mercoledì 28 ottobre 2015

Comunicato del Superiore del Distretto d'Italia, don Pierpaolo Maria Petrucci



La Passione della Chiesa

 

 La Relazione finale del sinodo sulla famiglia è stata approvata dai padri sinodali che l’hanno votata nei suoi i 94 punti approvandoli tutti ai 2/3 dei voti. Questo testo sotto certi aspetti costituisce uno scandalo senza precedenti. In esso infatti si chiamano “membra vive della Chiesa”[1] coloro che vivono pubblicamente nell’adulterio affermando che occorre valutare nella pratica la possibilità per essi di accostarsi alla S. Eucaristia “caso per caso”.

Si mina così la dottrina sull’indissolubilità del matrimonio come se questa potesse variare in ragione delle circostanze. Lo stesso 6° comandamento: “Non commetter adulterio” sarebbe così valido in generale, ma poi occorrerebbe considerare ogni caso particolare, ammettendo i questo modo eccezioni. Siamo in presenza di una tecnica rivoluzionaria, già utilizzata al Concilio Vaticano II, per sconvolgere la dottrina, introducendo una morale a geometria variabile, non più riferita a principi immutabili ma che si adatta alle circostanze. Tutto ciò in perfetta continuità con i dei due Motu proprio di Papa Francesco sull’abbreviazione della procedura per l’annullamento dei matrimoni che hanno aperto la via a quello che è già stato chiamo il “divorzio cattolico”.
È questa la nuova, falsa misericordia, non per il peccatore, ma per il peccato. La vera misericordia infatti non consiste nel modificare la morale per giustificare una condotta disordinata ma nel mostrare la gravità del male e spingere il peccatore alla conversione.
Come già affermò il nostro fondatore, Mons. Marcel Lefebvre, stiamo vivendo la Passione della Chiesa che si manifesta sempre più con il tradimento della gerarchia: è il bacio di Giuda; è Caifa che fa liberare Barabba e condanna Gesù a morte.
Tacere di fronte a questo scandalo significa acconsentire. La Fraternità San Pio X non può tacere e nel seguente comunicato il nostro Superiore generale ribadisce la dottrina cattolica di fronte a questi errori diffusi dalle stesse autorità ecclesiastiche.

don Pierpaolo Maria Petrucci

[1] N. 84

tratto da: www.sanpiox.it

Dichiarazione di Mons. Bernard Fellay




Dichiarazione a proposito della Relatio finalis del Sinodo sulla Famiglia
La relazione finale della seconda sessione del Sinodo sulla Famiglia, pubblicata il 24 ottobre 2015, lungi dal manifestare un consenso tra i Padri sinodali, è l’espressione di un compromesso tra posizioni profondamente divergenti. Vi si possono leggere sicuramente dei richiami dottrinali sul matrimonio e la famiglia cattolica, ma si notano anche delle spiacevoli ambiguità e omissioni, e soprattutto delle brecce aperte nella disciplina nel nome di una misericordia pastorale relativista. L’impressione generale che si ricava da questo testo è quella di una confusione che non mancherà di essere sfruttata in un senso contrario all’insegnamento costante della Chiesa.
 Per questo ci sembra necessario riaffermare la verità ricevuta dal Cristo sulla funzione del Papa e dei vescovi[1] e sulla famiglia e il matrimonio[2]. Lo facciamo nello stesso spirito che ci ha spinti a presentare una supplica a Papa Francesco prima della seconda sessione di questo Sinodo. 
  1. La funzione del Papa e dei vescovi
Figli della Chiesa cattolica, noi crediamo che il Vescovo di Roma, Successore di san Pietro, è il Vicario di Cristo, e allo stesso tempo Capo di tutta la Chiesa. Il suo potere è una giurisdizione in senso proprio, e nei suoi confronti i pastori come i fedeli delle chiese particolari, presi ciascuno isolatamente o riuniti insieme, anche in concilio, in sinodo o in conferenze episcopali, sono tenuti a un dovere di subordinazione gerarchica e di vera obbedienza.
Dio ha disposto così, in modo che mantenendo con il Vescovo di Roma l’unità della comunione e la professione della vera fede, la Chiesa di Cristo sia un solo gregge con un solo Pastore. La Santa Chiesa di Dio è divinamente costituita come una società gerarchica, dove l’autorità che governa i fedeli viene da Dio al Papa solo, e attraverso lui ai Vescovi che gli sono sottomessi1.
Quando il Magistero Pontificio supremo ha dato l’espressione autentica della verità rivelata, sia in materia dogmatica sia in materia disciplinare, non spetta agli organismi ecclesiastici dotati di un’autorità di rango inferiore – come le conferenze episcopali – introdurre delle modifiche.
Il senso dei sacri dogmi che deve essere conservato in perpetuo è quello che il Magistero del Papa e dei vescovi ha insegnato una volta per tutte e non è mai permesso allontanarsene. Per questo la pastorale della Chiesa, quando esercita la misericordia, deve cominciare con il rimediare alla miseria dell’ignoranza, donando alle anime l’espressione della verità che le salva2.
Nella gerarchia così stabilita da Dio, in materia di fede e di Magistero, le verità rivelate sono state affidate come un deposito divino agli Apostoli e ai loro successori, il Papa e i vescovi, affinché li conservino fedelmente e li insegnino con autorità. Questo deposito è contenuto come nelle sue fonti nella Santa Scrittura e nelle Tradizioni non scritte che, ricevute dagli Apostoli dalla bocca del Cristo stesso o trasmesse come di mano in mano dagli Apostoli sotto la guida dello Spirito Santo, sono giunte fino a noi.
Quando la Chiesa docente dichiara il senso di queste verità con tenute nelle Scritture e nella Tradizione, lo impone con autorità ai fedeli, perché le credano come rivelate da Dio. Ed è falso dire che spetta al Papa e ai vescovi di ratificare semplicemente quello che è loro suggerito dal sensus fidei o dall’esperienza comune del popolo di Dio.
Come abbiamo già scritto nella Supplica al Santo Padre: «La nostra inquietudine viene dalla condanna che san Pio X ha formulato, nell’enciclica Pascendi, di un simile adattamento del dogma alle pretese esigenze contemporanee. San Pio X e Voi, Santità, avete ricevuto la pienezza del potere di insegnare, di santificare e di governare nell’obbedienza al Cristo, che è Capo e Pastore del gregge in ogni tempo e in ogni luogo, e del quale il Papa deve essere il fedele Vicario sulla terra. L’oggetto di una condanna dogmatica non può diventare, con il tempo, una pratica pastorale autorizzata».
Questo fece dire a Monsignor Lefebvre nella sua Dichiarazione del 21 novembre 1974: «Nessuna autorità, neppure la più alta nella gerarchia, può costringerci ad abbandonare o a diminuire la nostra fede cattolica chiaramente espressa e professata dal Magistero della Chiesa da diciannove secoli. “Se avvenisse - dice San Paolo - che noi stessi o un Angelo venuto dal cielo vi insegnasse altra cosa da quanto io vi ho insegnato, che sia anatema”[3].
  1. Il matrimonio e la famiglia cattolica
Circa il matrimonio, Dio ha provveduto alla crescita del genere umano con l’istituzione del matrimonio, che è l’unione stabile e perpetua di un uomo e una donna[4]. Il matrimonio dei battezzati è un sacramento, poiché il Cristo l’ha elevato a tale dignità; il matrimonio e la famiglia sono dunque di istituzione divina e naturale.
Il fine primo del matrimonio è la procreazione e l’educazione dei figli, che nessuna volontà umana deve escludere con atti ad esso opposti. Il fine secondario del matrimonio è l’aiuto reciproco tra gli sposi e il rimedio alla concupiscenza.
Il Cristo ha stabilito che l’unità del matrimonio sarebbe stata definitiva, per i cristiani come per tutti gli uomini. Quest’unità gode di un’indissolubilità che non può mai essere sciolta né dalla volontà delle due parti, né da un’autorità umana: «ciò che Dio ha unito, l’uomo non separi»[5]. Nel caso del matrimonio sacramentale dei battezzati, l’unità e l’indissolubilità si spiegano inoltre con il fatto che è il segno dell’unione del Cristo con la sua Sposa, la Chiesa.
Tutto ciò che gli uomini possono decretare o fare contro l’unità o l’indissolubilità del matrimonio non corrisponde né a quello che esige la natura né al bene della società umana. In più, i fedeli cattolici hanno il grave dovere di non unirsi con il cosiddetto matrimonio civile, senza tener conto del matrimonio religioso prescritto dalla Chiesa.
Ricevere l’Eucarestia (o comunione sacramentale) richiede lo stato di grazia santificante e l’unione al Cristo tramite la carità; la comunione aumenta questa carità e significa nello stesso tempo l’amore di Cristo per la Chiesa, che è a Lui unita come Sua unica Sposa. In conseguenza, coloro che deliberatamente vivono insieme in un’unione concubinaria o anche adultera, contro le leggi di Dio e della Chiesa, dando un cattivo esempio di mancanza di giustizia e carità, non possono essere ammessi all’Eucarestia e sono considerati come pubblici peccatori: «Colui che sposa una donna ripudiata, commette adulterio»[6].
Per ricevere l’assoluzione dei suoi peccati nel quadro del sacramento della Penitenza, è necessario avere il fermo proposito di non peccare più e in conseguenza coloro che rifiutano di mettere un termine alla loro situazione irregolare non possono ricevere un’assoluzione valida[7].
In conformità alla legge naturale, l’uomo ha il diritto di usare della propria sessualità solo nel quadro di un legittimo matrimonio, e rispettando i limiti fissati dalla morale. Per questo l’omosessualità contraddice il diritto divino naturale. Le unioni compiute fuori dal matrimonio, che siano concubinarie, adultere o omosessuali, sono un disordine contrario alle esigenze della legge divina naturale e costituiscono quindi un peccato; non ci si potrebbe riconoscere alcuna parte di bontà morale, nemmeno diminuita.
Di fronte agli errori attuali e alle legislazioni civili contro la santità del matrimonio e la purezza dei costumi, la legge naturale non ammette eccezioni, poiché Dio, nella sua infinita sapienza, dando agli uomini la Sua legge, ha previsto tutti i casi e tutte le circostanze, a differenza dei legislatori umani. Così non si può ammettere la cosiddetta morale di situazione, che si propone di adattare le regole di condotta dettate dalla legge naturale alle circostanze variabili delle diverse culture. La soluzione dei problemi di ordine morale non deve essere sottomessa alla sola coscienza degli sposi o dei pastori, e la legge naturale si impone alla coscienza come regola dell’agire.
La sollecitudine del Buon Samaritano verso il peccatore si manifesta con una misericordia che non scende a patti con il peccato, come il medico che vuole aiutare efficacemente un malato a recuperare la salute non scende a patti con la malattia, ma l’aiuta a vincerla. Non ci si può liberare dell’insegnamento evangelico in nome di una pastorale soggettivista che –pur ricordandolo in termini generali – l’abolirebbe caso per caso. Non si può accordare ai vescovi la facoltà di sospendere la legge dell’indissolubilità ad casum, senza esporsi a un indebolimento della dottrina del Vangelo e a un frazionamento dell’autorità nella Chiesa. In effetti in questa prospettiva erronea quello che è affermato dottrinalmente potrebbe essere negato pastoralmente, e quello che è proibito de jure potrebbe essere autorizzato de facto
In questa confusione estrema, spetta ormai al Papa – in conformità alla sua carica e nei limiti a lui fissati dal Cristo – ribadire con chiarezza e fermezza la verità cattolica quod semper, quod ubique, quod ab omnibus[8], e di impedire che questa verità universale non sia praticamente o localmente contraddetta.
Seguendo il consiglio del Cristo: vigilate et orate, noi preghiamo per il Papa: oremus pro Pontifice nostro Francisco, e restiamo vigilanti: non tradat eum in manibus inimicorum eius, perché Dio non lo abbandoni al potere dei suoi nemici. Supplichiamo Maria, Madre di Dio, di ottenergli le grazie che gli permetteranno di essere il custode fedele dei tesori del Suo Divin Figlio.

