sabato 4 agosto 2012

FSSPX: ACCUSO IL CONSIGLIO di Fr.Francois Chazal



FSSPX: ACCUSO IL CONSIGLIO di Fr.Francois Chazal

fonte il sito di UNAVOX

  L'ultima metastasi della crisi della Fraternità

Accuso il Consiglio

di Don François Chazal


Don Chazal, sacerdote della Fraternità San Pio X,
ha pubblicato l'articolo sul sito della Fraternità in Korea,
dove svolge il suo apostolato


Il giorno della presa della Bastiglia, 14 luglio, Il Capitolo Generale della FSSPX ha prodotto una dichiarazione, destinata al pubblico, che a tratti è sentimentale, ma che a prima vista non sembra molto cattiva. Essa, però, è molto più debole della dichiarazione di Mons. Lefebvre del 1974, che io raccomando vivamente di rileggere oggi per constatare direttamente l’indebolimento.

Il veleno di questa dichiarazione sta nella sua coda, cioè nella menzione di alcune condizioni necessarie per la FSSPX per avere un riconoscimento canonico da parte della nuova Roma. Qualche giorno dopo, esposte in una lettera interna del 18 luglio, sono felicemente trapelate le sei pietose condizioni, che meritano la vostra attenzione particolare.


Tre condizioni sine qua non (o necessarie):
1. Libertà di conservare, trasmettere e insegnare la sana dottrina del Magistero costante della Chiesa e della verità immutabile della divina Tradizione; libertà di difendere, correggere, riprendere, anche pubblicamente, i fautori di errori o di novità del modernismo, del liberalismo, del Concilio Vaticano II e delle loro conseguenze;
2. Usare esclusivamente la liturgia del 1962. Conservare la pratica sacramentale che abbiamo attualmente (inclusi l’ordine, la cresima, il matrimonio);
3. Garanzia di almeno un vescovo;


La prima e la seconda condizione, a prima vista suonano bene. Ma questa rivendicazione della libertà per noi stessi di insegnare, condannare o conservare le cose, non è la battaglia di Mons. Lefebvre. Egli ha chiaramente detto che la prima condizione sine qua non consiste nel ritorno di Roma alla Tradizione.
Siamo al cospetto della sindrome di Dom Gérard, della Fraternità San Pietro e di Campos. Nel luglio del 1988, Dom Gérard diceva: «Non dev’essere posto alcun ostacolo alla nostra predicazione anti-modernista», e noi abbiamo poi visto dov’è finita questa libertà che si spera di ottenere dai nemici della verità… tutti questi sono stati ingannati molte volte… chi potrebbe negarlo?

Di conseguenza, il peccato più grave di queste due prime condizioni è implicito: si tratta del peccato ufficiale di OMISSIONE della richiesta che da 40 anni noi abbiamo sempre fatto: che Roma smetta di crocifiggere la Chiesa.

Tutto questo risente del liberalismo, che continua a ripetere: «Vivi e lascia vivere», «Non siete d’accordo, ma non fate troppe critiche e non sollevate controversie», «Libera Chiesa in libero Stato», «Libertà di opinione e liberi di essere in disaccordo con gli altri, senza condannarli…», ecc.

Seconda cosa
, queste persone colpevoli, prese in considerazione al punto 1, chi sono? Dei semplici laici o dei noti preti, dei vescovi, dei cardinali, dei papi?
Nel 1974 e dopo, Monsignore ha sempre combattuto la nuova Roma, cioè il Papa in particolare. Egli parlò della Massoneria che regna a Roma. Si guardi DICI e si vedrà un cambiamento di attitudine: si fa attenzione a non essere troppo duramente in disaccordo col Papa.

Terza cosa. Si ha perfettamente il diritto, in una democrazia liberale, di difendere ciò che è giusto e di fare dei rimproveri agli altri, esattamente come ha dichiarato recentemente un certo vescovo francese: «Lasciateli venire, lasciate che si uniscano a noi e che siano in disaccordo col Concilio Vaticano II, per quanto ci riguarda noi siamo in disaccordo con tutti gli altri venti concilii!».
La verità cattolica ci verrà addebitata oppure sarà semplicemente diluita, come temeva Monsignore nel 1988, con il semplice mischiare i nostri fedeli con i cattivi cattolici.

