza dei popoli, sul principio della paternità divina… Indipendenza! Indipendenza, e intanto siamo tutti schiavi. La Chiesa schiava dello Stato, lo Stato schiavo dei ministri pro tempore, i ministri schiavi delle fazioni, le fazioni schiave delle logge massoniche, le logge schiave di Satana, tutti schiavi del mal costume, dell’empietà, della rapina, della violenza, della miseria, della fame!…

venerdì 26 settembre 2014

FSSPX: APPELLO DEI CATTOLICI FEDELI ALLA TRADIZIONE

 

Petizione per la fine delle trattative con la Roma modernista.

Alle Loro Eccellenze Illustrissime i Vescovi Bernard Fellay, Tissier de Mallerais, de Galarreta, da parte dei loro umili fedeli:

Noi vi chiediamo di rifiutare ogni futuro colloquio con la Roma modernista e di combattere, oggi e sempre, tutte le forze, se ve ne sono, all'interno della Fraternità Sacerdotale di San Pio X, che si adoperano per sottoscrivere un accordo con la Roma modernista.

Noi vi chiediamo di ricordarvi delle vostre convinzioni passate in merito al fatto che non è conveniente avere nessun rapporto con la Roma modernista fintanto che essa non abbia ritrovato la vera Fede, fintanto che essa non abbia abiurato il concilio Vaticano II ed abolito quella infame parodia che è la "messa" di Paolo VI.

Noi vi chiediamo di proclamare pubblicamente questa rottura delle trattative con Roma.

Preghiamo il Dio degli Eserciti affinché voi manteniate fermamente la linea tracciata dal vostro vescovo consacratore, Mons. Lefebvre, che, nei suoi ultimi anni, ha spesso ripetuto che non vi è alcuna necessità di ulteriori comunicazioni con Roma e che niente potrà giustificare alcun futuro "accordo" se essa non tornerà a professare tutta la vera Fede. Noi vi chiediamo di scusarci se abbiamo ardito interpellarvi in questo modo, e vi preghiamo di comprendere che questo accade soltanto a causa della preoccupazione e dell'urgente desiderio di chiarezza che ci hanno imposto di agire così.

In Christo Rege et Maria Regina,

I cattolici fedeli alla Tradizione del mondo intero.

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Supplique pour l'arrêt des discussions avec la Rome moderniste.

Aux Excellences, les Evêques Bernard Fellay, Tissier de Mallerais, de Galarreta  de la part d'humbles fidèles : nous vous demandons de refuser toute future communication avec la Rome moderniste et de combattre, maintenant et dans le futur, toutes les forces à l'intérieur de la FSSPX qui agiraient  pour signer un accord avec la Rome moderniste.

Nous vous demandons de vous rappeler vos convictions passées : aucun rapport avec la Rome Moderniste avant qu'Elle n'ait retrouvé la vraie Foi, qu'elle ait abjuré Vatican II et aboli cette infâme parodie qu'est la « messe » de Paul VI.

Nous vous demandons de signifier ce refus de toute communication future avec la Rome moderniste par une déclaration officielle.

Nous implorons le ciel pour que vous mainteniez fermement la ligne tracée par votre Evêque consécrateur, Monseigneur Lefebvre, qui, dans ses dernières années, répétait qu'il n'y avait plus aucune nécessité de communiquer avec Rome et que rien, si ce n'est un retour complet à la Foi, ne pourrait justifier un futur accord. Nous vous demandons de nous pardonner notre présomption en vous interpellant de cette manière et que vous comprendrez que c'est seulement avec urgence et crainte que nous agissons ainsi. In Christo et Maria,

les catholiques de Tradition du monde entier. 

 

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Break Off Relations With Modernist Rome.

 

To Your Excellencies Bishops Bernard Fellay, Tissier de Mallerais, Alphonso de Galarreta from your humble flocks: We the Undersigned beg of you to oppose any further communication with Modernist Rome and to fight against any internal forces within the Society of Saint Pius X, if such forces exist, that may now or in the future seek to make an agreement with Modernist Rome.

We beg you to remember and hold fast to your assurances of the past, claiming that it would be wrong to have anything to do with Modernist Rome until such time as it has returned to the Faith, voided Vatican II and rejected the Novus Ordo.

We the undersigned beg Your Excellencies to make your rejection of any further communication or agreement with Rome clear with a public statement.

