giovedì 31 maggio 2012

Sante parole di un sacerdote della FSSPX circa l'accordo

Riflessioni su un eventuale accordo pratico con
le autorità romane 


 Questo scritto è stato pubblicato sul blog francese tradinews
i neretti sono nostri

si veda la risposta di don Michele Simoulin

e l'editoriale sullo stesso argomento scritto da don Michele Simoulin
sul numero di maggio del Seignadou



Un sacerdote della Fraternità Sacerdotale San Pio X

26 maggio 2012

Dal mese di settembre 2011 sono in corso delle trattative fra le autorità romane, e il particolare il Cardinale Levada, da un lato, e il Superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, dall’altro. Il contenuto dei documenti scambiati resta in gran parte segreto: come membro di base della Fraternità io conosco verbalmente solo il testo del Preambolo dottrinale e della prima risposta di Mons. Fellay.

A tutt’oggi, sull’argomento esistono dei gravi dissensi nella Fraternità. Che sono stati resi manifesti con la pubblicazione di una corrispondenza tra Mons. Fellay e gli altri tre vescovi. Questi ultimi mettono in guardia Mons. Fellay contro il pericolo di un accordo puramente pratico mentre le autorità romane si ostinano a promuovere gli errori del Concilio Vaticano II.

Diversi sacerdoti della Fraternità si sono espressi pubblicamente per difendere l’opportunità e perfino la necessità di un tale accordo pratico nelle attuali circostanze. Io mi permetto di scrivere questo breve testo per esprimere la mia perplessità su questa eventualità. Lo faccio in maniera anonima poiché mentre quelli che sono favorevoli ad un accordo possono esprimersi liberamente, quelli invece che non condividono questa veduta non sono liberi di esprimere liberamente il loro pensiero. Su questo argomento all’interno della Fraternità regna una sorta di omertà in questo momento.

Non si tratta di opporsi in maniera sovversiva alla legittima autorità, che io rispetto ed onoro, ma di rispondere agli argomenti dei confratelli favorevoli ad un accordo pratico, poiché non mi sembra che questi argomenti debbano comportare l’adesione. Da notare che, a quanto ne so, finora non  è stato firmato alcun accordo, quindi ci troviamo ancora in una fase di consiglio e di deliberazione.

Mi riferirò in particolare ad un testo che ho ricevuto per posta elettronica e che è stato redatto da Don Michele Simoulin, che sta in Francia, nella scuola Saint-Joseph-des-Carmes. Procederò con le citazioni che poi commenterò.

Citazione 1: «Egli [Mons. Lefebvre] sapeva troppo bene cos’è la Chiesa per pretendere di “convertire” Roma. Egli sapeva che è illusorio immaginare che Roma possa sconfessare il Vaticano II».
Quindi, per Don Simoulin, Mons. Lefebvre non poteva immaginare che Roma potesse riconsiderare gli errori del Concilio Vaticano II. Eppure, non potrà attuarsi alcun ritorno alla fede senza condannare la libertà religiosa, l’ecumenismo e la collegialità. Qui non si tratta neanche dell’opportunità di un accordo pratico prima o dopo un chiarimento dottrinale delle autorità romane, ma di una resa totale da parte nostra. Dobbiamo rassegnarci a veder definitivamente trionfare l’errore a Roma. Mi chiedo chi manchi di fede nella divinità della Chiesa!
Per contro, è evidente che nel momento in cui i capi della Chiesa affermeranno nuovamente la fede cattolica e predicheranno il Regno sociale di Nostro Signore, il rinnovamento della Chiesa non si farà in una primavera, ma occorreranno dei decenni per rimuovere il pesante fardello del modernismo e del liberalismo, in attesa della prossima crisi. Quando il ripulisti sarà in atto, noi non aspetteremo la sparizione dell’ultimo granello di polvere per aiutare nella pulizia. Ma per adesso sono all’opera sempre gli errori mortiferi del Concilio: i colloqui dottrinali ne sono stati la prova.

Citazione 2: «Allora essi analizzano con cura tutte le proposte del Papa, ragionano e fanno dei sapienti sillogismi».
Don Simoulin oppone qui i doni della scienza e dell’intelligenza e al dono della saggezza. Solo la saggezza può permettere una veduta d’insieme del problema e proporre una soluzione: subito un accordo pratico. Non si possono opporre in questo modo i doni suddetti. La saggezza non può fare a meno della scienza e dell’intelligenza, anche se li supera. La Chiesa ha sempre avuto bisogno di teologi per difendere la fede ed esplorare ulteriormente il contenuto della Rivelazione. Noi qui ci troviamo a scegliere tra uno studio serrato dei testi del Concilio, che mette in luce la loro opposizione col Magistero di sempre della Chiesa, e un’attitudine più superficiale che afferma che il Concilio non è in contraddizione con la Tradizione o che i suoi errori non sono poi così drammatici. E tuttavia, nel 1992, Mons. Lefebvre scriveva: «Più si analizzano i documenti del Vaticano II e l’interpretazione che ne è stata data dalle autorità della Chiesa, più ci si accorge che si tratta, non solo di alcuni errori, l’ecumenismo, la libertà religiosa, la collegialità, un certo liberalismo, ma anche di una perversione dello spirito» (Fideliter n. 87, pp. 5 e 6). L’anti-intellettualismo non può essere un principio d’azione in questo caso, anche se la prudenza esamina le circostanze concrete.

Citazione 3: «Mi si dice anche: ma guardate cos’è accaduto alla Fraternità San Pietro o all’Istituto del Buon Pastore! Hanno firmato un accordo e Roma li spinge un po’ la volta verso l’accettazione del Concilio! […] Io rifiuto assolutamente il paragone, poiché è gravemente offensivo per la Fraternità! Considerate, vi prego, le circostanze che hanno visto nascere questi istituti! L’infedeltà alla promessa della loro ordinazione…».
Per Don Simoulin, questi istituti detti Ecclesia Dei possono solo scivolare verso l’accettazione del Concilio e delle riforme che l’hanno seguito, a causa del vizio d’origine: sono stati fondati sull’infedeltà alla Fraternità San Pio X. Questo vizio d’origine non può, per definizione, riguardare la Fratrnità, dunque il pericolo di scivolamento dottrinale non esiste. Certo, i fondatori di questi istituti sono spesso dei transfughi della Fraternità, ma la causa di questo scivolamento e delle pressioni romane esercitate nei loro confronti, sta nella loro stessa situazione. È lo stesso loro stato nella Chiesa che li espone, e non le circostanze della loro fondazione. Essi hanno la Messa tradizionale, la teologia tradizionale, ma accettano il Concilio e le sue conseguenze, o in ogni caso mantengono il silenzio sui disordini dottrinali nella Chiesa. Questa posizione, evidentemente, è insostenibile. Se la Messa di Paolo VI è legittima, perché volersi distinguere rifiutando di celebrarla almeno una volta ogni tanto. Ed ecco che le riviste dei preti di questi istituti ci ammanniscono il Beato Giovanni Paolo II per la nostra edificazione spirituale e difendono l’ultima riunione di Assisi. Mons. Pozzo chiede così all’IBP di includere nell’insegnamento del suo seminario il magistero attuale della Chiesa e di prendere a base dell’insegnamento teologico il Catechismo della Chiesa Cattolica, che ha inciso nel marmo le novità del Vaticano II. Se le autorità romane ci danno uno statuto canonico, ma continuano nello stesso tempo a diffondere gli errori del Concilio, anche correggendone certi abusi, noi finiremo  necessariamente nello stesso modo. Ci finirà come l’ultima capra del signor Seguin (*), che non sopporta più di rimanere richiusa e che sogna la libertà nelle montagne. Si crede più forte delle altre, più intelligente, ma se il lupo è sempre là essa in ogni caso non ce la farà a tenere fede al suo impegno. Il lupo ci metterà forse un po’ più di tempo per estenuarla, ma sarà solo una questione di anni. No, bisogna prima sopprimere il lupo. È questo che, nel 1992, faceva dire a Don Schmidberger: «È fuori questione parlare adesso di soluzione giuridica a canonica, si parlerà solo di dottrina» (Fideliter n. 86, p. 3). Ed è per questo che il Capitolo Generale del 2006, nella sua dichiarazione finale, definisce «impossibile» un accordo puramente pratico.

