"Se vien qualcuno tra voi e non porta questa dottrina non lo ricevete in casa e nemmeno salutatelo "(Giov.IIª, 10). “Se anche un Angelo o noi stessi vi predicassimo un Vangelo diverso da quello che vi è stato tramandato, sia anatema” (Gal., I, 8).
mercoledì 31 ottobre 2012
martedì 30 ottobre 2012
“Esclusione” di Mons. Williamson Ebrei contenti, ma non troppo
“Esclusione” di Mons.
Williamson
Ebrei contenti, ma non troppo
Riportiamo una nota d'agenzia diffusa del Congresso Ebraico Mondiale (World Jewish Congress - WJC) sulla “esclusione” di Mons. Williamson dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X.
Ovviamente, la cosa non ci tocca neanche un po'… sono cose ebraiche… che riguardano solo i Giudei, ma abbiamo pensato che fosse opportuno riportare la notizia a titolo documentario e a futura memoria. Soprattutto dopo le ripetute dichiarazioni vaticane circa la impossibilità di essere veramente cattolici se si esprimono opinioni critiche nei confronti dei “fratelli maggiori nella fede”.
Come accade nella vita ordinaria, a tutti gli uomini ordinari, e come ricorda il vecchio proverbio: “se gli dai il dito, si prende la mano… e il braccio”, anche i Giudei non resistono a questa tentazione accaparratoria. Ad ogni concessione vaticana è sempre seguita una puntualizzazione che chiedeva di più. E il Vaticano non si è fatto indietro… anzi… si fa sempre più avanti.
Il questa questione di Mons. Williamson, i Giudei dissero la loro già nel 2009, suscitando gli sproloqui filoebraici di tanti prelati e le famose e pietose dichiarazioni del portavoce della Sala Stampa Vaticana. Non poteva mancare, quindi, il becco ebraico in questa nuova succulenta pietanza della “esclusione” di Mons. Williamson dalla Fraternità.
E da buoni “fratelli maggiori”… essi precisano che è “troppo poco” e “troppo tardi”. Ovviamente perché quegli sprovveduti dei dirigenti della Fraternità non si sono preoccupati di chiedere i lumi ebraici, almeno così sembrerebbe, poiché se lo avessero fatto, i Giudei avrebbero suggerito loro quale esemplare punizione sarebbe stata la più adatta. Magari li avrebbero invitati ad usare il passo del Levitico (16, 10) e ad abbandonare nel deserto, tra le braccia di Azazel, il nuovo Capro Espiatorio… il cattivissimo vescovo cattolico… soprattutto oggi che nei vari deserti della Palestina e dintorni si va a morte certa se si dà fastidio ai Giudei.
Né poteva mancare, in questa nota del WJC, la regolare direttiva per il Vaticano: se la Fraternità non accetta la visione ebraica… pardon… filo-ebraica dei nuovi preti della neo-Chiesa conciliare… non fatele mettere piede inVaticano!
Uomo avvisato è mezzo salvato!
Ma, visto che i Giudei si permettono di emettere direttive per i cattolici, ci siamo detti: perché allora noi, che non siamo il Vaticano, ma dei semplici sprovveduti fedeli di Nostro Signore Gesù Cristo, perché non proviamo ad elargire qualche consiglio… tanto non ci costa niente… e quelli a cui lo elargiamo se ne infischiano?
E abbiamo pensato di consigliare ai dirigenti della Fraternità San Pio X di non mettere piede in Vaticano fino a quando i prelati ivi residenti non abbiano cambiato opinione sui Giudei, sugli Ebrei, sui “fratelli maggiori” e su diverse altre piccole cosucce che stanno ogni giorno di più riducendo la povera Barca di Pietro in una tinozza bucherellata e sbrindellata su cui volteggiano nugoli di uccellacci pronti a soddisfare le loro incoffessabili bramosie.
Kyrie eleison.
Ebrei contenti, ma non troppo
Riportiamo una nota d'agenzia diffusa del Congresso Ebraico Mondiale (World Jewish Congress - WJC) sulla “esclusione” di Mons. Williamson dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X.
Ovviamente, la cosa non ci tocca neanche un po'… sono cose ebraiche… che riguardano solo i Giudei, ma abbiamo pensato che fosse opportuno riportare la notizia a titolo documentario e a futura memoria. Soprattutto dopo le ripetute dichiarazioni vaticane circa la impossibilità di essere veramente cattolici se si esprimono opinioni critiche nei confronti dei “fratelli maggiori nella fede”.
Come accade nella vita ordinaria, a tutti gli uomini ordinari, e come ricorda il vecchio proverbio: “se gli dai il dito, si prende la mano… e il braccio”, anche i Giudei non resistono a questa tentazione accaparratoria. Ad ogni concessione vaticana è sempre seguita una puntualizzazione che chiedeva di più. E il Vaticano non si è fatto indietro… anzi… si fa sempre più avanti.
Il questa questione di Mons. Williamson, i Giudei dissero la loro già nel 2009, suscitando gli sproloqui filoebraici di tanti prelati e le famose e pietose dichiarazioni del portavoce della Sala Stampa Vaticana. Non poteva mancare, quindi, il becco ebraico in questa nuova succulenta pietanza della “esclusione” di Mons. Williamson dalla Fraternità.
E da buoni “fratelli maggiori”… essi precisano che è “troppo poco” e “troppo tardi”. Ovviamente perché quegli sprovveduti dei dirigenti della Fraternità non si sono preoccupati di chiedere i lumi ebraici, almeno così sembrerebbe, poiché se lo avessero fatto, i Giudei avrebbero suggerito loro quale esemplare punizione sarebbe stata la più adatta. Magari li avrebbero invitati ad usare il passo del Levitico (16, 10) e ad abbandonare nel deserto, tra le braccia di Azazel, il nuovo Capro Espiatorio… il cattivissimo vescovo cattolico… soprattutto oggi che nei vari deserti della Palestina e dintorni si va a morte certa se si dà fastidio ai Giudei.
Né poteva mancare, in questa nota del WJC, la regolare direttiva per il Vaticano: se la Fraternità non accetta la visione ebraica… pardon… filo-ebraica dei nuovi preti della neo-Chiesa conciliare… non fatele mettere piede inVaticano!
Uomo avvisato è mezzo salvato!
Ma, visto che i Giudei si permettono di emettere direttive per i cattolici, ci siamo detti: perché allora noi, che non siamo il Vaticano, ma dei semplici sprovveduti fedeli di Nostro Signore Gesù Cristo, perché non proviamo ad elargire qualche consiglio… tanto non ci costa niente… e quelli a cui lo elargiamo se ne infischiano?
E abbiamo pensato di consigliare ai dirigenti della Fraternità San Pio X di non mettere piede in Vaticano fino a quando i prelati ivi residenti non abbiano cambiato opinione sui Giudei, sugli Ebrei, sui “fratelli maggiori” e su diverse altre piccole cosucce che stanno ogni giorno di più riducendo la povera Barca di Pietro in una tinozza bucherellata e sbrindellata su cui volteggiano nugoli di uccellacci pronti a soddisfare le loro incoffessabili bramosie.
Kyrie eleison.
Congresso ebraico mondiale
24 ottobre 2012
Il capo del World Jewish Congress (WJC), Ronald S. Lauder, ha accolto con favore l’espulsione del vescovo Richard Williamson da parte del gruppo cattolico separato Fraternità San Pio X (FSSPX), ma ha detto che questo si sarebbe dovuto fare anni fa e “non serve per ripristinare la credibilità di questa organizzazione”.
Lauder ha dichiarato: “È bene che il seminatore di odio e negatore dell’ultimo olocausto, Williamson sia stato finalmente relegato nel deserto, ma questa è una decisione che la dirigenza della FSSPX avrebbe dovuto prendere anni fa, quando il chierico ha apertamente negato l’esistenza delle camere a gas. Adesso è troppo poco e troppo tardi. Le ragioni addotte oggi per l’allontanamento di Williamson non parlano del danno che quest’uomo ha causato attraverso la diffusione di invettive contro gli Ebrei e altri, sia dal pulpito, sia attraverso la sua lettera settimanale e le sue dichiarazioni ai media.”
Nel 1989, in un discorso nella chiesa di Notre-Dame-de-Lourdes, a Sherbrooke, Canada, Williamson ha sostenuto che "Non vi è stato un ebreo che sia stato ucciso nelle camere a gas. Sono tutte bugie, bugie, bugie”. In un’intervista alla televisione svedese, concessa in Germania alla fine del 2008, ha ribadito la sua visione.