Menzingen, 27 ottobre 2015
+Bernard Fellay
Superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X
Fonte: DICI

[1] Mt XVI, 18-19; Io XXI, 15-17; costituzione Pastor Aeternus del Concilio Vaticano I.
[2] Concilio di Trento, IV sessione; Concilio Vaticano I, costituzione Dei Filius; decreto Lamentabili, n. 6.
[3] Gal. 1, 8
[4] Gn 2, 18-25.
[5] Mt 19, 6.
[6] Mt 19, 9.
[7] Leone XIII, Arcanum divinae sapientiae; Pio XI, Casti connubii.
[8] S. Vincenzo di Lerino, Commonitorium.

sabato 17 ottobre 2015

FESTA DI CRISTO RE ( ULTIMA DOMENICA DI OTTOBRE )









Due feste della regalità di Cristo.
Trovammo già all'inizio dell'Anno Liturgico una festa della Regalità di Cristo: l'Epifania. Gesù, nato da poco, si manifestava ai Re dell'Oriente e al popolo d'Israele come "il Signore, che tiene nella sua mano il regno, la potenza, l'impero" (Introito della Messa dell'Epifania). Accogliemmo allora "il Salvatore, che veniva a regnare su di noi" (ibid.) e con i Magi gli offrimmo i nostri doni, fede e amore.
Perché la Chiesa al declinare dell'Anno Liturgico ci fa celebrare un'altra festa della Regalità di Cristo, della sua regalità sociale e universale?
Il giorno dell'Epifania noi abbiamo conosciuto la natura della regalità, non meno della dignità del neonato Bambino. Ma, forse, ci siamo lasciati affascinare dalla stella che, brillando nel cielo di Betlemme, ci recava la luce della fede e ci faceva sperare più vivo splendore per l'eternità. Cantammo allora la venuta dei gentili alla fede
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nella persona dei Magi, giunti dal lontano Oriente ai piedi del Re dei Giudei.

Il laicismo.
Oggi la Chiesa ci fa riflettere sulle conseguenze della chiamata universale alla fede in Cristo. Le nazioni si sono convertite nel complesso al Signore, che con le conoscenze soprannaturali ha portato loro i benefici di una civiltà sempre ignorata dal mondo antico. Purtroppo, ormai da due secoli, un errore perniciosissimo tutte le rovina e in modo particolare rovina la Francia: il Laicismo. Consiste nella negazione dei diritti di Dio e di nostro Signore Gesù Cristo sulla società umana, sia privata e familiare che sociale e politica. Gli apostoli della nuova eresia hanno ripreso il grido dei Giudei deicidi: Non vogliamo che costui regni sopra di noi. Con l'abilità, la tenacia e l'audacia dei figli delle tenebre si sono sforzati di cacciare Cristo da ogni luogo, hanno dichiarata immorale la vita religiosa, hanno espulso i religiosi, hanno tentato, sebbene invano, di imporre una costituzione scismatica alla Chiesa, hanno separato la Chiesa dallo Stato, negato alla società civile il dovere di aiutare gli uomini a conquistare i beni eterni, scardinato la famiglia con la legge del divorzio, tolto il crocifisso dai tribunali, dagli ospedali, dalle scuole e hanno infine dichiarato intangibili le loro leggi, facendo dello Stato un Dio.

Scopo della festa.
Di fronte a "questa peste dei nostri tempi", i Papi hanno alzata la loro voce. Ma continuando la marea a crescere, Pio XI approfittò dell'anno giubilare, per ricordare in modo solenne al mondo, con l'enciclica Quas primas del giorno 11 dicembre 1925, il pieno e totale potere di Cristo, Figlio di Dio, Re immortale dei secoli, su tutti gli uomini e tutti i popoli, in tutti i tempi. Perché l'insegnamento tanto necessario non fosse troppo presto dimenticato il Papa istituì, in onore della universale regalità di Cristo, una festa liturgica, che fu ad un tempo solenne ammonimento e riparazione per l'apostasia delle nazioni e degli individui, che all'insegna del laicismo tende a manifestarsi nella dottrina e nella vita. In tale festa, per disposizione del Sommo Pontefice, si rinnova la consacrazione del genere umano al Sacro Cuore.
I fedeli trovano nel Breviario o, in modo più semplice, nel Messale l'insegnamento della Chiesa sulla regalità sociale di Cristo, in-
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sieme ad incomparabili formule di preghiera, di lode, di riparazione e di domanda da usarsi nella festa. Ma l'enciclica del Papa espone l'insegnamento in tutta la sua ampiezza e noi la riassumeremo, invitando a leggere il testo integrale, affinché, conosciuti i diritti del Signore, si respinga il veleno del laicismo e si vada con confidenza al Cuore di Gesù, che nella sua regalità è soltanto amore e misericordia.