Citazione 4: «La questione fondamentale, quindi, consiste sempre nel nostro amore per la Chiesa. Amiamo la Chiesa anche se è malata? Che diremmo di un figlio che rifiutasse di vivere accanto alla madre malata per timore del contagio? Abbiamo così poca fiducia nella nostra grazia fondatrice? Dubitiamo della nostra capacità di resitenza…?»
Qui bisogna distinguere tra la fede e la carità. La carità può spingerci ad occuparci di un malato senza temere il contagio, come San Luigi Gonzaga o il Padre Damiano. Per contro, se ci è dato esporre la nostra vita naturale, non possiamo esporre la nostra fede, fondamento della vita soprannaturale. Noi effettivamente dobbiamo temere un contagio del modernismo e del liberalismo e proteggerci quanto necessario. Solo dei teologi agguerriti possono argomentare contro gli esperti del Concilio, com’è avvenuto in occasione dei colloqui dottrinali. La fiducia in Dio non giunge fino alla presunzione, alla messa in pericolo della nostra fede in mezzo a delle circostanze pericolose. Il fatto che siamo figli spirituali di Mons. Lefebvre non significa che siamo rivestiti di una corazza a tutta prova. Ancora una volta, l’amara esperienza degli istituti Ecclesia Dei dovrebbe farci tenere una grande circospezione. No, l’amore della Chiesa non basta, purtroppo, per prevenire ogni contagio dall’errore insidioso e ben affermato del liberalismo.

Noi dunque possiamo raccomandare solo una grande prudenza in questa questione. Se l’accordo concluso ci lascia una totale libertà di parola e d’azione, sta ai nostri Superiori giudicare se è opportuno approfittarne per il bene della Chiesa, pur conservando l’unità della Fraternità. Se non è così, noi possiamo legittimamente temere un’attenuazione delle critiche contro gli errori moderni, poi la loro messa in sordina e quindi la loro sparizione, al pari di gravi turbamenti all’interno della nostra Fraternità.
Non è rompendo il termometro che la febbre sparisce, ma non è neanche mettendolo definitivamente nella bambagia.






Nota nostra
* - Si tratta di uno dei racconti di Alphonse Daudet, contenuto nelle “Lettere dal mio mulino”. In esso si narra del signor Seguin che porta le capre a pascere sui monti, dove il lupo le divora. Per evitare che l'ultima faccia la stessa fine, egli la rinchiude nella stalla. Ma la capra non sopporta la segregazione e approfittando di una finestra aperta ritorna sulle montagne. Giunta la sera e sentito il richiamo del suo padrone, decide di evitare la segregazione e resta sulle montagne. Qui, per tutta la notte si batte valorosamente contro il lupo, ma il mattino seguente, spossata da un combattimento impossibile, si lascia divorare dal lupo.



Tratto da: UnaVox.it







mercoledì 30 maggio 2012

Cresime a Rimini

 Sabato 09 Giugno 2012, 10:30                       



Mons. Bernard Fellay amministrerà il sacramento della Cresima al Priorato Madonna di Loreto alle ore 10.30. Seguirà la S. Messa 


 http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_jevents&task=icalrepeat.detail&evid=17&Itemid=135&year=2012&month=06&day=09&title=cresime-a-rimini&uid=5156bad3ed4bb5efb4a1799f31ef7c7a

lunedì 28 maggio 2012

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: Dottrina compromessa


Numero CCLIV (254)                                                                 26 maggio 2012


 Dottrina compromessa


 Sono stati scritti interi libri a proposito della libertà religiosa, com’è insegnata dal Vaticano II nella sua Dichiarazione del 1965, Dignitatis Humanae. Eppure l’insegnamento rivoluzionario di questo documento è chiaro: data la dignità naturale di ogni singolo essere umano, nessuno Stato o gruppo sociale né qualsivoglia potere umano può costringere o forzare un uomo o un gruppo di uomini ad agire, in privato o in pubblico, contro la propria convinzione religiosa, fintanto che venga rispettato l’ordine pubblico (DH § 2).

Di contro, la Chiesa cattolica ha sempre insegnato, fino al Vaticano II, che ogni Stato in quanto tale ha il diritto e anche il dovere di impedire ai proprio cittadini di praticare
in pubblico qualsiasi falsa religione, cioè ogni religione non cattolica, purché tale costrizione sia utile e non dannosa per la salvezza delle anime. (Ad esempio, nel 2012 la libertà è così ampiamente venerata che una tale coercizione scandalizzerebbe i cittadini di quasi tutti gli Stati e finirebbe col far disprezzare e non apprezzare la religione cattolica. In questo caso, come ha sempre insegnato la Chiesa, lo Stato può astenersi dall’usare il suo diritto di impedire la pratica delle false religioni).

Ora, il punto esatto su cui queste due dottrine si contraddicono può sembrare piuttosto limitato – se uno Stato possa o meno impedire la pratica pubblica delle false religioni – ma le sue implicazioni sono enormi: Dio è il Signore o il servo degli uomini? Infatti, se per un verso l’uomo è una creatura di Dio ed è sociale per natura (infatti gli uomini si mettono insieme in ogni tipo di associazione e specialmente negli Stati) anche le società e gli Stati sono creature di Dio, tali che devono servire Lui e la Sua unica vera religione, reprimendo in ogni modo le false religioni nel pubblico dominio (che è di competenza dello Stato), fintanto che aiutano così e non ostacolano la salvezza delle anime.


Per altro verso, se la libertà umana è un valore tale che ogni individuo debba essere lasciato libero di corrompere i suoi concittadini con la pratica pubblica e il proselitismo di qualsivoglia falsa religione (salvo che non disturbi l’ordine pubblico), per cui questa falsa religione debba essere libera di fiorire nel dominio pubblico (come accade oggi per esempio per le sette protestanti nell’America Latina), allora la differenza tra le false religioni e l’unica vera religione è meno importante della dignità umana. Cioè la vera religione non è poi così importante; il valore di Dio paragonato al valore dell’uomo non è poi così importante. Tale che il Vaticano II come sottovaluta Dio così sopravvaluta l’uomo, rimpiazzando in definitiva la religione di Dio con la religione dell’uomo. Nessuna meraviglia che Mons. Lefebvre abbia fondato la Fraternità San Pio X per sostenere la dignità e il valore trascendenti di Dio, di Nostro Signore Gesù Cristo, in un mondo e in una Chiesa impazziti, ubriacati dalla dignità dell’uomo.


Ed ecco che ai primi del mese un capo religioso dichiara pubblicamente: “Molta gente ha una comprensione del Concilio che è una comprensione sbagliata”. La libertà religiosa, dice, “è usata in vari modi. A ben guardare, ho davvero l’impressione che non molti conoscano cosa il Concilio dica realmente su di essa. Il Concilio presenta una libertà religiosa che è molto, molto limitata: molto limitata”. Alla domanda se lo stesso Vaticano II, nell’insieme, appartenga alla Tradizione cattolica, risponde: “Vorrei sperarlo”.


Voi stessi potete ascoltare questa intervista, rilasciata in inglese e accessibile su YouTube sotto il titolo “Traditionalist leader talks about his movement, Rome”. C’è da sorprendersi se il “suo movimento” sta attraversando la più grave crisi dei suoi 42 anni di esistenza?



Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra




© 2012 Richard N. Williamson. Tutti i diritti sono riservati. 
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domenica 27 maggio 2012