Il presidente del WJC ha detto che anche se non tutti i membri della FSSPX sono antisemiti come Williamson, il gruppo è ancora alle prese con la questione dell’antisemitismo nei suoi ranghi e in qualche modo con coloro “che continuano a considerare gli Ebrei come la personificazione dell’Anticristo”. Lauder ha ringraziato Papa Benedetto XVI e il cardinale Kurt Koch, il prelato vaticano incaricato delle relazioni con gli Ebrei, per la loro condanna inequivocabile delle tendenze antisemite nella Chiesa. “Conosciamo la posizione del Vaticano su questo. Quello che non sappiamo è se la dirigenza della FSSPX è d’accordo con essa. Fino a quando la Fraternità San Pio X non prenderà una posizione chiara, non dovrebbe essere riammessa nel seno della Chiesa cattolica” – ha sottolineato Ronald Lauder.
In una dichiarazione rilasciata mercoledì, la FSSPX ha detto: “ Mons. Richard Williamson, avendo preso da diversi anni le distanze dalla direzione e dal governo della Fraternità Sacerdotale San Pio X, e avendo rifiutato di manifestare il rispetto e l'ubbidienza dovuti ai suoi legittimi superiori, è stato dichiarato escluso dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X”. La Fraternità di tradizionalisti, che si è staccata dal Vaticano più di due decenni fa per le sue riforme, ha detto che la decisione è stata presa il 4 ottobre 2012. Williamson è uno dei quattro vescovi consacrati dal vescovo Marcel Lefebvre a Ecône, in Svizzera, nel 1988, contro gli ordini del Papa Giovanni Paolo II, che in seguito li scomunicò. Nel gennaio 2009, Papa Benedetto XVI ha revocato la scomunica dei quattro.
“Grazie a Dio la saga Williamson sarà presto alle nostre spalle, una volta che il tribunale di Ratisbona deciderà per la sua condanna per negazione dell’olocausto” , ha detto Lauder.
tratto da: http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV357_Ebrei_contenti_ma_non_troppo.html
24 ottobre 2012
Il capo del World Jewish Congress (WJC), Ronald S. Lauder, ha accolto con favore l’espulsione del vescovo Richard Williamson da parte del gruppo cattolico separato Fraternità San Pio X (FSSPX), ma ha detto che questo si sarebbe dovuto fare anni fa e “non serve per ripristinare la credibilità di questa organizzazione”.
Lauder ha dichiarato: “È bene che il seminatore di odio e negatore dell’ultimo olocausto, Williamson sia stato finalmente relegato nel deserto, ma questa è una decisione che la dirigenza della FSSPX avrebbe dovuto prendere anni fa, quando il chierico ha apertamente negato l’esistenza delle camere a gas. Adesso è troppo poco e troppo tardi. Le ragioni addotte oggi per l’allontanamento di Williamson non parlano del danno che quest’uomo ha causato attraverso la diffusione di invettive contro gli Ebrei e altri, sia dal pulpito, sia attraverso la sua lettera settimanale e le sue dichiarazioni ai media.”
Nel 1989, in un discorso nella chiesa di Notre-Dame-de-Lourdes, a Sherbrooke, Canada, Williamson ha sostenuto che "Non vi è stato un ebreo che sia stato ucciso nelle camere a gas. Sono tutte bugie, bugie, bugie”. In un’intervista alla televisione svedese, concessa in Germania alla fine del 2008, ha ribadito la sua visione.
Il presidente del WJC ha detto che anche se non tutti i membri della FSSPX sono antisemiti come Williamson, il gruppo è ancora alle prese con la questione dell’antisemitismo nei suoi ranghi e in qualche modo con coloro “che continuano a considerare gli Ebrei come la personificazione dell’Anticristo”. Lauder ha ringraziato Papa Benedetto XVI e il cardinale Kurt Koch, il prelato vaticano incaricato delle relazioni con gli Ebrei, per la loro condanna inequivocabile delle tendenze antisemite nella Chiesa. “Conosciamo la posizione del Vaticano su questo. Quello che non sappiamo è se la dirigenza della FSSPX è d’accordo con essa. Fino a quando la Fraternità San Pio X non prenderà una posizione chiara, non dovrebbe essere riammessa nel seno della Chiesa cattolica” – ha sottolineato Ronald Lauder.
In una dichiarazione rilasciata mercoledì, la FSSPX ha detto: “ Mons. Richard Williamson, avendo preso da diversi anni le distanze dalla direzione e dal governo della Fraternità Sacerdotale San Pio X, e avendo rifiutato di manifestare il rispetto e l'ubbidienza dovuti ai suoi legittimi superiori, è stato dichiarato escluso dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X”. La Fraternità di tradizionalisti, che si è staccata dal Vaticano più di due decenni fa per le sue riforme, ha detto che la decisione è stata presa il 4 ottobre 2012. Williamson è uno dei quattro vescovi consacrati dal vescovo Marcel Lefebvre a Ecône, in Svizzera, nel 1988, contro gli ordini del Papa Giovanni Paolo II, che in seguito li scomunicò. Nel gennaio 2009, Papa Benedetto XVI ha revocato la scomunica dei quattro.
“Grazie a Dio la saga Williamson sarà presto alle nostre spalle, una volta che il tribunale di Ratisbona deciderà per la sua condanna per negazione dell’olocausto” , ha detto Lauder.
tratto da: http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV357_Ebrei_contenti_ma_non_troppo.html
"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: Importante decisione

Numero CCLXXVI (276) 27 ottobre 2012
Importante decisione
Così, l’esclusione dalla Fraternità San Pio X di uno dei quattro vescovi consacrati nel 1988 da Mons. Lefebvre per servirla, è adesso ufficiale. Si tratta di una decisione importante da parte dei capi della FSSPX, non tanto per motivi personali, quanto perché equivale alla rimozione di ciò che molte persone pensano essere stato il più grande ostacolo dentro della FSSPX a qualsiasi falsa riconciliazione fra la Tradizione cattolica e la Roma conciliare. Ora che l’ostacolo è rimosso, la FSSPX potrà più facilmente continuare il suo slittamento verso il liberalismo più comodo.
Se il problema fosse stato la persona, non ci sarebbero state serie conseguenze. Si tratta infatti di un 72enne (“più o meno rimbambito”) con ancora non tanti anni di attività davanti a sé. Egli avrebbe potuto essere tranquillamente ignorato o ulteriormente screditato se necessario, lasciato a sbraitare e a farneticare nel suo isolato ritiro. Ma se invece la sua esclusione significa il rigetto dell’opposizione a Roma Conciliare che egli rappresentava, la FSSPX è in difficoltà, e lungi dal risolvere le sue tensioni interne per mezzo dell’esempio dato con lui, adesso rischia di essere dilaniata dal dissenso silenzioso o dall’aperta contestazione.
Questo perché Mons. Lefebvre ha fondato la FSSPX per resistere alla distruzione della Chiesa: della fede cattolica operata dal Concilio con i suoi 16 documenti, e della pratica della fede soprattutto tramite la nuova Messa. La resistenza al Concilio fece parte, dall’inizio, della natura della FSSPX. Ora, non si può cancellare la natura di una cosa senza cancellare la cosa. Ne consegue che con questa esclusione, la FSSPX di Mons. Lefebvre è sulla buona strada per essere cancellata ed essere rimpiazzata con qualcosa di diverso. In realtà, questa trasformazione la si è potuta osservare da diversi anni. L’esclusione è semplicemente un colpo finale.
Non che Monsignore fosse primariamente o solo contro il Concilio. Innanzi tutto era cattolico, un vescovo cattolico, un vero pastore d’anime, come si evince chiaramente dai suoi scritti anteriori al Concilio. Ma una volta che quello disastro indicibile della Chiesa ebbe fine, egli si accorse che il compito più urgente in difesa della fede, era resistere alla rivoluzione del Vaticano II, che stava contaminando milioni e milioni di cuori e menti cattoliche. Da qui la fondazione nel 1970 della FSSPX, che avrebbe utilizzato esclusivamente il rito tridentino della Messa. Da qui la sua famosa dichiarazione del novembre 1974, che fu come una carta dei principi cattolici che ispiravano la resistenza della FSSPX. Solo l’inversione e la conversione delle autorità della Chiesa alla vera fede può giustificare l’abbandono di questi principi. Tale inversione o conversione ha avuto luogo? Nient’affatto. Al contrario.