La triplice regalità.
I fedeli potranno vedere nella enciclica come Cristo è Re delle intelligenze, dei cuori e delle volontà; chi sono i sudditi di questo Re; il triplice potere che la regalità comporta e la natura spirituale della regalità stessa.
In senso metaforico si è stabilito da molto tempo l'uso di attribuire a Cristo il titolo di Re, per l'eccellenza ed eminenza delle sue singolari perfezioni, per le quali sorpassa tutte le creature. Ci si esprime così, per dire che egli è il Re delle intelligenze umane, non tanto per la penetrazione della sua intelligenza umana e della vastità della sua scienza, ma piuttosto perché è la Verità stessa e gli uomini devono cercare in lui la verità e da lui riceverla con sottomissione. Egli poi è detto Re delle volontà non solo perché alla santità assoluta della divina volontà corrisponde l'integrità e la sottomissione perfetta della sua volontà umana, ma anche perché, attraverso la mozione e l'ispirazione della grazia, sottomette la nostra libera volontà, facendo sì che il nostro ardore si infiammi per le azioni più nobili. Infine Cristo è Re dei cuori, a causa della sua carità, che sorpassa qualsiasi immaginazione, nonché della dolcezza e della bontà, che attirano le anime. Di fatto, nessun uomo fu mai amato, né lo sarà mai, come Cristo Gesù da tutto il genere umano.

Regalità, conseguenza dell'unione ipostatica.
"Ma, per addentrarci di più nell'argomento, tutti possono vedere che il nome e il potere di Re spettano a Cristo nel senso proprio del termine. È nella qualità d'uomo che Cristo ha ricevuto dal Padre la potenza, l'onore, la regalità, perché il Verbo di Dio, che è consostanziale al Padre, tutto possiede in comune col Padre e, per conseguenza il potere sovrano e assoluto su tutte le cose ... La Regalità di Cristo poggia sopra l'unione mirabile che vien detta unione ipo-
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statica. Ciò posto, gli angeli e gli uomini devono adorare Cristo in quanto è Dio, ma devono obbedire a lui e manifestargli sottomissione anche in quanto uomo, cioè, per il solo motivo dell'unione ipostatica Cristo ha avuto potere su tutte le creature... ".

Il triplice potere.
"La regalità di Cristo comporta un triplice potere: legislativo, giudiziario, esecutivo. Senza questi poteri non si concepisce alcuna regalità. I Vangeli non solo ci assicurano che Cristo ha confermato delle leggi, ma ce lo presentano mentre stabilisce delle leggi ... Gesù dichiara inoltre che il Padre gli ha concesso un potere giudiziario ... e il potere giudiziario implica il diritto di decretare per gli uomini pene e ricompense anche in questa vita. Il potere esecutivo deve poi essere attribuito a Cristo, perché l'obbligo di obbedire ai suoi ordini è per tutti necessario, avendo egli stabilito pene alle quali nessuno che sia colpevole potrà sottrarsi".

Carattere della Regalità di Cristo.
"Che la Regalità di Cristo sia spirituale e si riferisca soprattutto alle cose spirituali... il modo stesso di agire di Cristo l'ha confermato... Davanti a Pilato Gesù dichiarò che il suo regno non è di questo mondo e, nel Vangelo, questo regno ci è presentato come un regno nel quale ci si prepara ad entrare con la penitenza e si entra soltanto per la fede e per il battesimo. Il Salvatore inoltre oppone il suo regno soltanto al regno di Satana e alla potenza delle tenebre; chiede ai suoi discepoli non solo di distaccarsi dalle ricchezze e da tutti i beni della terra, di praticare la dolcezza, di aver fame e sete di giustizia, ma anche di essere pronti alle rinunce e di portare la croce. Se Cristo Redentore si è comprata la Chiesa a prezzo del suo sangue e Cristo Sacerdote si offre perpetuamente vittima per i peccati degli uomini, chi non vede che la sua dignità regale deve avere il carattere spirituale di queste due funzioni di Sacerdote e di Redentore?
Sarebbe tuttavia errore negare che la regalità di Cristo si estenda alle cose civili, perché egli ha ricevuto dal padre un dominio assoluto, tale che si estende a tutte le cose create, le quali tutte sono sottomesse al suo dominio".
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MESSA
Mentre in cielo gli Angeli e i Santi adorano l'Agnello immolato proclamandolo Re, noi ci raccogliamo nella Chiesa, per rinnovare il mistero della immolazione di questo Agnello e per proclamare anche noi la sua universale regalità nella vita individuale, familiare, sociale e politica, in terra e nell'eternità.
L'Epistola è un cantico vero e proprio in cui l'Apostolo san Paolo, rapito, proclama che cosa è Cristo per Dio, per la creazione e per la Chiesa. Il Padre è invisibile, abita in una luce, in una inaccessibile regione; ma ecco appare in mezzo a noi, perché si fa uomo come noi, versa il suo sangue per noi, Colui che è sua immagine, che è nato da Lui, che è Dio come Lui.
Dio: La creazione è opera sua, tutto per Lui sussiste, in Lui noi abbiamo vita, il movimento e l'essere, tutto esiste per Lui.
Capo della creazione, è capo ancora della Chiesa, che è il suo corpo, la sua Sposa. Tra essi vi è unità di vita e la vita egli l'ha nella pienezza e la pienezza si dispensa senza esaurirsi. Viene da Lui ogni bellezza, viene da Lui ogni santità, come dalla sua sorgente.
Il Padre lo volle così, nel suo disegno volto a ricondurre tutte le cose all'unità primitiva e a pacificare, nel sangue del suo Figlio, tutto quanto esiste in cielo e in terra.

EPISTOLA (Col. 1, 12-20). - Fratelli: Ringraziamo Dio Padre, il quale ci ha fatti degni di partecipare alla sorte dei santi nella luce, e, liberandoci dall'impero delle tenebre, ci ha trasportati nel regno del suo diletto Figliolo, nel quale, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione e la remissione dei peccati. Egli è l'immagine dell'invisibile Dio, il primogenito di tutte le creature, perché in lui sono state fatte tutte le cose, in cielo e in terra, visibili e invisibili, i Troni, le Dominazioni, i Principati, le Potestà; tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è avanti a tutte le cose e tutto sussiste in lui. Egli è il capo del corpo della Chiesa, lui che è il principio e il primogenito tra i morti, in ogni cosa, affinché sia il primo. Infatti piacque (al Padre) che in lui abitasse ogni pienezza (della divinità) e, facendo la pace mediante il sangue della sua croce, per mezzo di lui ha voluto riconciliare con sé tutte le cose, quelle che sono sulla terra e quelle che sono in cielo, in Gesù Cristo, Nostro Signore.

VANGELO (Gv. 18, 33-37). - In quel tempo: Pilato domandò a Gesù: Sei tu il Re dei Giudei? Gesù rispose: dici questo da te stesso, oppure altri te l'hanno detto di me? Disse Pilato: Sono forse Giudeo? La tua nazione e i grandi sacerdoti ti han messo nelle mie mani: che hai fatto? Rispose Gesù: Il mio regno non è di questo mondo; se fosse di questo mondo il mio regno, i miei ministri, certo, avrebbero combattuto perché non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma il regno mio non è di quaggiù. Dunque tu sei Re? gli chiese
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allora Pilato. Gesù rispose: Tu lo dici, io sono Re. Sono nato per questo, e per questo sono venuto al mondo, a rendere testimonianza alla verità. Chi è per la Verità ascolta la mia voce.