SANT'AGOSTINO SULLA PENTECOSTE




 DISCORSI  DI SANT'AGOSTINO SULLA                                 PENTECOSTE


DISCORSO 272/B

PENTECOSTE
Nella Pentecoste Cristo mantenne la promessa fatta.
1. Penso che già sappiate, fratelli carissimi, che oggi la Chiesa celebra la discesa del Santo Spirito del Signore. Il Signore aveva promesso ai suoi Apostoli ché avrebbe inviato lo Spirito Santo e con fedeltà somma mantenne la promessa fatta. Come la risurrezione del Signore confermò nei discepoli la fede nella divinità di colui che per noi si è degnato farsi uomo, molto più [la confermarono] la sua ascensione al cielo e ancor più pienamente e perfettamente il dono dello Spirito Santo che egli mandò. [Tale dono] riempì i suoi discepoli, diventati già otri nuovi atti a ricevere il vino nuovo. Per questo, quando essi si misero a parlare in varie lingue, [i loro ascoltatori] dissero che erano ubriachi e pieni di vino nuovo. Le parole degli ascoltatori furono testimonianza delle divine Scritture. Nessuno mette il vino nuovo in otri vecchi,  aveva detto il Signore. Preparava quindi il vino nuovo per otri nuovi. Gli otri erano vecchi fino a che avessero considerato Cristo solo sotto l'aspetto umano. Era di un otre vecchio quell'intervento dell'apostolo Pietro, quando a lui, che temeva che Cristo morisse e che facesse la stessa fine di tutti gli altri uomini, il Signore disse: Allontanati da me, satana, perché mi sei di scandalo . Questo timore di Pietro era di un otre vecchio. Ma dopo che il Signore risuscitò e si mostrò loro ed essi poterono toccare colui che avevano pianto sospeso alla croce, e videro vivo il suo corpo che avevano pianto morto e sepolto, allora furono confermati nella fede e credettero in lui. Ascendendo al cielo Cristo comanda ai discepoli di rimanere uniti in un unico luogo e di aspettare lì fino a che egli non avesse mandato colui che aveva promesso. I discepoli riunitisi in un unico luogo, perseverando nella preghiera e nell'attesa della promessa, si spogliarono dell'uomo vecchio e si rivestirono dell'uomo nuovo. Una volta resi capaci [di riceverlo], ricevettero nel giorno della Pentecoste lo Spirito Santo. E non senza motivo noi celebriamo questo grande mistero e questo importantissimo giorno. Osservate bene, carissimi, come l'Antico Testamento concorda perfettamente con il Nuovo. Nell'antico la grazia viene promessa, nel nuovo viene concessa; nel primo è prefigurata, nel secondo è realmente presente. Un artigiano che lavora chincaglierie in metallo, in bronzo o argento ad esempio, anzitutto costruisce con la cera le forme che poi fonderà e il primo abbozzo [in cera] apre la strada alla futura figura metallica; infatti costruisce anche le forme che poi riempirà. Allo stesso modo il Signore all'antico popolo eletto presentò ogni cosa in immagine e ne abbozzò la forma; al nuovo popolo invece riempì le forme con una colata perfetta. La vostra Santità cerchi con maggiore attenzione del solito di scoprire quale sia quella forma e quale sia questo compimento nel giorno della Pentecoste: l'attenzione è il compenso dell'opera. Le parole che si dicono producono molto frutto in proporzione all'attenzione con la quale viene accolto l'insegnamento che si impartisce. Siate anche voi otri nuovi, perché attraverso il nostro ministero possiate essere riempiti di vino.
Unità e molteplicità.
2. Spesso ci vien chiesto: se noi celebriamo la Pentecoste a motivo della venuta dello Spirito Santo, perché la celebrano anche i Giudei? Anch'essi infatti hanno la festa della Pentecoste. Coloro tra voi che stavano attenti, questa mattina hanno udito, quando si leggeva il libro di Tobia presso la memoria del beato Teogene, che nel giorno di Pentecoste Tobia imbandì un convito al quale voleva invitare alcuni della sua gente, quelli che erano degni di condividere con lui il banchetto, quelli cioè che erano timorati di Dio. Nel giorno di Pentecoste - dice il libro - che è la solennità delle settimane . Infatti sette per sette fa quarantanove. A questo numero si aggiunge uno a motivo dell'unità per ritornare all'inizio, perché l'unità conferma ogni molteplicità. La molteplicità, se non ha la coesione dell'unità, è origine di divisioni e litigi; invece una molteplicità indivisa fa un'anima sola; infatti coloro che ricevettero lo Spirito Santo - dice la Scrittura - avevano un'anima sola e un cuor solo protesi verso Dio . Si raggiunge così il numero cinquanta, simbolo misterioso della Pentecoste. Perché anche i Giudei celebrano la festa della Pentecoste, se non perché prefigurazione della nostra Pentecoste? Fate attenzione: già voi sapete - e sicuramente non c'è nessun cristiano che non sappia quanto sto per dire - che i Giudei immolano l'agnello e celebrano la Pasqua come prefigurazione della futura passione del Signore. Nella legge infatti viene loro comandato anche di cercare l'agnello tra capri e pecore. Come si può trovare un agnello tra capri e pecore? Tuttavia il comando, che lì era impossibile a realizzarsi, preannunziava che in futuro avrebbe potuto realizzarsi nel Signore. Fu trovato infatti l'agnello tra capri e pecore, poiché il Signore nostro Gesù Cristo, nato nella natura umana dalla discendenza di David, ha origine da peccatori e da giusti. Tra gli antenati del Signore, secondo la genealogia riportata dagli Evangelisti, trovi sia dei peccatori - e sono molti - che dei giusti. Venne a chiamare proprio loro - i peccatori - perché tramite loro venne nel mondo. Il Signore riunisce la sua Chiesa chiamando giusti e peccatori: i giusti però li porterà nel regno dei cieli, mentre allontanerà da sé i peccatori che avranno perseverato nei peccati e nella malvagità. Tuttavia venne ad addossarsi i nostri peccati e non disdegnò di trarre origine da peccatori. In quelle genealogie sono nascosti molti misteri: Dio ci conceda tempo sufficiente per esporli alla vostra santità. Però ora ritorniamo all'argomento che avevamo iniziato a trattare.
Pasqua e Pentecoste presso i Giudei e i cristiani.
3. Trattavamo del giorno della Pentecoste e stavamo dicendo perché lo festeggiano anche i Giudei. Essi immolano l'agnello e l'immolazione dell'agnello è propria della Pasqua; così anche noi celebriamo la Pasqua nella quale l'Agnello immacolato, innocente, è stato ucciso. È Cristo il vero agnello: di lui diede testimonianza Giovanni dicendo: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo; noi celebriamo la Pasqua con la sua morte. Ai Giudei è stata data la legge nel timore, ai cristiani fu dato lo Spirito Santo nella grazia. Quelli col timore non poterono adempiere la legge e, complice la legge stessa, divennero rei. Di cinque libri è composta la legge, cinque portici circondavano la piscina di Salomone; vi portavano gli infermi, ma nessuno di essi poteva essere guarito. I cinque portici raccoglievano gli infermi che vi venivano posti e lì rimanevano; così come in quei cinque libri [della legge] nessuno veniva risanato. Perché nessuno? Per la superbia. Infatti proprio mentre credono di poter adempiere la legge con le loro proprie forze, non osservano ciò che fu comandato. E la legge era contro di essi; [rispecchiandosi] in essa si riconosceranno peccatori, fino a che non esclameranno - ve lo abbiamo detto anche questa mattina -: Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? La grazia di Dio, per Gesù Cristo Signore nostro. La legge dunque fa riconoscere peccatori, la grazia libera dal peccato; la legge atterrisce, la grazia attrae; la legge porta alla pena, la grazia offre la misericordia. Tuttavia gli stessi comandamenti li troviamo sia nella legge che nella grazia. E perciò si dice che la legge è stata scritta dal dito di Dio. Abbiamo così la sacra Scrittura.
Lo Spirito Santo dito di Dio.
4. Cerchiamo ora che cosa sia nel Vangelo il dito di Dio: lo troveremo. Che cosa significa: " dito di Dio "? Non che Dio abbia realmente la forma del corpo come l'abbiamo noi, così che mentre vede da una parte non veda dall'altra; oppure che sia limitato dalla sagoma delle varie membra, lui che è totalmente ovunque e presente a tutto. Che cosa è allora il dito di Dio? Lo Spirito Santo. Fate attenzione. Donde proviamo questa affermazione? Dal Vangelo. A volte infatti quanto un Evangelista dice in modo figurato, un altro lo riporta in maniera più chiara. In un passo del Vangelo si narra che i Giudei dicevano del Signore che cacciava i demoni in nome di Beelzebub. Il Signore rispose loro: Se io caccio i demoni col dito di Dio, è segno che il regno di Dio è giunto in mezzo a voi. Un altro evangelista esprime in questa maniera la stessa frase: Se caccio i demoni in virtù dello Spirito Santo, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Mentre dunque un evangelista parla del dito di Dio, l'altro espone la frase in diversa maniera per farci capire che il dito di Dio è lo Spirito Santo. Non andiamo a cercare in Dio dita di carne, ma cerchiamo di comprendere perché lo Spirito Santo sia chiamato dito. È chiamato così perché attraverso lo Spirito Santo i doni [della grazia] sono scesi suddividendosi sugli Apostoli. La mano infatti appare divisa nelle cinque dita e con esse si conta e si divide. Perché allora i Giudei celebrano la Pentecoste? È un grande mistero, fratelli, e veramente meraviglioso; notate questo: nel giorno di Pentecoste i Giudei ricevettero la legge scritta col dito di Dio e nel giorno di Pentecoste scese lo Spirito Santo.
La legge presso i Giudei e presso i cristiani.
5. Riguardo alla legge che è stata data da Dio, è necessario spiegare perché i giudei la ricevettero su tavole di pietra. Essa simboleggiava la durezza del loro cuore. Tuttavia fu scritta col dito di Dio: poiché le stesse norme che vi sono state scritte sono state date anche ai cristiani. Però, come dice l'Apostolo, non su tavole di pietra, ma su tavole di carne che sono i vostri cuori. Questo è importante notare, che la stessa legge, che era stata scritta nei loro duri cuori e non è stata adempiuta, è stata data, facile ed eterna, ai cuori fedeli dei cristiani. Il cuore dei Giudei era di pietra: il cuore dei cristiani è terra fertile, che può portare frutto. Per questo il Signore nel Vangelo, quando gli portarono davanti quella donna sorpresa in adulterio e volevano lapidarla secondo la legge - mentre il Signore voleva piuttosto che non peccasse più, pronto a perdonarle i peccati - rispose a quelli che volevano lapidarla - mentre essi stessi erano di pietra -: Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra contro di lei. E, appena dette queste parole, chinò la testa e cominciò a scrivere con il dito per terra. E quelli, facendo ciascuno il proprio esame di coscienza, uno dopo l'altro si allontanarono cominciando dal più anziano fino al più giovane! E la donna fu lasciata lì sola. Il Signore alzò la testa e le disse: O donna, nessuno ti ha condannata? Rispose: Nessuno, Signore. E il Signore: Neanche io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più. Questa misericordia che cosa ha voluto significare? La grazia. La durezza di cuore dei Giudei che cosa significava invece? La legge data su tavole di pietra. Il Signore scriveva col dito, ma sulla terra, perché da lì potesse ricavare frutto. Qualunque cosa venga seminata sulla pietra invece non germoglia perché non può mettere radice. In ambedue i casi si parla di dito di Dio: col dito di Dio fu scritta la legge, dito di Dio è lo Spirito Santo.
Perché la legge fu data nel cinquantesimo giorno.
6. La legge fu data nel giorno di Pentecoste e lo Spirito Santo scese sugli Apostoli nel giorno di Pentecoste. Avevano detto che avremmo provato l'affermazione che i Giudei ricevettero la legge nel cinquantesimo giorno da quando noi celebriamo la Pasqua. Sai che in base ad una disposizione della legge il quattordicesimo giorno del primo mese essi debbono immolare un agnello e celebrare la Pasqua. Computato questo quattordicesimo giorno nel quale inizia la Pasqua, rimangono del mese diciassette giorni. [Gli ebrei] arrivarono al deserto, dove fu data loro la legge, e la Scrittura dice: Nel terzo mese dalla uscita del popolo dall'Egitto  il Signore disse a Mosè che coloro i quali stavano per ricevere la legge si purificassero fino al terzo giorno, nel quale sarebbe stata data la legge. All'inizio del terzo mese dunque viene comandata la purificazione fino al terzo giorno; e comincia la Pasqua... - Fate attenzione che i numeri non vi ingannino e non vi annebbino l'intelligenza. Per quanto possiamo, con l'aiuto del Signore, vi spieghiamo il problema. Se saremo aiutati dalla vostra attenzione, vedrete subito chiaramente quanto vi verrà detto; se invece non starete attenti, vi rimarrà oscura qualunque cosa dirò, anche se ve la dicessi nella maniera più chiara possibile... -. Dunque: viene fissata la Pasqua al quattordicesimo giorno del mese, e vien dato l'ordine di purificarsi per preparare la consegna, sul monte, della legge scritta col dito di Dio. Il dito di Dio è lo Spirito Santo. Ricordatevelo: lo abbiamo dimostrato dal Vangelo. Viene comandata la purificazione nel terzo giorno del terzo mese. Dal primo mese togli tredici giorni e ne rimangono diciassette (la Pasqua inizia infatti nel quattordicesimo giorno). Aggiungi tutto il secondo mese: diventano quarantasette giorni. Dall'inizio della purificazione altri tre giorni, fanno cinquanta giorni. Non c'è risposta più chiara e più evidente al perché i Giudei ricevettero la legge nel giorno della Pentecoste.
Il peso della legge e il soave giogo di Cristo.
7. Ma osservare la legge è duro; fu un peso, un grave peso [per i Giudei]. È venuto invece il Signore con la grazia e grida: Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi e io vi darò riposo. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite ed umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime; il mio giogo infatti è soave e il mio peso è leggero. In che senso il suo giogo è soave? La legge atterrisce, egli invece attrae; la legge dice: se non fai questo ti punirò, Cristo dice: qualunque cosa avrai fatto ti perdono, d'ora in poi cerca di non peccare. Il suo giogo quindi è soave e il suo peso leggero. Se diventiamo otri nuovi aspettiamo operosi la sua grazia; saremo riempiti fino all'orlo di Spirito Santo, e attraverso lo Spirito Santo avremo la carità, già riscaldati dal vino nuovo e ubriacati al suo calice inebriante e glorioso. Così ci dimenticheremo anche di quelle faccende del mondo che ci tenevano avvinti, come se ne sono dimenticati i martiri quando andavano alla morte: dimenticarono i figli e le mogli, i genitori che si cospargevano di polvere i capelli, le madri che mostravano i loro seni ricordando i giorni dell'allattamento e dello svezzamento; dimenticarono tutto, neanche riconoscevano i loro familiari. Perché ti meravigli se il martire non riconosce i suoi familiari? È ubriaco. Di che cosa è ubriaco? Di carità. Da dove viene ad essi tanta carità? Dal dito di Dio, dallo Spirito Santo, da colui che scese nel giorno della Pentecoste.