E il futuro? Per riempire il vuoto lasciato dall’abbandono degli scopi di Monsignore, probabilmente i dirigenti della FSSPX si affretteranno a gettarsi nelle braccia di Roma, specialmente se la coscienza di Benedetto XVI lo muove perché ponga fine prima di morire allo “scisma”. L’esclusione del vescovo può essere stata o meno una precondizione di Roma per un accordo Roma-FSSPX, ma in ogni caso certamente lo favorirà. I sacerdoti della FSSPX che ci vedono chiaro, per il momento potrebbero tenere un profilo basso e aspettare che tutti i nodi vengano al pettine. I laici della FSSPX per il momento potrebbero assistere alle Messe della FSSPX, ma stando attenti al momento in cui la suindicata trasformazione incominci a minacciare la loro fede. Circa il vescovo escluso, tutte le donazioni per lui e per la sua causa dovranno aspettare un poco. Bisogna sistemare il metodo per riceverle. Questo è certo: non pensa al pensionamento.
Tenersi stretti, tutti. Siamo in una sarabanda. Che ci si lasci fare un giro in Cielo! Kyrie eleison.
Londra, Inghilterra
© 2012 Richard N. Williamson. Tutti i diritti sono riservati.
Viene concessa una licenza non esclusiva inerente la stampa, la spedizione tramite e.mail, e/o la pubblicazione di questo articolo in Internet agli utenti che desiderassero farlo, a patto che non vengano apportate modifiche al contenuto così riprodotto o distribuito, e che esso conservi al suo interno il presente avviso. Oltre a questa licenza, limitata e non esclusiva, nessuna parte di questo articolo può essere riprodotta in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo sia elettronico che meccanico senza il permesso scritto dell'Editore, eccezion fatta per i recensori che possono citare brevi passaggi in una recensione, o tranne nei casi in cui vengano conservati i diritti sui contenuti qui riprodotti dal (dai) rispettivo(i) Autore(i), o da altri detentori del diritto d'Autore. In questi casi, la riproduzione di quegli specifici contenuti è soggetta all'autorizzazione che può essere concessa solo da chi ne possiede i(l) diritti(o) d'Autore. Ogni richiesta di riproduzione deve essere indirizzata a editorial@dinoscopus.org.
Viene concessa una licenza non esclusiva inerente la stampa, la spedizione tramite e.mail, e/o la pubblicazione di questo articolo in Internet agli utenti che desiderassero farlo, a patto che non vengano apportate modifiche al contenuto così riprodotto o distribuito, e che esso conservi al suo interno il presente avviso. Oltre a questa licenza, limitata e non esclusiva, nessuna parte di questo articolo può essere riprodotta in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo sia elettronico che meccanico senza il permesso scritto dell'Editore, eccezion fatta per i recensori che possono citare brevi passaggi in una recensione, o tranne nei casi in cui vengano conservati i diritti sui contenuti qui riprodotti dal (dai) rispettivo(i) Autore(i), o da altri detentori del diritto d'Autore. In questi casi, la riproduzione di quegli specifici contenuti è soggetta all'autorizzazione che può essere concessa solo da chi ne possiede i(l) diritti(o) d'Autore. Ogni richiesta di riproduzione deve essere indirizzata a editorial@dinoscopus.org.
sabato 27 ottobre 2012
Lode e onore a S.E. Mons.R. WILLIAMSON apostolo indiscusso della Vera fede Cattolica
NOI SIAMO CON S.E. MONS R. WILLIAMSON
RESISTERE ALLA “CHIESA CONCILIARE”
NON E' ARBITRARIO NE CALUNNIOSO!
NOI RESTIAMO FEDELI ALL'UNICA VERITA'
RIVELATA DA N.S.G.C.
VIVA CRISTO RE!
Omnípotens sempitérne Deus,
qui in dilécto Fílio tuo,
universórum Rege,
ómnia instauráre voluísti:
concéde propítius: ut cunctae famíliae géntium,
peccáti vúlnere disgregátae,
eius suavíssimo subdántur império:
Qui tecum vivit et regnat,
in unitáte Spíritus Sancti,
Deus,
per ómnia sécula seculórum.
Onnipotente sempiterno Iddio,
che nel tuo diletto Figlio,
Re dell'universo,
hai voluto restaurare tutte le cose:
concedi propizio: che la grande famiglia umana,
disgregata dal peccato,
si sottometta al suo soavissimo imperio:
Lui che è Dio e vive e regna con Te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
qui in dilécto Fílio tuo,
universórum Rege,
ómnia instauráre voluísti:
concéde propítius: ut cunctae famíliae géntium,
peccáti vúlnere disgregátae,
eius suavíssimo subdántur império:
Qui tecum vivit et regnat,
in unitáte Spíritus Sancti,
Deus,
per ómnia sécula seculórum.
Onnipotente sempiterno Iddio,
che nel tuo diletto Figlio,
Re dell'universo,
hai voluto restaurare tutte le cose:
concedi propizio: che la grande famiglia umana,
disgregata dal peccato,
si sottometta al suo soavissimo imperio:
Lui che è Dio e vive e regna con Te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
venerdì 26 ottobre 2012
Mons. Williamson: non lasciamolo solo!
Espulsione di Mons. Williamson:
non lasciamolo solo!
Monsignor Richard Williamson è
stato espulso dalla Fraternità San Pio X, perché “da diversi anni aveva
preso le distanze dalla direzione e dal governo della Fraternità”
(Comunicato della Casa Generalizia, Menzingen 24 ottobre 2012).Tratto da: http://doncurzionitoglia.net/2012/10/26/espulsione-di-mons-williamson-non-lasciamolo-solo/
In realtà è la direzione della Fraternità che da diversi anni – e specialmente dal 2009 – ha preso una posizione pericolosa di dialogo azzardato e di eccessiva apertura verso le novità del Concilio Vaticano II nonché di accettazione della shoah quale condizione richiesta da Benedetto XVI per essere considerati in piena comunione ecclesiale. È soprattutto l’opposizione a questi cedimenti che viene rimproverata a monsignor Williamson, mascherata sotto l’aspetto disciplinare.
Lo stesso Superiore generale della Fraternità aveva riconosciuto – nel settembre del 2012 – che era stato ingannato e che Benedetto XVI voleva l’accettazione della Nuova Messa e del Concilio Vaticano II da parte della Fraternità. Ora ciò è proprio quello da cui monsignor Williamson “aveva preso le distanze” cercando di farle prendere anche alla direzione della Fraternità.
Se un Superiore generale si dichiara ingannato, dopo diversi anni, da un interlocutore che ha parlato apertamente e non ha nascosto il suo fine, o non è capace di governare o è in collusione con il nemico-interlocutore, “tertium non datur”. Benedetto XVI non ha mai nascosto che, secondo lui, il Concilio Vaticano II e il Novus Ordo Missae sono in continuità con la Tradizione. Voler far credere che per anni interi si è potuto pensare il contrario è una menzogna inaccettabile ed un insulto al buon senso di ogni uomo. A Napoli si dice: “qui nessuno è stupido”. Il Superiore in questione avrebbe dovuto ringraziare monsignor Williamson per averlo messo in guardia, e non espellerlo. Anzi avrebbe dovuto dimettersi personalmente.
L’espulsione di monsignor Williamson fa temere, con una seria probabilità, che si vogliano riprendere le trattative con Benedetto XVI accettando, tacitamente o praticamente, la sua ermeneutica della continuità tra Tradizione apostolica e Concilio Vaticano II.
Stando così le cose, occorre sostenere monsignor Williamson, non lasciarlo solo e non seguire il corso “entrista” della Fraternità, che la porterà pian piano – analogamente ad Alleanza Cattolica – all’accettazione tacita o almeno pratica delle novità conciliari e postconciliari.
Cosa fare? In coscienza – senza voler fare sterili polemiche o disprezzare chicchessia - debbo dire pubblicamente per non fare l’ipocrita che non posso approvare l’attuale orientamento della direzione della Fraternità. Detto questo, spero di non dover ritornare sull’argomento. Non sono mai stato “fraterno centrico” e non mi piace parlare e disputare sulla Fraternità costantemente e perciò mi sottraggo a questo circolo vizioso ed ossessionante. “Nella Casa del Signore vi sono molte dimore”.