We implore that you maintain and uphold the words of your consecrating Bishop, Archbishop Lefebvre, who in his last years stated repeatedly that there was no further need to communicate with Rome and that nothing short of a complete return to the Faith by Rome would be sufficient for any manner of agreement.

We beg that you will forgive our presumption in addressing you in this manner and that you understand that it is only with great fear and urgency that we do so.

In Christo et Maria,

the Traditional Catholics of the World

 

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Abbruch der Relationen mit modernistischer Rom!

Der Standort:

An Eure Excellenzen Bischof  Bernard Fellay,

Bernard Tissier de Mallerais, Alphonso de Gallareta von Euren demütigen Herde.

Wir, die Unterzeichneten beten Euch zurüchzuweizen jede weitere

Kommunikation mit modernistischen Rom und zu Kampf gegen jede interne Kraft im Priesterbruderschaft St. Pius X, wenn es solche Kräfte tatsächlich gibt, welche nun oder in die Zukunft versuchen Verständnisse mit mordernistischen Rom zu machen. Wir beten Euch zu erinnern und an Festhalten an Eure Versicherungen von gestern, idem wir meinen dass es fehl wäre etwas mit modernistischen Rom zu tun zu haben bevor die Zeit wenn es an die Glaube wiederkert habe, anulliert Vatican II und die Novus Ordo kaltgestellt habe. Wir die Undergezeichneten beten Eure Excellenzen Eure um Zuruckweisung jede weitere Kommunikation oder Verständnis mit Rom klar zu machen durch eine öffentliche Erklärung. Wir beten Euch die Worte des konsekrierenden Bischof, Erzbischof Lefebvre zu halten, wer während seinen letzten Jahre wiederholte dass es kein weiteres Anlass mit Rom zu kommunizieren gab und dass nichts weniger als eine vollständige Rückkehr zum Glauben genug wäre für jeweilige Einverständnis. Wir beten dass Sie unsere Überheblichkeit in Zuwendung dieser Weise vergeben und dass Sie verstehen werden dass es nur mit grosse Besorgnis und Betroffenheit dass wir es so tun.

In Christo et Maria,

Die traditionellen Katholiken der Welt. 

 

 

martedì 23 settembre 2014

Primo incontro tra il cardinale Müller, prefetto della (CDF) e mons. Bernard Fellay, superiore generale della FSSPX









Un clima di cordialità ha caratterizzato l'incontro tra il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e mons. Bernard Fellay, superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X. 
L'incontro si è svolto questa mattina, dalle 11 alle 13, presso la sede dell'ex Sant'Uffizio. Erano presenti mons. Luis Ladaria SI, segretario della Congregazione; mons. Augustine Di Noia OP, segretario aggiunto, e mons. Guido Pozzo, segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei. Presenti anche gli assistenti della FSSPX, Nikolas Pfluger e Alain-Marc Nèly. 
Durante l'incontro - riferisce una nota della Sala Stampa vaticana - "si sono esaminati alcuni problemi di ordine dottrinale e canonico e si è inteso di procedere per gradi e in temi ragionevoli verso il superamento delle difficoltà e l'auspicato della piena riconciliazione".
"Dopo un lungo tempo dove non vi erano stati più incontri - ha detto padre Federico Lombardi ai giornalisti -, quello di oggi è stata una ripresa serena dei contatti, che mostra la buona intenzione di continuare in una prospettiva positiva".
Il clima è stato "cordiale", ha ribadito il portavoce vaticano, sottolineando che "ci si muove sempre in un senso di auspicato raggiungimento di una riconciliazione" e che si spera che l'incontro di oggi "dia frutti". 




http://www.news.va/it/news/210969











domenica 14 settembre 2014

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: Papi fallibili


   Numero CCCLXXIV (374)                                       13 settembre 2014





  
Al Papa l’infallibilità è data da Dio tramite la Chiesa, ma solo in prestito
– fuori di che può sbagliare completamente.




Papi fallibili

Né i liberali né i sedevacantisti hanno piacere di essere considerati come testa e croce della stessa medaglia, ma è cosí. Per esempio, nessuno dei due ammette una terza alternativa. Basta vedere, ad esempio, come nella sua Lettera ai Tre Vescovi del 14 aprile 2012, Mons. Fellay non riesca a vedere alcuna alternativa al suo liberalismo, se non il sedevacantismo. Parimenti, per molti sedevacantisti, se si accetta che qualsiasi Papa conciliare sia stato veramente Papa, si può essere solo liberali, e se si critica il sedevacantismo, si starebbe promuovendo il liberalismo. Ma non è così!