Il dialogo tra Gesù e Pilato ci rivela il carattere spirituale e universale della Regalità del Messia, la sua origine e il suo fine: "Io sono nato e sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità: chi è per la verità ascolta la mia voce". Commentando questo testo, sant'Agostino ci rivela il disinteresse e la bontà del nostro Re: "Che cosa era per il Signore essere re d'Israele? Era forse qualcosa di grande per il Re dei secoli diventare re degli uomini? Cristo non è re d'Israele per esigere tributi, per armare di ferro dei battaglioni e per domare visibilmente i suoi nemici, ma è re d'Israele per governare le anime, per vegliare su di esse nell'eternità, per condurre al regno dei cieli quelli che credono, che sperano, che amano".
Facciamo dunque vedere che siamo suoi sudditi dando a lui l'omaggio della nostra fede, della nostra confidenza e del nostro amore.
Meglio che nelle altre preghiere del santo sacrificio, nel Prefazio è proposta alla fede e alla pietà dei credenti l'esatta nozione teologica della regalità di Cristo. Come Figlio unico del Padre, al quale è coeterno e consostanziale, il Verbo incarnato comunica alla sua santa umanità, in virtù dell'unione ipostatica, la doppia unzione divina del Sacerdozio e della Regalità. In virtù del sacrificio redentore sull'altare della Croce, come per la nascita eterna, egli sottomette al suo indistruttibile imperio tutte le creature in un regno di Verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore, di pace" (P. de la Brière, Études, t. 186, p. 358).

PREFAZIO
È cosa davvero degna e giusta, equa e salutare renderti grazie in ogni tempo e in ogni luogo, o Signore santo, Padre onnipotente, Dio eterno, che ungesti con l'olio della letizia il tuo unico Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, Sacerdote eterno e Re dell'Universo, perché immolando se stesso sull'altare della Croce, ostia immacolata e pacifica, compì il mistero sacro della redenzione dell'uomo e, sottomesse al suo impero tutte le creature, procurò alla tua immensa maestà un regno eterno e universale, regno di verità e di vita, regno di santificazione e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace. Per questo...

PREGHIAMO
O Dio onnipotente ed eterno che volesti restaurare ogni cosa nel tuo diletto Figliolo, Re dell'universo, fa' che tutte le famiglie del mondo, disgregate a causa del peccato, si sottomettano alla sua soavissima autorità.

da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 1210-1215.



 
 
LITANIE DEL SACRO CUORE DI GESU'





Initium
All'inizio
Invocazioni a Dio
+ In nómine Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti Dómine, lábia mea  apéries,
Et os meum annuntiábit láudem tuam.
Deus, in adiutórium meum inténde.
Dómine, ad adiuvándum me festína.
+ In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo O Signore, tu aprirai le mie labbra,
E la mia bocca proclamerà la tua lode.
O Dio, vieni a salvarmi.
O Signore, vieni presto in mio aiuto.

Kyrie, eléison.
  Kyrie, eléison.
Christe, eléison.
  Christe, eléison.
Kyrie, eléison.
  Kyrie, eléison.
Christe, áudi nos.
  Christe, áudi nos.
Christe, exáudi nos.
  Christe, exáudi nos. Pater de coélis, Deus, miserére nobis.
Fíli, Redémptor mundi, Deus, miserére nobis.
Spíritus Sancte, Deus,  miserére nobis.
Sancta Trínitas, unus Deus,  miserére nobis.

Cor Iesu, Fili Patris aeterni,
miserére nobis.
Cor Iesu, in sinu Vírginis Matris a Spíritu Sancto formátum, 
miserére nobis.
Cor Iesu, Verbo Dei substantiáliter unítum, miserére nobis.
Cor Iesu, maiestatis infinitae,  miserére nobis.
Cor Iesu, templum Dei sanctum, miserére nobis.
Cor Iesu, Tabernáculum Altíssimi,    miserére nobis.
Cor Iesu, domus Dei et porta coeli,
miserére nobis.            
Cor iesu, fornax ardens,
miserére nobis.

Cor Iesu, iustítiae et amoris receptáculum,      miserére nobis.
Cor Iesu, bonitate et amore plenum,       miserére nobis.
Cor Iesu, virtítum ómnium abyssus,       miserére nobis.
Cor Iesu, omni láude digníssimum,
miserére nobis.
Cor Iesu, rex et centrum ómnium córdium,     miserére nobis.
Cor Iesu, in quo sunt omnes thesáuri sapiéntiae et sciéntiae, miserére nobis.
Cor Iesu, in quo hábitat omnis plenitúdo divinitátis, miserére nobis.
Cor Iesu, in quo Pater sibi bene complácuit, miserére nobis.
Cor Iesu, de cuius plenitúdine omnes nos accépimus, miserére nobis.
Cor Iesu, desidérium cóllium aeternórum,   miserére nobis.
Cor Iesu, pátiens et multae misericórdiae,   miserére nobis.
Cor Iesu, dives in omnes qui ínvocant te,   miserére nobis.
Cor Iesu, fons vitae et sanctitatis,        miserére nobis.
Cor Iesu, propitiátio pro peccatis nostris,    miserére nobis.
Cor Iesu, saturátum appróbriis,       miserére nobis.
Cor Iesu, attrítum propter scélera nostra,  miserére nobis.
Cor Iesu, usque ad mortem oboédiens factum, miserére nobis.
Cor Iesu, láncea perforatum,                miserére nobis.
Cor Iesu, fons totíus consolationis,            miserére nobis.
Cor Iesu, vita et resurréctio nostra,            miserére nobis.
Cor Iesu, pax et reconciliátio nostra,          miserére nobis.
Cor Iesu, víctima peccatorum, miserére nobis.
Cor Iesu, salus in te sperántium, miserére nobis.
Cor Iesu, spes in te moriéntium, miserére nobis.
Cor Iesu, delíciae Sanctorum ómnium, miserére nobis.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,  parce nobis, Dómine.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,  exáudi nobis, Dómine.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,  miserére nobis.

Iesu, mitis et húmilis Corde.
Fac cor nostrum secundum Cor tuum.

Orémus
Omnípotens sempiterne Deus, réspice in Cor dilectísimi Fílii tui, et in láudes et satisfactiones, quas in nómine peccatorum tibi persólvit, iísque misericórdiam tuam peténtibus tu véniam concéde placatus, in nómine eiúsdem Fílii tui Iesu Christi: Qui tecum vivit et regnat, in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia saécula saeculórum.
Amen.

Signore, pietà.
  Signore, pietà.
Cristo, pietà.
  Cristo, pietà.
Signore pietà.
  Signore, pietà.
Cristo, ascoltaci. 
  Cristo, ascoltaci.
Cristo, esaudiscici.
  Cristo, esaudiscici. O Dio, Padre celeste, abbi pietà di noi.
O Dio, Figlio Redentore del mondo, abbi pietà di noi.
O Dio, Spirito Santo, abbi pietà di noi.
Santa Trinità, unico Dio,
abbi pietà di noi.

Cuore di Gesù, Figlio dell'eterno Padre, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Madre,
abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, sostanzialmente unito al Verbo di Dio, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, di maestà infinita, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, tempio santo di Dio, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, tabernacolo dell'Altissimo, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, casa di Dio e porta del Cielo, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, ricettacolo di giustizia e di amore, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, pieno di bontà e di amore, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, abisso di ogni virtù,
abbi pietà di noi.

Cuore di Gesù, degnissimo di ogni lode, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, Re e centro ei tutti cuori, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, in cui sono tutti i tesori di sapienza e di scienza, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, in cui abita la pienezza della divinità,  abbi pietà noi.
Cuore di Gesù, in cui li Padre ha posto la sua compiacenza, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, dalla cui abbondanza noi tutti ricevemmo, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, desiderio dei colli eterni, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, paziente e misericordiosissimo, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, ricco in tutti coloro che ti invocano, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, fonte di vita e di santità,
abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, propiziazione per i peccati nostri, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, colmato di obbrobrii,
abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, spezzato per le nostre scelleratezze, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, fatto obbediente fino alla morte, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, trapassato dalla lancia,
abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, fonte di ogni consolazione, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, vita e resurrezione nostra,
abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, pace e riconciliazione nostra, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, vittima dei peccatia, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, salute di chi in Te spera, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, speranza di chi in Te muore, abbi pietà di noi.
Cuore di Gesù, delizia di tutti i Santi,
abbi pietà di noi.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, 
   perdonaci, o Signore.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, 
   ascoltaci, o Signore.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, 
   abbi pietà di noi.

Gesù, mansueto e umile di cuore.
Rendi il nostro cuore simile al tuo.