Per quanto riguarda i fedeli, che hanno chiesto consiglio penso che essi possano ancora frequentare le messe celebrate dai sacerdoti della Fraternità, se sono più vicine a casa loro, ma senza seguire la nuova direzione di essa.
A questo punto di estrema confusione i fedeli possono frequentare tranquillamente anche le Messe di San Pio V officiate da Istituti «Ecclesia Dei» o sacerdoti che si avvalgono del Motu proprio Summorum Pontificum cura, poiché oramai tra questi e la Fraternità non vi sono differenze sostanziali. Anzi, mentre l’«Ecclesia Dei» sta andando dal basso verso l’alto, la Fraternità sta scendendo dall’alto verso il basso.
Inoltre i fedeli facciano oramai le loro offerte a monsignor Williamson, ai sacerdoti ed alle case religiose che si son mantenuti integri da ogni compromesso con il neomodernismo ed il giudeo-cristianesimo. “Fatti e non parole” (S. Ignazio).
I sacerdoti che non vogliono essere riciclati dai neomodernisti, seguano monsignor Williamson. Se questo vescovo viene appoggiato solo a parole, ma abbandonato con i fatti non potrà svolgere appieno la sua opera di integrale testimonianza alla verità.
Adesso i sacerdoti che non sono inclini ai compromessi dottrinali hanno a loro disposizione un vescovo, almeno un monastero in Brasile e, se saranno numerosi, potranno avere anche molte case nelle quali svolgere il loro apostolato ed un seminario in cui formare nella piena fedeltà alla Tradizione i candidati al sacerdozio.
Tutto sta a non lasciarsi intimorire (“latrare potest, mordere non potest nisi volentem”), come quando di fronte al Novus Ordo Missae si scelse la Messa tradizionale. Così ora si scelga la Tradizione e non la compromissione, abbandonandosi alla Provvidenza divina e cooperando liberamente con Essa. “Chi ti ha creato senza te, non ti salverà senza te” (S. Agostino).
don Curzio Nitoglia
25/10/2012
giovedì 25 ottobre 2012
Mons. Williamson: "Io sono uno dei suoi vescovi, come voi,...per cui membro della Fraternità io lo resto."
Monsignor Williamson: "Io sono uno dei suoi vescovi, come voi, da quasi un quarto di secolo. Questo non si cancella con un tratto di penna, per cui membro della Fraternità io lo resto."
"Sono
venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse gia
acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato,
finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace
sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di
cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre
contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro
madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera." (Lc 12)
------------------------------------------
Lettera aperta di S.E Mons Williamson a S.E. Mons.
Fellay riguardo all'imminente “esclusione” (che poi è avvenuta) dalla Fraternita San Pio X.
Ringraziamo una nostra carissima amica per la traduzione in Italiano...
Londra,
19 ottobre 2012
Eccellenza,
grazie
per la vostra lettera del 4 ottobre, con la quale mi comunicate da parte
vostra, del Consiglio Generale e del Capitolo Generale, la vostra “constatazione”,
“dichiarazione” e “decisione” che io non sono più membro della Fraternità San
Pio X. Le ragioni da voi riferite che motivano la vostra decisione di escludere
il vostro servitore sarebbero le seguenti: ha continuato a pubblicare i “Commenti
Eleison”; ha attaccato le autorità della Fraternità; ha fatto opera di
apostolato indipendente; ha seminato confusione tra i fedeli; ha sostenuto
confratelli ribelli; ha disobbedito in modo formale, ostinato e “pertinace”; si
è separato dalla Fraternità; non si subordina ad alcuna autorità.
Non
possiamo riassumere tutte queste motivazioni e considerarle essenzialmente “disubbidienza”? Certamente, nel corso di
questi ultimi dodici anni, il vostro servitore ha espresso parole e gesti che
sono risultati inappropriati ed eccessivi davanti a Dio, ma credo sarebbe stato
sufficiente segnalarglielo perché se ne fosse scusato, secondo verità e
giustizia. Ma siamo altrettanto certamente d’accordo che il problema di fondo
non si trova nei dettagli, ma si riassume in una sola parola: disobbedienza.
Allora,
cominciamo analizzando quanti ordini più o meno sgradevoli del Superiore
Generale il vostro servitore ha rispettato senza ribattere. Nel 2003 ha abbandonato
un importante e fruttuoso apostolato negli Stati Uniti per trasferirsi in
Argentina. Nel 2009 ha rinunciato al proprio incarico di direttore del
seminario e ha lasciato l’Argentina per ammuffire in una mansarda di Londra,
privato della parola e del ministero episcopale che gli era stato proibito.
Virtualmente non gli rimaneva che il ministero del “Commento eleison”, il cui
rifiuto di sospensione rappresenta la parte essenziale di questa
“disobbedienza” che gli viene rimproverata. E a partire dal 2009 i Superiori
della Fraternità si sono permessi di discreditarlo ed ingiuriarlo a loro
piacimento, ed in tutto il mondo hanno incoraggiato ogni membro della
Fraternità che ne avesse voglia a fare lo stesso. Il vostro servitore non ha
quasi reagito, preferendo il silenzio a qualsiasi confronto scandaloso. Si
potrebbe persino dire che si è sforzato di non disubbidire. Ma andiamo oltre,
poiché il vero problema non è questo.
Allora,
dove si trova il vero problema? Per rispondere, permettete all’accusato di fare
una rapida analisi della storia della Fraternità dalla quale si pretende che
egli si stia separando. In realtà, il problema centrale ha radici nel passato.
A partire dalla Rivoluzione francese della fine del XVIII secolo, in molti
stati un tempo cristiani si è imposto un nuovo ordine mondiale, concepito dai
nemici della Chiesa per cacciare Dio dalla sua creazione. Si è cominciato
sostituendo l’antico regime, dove il trono sosteneva l’altare, con la
separazione tra Chiesa e Stato. Ne è derivata una struttura della società
radicalmente nuova, difficile per la Chiesa, poiché lo Stato, ormai
implicitamente ateo, ha cominciato ad opporsi con tutte le sue forze alla
religione di Dio. In realtà, la massoneria vuole sostituire il vero culto di
Dio con il suo culto della libertà la cui neutralità in campo religioso non è
che uno strumento (per raggiungere l’obiettivo). Comincia così nei tempi
moderni una guerra impietosa tra la religione di Dio, difesa dalla Chiesa
Cattolica, e la nuova religione dell’uomo, liberata da Dio e liberale. Queste
due religioni sono inconciliabili tanto quanto Dio e il demonio. Bisogna
scegliere tra cattolicesimo e liberalismo.
Ma
l’uomo non vuole scegliere, vuole la botte piena e la moglie ubriaca. Vuole
entrambe le cose. Quindi, sulla scia della Rivoluzione, Félicité de Lamennais
inventa il cattolicesimo liberale e, da lì in poi, la conciliazione degli
inconciliabili diventa il pane quotidiano all’interno della Chiesa. Per 120
anni, la misericordia di Dio ha dato alla Sua Chiesa una serie di Papi, da Gregorio
XVI a Pio XII, per la maggior parte perspicaci e risoluti, ma un numero sempre
crescente di fedeli ha cominciato a propendere per l’indipendenza da Dio e per
i piaceri materiali versi i quali il cattolicesimo liberale spingeva. Una
progressiva corruzione ha finito per coinvolgere vescovi e sacerdoti, allora
Dio ha deciso di permettere loro di scegliere il genere di papi che garbava
loro, ossia quelli che fanno solo finta di essere cattolici, ma che in realtà
sono dei liberali, che parlano a destra ma agiscono a sinistra, che spiccano
per la contraddizione, l’ambiguità, per la dialettica hegeliana, in parole
povere per la menzogna. Si tratta della neo chiesa del Vaticano II.

E
non poteva che essere così. Solo nei sogni si possono conciliare delle realtà
incompatibili tra loro. Ma Dio – parola di Sant’Agostino – non abbandona le
anime che non vogliono abbandonarlo, quindi viene in soccorso di quelle poche
anime che restano cattoliche e non vogliono seguire la molle apostasia del
Vaticano II. Suscita un vescovo che resisterà al tradimento del clero conciliare.
Rispettando la realtà, evitando di conciliare l’inconciliabile, rifiutando di
sognare, questo arcivescovo parla con tale chiarezza, coerenza e verità che il
gregge riconosce in lui la voce del Divino Maestro. La Fraternità sacerdotale
che egli fonda per formare dei veri sacerdoti cattolici si avvia a piccoli
passi, ma rifiutando in modo risoluto gli errori conciliari ed il loro
fondamento cattolico liberale, attira a sé ciò che resta dei cattolici
autentici dal mondo intero, fino a formare la spina dorsale di tutto un
movimento nella Chiesa che è detto Tradizionalismo.