sabato 26 maggio 2012

Vaticano: Arrestato il corvo,... "non ne potevo più! "

Perché il maggiordomo del Papa ha agito

Arrestato il Corvo del Vaticano che ha diffuso documenti riservati di Benedetto XVI: è il cameriere del Pontefice. Il suo racconto: «Iniziai a fotocopiare i documenti...»
Qui i documenti segreti del Papa 

 Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa, è stato fermato dalle autorità vaticane con l'accusa di essere il «Corvo» del Vaticanleaks: avrebbe ottenuto e consegnato al giornalista Gianluigi Nuzzi documenti riservati del Vaticano, pubblicati nel libro Sua Santità (Chiarelettere 2012, 315 pp., 16 euro). Si tratta di centinaia di documenti che svelano la vita dietro le mura vaticane: le lettere di Dino Boffo, l'ex direttore di Avvenire bruciato da veline di palazzo, quelle di Viganò che, dopo aver fatto risparmiare milioni al Vaticano, è costretto alle dimissioni, le raccomandazioni a Gianni Letta o il problema dell'Ici.

Nel libro lo stesso Nuzzi racconta il primo incontro con Paolo Gabriele, che l'avrebbe invitato a Roma tramite un vecchio amico. Al termine di un viaggio in macchina durato un'ora per evitare di essere seguito, il giornalista si ritrova in un palazzo liberty vicino alla Santa Sede. Nella sala vuota trova seduta la sua fonte. Descritto come un cattolico praticante da circa vent'anni al servizio del Vaticano, il «Corvo» spiega subito a Nuzzi perché vuole rendere pubblici quei documenti: perché non ne può più di vedere che la realtà che emerge dai giornali è diversa da quella verificata sulle carte.

«Dopo la morte di Karol Wojtyla», confida la fonte a Nuzzi, «ho iniziato a mettere da parte copie di alcuni dei documenti di cui venivo in possesso per la mia attività professionale. Nei primi anni l’ho fatto sporadicamente. Quando vedevo che la verità che emergeva sui giornali e nei discorsi ufficiali non corrispondeva alla verità verificata sulle carte, mettevo da parte tutto in una cartella per poi cercare di approfondire e capire. A un certo punto mi sono fermato e prima di uno dei miei tanti traslochi ho deciso di buttare via quasi tutto. Negli ultimi anni, però, la situazione è peggiorata, l’ipocrisia in Vaticano regna incontrastata. Gli scandali si moltiplicano».

La pedofilia, l'inchiesta per riciclaggio allo Ior, le case di Propaganda Fide, il suicidio di Mario Cal, le vittime illustri come il giornalista Dino Boffo o il caso Emanuela Orlandi. «Negli anni mi sono ritrovato con colleghi, amici», prosegue la fonte, «che vivono o lavorano qui in Vaticano. Ci siamo confrontati e abbiamo capito che nutriamo le stesse perplessità, muoviamo le stesse critiche, e ci sentiamo frustrati perché impotenti di fronte ai troppi soprusi, interessi personali, verità taciute. Siamo un gruppo che vuole documentarsi e agire: chi lavora all’Apsa, l’ente che gestisce finanze e patrimonio, chi al governatorato che sovrintende su appalti e forniture, chi alla segreteria di Stato e via via fino alla gendarmeria vaticana. Nessuno conosce tutti gli altri. Da parte mia, ho ripreso a fotocopiare documenti».

