sabato 5 ottobre 2013

"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: Momento fatale



 






           CCCXXV (325)                               5 ottobre 2013



 Momento fatale

La maggior parte dei lettori di questi “Commenti”, probabilmente avrà ormai compreso il grave problema che sta paralizzando la difesa della Fede in capo alla Fraternità San Pio X e potrebbero quindi preferire di leggere dell’altro. Ma è tale lo scompiglio creato nelle menti di milioni di persone, dal globale cedimento dalla Fede, che io penso che oggi non si analizzerà mai abbastanza la natura della Fede, la necessità della Fede e come essa venga insidiata. Quindi, senza voler insistere troppo sulle recenti disavventure o misfatti della FSSPX, mi si consenta di ricorrere ad un altro esempio di tale insidia, tratto dalla sua vicenda dell’anno scorso.

Il Capitolo Generale della Fraternità, del luglio 2012, è stato salutato subito dopo, da molti dei suoi partecipanti, come un trionfo dell’unità della Fraternità rispetto al disagio ed alle tensioni dei molti mesi precedenti. Da allora però, una più equilibrata visione del Capitolo ha preso il posto dell’euforia, e un certo numero di coloro che vi presero parte considerano che esso sia stato piuttosto un disastro per la Fraternità. Uno dei partecipanti, o Capitolari, come vengono chiamati, ha descritto il momento fatale quando i 39 sacerdoti a capo della Fraternità (io escluso) misero la loro Fraternità e i Superiori a fronte alla dottrina della Fede, proprio come fece l’insieme dei vescovi cattolici al Vaticano II.

I lavori del Capitolo si aprirono esattamente con un grave attacco dottrinale del Rettore del seminario della FSSPX a Écône sulla Dichiarazione Dottrinale di metà aprile 2012, con la quale la FSSPX sarebbe stata pronta al compromesso con i neo-modernisti di Roma sul Concilio, sulla nuova Messa, sul Codice di Diritto Canonico e sull’“ermeneutica della continuità” di Benedetto XVI. L’attacco venne espresso in termini moderati e rispettosi, ma sostanzialmente molto pesanti; significava infatti che chiunque avesse redatto la Dichiarazione o avesse spinto per la sua presentazione a Roma, era un incompetente in dottrina cattolica. Se poi si fosse trattato di incompetenza cosciente, si era in presenza di traditori della Fede; se incosciente, di persone inadatte a stare a capo di una Congregazione cattolica fondata in difesa della Fede. A quel punto, sul Capitolo piombò il silenzio, con i capitolari che iniziarono a rendersi conto quanto grave fosse l’accusa implicita contro i loro Superiori.

Ma il Rettore del seminario della Fraternità in Argentina ruppe il silenzio, dicendo che il Capitolo non poteva affibbiare uno schiaffo al suo Superiore Generale con l’esigere che ritirasse la sua Dichiarazione. Tale ritrattazione, disse, sarebbe stata implicita nella Dichiarazione finale del Capitolo. A quel punto altri capitolari avanzarono altri argomenti e il Capitolo passò ad occuparsi di altro. Tuttavia, il problema dottrinale della perfida Dichiarazione di metà aprile non venne correttamente risolto né dalla Dichiarazione finale del Capitolo, né dalle sei condizioni per un futuro accordo con Roma, né tampoco da una qualche successiva ritrattazione da parte dello stesso Superiore Generale, al contrario. E la Fraternità continua ad essere guidata in pratica secondo la stessa politica dell’essere gentili con i nemici della Fede a Roma, che fanno a pezzi la Fede e con essa la Chiesa.

Come poterono non vedere, i capitolari, che il “rispetto per i Superiori” veniva messo a fronte della Fede? Come poterono non insistere sul fatto che il problema dottrinale, di gran lunga più importante per l’intero Capitolo, fosse chiarito, così che tutti loro potessero individuare la necessaria azione da intraprendere immediatamente e non da rinviare astutamente alla fine del Capitolo?
La risposta dev’essere che, come i vescovi del Vaticano II, essi sono collettivamente figli del mondo moderno, per i quali la dottrina della Fede non è una necessità vitale, ma solo qualcosa che si impara in seminario per diventare sacerdoti, e che quindi si onora, ma nello stesso tempo più o meno si trascura. Lettori, leggete!

Kyrie eleison.



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