Ora,
questo movimento è odioso per gli uomini della neo chiesa che vogliono
sostituire il cattolicesimo col cattolicesimo liberale. Con l’aiuto dei media e
dei governi, fanno di tutto per screditare, ingiuriare e sopprimere il
coraggioso arcivescovo. Nel 1976, Paolo VI lo “sospende a divinis”, nel 1988 Giovanni Paolo II lo “scomunica”. Questo
arcivescovo importuna terribilmente i papi conciliari perché la sua parola di
verità mina il loro reticolo di menzogne e mette a rischio il loro tradimento.
E sotto i colpi della loro persecuzione, persino della loro “scomunica”, tiene
duro e con lui il considerevole numero di sacerdoti della sua Fraternità.

Questa
fedeltà alla verità fa si che Dio conceda alla Fraternità dodici anni di pace
interiore e di prosperità esteriore. Nel 1991, il grande arcivescovo muore, ma
per nove anni ancora la sua opera si perpetua nella fedeltà ai principi
antiliberali sui quali l’ha costruita. Allora, cosa faranno i Romani conciliari
per fare fronte a questa resistenza? Sostituiranno il bastone con la carota.
Nell’anno
2000, un grande pellegrinaggio della Fraternità per l’Anno Giubilare mostra per
le strade e nelle Basiliche di Roma la pietà e la potenza della Fraternità. I
Romani ne sono impressionati, loro malgrado. Un cardinale invita i quattro
vescovi ad un sontuoso pranzo presso di lui, invito accettato da tre di loro.
Subito dopo questo pranzo molto amichevole, i contatti tra Roma e la
Fraternità, da dodici anni pressoché congelati, riprendono e con quelli l’opera
di seduzione dei bottoni rossi e dei pavimenti di marmo.
I
contatti riprendono tanto freneticamente che già alla fine dell’anno molti
sacerdoti e fedeli della Tradizione temono una conciliazione tra la Tradizione
cattolica ed il Concilio liberale. Questa non avviene, ma il linguaggio del
Quartier Generale della Fraternità a Menzingen comincia a cambiare e nei dodici
anni a seguire si mostrerà meno ostile verso Roma e più benevola verso le
autorità della chiesa conciliare, verso i media ed il loro mondo. E, man mano
che la conciliazione degli inconciliabili viene preparata dalla testa della
Fraternità, nel suo corpo di sacerdoti e di laici l’atteggiamento diventa pian
piano più indulgente verso i papi e la chiesa conciliari, verso tutto ciò che è
mondano e liberale. Dopo tutto, il mondo moderno che ci circonda è veramente
così gramo come ci hanno voluto far credere?
Questa
avanzata del liberalismo all’interno della Fraternità, percepita da una
minoranza di sacerdoti e di fedeli ma apparentemente invisibile agli occhi
della grande maggioranza, si è svelata a molti nella primavera di quest’anno
quando, in seguito al fallimento delle Discussioni Dottrinali della primavera
2011, la politica cattolica del “nessun accordo pratico senza accordo
dottrinale” è diventata da un giorno all’altro “nessun accordo dottrinale,
quindi accordo pratico”. E verso la metà di aprile il Superiore Generale offre
a Roma come base per un accordo pratico, un testo ambiguo, apertamente favorevole
a questa “ermeneutica della continuità” che è la beneamata ricetta di Benedetto
XVI per conciliare, precisamente, il Concilio e la Tradizione!. “Occorre un
pensiero nuovo” dirà il Superiore Generale nel mese di maggio ai sacerdoti del
distretto austriaco della Fraternità. Ovvero, il capo della Fraternità fondata
nel 1970 per resistere alle novità del Concilio, propone di conciliarla con il
Concilio. Oggi essa è conciliante. Domani dovrà diventare pienamente
conciliare!
Si
stenta a credere che l’opera fondata da Mons. Lefebvre sia stata condotta a
dimenticare, addirittura disprezzare i principi sui quali egli l’ha fondata, ma
questo è il potere della seduzione delle fantasie del nostro mondo senza Dio,
modernista e liberale. Non è una ragione, la realtà non si lascia indirizzare
dalla fantasia, ed è reale il fatto che non si possono demolire i principi di
un fondatore senza demolirne anche la fondazione. Un fondatore ha delle grazie
particolari che nessuno dei suoi successori ha.
Come tuonava Padre Pio quando i Superiori della sua Congregazione
provavano a “rinnovarla” secondo il nuovo pensiero del Concilio appena
terminato: “Che cosa fate del Fondatore?” Il Superiore Generale, il Consiglio
Generale ed il Capitolo Generale della FSSPX hanno un bel conservare Mons.
Lefebvre come mascotte, in realtà hanno un nuovo proposito, lontano dalle
gravissime motivazioni per cui egli ha fondato la Fraternità. La stanno
mandando in rovina almeno attraverso un tradimento oggettivo, assolutamente
analogo a quello del Vaticano II.
Ma
siamo giusti, e non esageriamo. Fin dall’inizio di questa lenta caduta della
Fraternità, ci sono sempre stati sacerdoti e fedeli che hanno capito e che
hanno fatto il possibile per resistere. Nella primavera di quest’anno questa
resistenza ha assunto consistenza e dimensioni tali da rappresentare un
ostacolo al Capitolo Generale del mese di Luglio, già sul cammino nefasto
dell’accordo. Ma riuscirà a tenere questo ostacolo? Temo di no. Davanti ad una
quarantina di sacerdoti della Fraternità riuniti in ritiro sacerdotale ad Econe
nel mese di settembre, il Superiore Generale, riferendosi alla sua politica
romana, ha confessato: “Mi sono sbagliato”, ma di chi è la colpa? “I Romani mi
hanno ingannato.” Inoltre, si è generata “una grande diffidenza nella
Fraternità” che occorrerà “riparare attraverso fatti e non solo parole”, ma di
chi è la colpa? Fino ad ora, il suo operato, a partire dal mese di settembre,
ivi compresa questa lettera del 4 ottobre, mostrano che egli se la prende con i
sacerdoti e con i laici che non hanno saputo fidarsi di lui, il loro capo. Dopo
il Capitolo, come prima dello stesso, rimane l’impressione che egli non tolleri
nessuna opposizione alla sua politica conciliatrice e conciliare.
Ed
eccola la motivazione per cui il Superiore Generale ha dato più volte l’ordine
formale di chiudere i “Commenti eleison”. Infatti, questi “Commenti “ hanno
criticato a più riprese la politica conciliare verso Roma delle Autorità della
Fraternità, ed implicitamente le hanno attaccate. Ora, se in questa critica ed
in questi attacchi si trovano delle violazioni alla regola del rispetto dovuto
al lor signori ed al loro ufficio, ne chiedo volentieri perdono a chi di
diritto, ma credo sia sufficiente rileggere i numeri in questione dei
“Commenti” per constatare che la critica e gli attacchi sono rimasti di norma impersonali, poiché in
ballo c’è ben altro oltre a delle persone.
E,
in quanto al grande problema che va ben oltre alle persone, consideriamo la
gran confusione che regna attualmente nella Chiesa e nel mondo, e che mette in
pericolo la salvezza eterna di un’infinità di anime. Non è forse dovere di un
vescovo scovare le vere radici di questa confusione, e svelarle pubblicamente?
Quanti vescovi nel mondo intero vedono chiaro come vedeva Mons. Lefebvre, e
danno un insegnamento che corrisponde a quella chiarezza? Quanti tra loro
ancora insegnano semplicemente la dottrina cattolica? Pochissimi, vero? E’
quindi il momento di cercare di fare tacere un vescovo che lo fa, cosa
testimoniata dalla quantità di anime che si aggrappano ai “Commenti” come ad
una ancora di salvezza? E come in particolare un altro vescovo può volerlo
zittire, lui che ha dovuto ammettere davanti ai suoi sacerdoti che sulle stesse
grandi questioni si è lasciato ingannare, e questo per molti anni?