 Preghiamo
O Dio onnipotente ed eterno, guarda al Cuore del tuo dilettissimo Figlio, alle lodi e alle soddisfazioni che Esso ti ha innalzato in nome dei peccatori, e perdona clemente a tutti coloro che ti chiedono misericordia nel nome dello stesso tuo Figlio Gesù Cristo, che è Dio e vive e regna con Te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen.



+ In nómine Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.




sabato 3 ottobre 2015

Che cosa dobbiamo fare, fratelli?

 Che cosa dobbiamo fare, fratelli?



Nulla è mai del tutto perduto, quando c’è di mezzo la grazia. Se i cittadini di Gerusalemme, dopo aver ascoltato san Pietro imputare loro la morte di Gesù, con il cuore trafitto dal pentimento ebbero speranza sufficiente per porgli questa domanda (cf. At 2, 36-37), quanto più coloro che Lo servono fedelmente e desiderano ardentemente conoscere la Sua volontà hanno il diritto di porgerla! La situazione surreale in cui, loro malgrado, si trovano rende tale questione quanto mai pressante, ma costituisce altresì un argomento stringente per reclamare un rapido esaudimento. Quando tutto sembra crollare, il Signore della storia non può abbandonare i Suoi fedeli allo smarrimento e all’incertezza; è Lui, l’unico in grado di aprirlo, che in virtù della Sua morte redentrice e della Sua risurrezione ha preso dalla destra del Padre il rotolo sette volte sigillato che contiene i Suoi insondabili decreti circa la sorte dell’umanità (cf. Ap 5, 6-7).

Se, nella storia della Chiesa, si è colpito il clero simoniaco e concubinario negandogli ogni forma di sostentamento e disertandone le celebrazioni, tanto più è doveroso farlo nei confronti di quei chierici che demoliscono la fede dei semplici con il loro insegnamento eterodosso e con la loro condotta immorale. Non frequentate più le parrocchie in cui si predicano eresie o si dà scandalo con comportamenti indegni; non fate più offerte e non chiedete più i Sacramenti in quei luoghi, ma rivolgetevi soltanto a sacerdoti affidabili, anche se fosse necessario spostarsi. È pur vero che, a norma di diritto, bisogna far riferimento alla parrocchia nel cui territorio si ha il domicilio; ma, visto che già tanti ministri e fedeli si esimono da sé dal rispetto dei canoni per motivi di preferenza o di amicizia, perché mai dovrebbero sentirsi vincolati in coscienza quelli che vogliono preservare la propria fede ed essere certi di ricevere la grazia?

Ciò che in tempi normali è reprensibile, in circostanze eccezionali può diventare doveroso, purché si tratti, ovviamente, di questioni attinenti al diritto meramente ecclesiastico. I sacerdoti refrattari, durante il Terrore, non chiedevano certo il certificato di residenza ai fedeli che si rivolgevano a loro. Noi non siamo ancora costretti a darci alla macchia per esercitare il sacro ministero, ma a celebrare la Messa antica quasi di nascosto, sì – e per sfuggire alla mannaia non di tribunali rivoluzionari, ma di vescovi “cattolici”. La nostra coscienza può quindi rimanere in pace, quand’anche non osserviamo norme del codice del tutto relative: la salus animarum non è forse la suprema legge della Chiesa, come ci hanno ripetuto in modo martellante nella nostra “formazione”? Solo che, da quanto è dato arguire, secondo loro noi dovremmo salvare le anime autorizzando ciascuno a fare tranquillamente quello che gli pare in base alla sua nozione personale di bene e di male…

Se i vostri Pastori vi chiedono conto di ciò che fate, rispondete spiegando loro apertamente le vostre motivazioni, anche a costo di irritarli o di farvi giudicare integralisti, ma guardatevi bene dal farvi trascinare in una discussione dalla quale uscireste offesi e malconci, dato che non maneggiate quella dialettica perversa che si insegna nei seminari per sfornare preti capaci di aver ragione anche quando hanno torto in modo evidente. Dite quel che dovete dire e scappate via, lasciandoli cuocere nel loro brodo; in ogni caso, avrete compiuto nei loro confronti un atto di carità intellettuale, e chi non è completamente accecato dall’orgoglio si porrà qualche salutare domanda. In un’epoca in cui tutto è capovolto, può pure capitare che tocchi alle pecore salvare il pastore.

È ora di far sentire la propria voce dal basso, dato che quanti erano pronti a farlo dall’alto sono stati bellamente imbavagliati. L’atteso Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, che si aprirà domattina, è già stato preventivamente blindato dalla suprema autorità, visto che in quello preparatorio dell’anno scorso ha trovato una resistenza molto più consistente e agguerrita del previsto. Secondo il nuovo regolamento, appositamente promulgato per l’occasione, i Padri sinodali non si riuniranno mai in assemblea generale, ma lavoreranno unicamente in circoli tematici e sotto stretto segreto. Alla fine il Sommo Pontefice emanerà subito – presumibilmente senza nemmeno avere il tempo di dare un’occhiata alle posizioni emerse durante il sinodo – un documento conclusivo che non potrà essere, come negli altri casi, una sintesi dei diversi contributi (cosa che richiede di solito da un anno a due di lavoro), ma sarà con ogni probabilità un testo preparato in anticipo; i bene informati sostengono in effetti che un gruppo di “esperti” sarebbe già all’opera. Una solenne perdita di tempo, insomma; una pagliacciata di regime in cui le posizioni contrarie non avranno voce – a meno che qualcuno dei buoni non infranga il regolamento…

Manco a dirlo, si fa tutto per il pueblo… che in questo caso è composto – parola di prefetto della Rota romana – di turbe di infelici che la Chiesa avrebbe condannato ingiustamente e senza appello. Se c’è qualcuno che ha il diritto di protestare, sono gli avvocati rotali, che vedranno precipitare i loro favolosi guadagni… a meno che non si crei una procedura per l’annullamento dei matrimoni omosessuali. Ebbene sì, anche di questo dovrà occuparsi il sinodo sulla famiglia – visto che non è più ben chiaro che cosa si intenda con il termine. Se il vostro Vescovo è “aperto” al riconoscimento (senza però usare la parola matrimonio!) di diritti civili per le cosiddette coppie dello stesso sesso, prendete la decisione di non firmare più per la Chiesa Cattolica nella prossima dichiarazione dei redditi e scrivetegli una lettera per esporgliene il motivo. Anche in questo caso, chissà che non si ravveda – se non altro per questioni di bilancio.

Per concludere, raccomando a tutti (anche se mi do la zappa sui piedi) di passare meno tempo a navigare sulla Rete alla ricerca di fatti e misfatti ecclesiastici su cui riversare il proprio sdegno o con cui rinfocolarlo, e un po’ più in ginocchio davanti al crocifisso o al tabernacolo. Qualsiasi cosa possiamo fare, non servirà a nulla senza la preghiera, dato che tutto dipende dalla grazia di Dio. Il nostro non è un combattimento contro le forze della carne, ma contro le potenze demoniache che manovrano il mondo incredulo e i falsi cristiani suoi alleati. Recitate l’esorcismo di Leone XIII – ma solo, ovviamente, se siete incontestabilmente in stato di grazia – e riprendete la Preghiera infuocata del Montfort, qualora l’abbiate tralasciata. Urlate al Cielo come lui, con lo stesso ardore e la stessa incrollabile fede. Presto o tardi dovrà pur esaudirci.
 

Preghiera Infocata


«Preghiera infuocata»
di S. Luigi Maria Grignion di Montfort

 

 Al Padre
[1] Ricordati, Signore, della comunità che ti sei acquistato nei tempi antichi (1). L'hai posseduta nel tuo spirito fin dall'eternità, quando rivolgevi a lei il pensiero. L'hai posseduta nelle tue mani, quando traevi dal nulla l'universo. L'hai posseduta nel cuore, quando il tuo amato Figlio, morendo in croce, la consacrava irrigandola con il proprio sangue e l'affidava alla sua santa Madre.

[2] Signore, realizza i tuoi progetti di misericordia. Suscita gli uomini della tua destra (
2), che hai mostrato in visioni profetiche ad alcuni tuoi più grandi servi: s. Francesco di Paola, s. Vincenzo Ferreri, s. Caterina da Siena e tanti altri del secolo scorso e anche del nostro (3).

