Numero CCLXIII (263) 28 luglio 2012
Infezione conciliare
I cattolici che desiderano mantenere la fede, possono assistere ad una
Messa tridentina celebrata da un sacerdote che fa parte della Chiesa
conciliare, per esempio, appartenente all’Istituto Cristo Re o alla
Fraternità San Pietro? La risposta dev’essere che, di regola, un
cattolico non può assistere a tale Messa, anche se si tratta di
una Messa tridentina e anche se è degnamente celebrata.
Quale può essere la giustificazione per una tale norma
apparentemente rigida?
La ragione fondamentale è che la Fede cattolica è più importante della Messa.
Se, non per colpa mia, non posso assistere alla Messa anche per lungo tempo, ma mantengo la fede, posso ancora salvare la mia anima; se invece perdo la fede, ma in qualche modo continuo ad assistere alla Messa, non potrò salvare la mia anima (“Senza la fede è impossibile piacere a Dio” – Eb. XI, 6). Cosicché io assisto alla Messa per vivere la mia fede e, conoscendo l’interdipendenza di fede e culto, io assisto alla vera Messa per conservare la vera fede.
Non mantengo la fede allo scopo di assistere alla Messa.
Ne consegue che se la celebrazione di una Messa tridentina è
accompagnata da circostanze che rischiano di minare la mia fede, a
seconda della gravità del rischio non posso assistere a tale
Messa. È per questo che, nonostante le Messe celebrate dai preti
ortodossi scismatici possano essere valide, la Chiesa, quand’era sana,
usava proibire ai cattolici di assistervi sotto pena di peccato grave,
perché, visto che il credo e il culto sono interdipendenti, il
culto non cattolico minaccia la fede dei cattolici. Ora, nel corso dei
secoli l’Ortodossia ha causato un danno enorme alla Chiesa cattolica,
ma questo è paragonabile alla devastazione operata nella Chiesa,
in sole poche decine di anni, dal conciliarismo? Se dunque ai cattolici
è stato vietato di assistere alla Messa accompagnata dalle
circostanze ortodosse, non è normale che la Chiesa sana
proibisca l’assistenza alla Messa tridentina accompagnata dalle
circostanze conciliari?
Ma cosa s’intende per circostanze conciliari?
La risposta che s’impone è: ogni circostanza che, in un tempo
più o meno lungo, finisce col farmi pensare che il Concilio
Vaticano II non sia stato un immane disastro per la Chiesa. Tale
circostanza potrebbe consistere, per esempio, in un simpatico sacerdote
che crede che non ci sia alcun problema nel celebrare o la nuova o la
vecchia Messa, e che predica e agisce come se il Concilio non
presentasse alcun serio problema. Il conciliarismo è così
pericoloso perché può essere praticato in modo da
sembrare cattolico, tale che io possa perdere la fede senza – o quasi
senza – rendermene conto.
Naturalmente, il buon senso permette di prendere in considerazione
tutta una serie di circostanze particolari. Per esempio quella di un
buon sacerdote che, intrappolato nella Chiesa conciliare, potrebbe aver
bisogno del mio incoraggiamento per incominciare a venirne fuori,
proprio attraverso la mia assistenza alle sue prime celebrazioni della
vera Messa. Ma la regola generale deve rimanere quella che io non debbo
avere niente a che fare con una vera Messa celebrata in un contesto
conciliare. Come conferma, si guardi a come Roma, con l’Istituto del
Buon Pastore, abbia iniziato permettendogli di celebrare esclusivamente
la vera Messa: Roma sapeva che una volta che l’Istituto avesse
abboccato all’amo ufficiale, alla fine avrebbe potuto sicuramente
tirarlo nella sua rete conciliare. Infatti, sono bastati appena cinque
anni.
Questo è il pericolo di ogni accordo pratico senza previo
accordo dottrinale fra Roma e la Fraternità San Pio X.
Fino a
quando Roma crederà nella sua dottrina conciliare non
potrà non utilizzare un tale accordo per spingere la FSSPX in
direzione del Concilio, e il contesto di ogni Messa celebrata dalla
FSSPX diverrebbe conciliare, se non rapidamente, certo nel lungo
periodo.
Uomo avvisato è mezzo salvato.
Kyrie Kyrie eleison.
Londra, Inghilterra
© 2012 Richard N. Williamson. Tutti i diritti sono riservati.
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