In
più, se il vescovo refrattario si è effettivamente dato – per la prima volta in
4 anni – un apostolato indipendente, come lo si può rimproverare di avere
accettato un invito, indipendente dalla Fraternità, a cresimare e a predicare
una parola di verità? Non consiste proprio in questo la funzione stessa di un
vescovo? La sua parola in Brasile sarà stata di “confusione” solo per quelli
che seguono l’errore confessato ed evocato poco innanzi.
E
se da qualche anno egli sembra separarsi dalla Fraternità, è vero, ma egli si
separa dalla Fraternità conciliare e non da quella fondata da Mons. Lefebvre. E
se sembra mostrarsi insubordinato ad ogni esercizio di autorità da parte dei
capi della Fraternità, è nuovamente vero, ma solamente rispetto a quegli ordini
che vanno contro agli obiettivi per i quali essa è stata fondata. Di fatto, per
quale altro ordine, se non quello di chiudere i “Commenti Eleison”, è possibile
affermare che egli si sia reso colpevole di disobbedienza “formale, ostinata e
pertinace”? Ne esiste un’ altro solamente? La disubbidienza di Mons. Lefebvre,
rivolta unicamente ad azioni di autorità dei capi della Chiesa che avevano lo
scopo di distruggere la Chiesa, è stata più apparente che reale. Analogamente,
la “disubbidienza” di colui che non ha voluto chiudere i “Commenti” è più
apparente che reale.
La storia infatti si ripete ed il diavolo ritorna alla carica. Esattamente come ieri il Concilio ha voluto conciliare la Chiesa cattolica ed il mondo moderno, così oggi possiamo dire che Benedetto XVI ed il Superiore Generale vogliono, entrambi, conciliare la Tradizione cattolica ed il Concilio; così domani, se Dio non interviene nel frattempo, alcuni capi della Resistenza cattolica cercheranno di riconciliarla con la Tradizione ormai conciliare.
Brevemente,
caro Signore Superiore Generale, voi ora potete procedere alla mia esclusione,
poiché i miei argomenti certamente non vi avranno persuaso, ma questa
esclusione sarà più apparente che reale. Io sono membro della Fraternità di
Mons. Lefebvre per la mia nomina a vita. Io sono uno dei suoi sacerdoti da 36
anni. Io sono uno dei suoi vescovi, come voi, da quasi un quarto di secolo. Questo
non si cancella con un tratto di penna, per cui membro della Fraternità io lo
resto.
Se
voi foste rimasto fedele alla sua eredità e se fossi stato io infedele,
volentieri riconoscerei il diritto ad escludermi. Ma stando così le cose, io
spero di non mancare di rispetto alla vostra carica se suggerisco che per la
gloria di Dio, per la salvezza delle anime, per la pace all’interno della
Fraternità e per la vostra stessa salvezza eterna, che voi fareste meglio a
dimettervi da Superiore Generale piuttosto che espellermi. Che il Buon Dio vi
dia la grazia, la luce e le forze necessarie per compiere un tale atto
distintivo di umiltà e di devozione al bene comune di tutti.
Quindi,
come ho spesso concluso le lettere che vi ho spedito nel corso degli anni,
Dominus
tecum.
+
Richard Williamson mercoledì 24 ottobre 2012
Breve commento a caldo sulla “esclusione” di Mons. Williamson dalla Fraternità San Pio X
Da:UNAVOX
Breve commento a caldo sulla
“esclusione” di Mons. Williamson
dalla Fraternità San Pio X
di Giovanni Servodio
La
Casa generalizia della Fraternità San Pio X ha comunicato,
il 24 ottobre 2012, la “esclusione” dalla Fraternità di Mons.
Richard Williamson, per il “bene comune della Fraternità San Pio
X e del suo buon governo”.
La decisione è stata assunta dal “Superiore generale e dal suo Consiglio” perché Mons. Williamson avrebbe “preso da diversi anni le distanze dalla direzione e dal governo della Fraternità Sacerdotale San Pio X”, e avrebbe “rifiutato di manifestare il rispetto e l'ubbidienza dovuti ai suoi legittimi superiori”.
Una decisione che, dal punto di vista interno di una congregazione religiosa, sembrerebbe inoppugnabile. Se non fosse che in questo caso si tratta, non di una qualsiasi congregazione religiosa, ma della Fraternità San Pio X, che per sua natura propria e per il contesto complessivo in cui è nata e nel quale è cresciuta e persiste, si presenta come una struttura cattolica atipica, seppure profondamente tradizionale. Una struttura sorta provvidenzialmente in un momento storico particolare che ancora oggi vede la Chiesa cattolica dibattersi in una spaventosa crisi di identità e di tenuta dottrinale e liturgica. Una crisi che non è colpa solo di questo o di quello, ma che si inscrive in un processo complessivo di indebolimento della fede, in totale coerenza con l’interrogativo retorico di Nostro Signore Gesù Cristo: «Quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?».
Processo di indebolimento e momento storico che una certa forma mentale ecclesiastica sembra voler ignorare, privilegiando una visione ad intra che guarda agli accadimenti come se la Chiesa vivesse in una sorta di arcadia.
Quali che siano le responsabilità di Mons. Williamson, ciò che colpisce, nel comunicato della Casa generalizia, è l’accento posto sul bene comune della Fraternità, in modo da far coincidere tale bene comune con il rispetto e l’ubbidienza dovuti ai superiori.
La cosa è non poco sconcertante, poiché, visto il contesto, si dimostra che si è voluto trascurare un altro aspetto, certo non meno importante, forse ben più importante, probabilmente il vero importante per il bene comune e il buon governo della Fraternità: evitare di drammatizzare le divisioni e soprattutto evitare di innescare una divisione lacerante che indebolisce la battaglia per la vera fede, che svilisce il senso e la ragion d’essere della difesa della Tradizione, che crea sconcerto e lacerazioni tra i fedeli, che offre indebitamente e gratuitamente armi mortali al nemico che si annida in alto loco a Roma.
Si è preferito far valer il rispetto formale dei superiori, a fronte del rispetto sostanziale della battaglia che da 40 anni centinaia di migliaia di sacerdoti e di fedeli, con non pochi sacrifici, seppure con gioioso entusiasmo, conducono per il bene della Chiesa e per l’onore di Nostro Signore.
Da oggi, l’onore dei superiori è salvaguardato, anche a costo dell’apertura delle ostilità all’interno della Fraternità, con la conseguenza che le ostilità all’esterno ne risentiranno fortemente, poiché un esercito che va diviso in battaglia, di certo ha già perso.
Queste le brevi considerazioni a caldo, che saranno seguite, con calma, da altre considerazioni, inevitabilmente suscitate da questa decisione che era nell’aria, ma che pregavamo perché non sopravvenisse… non per noi che siamo nessuno, ma per il bene comune della Fraternità Sacerdotale San Pio X.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di noi, peccatori.
__________________________________________________
Breve commento a caldo sulla
“esclusione” di Mons. Williamson
dalla Fraternità San Pio X
di Giovanni Servodio
La decisione è stata assunta dal “Superiore generale e dal suo Consiglio” perché Mons. Williamson avrebbe “preso da diversi anni le distanze dalla direzione e dal governo della Fraternità Sacerdotale San Pio X”, e avrebbe “rifiutato di manifestare il rispetto e l'ubbidienza dovuti ai suoi legittimi superiori”.
Una decisione che, dal punto di vista interno di una congregazione religiosa, sembrerebbe inoppugnabile. Se non fosse che in questo caso si tratta, non di una qualsiasi congregazione religiosa, ma della Fraternità San Pio X, che per sua natura propria e per il contesto complessivo in cui è nata e nel quale è cresciuta e persiste, si presenta come una struttura cattolica atipica, seppure profondamente tradizionale. Una struttura sorta provvidenzialmente in un momento storico particolare che ancora oggi vede la Chiesa cattolica dibattersi in una spaventosa crisi di identità e di tenuta dottrinale e liturgica. Una crisi che non è colpa solo di questo o di quello, ma che si inscrive in un processo complessivo di indebolimento della fede, in totale coerenza con l’interrogativo retorico di Nostro Signore Gesù Cristo: «Quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?».
Processo di indebolimento e momento storico che una certa forma mentale ecclesiastica sembra voler ignorare, privilegiando una visione ad intra che guarda agli accadimenti come se la Chiesa vivesse in una sorta di arcadia.
Quali che siano le responsabilità di Mons. Williamson, ciò che colpisce, nel comunicato della Casa generalizia, è l’accento posto sul bene comune della Fraternità, in modo da far coincidere tale bene comune con il rispetto e l’ubbidienza dovuti ai superiori.