«Penso che se queste carte diverranno pubbliche», conclude la fonte, «l’azione di riforma avviata da Ratzinger avrà una sua inevitabile accelerazione. La conoscenza determina il cambiamento. E sarà di ristoro per chi subisce in sofferenza e solitudine quanto accade nella curia romana, senza poter intervenire come vorrebbe. L’impotenza è il sentimento più diffuso. Non possiamo fare niente perché non ne abbiamo il potere. Non possiamo fare niente perché certe realtà fanno parte del Vaticano e tutti temono forse che cambiare sarebbe un’implicita ammissione di errore.»


_____________________________

 Bravo, altro che "Corvo" è uno che per voler far luce su eventuali inghippi imbrogli, trame occulte e di potere che offuscano la Chiesa  rischia con la propria vita!

Speriamo almeno che il libro di Gianluigi Nuzzi, instradato dalla  «gola profonda» d'Oltretevere, nel libro-inchiesta Sua Santità, riesca a fare luce sulle guerre di potere che ogni giorno si consumano nei sacri palazzi vaticani.

  ....il Papa metterà mai in discussione i suoi più stretti collaboratori? Quale obiettivo? ... tenere unità la Chiesa dall'Opus Dei ai Legionari di Cristo fino ai Lefebvriani ?...ma i panni sporchi si lavano in famiglia!






.... centinaia di documenti segreti e inediti di affari oscuri e retroscena dei Sacri Palazzi...quanti mercanti nel "Tempio".... dallo Ior all'incontro segreto con Napolitano, dall'Opus Dei..

 
E' PER QUESTI MOTIVI, PER QUESTI FATTI,
MA SOPRATTUTTO PER ESSERE FEDELI A
N S G C, CHE SIA MEGLIO PER LA FRATERNITA' RESTARNE FUORI!

giovedì 24 maggio 2012

Il Papa è amico della FSSPX? Da UNAVOX le Omelie di Mons. Bernard Fellay

         NON GIOCATE COI FIAMMIFERI!
      CHI SONO I VERI AMICI DEL PAPA?
SECONDO B.XVI I SUOI CARDINALI SONO
            I VERI AMICI NON CERTO LA             
                             FRATERNITA'!



               Omelie di Mons. Bernard Fellay
Superiore Generale della Fraternità San Pio X

           pronunciate il 17 e il 21 maggio 2012

                                                 in Austria

                                              estratti

                                  in cui si fa riferimento
               ai  rapporti fra la Santa Sede e la Fraternità


                                                  Pubblicate su DICI






Austria:
Mons. Fellay fa il punto sulle relazioni della Fraternità San Pio X con Roma

Nel corso di due omelie pronunciate in Austria, il 17 maggio a Salisburgo e il 21 maggio a Vienna,  Mons. Bernard Fellay, Superiore Generale della Fraternità San Pio X, ha fatto il punto sullo stato attuale delle relazioni con Roma, mostrando che nell’attesa è indispensabile rivolgere a Dio le preghiere più ferventi e fiduciose, piuttosto che abbandonarsi a paure irrazionali.


Salisburgo, Giovedì dell’Ascensione – 17 maggio 2012

Cari fedeli, certamente voi vorreste saperne un po’ di più su ciò che accade con Roma. È una questione difficile. Lo sapete, si tratta del nostro avvenire. Quindi, non è una questione facile. Che accadrà? Saremo accolti? O niente affatto? So che ci sono molte paure. Siamo stati testimoni di tante cose! Per essere esatti, noi temiamo che le cose si mettano male. Queste paure sono in gran parte comprensibili. Ma noi non ci impegneremo ad occhi chiusi. Questo è molto, molto chiaro. Tuttavia, per adesso, io non posso neanche dirvi se questo si farà o no! Perché, per adesso, la cosa non è chiara. Noi abbiamo bisogno di essere sicuri di poter continuare a fare ciò che abbiamo sempre fatto fino ad ora. E a questo proposito certe cose non sono ancora chiare. Molto semplicemente non chiare.

Ma posso dirvi questo: il demonio è scatenato! In effetti egli è dappertutto. Dunque, per noi, una cosa è chiara: pregare! Dobbiamo pregare come non abbiamo mai fatto. Dall’inizio della nostra storia, noi ci siamo consacrati alla Madre di Dio, Ella non ci abbandonerà, soprattutto se noi preghiamo tanto e se noi si voglia fare solo la volontà di Dio. Quindi, continueremo a pregare fidando in Dio. È tutto. Non lasciamoci distogliere dalle nostre passioni, dalle nostre paure ingiustificate…

Ve lo ripeto, veramente, il demonio è scatenato! È dappertutto. Nella stessa Fraternità; in tutta la Chiesa. Vi è veramente  della gente che non ci vuole. Sono i modernisti, i progressisti. Anche loro esercitano una grande pressione allo scopo di impedire ciò che dev’essere fatto. E ciò che dev’essere fatto è rendere giustizia. Che ci si riconosca di nuovo ufficialmente come cattolici. Questo non vuol dire, certamente, che noi si accetterà immediatamente tutto quello che ha causato tanto danno alla Chiesa. Questo è necessario che lo si comprenda bene. Questo non è in questione. Per noi si tratta di essere riconosciuti come siamo, affinché noi si possa perpetuare la Tradizione: che noi si possa non solo mostrare la Tradizione agli altri, ma trasmettergliela.
Per il momento, questo è tutto quello che ho da dirvi. Continuiamo quindi a pregare, affidiamo queste intenzioni così importanti al Buon Dio. Egli non ci abbandonerà! Dobbiamo avere questa fiducia! Chiunque chiede a Nostro Signore il Suo aiuto, non sarà abbandonato da Lui.

Vienna, domenica dopo l’Ascensione, 21 maggio 2012

Avrete certo inteso dire, nel corso di questi ultimi mesi, che Roma ci ha proposto una soluzione – diciamo piuttosto un riconoscimento canonico.
Questa struttura che viene proposta alla Fraternità è, in effetti, perfettamente appropriata. Vale a dire che, se la cosa si verificherà veramente, voi non avvertirete alcuna differenza tra prima e dopo. Noi resteremo, per così dire, così come siamo.
Il problema è quello dei paletti di sicurezza: andrà tutto veramente così?
Grande è il timore che noi si venga trasformati (come le altre comunità).
Questa è l’esperienza che abbiamo fino ad oggi. È molto chiaro che questa proposta è anche molto avversata nella Chiesa in generale. Posso assicurarvelo: è la volontà del Papa. Non si può dubitarne. Ma certo non è la volontà di tutta la Chiesa.

La realizzazione di questa volontà dipende da termini che ancora non sono molto chiari. Certi punti restano oscuri. È possibile che nei giorni o nelle settimane a venire – difficile stabilire una data – il Papa prenda direttamente una decisione.
È possibile che egli rimandi il dossier alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Vi sono molte pressioni a Roma. È per questo che non potrei dire di più. Questa è la situazione attuale.

Non bisogna pensare che le cose saranno facili, in seguito. Per riprendere le parole del Papa che descrivono molto bene la situazione: «Io so, ha detto, che sarebbe più facile per la Fraternità come per me lasciare la situazione com’è». Questo descrive molto bene la situazione e dimostra anche che il Papa è cosciente che sarà attaccato quando lo farà.
E anche che la situazione non sarà facile per noi. E quello che verrà fuori da questa situazione sarà: o con Roma o contro Roma.
E in entrambi i casi sarà difficile.

Tuttavia, noi confidiamo nel Buon Dio. Egli ci ha molto ben guidato fino ad oggi. Non dobbiamo pensare che mentre noi preghiamo tanto Egli potrebbe abbandonarci, nel momento stesso in cui il pericolo è maggiore. Sarebbe peccare contro la speranza.
Noi contiamo sull’aiuto di Dio. Siamo pronti a pagare il prezzo (in preghiere e in sacrifici). Sia fatta la Sua volontà!

Fonte: FSSPX-Austria – traduzione DICI n° 255 del 25.5.12


tratto da:UNAVOX.it  


Il Papa ha pranzato con un gruppo di cardinali:    "Con te mi sento al sicuro"

 Ancora una volta, la realtà Conciliare & Co. si scontra con  il  Vertice tradizionalista il quale  sostiene  che Benedetto XVI si trova in una guerra contro i "lupi" che lo circondano, nel video seguente invece, il "Papa" dice ai suoi "cardinali" che egli "si sente sicuro" con loro e che essi sono i suoi "amici"    ....aprite gli occhi! 