[3] Ricordati, Dio onnipotente, di questa compagnia! Impegna la forza del tuo braccio non certo affievolito (
4) per farla nascere e giungere alla perfezione. Rinnova i segni e compi altri prodigi; fa' che sentiamo l'aiuto del tuo braccio(5).
Tu che puoi trarre da pietre grezze altrettanti figli di Abramo (
6), pronuncia una sola parola divina e manda buoni operai alla tua messe (7) e buoni missionari alla tua Chiesa.

[4] Ricordati, Dio misericordioso, dell'amore dimostrato anticamente al tuo popolo e per lo stesso amore ricordati di questa congregazione.
Ricordati delle ripetute promesse, da te fatte per mezzo dei profeti e del tuo stesso Figlio, di esaudire le nostre giuste domande.
Ricordati delle preghiere a te rivolte dai tuoi servi e serve nel corso di tanti secoli a questo proposito. Le loro aspirazioni, le loro lacrime accorate e il loro sangue versato si presentino a te per sollecitare efficacemente la tua misericordia.
Ma ricordati soprattutto del tuo amato Figlio: guarda il volto del tuo consacrato (
8). La sua agonia, il tuo turbamento, il suo gemito d'amore nel giardino degli ulivi quando disse: «Quale vantaggio dalla mia morte?» (9), il suo supplizio crudele e il suo sangue versato ti chiedono a gran voce: misericordia! Per mezzo di questa congregazione possa il regno di Cristo innalzarsi stabile sulle rovine di quello dei tuoi nemici.

[5] Ricordati, Signore, di questa comunità per compiere la tua giustizia. Ètempo che tu agisca, secondo la tua promessa. Hanno violato la tua legge (
10), è stato abbandonato il tuo vangelo, torrenti di iniquità dilagano sulla terra e travolgono perfino i tuoi servi. Tutta la terra si trova in uno stato deplorevole (11), l'empietà siede in trono, il tuo santuario è profanato e l'abominio è giunto nel luogo santo (12). Signore, Dio giusto, lascerai nel tuo zelo, che tutto vada in rovina? Tutto diverrà alla fine come Sodoma e Gomorra? Continuerai sempre a tacere e sempre pazienterai? La tua volontà non deve compiersi in terra come in cielo, e non deve stabilirsi il tuo regno? Non hai rivelato, già da tempo, a qualcuno dei tuoi amici un futuro rinnovamento della Chiesa? Non devono gli ebrei riconoscere la verità? (13) Tutto questo attende la Chiesa. Tutti i santi del cielo gridano: non farai giustizia? (14). Tutti i giusti della terra implorano: Amen. Vieni, Signore! ( 15). Tutte le creature, anche le meno sensibili, gemono sotto il peso degli innumerevoli delitti di Babilonia e invocano la tua venuta che restauri ogni cosa: sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme... (16).

Al Figlio
[6] Ricordati, Signore Gesù, della tua comunità! Ricordati di dare a tua Madre una nuova Compagnia per rinnovare ogni cosa. Così per mezzo di Maria concluderai gli anni della grazia, che hai inaugurato per mezzo di lei. Da' figli e servi a tua Madre, altrimenti fammi morire! (17).
Da' figli e servi a tua Madre... Per tua Madre io ti prego. Ricordati di lei che ti ha generato, e non mi respingere. Ricordati di chi sei figlio, ed esaudiscimi. Ricorda che cosa tua Madre è per te e tu per lei, e appaga i miei desideri. Che cosa ti chiedo? Ti chiedo ciò che tu puoi, anzi;oso affermare; devi concedermi, quale vero Dio, cui è stato dato ogni potere in cielo e in terra (
18), e quale figlio esemplare che ama immensamente sua Madre.

[7] Che cosa ti chiedo? Liberos! Sacerdoti liberi secondo la tua libertà, svincolati da tutto, distaccati da padre, madre (
19), fratelli, sorelle, parenti secondo la carne, amici secondo il mondo; senza beni, impedimenti e preoccupazioni, perfino senza attaccamento alla propria volontà (20).

[8] Liberos! Uomini totalmente dedicati a te per amore e disponibili al tuo volere, uomini secondo il tuo cuore. Non deviati né trattenuti da progetti propri, realizzino tutti i tuoi disegni e abbattano tutti i tuoi nemici, come novelli Davide con in mano il bastone della Croce e la fionda del rosario (
21).

[9] Liberos! Uomini simili a nubi elevate da terra e sature di celeste rugiada, pronte a volare dovunque le spinga il soffio dello Spirito Santo. I profeti hanno visto anche loro quando si chiedevano: Chi sono quelli che volano come nubi? (
22). Andavano là dove lo Spirito li dirigeva (23).

[10] Liberos! Persone sempre a tua disposizione, sempre pronte a obbedirti alla chiamata dei superiori, come Samuele: Eccomi! (
24), sempre pronte a correre e tutto sopportare con te e per te, come gli Apostoli: Aneliamo anche noi a morire con lui! (25).

[11] Liberos! Veri figli di Maria, tua santa Madre, concepiti e generati dal suo amore (
26), da lei portati in grembo, nutriti, educati con cura, sostenuti e arricchiti di grazie.

[12] Liberos! Veri servi della santa Vergine. Come san Domenico, andranno dappertutto con la torcia luminosa e ardente del Vangelo nella bocca e il Rosario in mano. Abbaieranno come cani, incendieranno come fiaccole, rischiareranno le tenebre del mondo come il sole (
27).
Avranno una vera devozione a Maria, cioè interiore e non ipocrita, esteriore e non ipercritica, saggia e non superstiziosa, affettuosa e non insensibile, costante e non instabile, santa e non presuntuosa. Per mezzo di essa schiacceranno la testa dell'antico serpente dovunque andranno, perché si realizzi pienamente la maledizione da te predetta: Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa (
28).

[13] È vero, gran Dio! Come tu hai predetto, il demonio tenderà grandi insidie al calcagno di questa misteriosa donna, cioè alla piccola compagnia dei suoi figli, che verranno sul finire del mondo. Ci saranno grandi inimicizie fra questa stirpe benedetta di Maria e la razza maledetta di Satana; ma si tratterà di inimicizia totalmente divina, l'unica di cui tu sei l'autore. Le lotte e persecuzioni che la progenie di Belial (
29) muoverà ai discendenti di tua Madre, serviranno solo a far meglio risaltare quanto efficace sia la tua grazia, coraggiosa la loro virtù, e potente tua Madre. A lei infatti hai affidato fin dall'inizio del mondo l'incarico di schiacciare con il calcagno e l'umile cuore la testa di quell'orgoglioso.

[14] Altrimenti fammi morire! Mio Dio, non è meglio per me morire piuttosto che vederti ogni giorno così crudelmente e impunemente offeso e trovarmi sempre più nel pericolo di venire travolto dai torrenti di iniquità che ingrossano? Preferirei mille volte la morte! Mandami un aiuto dal cielo, o toglimi la vita! Se non avessi la speranza che presto o tardi finirai con esaudire questo povero peccatore nell'interesse della tua gloria, come hai esaudito tanti altri (
30), ti pregherei senza esitare con un profeta: Prendi la mia vita! (31) Ma la fiducia nella tua misericordia mi spinge a dichiarare con un altro profeta: Non morirò, resterò in vita e annuncerò le opere del Signore (32), fino a quando potrò esclamare con Simeone: Ora lascia, o Signore che il tuo servo vada in pace perché miei occhi hanno visto la tua salvezza (33).

Allo Spirito Santo
[15] Spirito Santo, ricordati di generare e formare figli di Dio con Maria, tua santa e fedele sposa. Hai formato in lei e con lei il capo degli eletti, perciò con lei e in lei devi formare tutte le sue membra. Tu non generi nessuna Persona divina in seno alla divinità, ma soltanto tu formi tutte le persone divine fuori della divinità. Tutti i santi del passato e del futuro sino alla fine del mondo sono opere del tuo amore unito a quello di Maria.

[16] Il regno speciale di Dio Padre è durato fino al diluvio e si è concluso con un diluvio d'acqua. Il regno di Gesù Cristo è terminato con un diluvio di sangue. Ma il tuo regno, Spirito del Padre e del Figlio, continua tuttora e finirà con un diluvio di fuoco d'amore e di giustizia (
34).