Infine, in che modo un solo vescovo potrà assicurare l’avvenire della Tradizione (600 sacerdoti della FSSPX più, forse, 400 altri)? E chi lo sceglierà: il Papa, la Commissione o la FSSPX? Avremo la garanzia che non sarà liberale?


Tre condizioni auspicabili: (“condizioni auspicabili”, un’espressione più che debole in francese):
1. Tribunali ecclesiastici propri di prima istanza;
2. Esenzione delle case della Fraternità Sacerdotale San Pio X riguardo ai vescovi diocesani;
3. Commissione Pontificia a Roma per la Tradizione, dipendente dal Papa, con la maggioranza dei membri e con la presidenza per la Tradizione.

Mons. Lefebvre dispose perché la FSSPX si munisse autonomamente di tribunali, per evitare le malversazioni dei tribunali Novus Ordo, ed oggi siamo ridotti ad
augurarci solamente di conservare solo quelli del grado più infimo, rimettendo implicitamente fin d’ora il trattamento dei casi seri alla nuova Roma.
E questo, quale codice ci porterà ad usare: il codice del 1983, gravemente corrotto, o quello del 1917?

Qualsiasi fedele sobbalzerà per l’orrore a questa idea: la FSSPX non è più un’operazione sopravvivenza che mette i fedeli del tutto al di fuori dalla portata delle locali diocesi moderniste, adesso essa si augura semplicemente di essere esentata da esse.


Ci
auguriamo solo che Saint-Nicolas du Chardonnet, a Parigi, St Mary’s, nel Kansas, Our Lady of Victories Church, a Manila, e le nostre altre case, siano esentate dall’influenza dei vescovi modernisti, oppure dobbiamo essere noi che dobbiamo escluderli dal dirigerci fino a quando la crisi della Chiesa non sia risolta?

Dal momento che la nuova Roma continua a gettare costantemente i gruppi Ecclesia Dei in mano alle diocesi, com’è possibile che noi stessi ammettiamo anche per noi questa terribile possibilità, fino a scriverla così nero su bianco? Fino ad oggi abbiamo creduto che la lotta contro la nuova linea imposta dalla direzione della FSSPX avesse lo scopo di evitare di porre la FSSPX sotto l’egida della nuova Roma fornicatrice. Da adesso, questa lotta deve mirare anche a salvare la FSSPX dall’influenza delle
diocesi Novus Ordo!

Una Commissione Pontificia dipendente dal Papa è un pleonasmo, poiché tutto ciò che è pontificio è sotto l’autorità del Papa.

Secondariamente, non v’è nulla di preciso circa la maggioranza e la presidenza di questa commissione, poiché il Papa regnante può affermare di essere lui stesso per la Tradizione o può nominare dei membri dei gruppi Ecclesia Dei, come perfino dei conservatori Novus Ordo che si dicono tradizionalisti. Invece che Tradizione, il termine esatto avrebbe dovuto essere FSSPX.

Ma quando noi chiediamo alla nuova Roma di essere posti alla sua dipendenza, sappiamo già dove porterà l’ambigua espressione «Per la Tradizione». E visto che noi questo ce lo
auguriamo solamente, se il Papa insistesse, la maggioranza e la presidenza di questa commissione pontificia, dipendente dal Papa, potrebbe essere composta da modernisti.

Il Cielo ci preservi dal volere questa insulsaggine.

__________________________________________


PREGHIAMMO INSISTENTEMENTE PER LA FSSPX E SOPRATTUTTO PER IL SUPERIORE GENERALE MONS. FELLAY E TUTTI I TIEPIDI AFFINCHE SI RESTI NELLA VERA TRADIZONE, altrimenti...
 
 
 
 

Nessun commento:

Posta un commento