 





             Oremus et pro omnibus episcopis

 

 

 

mercoledì 23 maggio 2012

Intervista proibita a Mons. Lefebvre, sempre più attuale



...."L’Islam accetta Gesù come profeta e ha un grande rispetto per Maria, e questo pone certamente l’Islam più vicino alla nostra religione rispetto, per esempio, al Giudaismo, che è molto più lontano da noi. L’Islam è nato nel VII secolo e ha tratto vantaggio, fino a un certo punto, degli insegnamenti cristiani di quel tempo. Il Giudaismo, al contrario, è l'erede dell’apparato* che ha crocifisso il nostro Dio, ed i membri di questa religione, che non si sono convertiti a Cristo, sono quelli che si sono opposti radicalmente al nostro Dio Gesù Cristo. Per loro non è una questione qualunque riconoscere Nostro Signore. Su questo punto loro sono in contrapposizione alla fondazione ed esistenza della vera Fede cattolica. Comunque, non possiamo essere entrambi nel giusto. O Gesù Cristo è il Figlio di Dio e il Signore e Salvatore o non lo è. Si tratta di un caso dove non ci può essere il minimo compromesso senza distruggere il fondamento stesso della Fede cattolica. Questo non vale solo per le religioni che sono direttamente contrarie alla divinità di Gesù Cristo come Figlio di Dio, ma anche per le religioni che, senza opporsi a Lui, non Lo riconoscono come tale."