[17] Quando verrà questo diluvio di fuoco del puro amore, che devi accendere su tutta la terra in modo così dolce e veemente da infiammare e convertire perfino i musulmani, i pagani e gli ebrei? Nulla si sottrae al suo calore (
35). Si accenda dunque questo divino fuoco, che Gesù Cristo è venuto a portare sulla terra (36), prima che divampi quello della tua ira che ridurrà in cenere tutta la terra. Mandi il tuo Spirito e tutti sono creati, e rinnovi la faccia della terra (37). Invia sulla terra questo Spirito tutto fuoco e crea sacerdoti tutto fuoco! Dal loro ministero sia rinnovato il volto della terra e riformata la tua Chiesa.

[18] Ricordati della tua comunità. È una congregazione, un'assemblea, un gruppo di prescelti nel mondo e dal mondo: Io vi ho scelti dal mondo (
38). È un gregge di agnelli mansueti da radunare tra tanti lupi (39), una compagnia di caste colombe e di aquile reali fra tanti corvi, uno sciame d'api fra tanti calabroni, un branco di agili cervi fra tante tartarughe, una torma di intrepidi leoni fra tante timide lepri. Signore, raccoglici di mezzo ai popoli (40), radunaci, rendici uniti, perché sia pienamente glorificato il tuo nome santo e potente.

[19] Tu hai predetto questa insigne compagnia al tuo profeta, che ne parla in termini molto oscuri e misteriosi, ma totalmente divini:

10. Una pioggia abbondante, o Dio, mettesti a parte per la tua eredità. Questa era esausta, ma tu l'hai rinvigorita.
11. I tuoi animali abitarono in essa. Nella tua bontà, o Dio, hai provveduto al povero.
12. Il Signore darà la parola a quelli che annunziano la lieta notizia con grande forza.
13. Il re delle schiere è a favore del popolo prediletto e le donne, ornamento della casa, già spartiscono il bottino.
14. Quando vi riposate fra le greggi siete come colombe dalle ali argentate e dalle piume dal colore dell'oro.
15. Quando il re del cielo sbaragliò i re di Canaan, nevicava sul monte Selmon.
16. Montagna fertile è il Monte di Dio, Montagna compatta e lussureggiante.
17. Perché invidiate, monti dalle alte cime, la montagna che Dio ha scelto per sua dimora? Il Signore vi abiterà per sempre! (
41).
[20] Che cos'è, Signore, questa pioggia abbondante che hai separata e scelta per rinvigorire la tua eredità esausta? Non sono forse questi santi missionari, figli di Maria tua sposa, che tu devi scegliere e radunare per il bene della tua Chiesa così indebolita e macchiata dai peccati dei suoi figli?

[21] Chi sono questi animali e questi poveri, che abiteranno nella tua terra e saranno nutriti dai cibi dolci che hai loro preparato? Non sono forse questi missionari poveri, abbandonati alla Provvidenza e saziati dall'abbondanza delle tue delizie? Non sono essi i misteriosi animali di cui parla Ezechiele? (
42).
Avranno la bontà dell'uomo, perché ameranno il prossimo con disinteresse e impegno; il coraggio del leone perché arderanno di santo sdegno e prudente zelo di fronte ai demoni figli di Babilonia; la forza del bue, perché si sobbarcheranno alle fatiche apostoliche e alla mortificazione del corpo, e infine l'agilità dell'aquila, perché contempleranno Dio.
Tali saranno i missionari che tu vuoi mandare nella tua Chiesa. Essi avranno un occhio d'uomo per il prossimo, un occhio di leone per i tuoi nemici, un occhio di bue per sé stessi e un occhio d'aquila per te.

[22] Questi imitatori degli apostoli predicheranno con tale forza (
43), così grande e strepitosa da scuotere tutti gli animi e i cuori dovunque si recheranno. Ad essi infatti darai la tua parola, anzi la tua lingua e sapienza, a cui nessun avversario potrà resistere (44).

[23] Come re della virtù del tuo Figlio Gesù Cristo, troverai le tue compiacenze tra questi prediletti, poiché in ogni loro missione essi avranno l'unico scopo di attribuire a te la gloria dei trofei riportati sui tuoi nemici.

[24] Per l'abbandono alla Provvidenza e la devozione a Maria, avranno le ali argentate della colomba, cioè la purezza di dottrina e di vita. Avranno anche spalle colore d'oro, cioè una perfetta carità verso il prossimo per tollerarne i difetti e un grande amore a Gesù Cristo per portarne la croce.

[25] Soltanto tu, re dei cieli e re dei re, separerai dalla massa questi missionari come altrettanti re. Li renderai più bianchi della neve del Selmon, la montagna di Dio, fertile e lussureggiante, solida e compatta, dove Dio mirabilmente si compiace, risiede e dimorerà per sempre. Signore, Dio di verità, chi è questa misteriosa montagna di cui riveli tante cose mirabili, se non Maria, tua cara Sposa? Lei è la montagna che tu hai eretto sulla cima dei monti più alti (
45), le sue fondamenta sono sui monti santi(46). Beati, molto beati, i sacerdoti da te prescelti e destinati a dimorare con te su questa montagna fertile e santa. Qui essi diventeranno re per l'eternità con il distacco dalla terra e l'elevazione in Dio. Diverranno più bianchi della neve perché uniti a Maria, tua sposa totalmente bella, pura e immacolata. Saranno arricchiti della rugiada del cielo e dell'abbondanza della terra (47), di ogni benedizione temporale ed eterna di cui Maria è ricolma. Dall'alto di questa montagna, come Mosè, con le loro ardenti preghiere scaglieranno frecce contro i nemici per abbatterli o convertirli (48). Su questa montagna impareranno dalla bocca stessa di Gesù Cristo, che sempre vi dimora, il significato delle otto beatitudini. Su questa montagna di Dio saranno trasfigurati con Cristo come sul Tabor, moriranno con lui come sul Calvario, ascenderanno al cielo con lui come sul monte degli ulivi.

[26] Ricordati della «tua» comunità. A te solo spetta costituire questa comunità con la tua grazia. Se l'uomo per primo vi porrà mano, non se ne farà nulla; se vi metterà qualcosa di suo, rovinerà e sconvolgerà tutto. Dio grande, è compito esclusivamente tuo! Realizza quest'opera del tutto divina. Raccogli, chiama, raduna da ogni parte del tuo regno i tuoi eletti per farne un corpo d'armata contro i tuoi nemici.

[27] Guarda, Signore Dio degli eserciti! I capitani mobilitano intere compagnie, i sovrani arruolano armate numerose, i navigatori formano flotte complete, i mercanti si affollano nei mercati e nelle fiere. Quanti ladri, empi, ubriaconi e dissoluti si raggruppano in gran numero ogni giorno con tanta facilità e prontezza contro di te! Basta dare un fischio, battere un tamburo, mostrare la punta smussata di una spada, promettere un ramo secco di alloro, offrire un pezzo di terra gialla o bianca! Basta insomma prospettare una voluta di fumo d'onore, un interesse da nulla e un misero piacere animalesco... e in un istante si riuniscono i ladri, si ammassano i soldati, si congiungono i battaglioni, si assembrano i mercanti, si riempiono, le case e le fiere, e si coprono la terra e il mare di una innumerevole moltitudine di perversi! Benché divisi fra loro a causa della distanza di luogo o della differenza di carattere o della diversità d'interesse, si uniscono tutti insieme fino alla morte per muoverti guerra sotto la bandiera e la guida del demonio.

[28] E quanto a te, gran Dio? Non ci sarà quasi nessuno che prenda a cuore la tua causa anche se nel servirti c'è tanta gloria, utilità e dolcezza? Perché così pochi soldati sotto la tua bandiera? Quasi nessuno griderà in mezzo ai suoi fratelli per lo zelo della tua gloria come san Michele: Chi è come Dio?(
49). Lasciami allora gridare dappertutto: Al fuoco! al fuoco! al fuoco!... Aiuto! aiuto! aiuto!... C'è fuoco nella casa di Dio! C'è fuoco nelle anime! C'è fuoco perfino nel santuario... Aiuto! stanno assassinando il nostro fratello!... Aiuto! stanno uccidendo i nostri figli!... Aiuto! stanno pugnalando il nostro buon padre!... (50)

[29] Chi sta con il Signore, venga da me! (
51). Tutti i buoni sacerdoti sparsi nel mondo cristiano, sia che si trovino tuttora in pieno combattimento o si siano ritirati dalla mischia nei deserti e nelle solitudini, vengano e si uniscano a noi (52). Formiamo insieme, sotto la bandiera della croce, un esercito schierato e pronto alla battaglia, per attaccare compatti i nemici di Dio che hanno già dato l'allarme: suonano l'allarme, fremono (53), digrignano i denti (54), sono sempre più numerosi (55). «Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami». Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall'alto il Signore (56).