La cosa è non poco sconcertante, poiché, visto il contesto, si dimostra che si è voluto trascurare un altro aspetto, certo non meno importante, forse ben più importante, probabilmente il vero importante per il bene comune e il buon governo della Fraternità: evitare di drammatizzare le divisioni e soprattutto evitare di innescare una divisione lacerante che indebolisce la battaglia per la vera fede, che svilisce il senso e la ragion d’essere della difesa della Tradizione, che crea sconcerto e lacerazioni tra i fedeli, che offre indebitamente e gratuitamente armi mortali al nemico che si annida in alto loco a Roma.
Si è preferito far valer il rispetto formale dei superiori, a fronte del rispetto sostanziale della battaglia che da 40 anni centinaia di migliaia di sacerdoti e di fedeli, con non pochi sacrifici, seppure con gioioso entusiasmo, conducono per il bene della Chiesa e per l’onore di Nostro Signore.
Da oggi, l’onore dei superiori è salvaguardato, anche a costo dell’apertura delle ostilità all’interno della Fraternità, con la conseguenza che le ostilità all’esterno ne risentiranno fortemente, poiché un esercito che va diviso in battaglia, di certo ha già perso.
Queste le brevi considerazioni a caldo, che saranno seguite, con calma, da altre considerazioni, inevitabilmente suscitate da questa decisione che era nell’aria, ma che pregavamo perché non sopravvenisse… non per noi che siamo nessuno, ma per il bene comune della Fraternità Sacerdotale San Pio X.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di noi, peccatori.
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Per il pellegrinaggio internazionale
del 27/29 prossimi
Sotto la direzione spirituale
della FSSPX
Per il trionfo di Cristo Re
Per la gloria di Maria,
Per i nostri pazienti
del 27/29 prossimi
Sotto la direzione spirituale
della FSSPX
Per il trionfo di Cristo Re
Per la gloria di Maria,
Per i nostri pazienti
E
VISTO GLI EVENTI ACCADUTI A LOURDES CHE HANNO PRECEDUTO L'ESPULSIONE DI MONS. WILLIAMSON,
EBBENE QUALCUNO DOVRA' FARE MEA CULPA !
_____________________
AVANTI TUTTA MONS. WILLIAMSON !
Comunicato della Fraternità Sacerdotale San Pio X
Comunicato
della Fraternità Sacerdotale San Pio X
del 24 ottobre 2012
sulla esclusione di Mons. Richard Williamson
da DICI
Mons. Richard Williamson, avendo preso da diversi anni le distanze dalla direzione e dal governo della Fraternità Sacerdotale San Pio X, e avendo rifiutato di manifestare il rispetto e l'ubbidienza dovuti ai suoi legittimi superiori, è stato dichiarato escluso dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X, per decisione del Superiore generale e del suo Consiglio, il 4 ottobre 2012.
Gli era stata accordata un'ultima dilazione per sottomettersi, al termine della quale egli ha annunciato la diffusione di una “lettera aperta” nella quale chiedeva al Superiore generale di dimettersi.
Questa decisione dolorosa si è resa necessaria per la cura del bene comune della Fraternità San Pio X e del suo buon governo, conformemente a ciò che denunciava Mons. Lefebvre: «Questa è la distruzione dell'autorità. Come può esercitarsi l'autorità se bisogna chiedere a tutti i membri di partecipare all'esercizio dell'autorità?» (Ecône, 29 giugno 1987)
Data a Menzingen, il 24 ottobre 2012
della Fraternità Sacerdotale San Pio X
del 24 ottobre 2012
sulla esclusione di Mons. Richard Williamson
da DICI
Mons. Richard Williamson, avendo preso da diversi anni le distanze dalla direzione e dal governo della Fraternità Sacerdotale San Pio X, e avendo rifiutato di manifestare il rispetto e l'ubbidienza dovuti ai suoi legittimi superiori, è stato dichiarato escluso dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X, per decisione del Superiore generale e del suo Consiglio, il 4 ottobre 2012.
Gli era stata accordata un'ultima dilazione per sottomettersi, al termine della quale egli ha annunciato la diffusione di una “lettera aperta” nella quale chiedeva al Superiore generale di dimettersi.
Questa decisione dolorosa si è resa necessaria per la cura del bene comune della Fraternità San Pio X e del suo buon governo, conformemente a ciò che denunciava Mons. Lefebvre: «Questa è la distruzione dell'autorità. Come può esercitarsi l'autorità se bisogna chiedere a tutti i membri di partecipare all'esercizio dell'autorità?» (Ecône, 29 giugno 1987)
Data a Menzingen, il 24 ottobre 2012
martedì 23 ottobre 2012
S.E. Mons Williamson espulso dalla FSSPX
Il Vescovo Williamson è stato espulso dalla FSSPX
S.E. Mons. de Galaretta sta lavorando per il ritorno del vescovo Williamson.
La conferma da una fonte Menzingen secondo:
http://www.les-intransigeants.com/2012/10/its-made/
Articolo tratto da:
http://aveclimmaculee.blogspot.it/
GIÙ IL CONSIGLIO DI INFERNO!
GODETEVI LA SOLA CHIESA CATTOLICA!
VIVA CRISTO RE!
domenica 21 ottobre 2012
La Teologia Cattolica spiegata in un’immagine
La Teologia Cattolica spiegata in un’immagine
Immagine disegnata da Giambattista Conti, tratta dal volume “La Redenzione”, II° vol. della collana “Cultura religiosa popolare”, Viterbo, 1931, pag. 29.
sabato 20 ottobre 2012
Intervista con padre Niklaus Pfluger sulla situazione attuale della Fraternità.
Intervista con padre Niklaus Pfluger sulla situazione attuale della Fraternità.
Kirchliche Umschau: Solo pochi mesi fa, il Vaticano sembrava essere sul punto di concedere il riconoscimento canonico alla Società. Ora sembra che tutti gli sforzi siano stati vani. Mons. Müller, il nuovo Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l'ha più o meno lasciato intendere in diverse recenti interviste.
Padre Niklaus Pfluger: Tutti gli sforzi
non sono stati vani, ma un accordo nel prossimo futuro è improbabile. Il
parere sia nostro che della Curia è che ogni accordo sarebbe inutile a
meno che non ci sia una comune comprensione della fede. Ciò doveva
essere espresso in una « dichiarazione dottrinale », per la stesura
della quale ci siamo presi tutto il tempo, e nel mese di aprile 2012,
Mons. Fellay, Superiore Generale, ha presentato una preliminare bozza
informale. Ma, con nostra grande sorpresa, questo testo è stato respinto
dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Così siamo tornati al
punto di partenza.
Kirchliche Umschau: Come si spiega il cambiamento di posizione di Roma?
Padre Niklaus Pfluger: A Roma c'è un
gruppo fortemente contrario a una regolarizzazione canonica per la
Fraternità. Tale riconoscimento ufficiale potrebbe in effetti essere un
segno che il post-Vaticano II è obsoleto e che un nuovo capitolo è
iniziato. Naturalmente, questo non conviene ai sostenitori del Concilio;
per essi, il riconoscimento ufficiale della Fraternità San Pio X non
sarebbe soltanto un affronto, ma anche una messa in discussione del
Concilio, quindi, una sconfitta. È chiaro che hanno potuto imporsi.
Kirchliche Umschau: Pensa che ci potrebbe essere un nuovo sviluppo?
Padre Niklaus Pfluger: Non solo lo
penso, lo so! I fatti sono quelli che sono. La Chiesa in tutto il mondo,
con alcune rare eccezioni, sta subendo un processo di auto-distruzione,
e non solo in Europa. In America Latina, per esempio, la situazione non
appare migliore. Dove l'economia è relativamente forte, come in
Germania, Svizzera, e Stati Uniti, le strutture ancora rimangono. Ma la
perdita della Fede si ritrova ovunque. Ora, senza fede, non c'è Chiesa.
In Germania, i vescovi hanno recentemente inviato un messaggio chiaro:
il diritto di reclamare l'imposta ecclesiastica è più importante di
120.000 cattolici che lasciano la Chiesa ogni anno. Stiamo assistendo ad
un fenomeno di regresso unico nella storia, una marea montante che
neppure i vescovi possono sventare, utilizzando, come fanno, una tattica
priva di spirito di fede. Joseph Ratzinger, come padre del Concilio, 50
anni fa, ha parlato di una « Chiesa, imbevuta dello spirito del
paganesimo ». Siamo arrivati a questo punto anche a causa del concilio.