Perché no? Perché entrambi fanno lo stesso errore di esagerare l’infallibilità del Papa. Perché? Forse perché entrambi sono uomini moderni che credono più nelle persone che nelle istituzioni? E perché si dovrebbe trattare di una caratteristica degli uomini moderni? Perché, a partire più o meno dal protestantesimo, le istituzioni hanno sempre meno cercato realmente il bene comune, mentre hanno sempre più guardato ad un certo interesse privato come il denaro, cosa che naturalmente diminuisce il nostro rispetto per loro. Per esempio, degli uomini buoni hanno impedito per un po’ che la marcia istituzione della banca moderna avesse immediatamente tutti i suoi effetti cattivi, ma i marci banchieri alla fine hanno dimostrato che l’istituzione della riserva bancaria frazionaria e delle banche centrali era, di per sé, cosa malvagia fin dall’inizio. Il Diavolo è nelle strutture moderne, grazie ai nemici di Dio e dell'uomo.

Quindi è comprensibile che i cattolici moderni abbiano la tendenza ad avere troppa fiducia nel Papa e troppo poco nella Chiesa, e in questo sta la risposta a quel lettore che mi ha chiesto perché non scrivo sull’infallibilità nello stesso modo in cui lo fanno i classici manuali cattolici di teologia. Questi manuali sono meravigliosi a loro modo, ma sono stati scritti tutti prima del Vaticano II, e tendono ad attribuire al Papa un’infallibilità che appartiene alla Chiesa. Ad esempio, in questi manuali si tende a presentare il culmine dell’infallibilità come una solenne definizione del Papa, o del Papa col Concilio, ma in ogni caso del Papa. Il dilemma liberal-sedevacantista è la conseguenza e, per così dire, il castigo per questa tendenza a sopravvalutare la persona e a sottovalutare l’istituzione, perché la Chiesa non è solo un’istituzione umana.

Infatti, in primo luogo, la coltre di neve del Magistero Solenne sulla montagna del Magistero Ordinario ne è il vertice solo in modo molto limitato – poiché è totalmente dipendente dalla sommità della roccia che sta sotto la neve. E in secondo luogo, dal testo più autorevole della Chiesa sull’infallibilità, la definizione del veramente cattolico Concilio Vaticano I (1870), sappiamo che l’infallibilità del Papa viene dalla Chiesa, e non viceversa. La definizione dice infatti che quando il Papa impegna tutte e quattro le condizioni necessarie per l’insegnamento ex cathedra, egli ... “gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina…”.  Indubbiamente! Da dove altro può venire l’infallibilità, se non da Dio? Il migliore degli esseri umani, e alcuni Papi sono stati degli ottimi esseri umani, può essere infallibile, o non commettere errori, ma fintanto che ha il peccato originale non può essere infallibile come lo è solo Dio. Se egli è infallibile, tale infallibilità può venire tramite la sua umanità, ma solo dal di fuori, cioè solo da Dio, che sceglie di conferirla attraverso la Chiesa cattolica, e la conferisce solo come un dono momentaneo, limitatamente a quella Definizione.

Pertanto, al di fuori dei momenti strettamente legati all’ex cathedra, nulla impedisce al Papa di proferire delle sciocchezze come la nuova religione del Vaticano II. Così, né i liberali né i sedevacantisti hanno bisogno o devono tener conto di tali schiocchezze, perché, come ha detto Mons. Lefebvre, essi hanno il tesoro dei 2000 anni d’insegnamento ordinariamente infallibile della Chiesa, per giudicare che di sciocchezza si tratta.

Kyrie eleison.



© 2012 Richard N. Williamson. Tutti i diritti sono riservati.
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sabato 6 settembre 2014

In programma incontro tra il card. Müller e mons. Fellay



In programma incontro tra il card. Müller e mons. Fellay

 

Il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, incontrerà prossimamente mons. Bernard Fellay, superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Lo ha confermato il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, precisando che la data dell’incontro è ancora da precisare.
Il porporato tedesco è anche presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” incaricata di facilitare la piena comunione ecclesiale di quanti sono legati alla Fraternità fondata da mons. Lefebvre, che desiderino rimanere uniti al successore di Pietro nella Chiesa cattolica, conservando le loro tradizioni spirituali e liturgiche.


(Tratto dall'archivio della Radio Vaticana)