[30] Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano! (
57). Svegliati, perché dormi, Signore? Déstati! (58). Signore, alzati! Perché fingi di dormire? Alzati con tutta la tua onnipotenza, misericordia e giustizia. Formati una compagnia scelta di guardie del corpo, per proteggere la tua casa, difendere la tua gloria e salvare le anime, affinché ci sia un solo ovile e un solo pastore (59) e tutti possano glorificarti nel tuo tempio (60). Amen.

DIO SOLO!

Note

1
Sal 74,2.

2
Nella Bibbia, la mano destra è simbolo sia della potenza di Dio, di cui l'uomo può essere strumento, sia del favore e della benedizione che Dio concede ai suoi amici..

3
Nel Trattato della vera devozione a Maria, nn. 47-48, il Montfort riporta le testimonianze mistiche di San Vincenzo Ferreri (+1419) e di Maria des Vallées (+1656). Anche San Francesco di Paola (+1507) parla nelle sue lettere di una congregazione di crociferi che porterà molti frutti alla Chiesa (Cf. CORNELIO ALAPIDE, in Apoc. 17, in fine). Santa Caterina da Siena (+1380) riferisce le comunicazioni divine circa la «rinnovazione ed esaltazione della Chiesa, la quale deve avere nel tempo a venire» (Lettere, Firenze, 1940, t. III, p. 267), attraverso «la reformazione di santi e buoni pastori » (Il Dialogo, Roma, 1968, p. 33) . Tra i contemporanei del Montfort è da ricordare Olier (+1657), che chiede al Signore di suscitare «persone che rinnovino l'ordine divino dei pastori» (Mémoires autobiographiques).

4
Is 59,1.

5
Sir 36,5 (Vulg. 36,6): "Rinnova i segni e compi altri prodigi, glorifica la tua mano e il tuo braccio destro".

6
Cf Mt 3,9; Lc 3,8.

7
Mc 10,2.

8
Sal 84 (83), 10.

9
Sal 30 (29), 10.

10
Sal 118 (119), 26.

11
Cf Ger 12,11.

12
Cf Dan 9,27; Mt 24,15; Mc 13,14.

13
Cf Rom 11,25-26.

14
Nel testo originale c'e' "Vindica"; cf Ap 6,10 Vulg: "et clamabant voce magna dicentes usquequo Domine sanctus et verus non iudicas et vindicas sanguinem nostrum de his qui habitant in terra ; Breviarium Romanum, Fest. SS. Innocentium, ant. V.

15
Cf Ap 22,20.

16
Cf Rom 8,22.

17
Cf Gen 30,1. Il Montfort cita a questo punto la frase latina Da Matri tuae liberos alioquin moriar (Gen30,1) e la commenta, insistendo sulla parola liberos che ripete sei volte all'inizio di ogni numero (dal 7 al 12). Il termine latino liber (al plurale liberos) ha un duplice significato: come aggettivo vuol dire «libero», non servo; come sostantivo vuol dire «figlio». I Romani chiamavano liberos i figli precisamente per distinguerli dai servi. Con il termine liberos la preghiera del Montfort esprime anch'essa una duplice intenzione: domanda a Dio missionari che siano «liberi» (nn. 7-10), ma che siano allo stesso tempo «figli» di Maria (nn. 11-12).

18
Mt 28,18.

19
Cf Eb 7,3. Di Melchisedec, re e sacerdote, la lettera agli Ebrei dice che « egli e' senza padre, senza madre, senza genealogia» (Eb 7,3).

20
Cf Mc 10,29; Lc 14,26.

21
In baculo cruce et in virga virgine. Cf. Num 17,23; 1 Sam 17,43; S. PIER DAMIANI, Sermone per l'Assunzione, PL 144, 721 C.

22
Is 60,8; cf VD 57.

23
Ez 1,12.

24
1 Sam 3, 16.

25
Gv 11,16.

26
Cf S. AGOSTINO, La santa Verginità 6,6 PL 40,399: «Maria è senza alcun dubbio madre delle sue membra, che siamo noi, nel senso che ha cooperato mediante l'amore a generare alla Chiesa dei fedeli, che formano le membra di quel capo».

27
Cf GIORDANO DI SASSONIA, Libellus de principiis ordinis praedicatorum, ed H.C. Schebeen, Moph Roma, 1935. Si accenna qui ai presagi celesti che avrebbero preceduto la nascita di San Domenico di Gusman: «la madre sogno' di portare in seno un gagnolino con una fiaccola accesa in bocca che infiammava tutto il mondo» (cf Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, c. l825).

28
Gen 3,15.

29
Cf 2 Cor 6,15.

30
Sal 34,7: «Questo povero grida e il Signore lo ascolta».

31
1 Re 19,4.

32
Sal 118,17.

33
Lc 2, 29-30.

34
L'immagine dei tre diluvi si trova in una rivelazione di Maria des Vallées, riportata dal Renty (ms. 3177, Bibl. Mazarine), che Montfort cita in VD 47. Il Montfort aggiunge ai tre diluvi l'idea di tre regni, rendendo più positiva la visione in negativo di Maria des Vallées. Cf S. DE FIORES, "Lo Spirito Santo e Maria negli ultimi tempi secondo S. Luigi Maria da Monftort", in Quaderni Monfortani, 4 (1986), pp. 3-48.

35
Sal 19,7.

36
Cf Lc 12,49.

37

Sal 104,30. Nella seconda edizione italiana delle Opere (S. LUIGI MARIA DA MONTFORT, Opere, vol I,Scritti Spirituali, Roma: Ed. Montfortane, 1990), la preghiera che qui il Montfort esprime con le parole del salmo 104, e' stata spostata all'inizio del n. 18 della PI. Ho preferito ristabilire la numerazione dell'edizione critica (Paris: Seuil, 1966, ristampa 1988) per unificare il modo di citazione.

38
Gv 15, 19.

39
Cf Lc 10,3.

40
Sal 105,47.

41
Sal 68, 10-17. Il Salmo 68 «e' tra i più difficili del Salterio» (M. Sales). Il Montfort lo commenta nei numeri seguenti (20-25) attenendosi alla versione della Volgata, che offre spesso una plausibile interpretazione del testo ebraico. Per questo motivo la nostra traduzione del Salmo si discosta da quella della CEI (che rimane una delle possibili letture del testo). Più profondamente il Montfort percepisce la dinamica e i contenuti del Salmo 68. Egli «condivide Con il salmista una lettura della storia della salvezza intesa eguale ricerca di una dimora per parte di Dio e poi per il popolo. La storia del Dio che interviene per procurarsi una dimora si dirige ora verso Maria, Salmon della nuova economia» (M. ZAPPELLA, "Il Salmo 68 e la preghiera infuocata. Annotazioni esegetiche", in Quaderni Montfortani, 4 (1986), p. 116.

42
Cf Ez 1, 5-14.

43
All'espressione virtute multa del salmo 68 il Montfort aggiunge virtute magna di At 4,33.

44
Cf Lc 21,15.

45
Is 2,2.

46
Sal 87, 1.

47
Cf Gen 27,28.

48
Cf Es 17, 8­13.

49
Cf S. GREGORIO MAGNO, Omelia 34 sul Vangelo, PL 125 l A. Il Montfort attinge direttamente da OLIER,Lettres, Paris: Lecoffre, 1885, t. II, p 576.

50
Il Montfort prende lo spunto per gridare Al fuoco! da un testo di S. GIOVANNI EUDES (Lettre XXXIX, 23.7.1659, in Oeuvres complétes X, p. 432), ma con sviluppi o accentuazioni proprie.

51
Es 32,26.

52
Vis unita fit fortior.

53
Cf Sal 45,4; 2,1.

54
Cf Sal34,14.

55
Cf Sal 68,5.

56
Sal 2, 3-4.

57
Sal 67,1.

58
Sal 43,24.

59
Gv 10,1.

60
Cf Sal 28,9.