             Intervista proibita a Mons. Lefebvre

 Introduzione: La seguente intervista con l'Arcivescovo sarebbe stata pubblicata nel 1978 dalla Catholic Press se la Conferenza Americana dei Vescovi cattolici non avesse minacciato l'editore della pubblicazione con scomunica e l'estinzione virtuale della pubblicazione stessa se l'intervista fosse stata pubblicata... Di fatto, i vescovi ordinarono che nessuna testata cattolica pubblicasse questa intervista con l’Arcivescovo Lefebvre. (Un sentito ringraziamento a “SPL”, 300 Independence Ave., S.E., Washington, D.C. 20003) - Intervista: Lei ha dibattuto e preso parte alle deliberazioni del Concilio Vaticano II, vero? Sì. Non firmò e non accettò le decisioni di questo Concilio? No. Innanzitutto io non ho firmato tutti i documenti del Vaticano II a causa degli ultimi due atti. Il primo, riguardo la “Religione e Libertà” [“La libertà religiosa” (Dich. Conc. «Dignitatis Humanae») – n.d.t. ] non l’ho firmato. neppure l'altro, quello de “La Chiesa nel  ...
... mondo contemporaneo”, ho firmato. Questo secondo documento è, secondo la mia opinione, il più ispirato da modernismo e liberalismo.
Lei è noto non solo per non firmare i documenti, ma anche per opporvisi pubblicamente?
Sì. In un libro che ho pubblicato in Francia accuso il Concilio di errore su queste risoluzioni, e ho fornito tutti i documenti con i quali attacco la posizione del Concilio, principalmente le due risoluzioni sulle questioni della libertà religiosa e de “La Chiesa nel mondo contemporaneo” [Costituz. Conc. «Gaudium et Spes» - n.d.t. ]
Perché lei è contro queste deliberazioni?
Perché queste due decisioni sono ispirate da una ideologia liberale tale e quale ce la descrissero i papi di sempre, sarebbe a dire, una libertà religiosa così come intesa e promossa dai Massoni, gli umanisti, i modernisti e i liberali.
Cosa obietta loro?
Questa ideologia dice che tutte le culture sono uguali, tutte le religioni sono uguali, che non c’è una sola vera fede. Tutto ciò conduce quell’abuso ed errore che è la libertà di pensiero. Tutti questi errori sulla libertà, che sono stati condannati in tutti i secoli da tutti i papi, ora sono stati accettati dal Concilio Vaticano II.
Chi pose queste particolari decisioni all’ordine del giorno?
Credo ci fossero dei cardinali, assistiti da esperti teologici, che aderivano alle idee liberali.
Chi, per esempio?
Il Cardinale [Giuseppe] Frings dalla Germania, il Cardinale [Franz] Koenig [dall'Austria]. Questi personaggi si erano già riuniti e avevano già discusso queste risoluzioni prima del Concilio, e il loro preciso scopo era quello di fare un compromesso col mondo secolare, di introdurre le idee illuministe e moderniste nella dottrina della Chiesa.
C’erano dei Cardinali americani che sostenevano queste idee e risoluzioni?
Non ricordo ora i loro nomi, ma ce n’erano alcuni. Comunque, una forza trainante a favore di queste risoluzioni fu Padre John Courtney Murray.
Che ruolo ha avuto?
Ha svolto un ruolo molto attivo nel corso di tutte le deliberazioni e la redazione di questi documenti.
Lei fece presente al Papa [Paolo VI] la Sua preoccupazione ed inquietudine riguardo tali risoluzioni?
Io ho parlato al Papa. Ho parlato al Concilio. Ho fatto tre interventi pubblici, due dei quali depositati presso la segreteria. C’erano perciò cinque interventi contro queste decisioni del Vaticano II. Infatti, l'opposizione condotta contro queste decisioni fu tale che il Papa tentò di istituire una commissione allo scopo di conciliare le parti opposte all'interno del Concilio. Ne dovevano far parte tre membri, uno dei quali ero io. Quando i cardinali liberali videro che il mio nome era in questa commissione, andarono a trovare il Santo Padre e gli dissero senza mezzi termini che non avrebbero accettato questa commissione e che non avrebbero accettato la mia presenza in questa commissione. La pressione sul Papa fu tale che egli rinunciò all'idea. Io ho fatto tutto ciò che potevo per fermare queste decisioni, che giudico contrarie e distruttive della Fede cattolica. Il Concilio fu convocato legittimamente, ma allo scopo di diffondere tutte queste idee.
Ci furono altri Cardinali che La sostennero?
Sì. C’era Cardinale [Ernesto] Ruffini [di Palermo], il Cardinale [Giuseppe] Siri [di Genova] e il Cardinale [Antonio] Caggiano [di Buenos Aires].
Ci furono dei vescovi che La sostennero?
Sì. Molti vescovi sostennero la mia posizione.
Quanti vescovi?
Ci furono più di 250 vescovi. Costoro si erano anche costituiti in un gruppo allo scopo di difendere la vera Fede cattolica.
Cosa ne è stato di tutti questi sostenitori?
Alcuni sono morti; altri sono sparsi per il mondo; molti ancora mi sostengono nei loro cuori, ma hanno paura di perdere una posizione che pensano possa essere utile in un secondo momento.
Qualcuno La sta sostenendo oggi [1978]?
Sì. Per esempio, il Vescovo Pintonello dall'Italia, il Vescovo De Castro Mayer dal Brasile. Molti altri vescovi e cardinali spesso mi contattano per esprimermi il loro appoggio, ma al momento desiderano rimanere anonimi.
Per quanto riguarda quei vescovi che non sono liberali, ma Le si oppongono e La criticano?
La loro opposizione è basata su un’idea imprecisa sull’obbedienza al papa. È, forse, un'obbedienza in buona fede, che potrebbe essere riconducibile all'obbedienza degli ultramontani del secolo scorso, obbedienza che allora era buona perché i papi erano buoni. Tuttavia oggi è un’obbedienza cieca che ha poco a che fare con la pratica e l'adesione alla vera Fede cattolica. In questo momento è importante ricordare ai cattolici di tutto il mondo che l'obbedienza al papa non è una virtù primaria. La gerarchia delle virtù parte dalle tre virtù teologali di Fede, Speranza e Carità, seguite dalle quattro virtù cardinali di Giustizia, Temperanza, Prudenza e Fortezza. L'obbedienza è un derivato della virtù cardinale della Giustizia. Perciò è ben lungi dall’essere classificata prima nella gerarchia delle virtù. Alcuni vescovi non vogliono dare la minima impressione di disobbedire al Santo Padre. Io capisco come si sentono. E’ chiaro che sia molto spiacevole, se non molto doloroso.
Suppone che il Santo Padre accetti queste particolari idee?
Sì. Le accetta. Ma non è solo il Santo Padre. È una tendenza generale. Le ho menzionato alcuni cardinali coinvolti in queste idee. Più di un secolo fa, società segrete, Illuminati, umanisti, modernisti e altri, di cui noi ora abbiamo tutti i testi e le prove, si stavano preparando per un Concilio Vaticano in cui avrebbero infiltrato le loro proprie idee per una chiesa umanista.
Crede che alcuni cardinali potrebbero essere stati membri di tali società segrete?
Non è una questione molto importante, in questo momento, se lo sono stati o no. Quello che è importante e grave è che, a tutti gli effetti, essi agiscono come se fossero emissari o servitori di società umaniste segrete.
Secondo lei questi cardinali hanno aderito deliberatamente a tali idee o vi erano inclinati da informazioni sbagliate o furono imbrogliati o un insieme di tutto ciò?
Io penso che le idee umaniste e liberali si diffusero in tutto il XIX e XX secolo. Queste idee secolari furono propagate dappertutto, nei governi come nella chiese. Queste idee sono penetrate nei seminari e in tutta la Chiesa, e oggi la Chiesa si sveglia trovandosi in una camicia di forza liberale. Questo è il motivo per cui s’incontra l’influenza liberale, che è penetrata in tutti gli strati della vita secolare nel corso degli ultimi due secoli, fin dentro la Chiesa. Il Concilio Vaticano II fu pianificato dai liberali; era un concilio liberale; il Papa è un liberale e quelli che lo circondano sono liberali.
Sta dicendo che il Papa è un liberale?
Il Papa non ha mai negato di essere un liberale.
Quando il Papa ha detto di essere un liberale?
Il Papa ha affermato in molte occasioni di essere favorevole alle idee moderniste, favorevole a un compromesso con il mondo. Secondo le sue stesse parole, è stato necessario “gettare un ponte tra la Chiesa e il mondo secolare”. Il Papa ha detto che era necessario accettare le idee umaniste, che era necessario discutere tali idee; che era necessario dialogare. In questo momento è importante ricordare che il dialogo è contrario alla dottrina della Fede cattolica. Il dialogo presuppone l‘incontro di due parti uguali e opposte; perciò, in nessun modo [il dialogo] potrebbe avere qualcosa a che fare con la Fede cattolica. Noi crediamo ed accettiamo la nostra fede come l'unica vera Fede nel mondo. Tutta questa confusione porta a compromessi che distruggono la dottrina della Chiesa, per la disgrazia dell’umanità e della Chiesa stessa.
Lei ha affermato di conoscere la ragione odierna del calo di frequentazione della chiesa e della mancanza di interesse verso la Chiesa, che, in base a quanto riferito, Lei attribuisce alle decisioni del Vaticano II. Giusto?
Non direi che il Vaticano II avrebbe prevenuto quello che sta accadendo nella Chiesa oggi. Le idee moderniste sono penetrate dappertutto per molto tempo e ciò non è stato un bene per la Chiesa. Ma il fatto è che alcuni membri del clero hanno professato tali idee, vale a dire idee di libertà adulterata, in questo caso, permissivismo. L'idea che tutte le verità sono uguali, tutte le religioni sono uguali, di conseguenza tutte le morali hanno pari dignità, che ogni coscienza è a modo suo valida, che ognuno può giudicare teologicamente quello che può fare, tutte queste sono idee umaniste di lassismo totale senza alcuna disciplina di pensiero, che conducono alla posizione che ognuno può fare come vuole.  Tutto ciò è assolutamente contrario alla nostra Fede cattolica.
Lei ha detto che la maggior parte di questi consiglieri teologici ed esperti fingono soltanto di rappresentare la maggioranza del popolo, che in realtà il popolo non è realmente rappresentato da questi teologi liberali. Potrebbe spiegare?
Con “maggioranza del popolo” intendo tutte le persone che lavorano onestamente per vivere. Voglio dire le persone coi piedi per terra, le persone di buon senso a contatto col mondo reale, il mondo durevole. Costoro sono la maggioranza delle persone, che preferiscono le tradizioni e l’ordine al caos. C’è un movimento di tutte queste persone in tutto il mondo, che sta lentamente coagulandosi in opposizione totale a tutti i cambiamenti che sono stati fatti in nome loro, alla loro religione. Queste persone di buona volontà sono state così traumatizzate da questi cambiamenti drammatici che ora sono riluttanti a frequentare la chiesa. Quando vanno in una chiesa modernista, essi non trovano il sacro, il carattere mistico della Chiesa, tutto ciò che è veramente divino. Ciò che conduce a Dio è divino e loro non incontrano più Dio in queste chiese.
Perché dovrebbero recarsi in un luogo dove Dio è assente?
I fedeli percepiscono ciò molto bene e i cardinali liberali e i loro consulenti hanno seriamente sottovalutato la lealtà della maggioranza dei fedeli alla loro vera Fede. Come [altro] si può spiegare che, non appena apriamo una cappella o una chiesa tradizionale, la gente accorre da ogni dove? Abbiamo solo posti in piedi. Le Messe si succedono tutto il giorno per far partecipare tutti i fedeli. Perché? Perché essi ritrovano ciò di cui hanno bisogno: il sacro, il mistico, il rispetto per il sacro. Per esempio, ho assistito in aeroporto a questa scena: diverse persone che non erano lì per incontrare me, accostarsi ai sacerdoti che erano lì per me, stringer loro la mano, ed erano estranei totali! Perché? Perché quando le persone trovano un prete, un vero prete, un prete che si comporta come prete, che veste come un prete, immediatamente sono attirate da lui e lo seguono. Questo accade qui negli Stati Uniti, accade in Europa e dappertutto nel mondo. Gente in strada che va a salutare un sacerdote; vengono dal nulla solo per congratularsi con lui e dirgli come sono contenti di vedere un vero e proprio sacerdote, come sono contenti che ci siano ancora dei preti.
Sta dicendo che l’abito e la tonaca fanno la differenza nella qualità del prete?
Tonache e abbigliamento sono, ovviamente, solo un simbolo, ma è da ciò che questo simbolo rappresenta che le persone sono attirate, non, ovviamente, il simbolo stesso.
Perché voi date tanta importanza ai rituali della Messa Tridentina?
Noi certamente non insistiamo sui rituali solo per motivi di rituale, ma soltanto come simbolo della nostra fede. In tale contesto siamo convinti che sono importanti. Comunque è la sostanza e non i riti della Messa Tridentina che sono stati rimossi (n.d.r.: il Papa Paolo VI, non appena promulgò la nuova Messa, ammise che la Messa tridentina risale al quinto secolo ed oltre, e ha nutrito la fede di innumerevoli santi).
Potrebbe essere più specifico?
Le nuove preghiere dell’Offertorio non esprimono la nozione cattolica del sacrificio. Esse esprimono semplicemente il concetto di una mera condivisione del pane e del vino. Per esempio, la Messa tridentina indirizza a Dio la preghiera: “Accetta, o Padre santo, onnipotente ed eterno Dio, questa Vittima Immacolata che il tuo indegno servitore offre a Te, Dio mio vivo e vero, per fare ammenda dei miei innumerevoli peccati, offese e negligenze”. Dice la nuova Messa: “Noi offriamo questo pane come il pane della vita”. Non c'è nessuna menzione del sacrificio o della vittima. Questo testo è vago e impreciso, si presta all'ambiguità ed è stato pensato perché fosse accettabile per i protestanti. E’, tuttavia, inaccettabile per la vera Fede e la dottrina cattolica. La sostanza è stata cambiata in favore dell’accomodazione e del compromesso.
Perché dà tanta importanza alla Messa latina piuttosto che alla Massa in vernacolo approvata dal Concilio Vaticano II?
Da un lato, questa domanda sul latino nella Messa è una questione secondaria, sotto alcuni punti di vista. Ma da un altro aspetto è una domanda molto importante. È importante perché è un modo per fissare il linguaggio della nostra Fede, il dogma cattolico e la dottrina. È un modo per non cambiare la nostra Fede, perché nelle traduzioni che toccano le parole latine, non si rendono esattamente le verità della nostra Fede, così come espressa ed incarnata nel latino. È davvero molto pericoloso, perché poco a poco si può perdere la Fede stessa. Queste traduzioni non riflettono le parole esatte della Consacrazione. Queste parole risultano cambiate in lingua volgare.
Potrebbe farmi un esempio?
Sì. Per esempio, in lingua volgare si dice che il Preziosissimo Sangue è stato versato “per tutti”, quando nel testo latino (anche l'ultimo testo latino riveduto) si dice che il Preziosissimo Sangue è “per molti” e non “per tutti”. Tutti è certamente diverso da molti. Questo è solo un piccolo esempio che dimostra le imprecisioni delle traduzioni attuali (n.d.r.: molti papi hanno spiegato la differenza di dottrina: “per tutti” significa la sufficienza del Sangue di Cristo per salvare tutti, ma nell'Ultima Cena Egli scelse a buon ragione di dire “per molti”, riferendosi all'efficienza del Suo Sangue Prezioso che, attraverso la Messa, davvero salverà molti, non tutti. Cfr. Catechismo del Concilio di Trento).
Potrebbe citare una traduzione che contraddica effettivamente il dogma cattolico?
Sì. Per esempio, nel testo latino la Vergine Maria è chiamata “Semper Virgo”, “Sempre Vergine”. In tutte le traduzioni moderne la parola “sempre” è stata eliminata. Questo è molto grave, perché c'è una grande differenza tra “Vergine” e “Sempre Vergine”. È molto pericoloso manomettere traduzioni di questo tipo. Il latino è anche importante per mantenere l'unità della Chiesa, perché quando si viaggia, e le persone viaggiano sempre più all’estero oggigiorno, è importante per loro trovare la stessa eco che essi hanno sentito da un sacerdote a casa, sia negli Stati Uniti, Sud America, Europa, o qualsiasi altra parte del mondo. Essi sono a casa in qualsiasi chiesa (cattolica). È la loro Massa cattolica che si sta celebrando. Essi hanno sempre sentito le parole latine sin dall'infanzia, i loro genitori prima di loro sempre e i loro nonni prima di loro. Si tratta di un marchio che identifica la loro Fede. Ora, quando vanno in una chiesa straniera, essi non capiscono una parola. Gli stranieri che vengono qui non capiscono una parola. Qual è il vantaggio di andare ad una Messa in inglese, italiano o spagnolo se nessuno può capire una parola?
Ma la maggior parte di queste persone non capirebbero ancor meno il latino? Qual è la differenza?
La differenza è che il latino della Messa cattolica è sempre stato insegnato tramite l’istruzione religiosa sin dall'infanzia. Sono usciti vari libri sull’argomento. È stato insegnato nel corso dei secoli; non è difficile da ricordare. Il latino è un'espressione esatta che è stata familiare a generazioni di cattolici. Ogni qualvolta si ritrova il latino in una chiesa, immediatamente si crea l'atmosfera corretta per l'adorazione di Dio. Esso è la lingua distintiva della fede cattolica, che unisce tutti i cattolici del mondo, al di là della loro lingua nazionale. Essi non sono disorientati o confusi. Dicono: “Questa è la mia Messa, è la Messa dei miei genitori, è la Messa da seguire, è la Messa di Nostro Signore Gesù Cristo, è la Messa eterna ed immutabile”. Perciò dal punto di vista dell’unità, è un collegamento simbolico molto importante; è un segno d'identità per tutti i cattolici. Ma si tratta di qualcosa di più profondo di un semplice cambio di lingua.  Nello spirito dell’ecumenismo, è un tentativo di creare un riavvicinamento (n.d.r.: un'unione compromettente ed indegna) con i protestanti.
Che prove ha di ciò?
È piuttosto evidente, perché c'erano cinque protestanti (n.d.r.: effettivamente sei ministri) che assistettero alla riforma della nostra Liturgia. L'Arcivescovo di Cincinnati, che era presente durante questi lavori, ha detto che non solo questi cinque protestanti erano presenti, ma anche che essi presero una parte molto attiva nei dibattiti e parteciparono direttamente alla riforma della nostra Liturgia.
Chi erano questi protestanti?
Erano ministri protestanti rappresentanti di sette protestanti diverse, i quali furono chiamati da Roma per partecipare alla riforma della nostra Liturgia, il che dimostra chiaramente che vi è stata un’intenzione volontaria in tutto ciò. Essi erano il Dott. George, Canon Jasper, il Dott. Sheperd, il Dott. Smith, il Dott. Koneth e il Dott. Thurian. Mons. Bugnini (n.d.r.: il principale autore della nuova Messa) non nascose questo intento. Egli lo esternò molto chiaramente. Disse: “Noi faremo una Messa ecumenica, così come abbiamo fatto una Bibbia Ecumenica”. Tutti ciò è molto pericoloso perché è la nostra Fede che viene attaccata. Quando un protestante celebra la stessa Messa come facciamo noi, lui interpreta il testo in un modo diverso, perché la sua fede è diversa. Perciò, è una Messa ambigua. È una Messa equivoca. Non è più una Messa cattolica.
A quale Bibbia ecumenica si sta riferendo?
C'è una Bibbia ecumenica fatta due o tre anni fa che è stata riconosciuta da molti vescovi. Io non so se il Vaticano l’abbia approvata pubblicamente, ma certamente non l’ ha soppressa, perché si usa in molte diocesi. Per esempio, due settimane fa il Vescovo di Friburgo, in Svizzera, ha avuto pastori protestanti che hanno spiegato questa Bibbia ecumenica a tutti i bambini delle scuole cattoliche. Queste lezioni erano le stesse per cattolici e protestanti. Cosa ha a che fare questa Bibbia ecumenica con la Parola di Dio? Dal momento che la Parola di Dio non può essere cambiata, tutto ciò conduce sempre più a confusione. Quando penso che l'Arcivescovo di Houston, Texas, non ammette i bambini cattolici alla cresima se non vanno con i genitori a seguire un corso di istruzione di 15 giorni dal rabbino locale e dal ministro protestante... Se i genitori si rifiutano di mandare i loro bambini a tali istruzioni, loro [i bambini] non possono essere cresimati. Essi debbono esibire un certificato firmato dal rabbino e dal ministro protestante che entrambi i genitori e i bambini hanno debitamente frequentato l'istruzione, e solo allora (i bambini) possono essere cresimati dal vescovo. Queste sono le assurdità a cui si arriva quando si segue la strada liberale. Non solo, ma ora si arriva anche a buddisti e musulmani. Molti vescovi si sono imbarazzati quando il messo papale è stato recentemente ricevuto in maniera vergognosa dai musulmani.
Cos’è accaduto?
Non ricordo tutti i dettagli specifici, ma questo incidente è avvenuto a Tripoli, in Libia, dove il rappresentante del papa ha voluto pregare con i musulmani. I musulmani hanno rifiutato e hanno tirato dritto pregando nella loro maniera, lasciando il rappresentante spiazzato, non sapendo cosa fare. Questo dimostra l'ingenuità di questi cattolici liberali che pensano che sia sufficiente andare a parlare con questi musulmani per far immediatamente accettare loro un compromesso della propria religione. Il solo fatto di voler avere a tal fine uno stretto rapporto con i musulmani attira il disprezzo degli stessi verso di noi. È assodato che i musulmani non cambieranno nulla della loro religione; è assolutamente fuori discussione. Se i cattolici vanno ad equiparare la nostra religione con la loro, essi ottengono solo confusione e disprezzo da parte loro, che interpretano ciò come un tentativo di screditare la loro religione e non preoccuparsi della nostra religione. Essi sono di gran lunga più rispettosi con coloro che dicono: “Io sono un cattolico; non posso pregare con voi perché non abbiamo le stesse convinzioni”. Questa persona è più rispettata dai musulmani in confronto a chi sostiene che tutte le religioni sono uguali, che tutti crediamo le stesse cose, che tutti abbiamo la stessa fede. Essi si sentono insultati da questi.
Ma il Corano non contiene versi commoventi di encomio verso Gesù e Maria?
L’Islam accetta Gesù come profeta e ha un grande rispetto per Maria, e questo pone certamente l’Islam più vicino alla nostra religione rispetto, per esempio, al Giudaismo, che è molto più lontano da noi. L’Islam è nato nel VII secolo e ha tratto vantaggio, fino a un certo punto, degli insegnamenti cristiani di quel tempo. Il Giudaismo, al contrario, è l'erede dell’apparato* che ha crocifisso il nostro Dio, ed i membri di questa religione, che non si sono convertiti a Cristo, sono quelli che si sono opposti radicalmente al nostro Dio Gesù Cristo. Per loro non è una questione qualunque riconoscere Nostro Signore. Su questo punto loro sono in contrapposizione alla fondazione ed esistenza della vera Fede cattolica. Comunque, non possiamo essere entrambi nel giusto. O Gesù Cristo è il Figlio di Dio e il Signore e Salvatore o non lo è. Si tratta di un caso dove non ci può essere il minimo compromesso senza distruggere il fondamento stesso della Fede cattolica. Questo non vale solo per le religioni che sono direttamente contrarie alla divinità di Gesù Cristo come Figlio di Dio, ma anche per le religioni che, senza opporsi a Lui, non Lo riconoscono come tale.