Sono convinto che questo processo, da un lato, riconduce i vescovi ad
una certa lucidità, e, d'altra parte, rimarranno solo i conservatori,
cioè coloro che semplicemente vogliono credere come la Chiesa ha sempre
creduto, e rimanere cattolici. Con essi, non avremo più bisogno di
discutere, l'unità sarà trovata in fretta.
Kirchliche Umschau: Sta insinuando
che la marea di auto-distruzione riguarderà i cattolici liberali. Ma i
liberali vedono le cose in modo diverso. Vogliono ancora più riforme per
assicurare la sopravvivenza della Chiesa vivente.
Padre Niklaus Pfluger: non sto
inventando niente. Guardo i fatti. Quale ordine religioso, diocesi o
gruppo ha aderenti più giovani per assicurare la sua crescita futura e
quali non ne hanno? Possiamo osservare che il declino e lo scioglimento
sono più evidenti in quei luoghi in cui le cosiddette riforme conciliari
sono le più applicate. Non nego che, nell'opinione pubblica e a livello
parrocchiale l'approccio liberale è quello che incontra più simpatia.
Ma la Chiesa non vive di simpatia o di applausi umani. Essa vive di
uomini e donne che credono e praticano la loro fede, che sono disposti a
rinunciare ai piaceri mondani a diventare preti, monaci o monache.
Questi ultimi non li trovate tra i liberali, ed è per questo che ora
vogliono ricevere l'ordinazione sacerdotale, ma naturalmente senza
celibato, senza abnegazione. Ingenuamente prevedono di aumentare la
propria vocazione abbassando gli standard!
Kirchliche Umschau: Vi attendete una nuova scomunica dei vescovi, o addirittura di tutta la Fraternità?
Padre Niklaus Pfluger: Ci sono molti
propensi ad una nuova scomunica, ma sotto questo pontificato, sembra
altamente improbabile. Come la si giustificherà? Non vi è alcuna «
eresia tradizionale ». Noi non apparteniamo ai « sedevacantisti ».
Accettiamo pienamente il fatto che l'assistenza dello Spirito Santo è
concessa al papa e ai vescovi. Ma dal punto di vista di Roma, la «
disobbedienza » esisteva già anche quando le scomuniche del 1988 sono
state successivamente ritirate. Come giustificano nuove pene
ecclesiastiche? Perché si rifiuta il Concilio? Nel Credo non c'è nessun
articolo: «Io credo nel Concilio Vaticano II ...». La realtà stringente
dei fatti appena citati dovrebbe essere più importante delle
discussioni. La si trova oggi in una nuova generazione di giovani
sacerdoti, che lentamente ma inesorabilmente scopre l'antico rito, e
attraverso esso, la fede cattolica nella sua interezza, e il sacerdozio
autentico. Ma anche nei giovani cattolici interessati alla fede, che
quasi sempre scoprono al di fuori del loro parrocchie. Essi sono molto
colpiti dalla dottrina tradizionale e dal culto, anche se ancora
partecipano alla Nuova Messa. Essi guardano la fraternità, la seguono
con interesse, cercano di contattarci, richiedere le nostre
pubblicazioni, e rimanere in comunicazione con noi. Lo stesso vale per
le comunità Ecclesia Dei, e tra i sacerdoti diocesani, i quali,
grazie al Motu Proprio del 2007, hanno cominciato a celebrare la Messa
tridentina. Non siamo solo una Fraternità con circa 600 sacerdoti; la
nostra influenza è molto sentita nella Chiesa, e in particolare in
quegli ambienti che hanno un futuro. Se i romani vogliono salvare la
faccia, sapranno saggiamente evitare una scomunica che poi si dovrà
presto revocare.
Kirchliche Umschau: Quindi sussiste
ancora la possibilità di regolarizzare la fraternità, ma sembra che la
linea di fondo sia quella di « riconoscere il concilio»
Padre Niklaus Pfluger: Naturalmente ci
rendiamo conto che c'è stato un Concilio Vaticano II. Lo stesso
arcivescovo Lefebvre era un padre del Concilio. Tuttavia, dobbiamo
ammettere che non solo le riforme post-conciliari, ma anche alcuni testi
del Concilio stesso sono in contraddizione con le dottrine importanti
già definite dalla Chiesa. Alcune ambiguità e le novità sono al centro
della dissoluzione attuale della Chiesa. Per Roma, è inaccettabile che
si parli di « errori del concilio » Vedete, abbiamo criticato il
Concilio quando esso era celebrato dappertutto, e quando la Chiesa aveva
una fede più profonda e più vitale di oggi. Perché dovremmo
improvvisamente fare un dietro-front, quando i nostri avvertimenti e le
nostre critiche si verificano visibilmente in tutto il mondo? Vedendo la
triste realtà, 50 anni dopo il Concilio, le previsioni di mons.
Lefebvre erano tutt'altro che esagerate. Nel 1970, a causa
dell'entusiasmo e dell'ottimismo ingenuo del momento, nessuno avrebbe
potuto immaginare che i vescovi cattolici s'impegnassero a favore
dell'omosessualità, la propagazione dell'Islam, e la dissoluzione del
matrimonio, che oggi purtroppo dobbiamo subire !
Il Vaticano si trova di fronte alle rovine della Chiesa, che era un tempo così bella e forte. Ma ora non c'è vero rinnovamento, non c'è sollievo in vista. Una valutazione realistica delle nuove comunità carismatiche, che sono state lodate negli ultimi decenni come un segno di vitalità, dovrebbe servire invece come segnale di pericolo. Non capisco perché non vi è stata un'indagine onesta e approfondita delle cause della situazione attuale nella Chiesa. La Chiesa si distrugge, e non si cambierà questa realtà semplicemente mettendo a tacere ogni discussione. La continua pretesa secondo la quale il Concilio non è da biasimare per la crisi postconciliare è ideologica.
Il Vaticano si trova di fronte alle rovine della Chiesa, che era un tempo così bella e forte. Ma ora non c'è vero rinnovamento, non c'è sollievo in vista. Una valutazione realistica delle nuove comunità carismatiche, che sono state lodate negli ultimi decenni come un segno di vitalità, dovrebbe servire invece come segnale di pericolo. Non capisco perché non vi è stata un'indagine onesta e approfondita delle cause della situazione attuale nella Chiesa. La Chiesa si distrugge, e non si cambierà questa realtà semplicemente mettendo a tacere ogni discussione. La continua pretesa secondo la quale il Concilio non è da biasimare per la crisi postconciliare è ideologica.
Kirchliche Umschau: Dal momento che
sembrate così poco disposti al compromesso, perché ancora discutete con
la Congregazione per la Dottrina della Fede?
Padre Niklaus Pfluger: Perché il papa e
Roma sono realtà inseparabili dalla fede. La perdita della fede nelle
strutture ecclesiali, perdita della fede da cui siamo, grazie a Dio,
risparmiati è solo un aspetto della crisi nella Chiesa. Da parte nostra,
soffriamo anche di un difetto: del fatto della nostra irregolarità
canonica. Lo stato della Chiesa post-conciliare è imperfetto, il nostro
anche.
Kirchliche Umschau: Si riferisce ai membri della sua comunità che rifiutano le discussioni con Roma?
Padre Niklaus Pfluger: Sì, ma sono
pochi, molto pochi. Il lungo periodo di separazione ha portato alcuni
membri a confusioni teologiche. In fondo, queste oppongono la fede in
opposizione al diritto, come se l'unione con il Papa, il primato del
papa, fossero solo una questione secondaria di diritto.
Separare la legittimità del papa dalla
Fede, e ridurre la sua legittimità a una questione meramente giuridica, è
un segno di grande pericolo. Infine, è una visione protestante della
Chiesa. Ma la Chiesa è visibile. Il papato appartiene al dominio della
fede.
Noi stessi, cattolici fedeli alla
Tradizione, soffriamo la crisi in due modi. Partecipiamo a questa crisi,
anche se su un piano diverso e superiore, come la vedo io. Non si può
negare l'obbligo di prendere parte attiva nel superamento della crisi né
può essere contestato. E questa opera inizia con noi, con il desiderio
di superare il nostro status canonico anomalo.
Kirchliche Umschau: Quindi siamo di nuovo al punto di partenza. Perché non siglare con Roma?
Padre Niklaus Pfluger: Perché non
possiamo scambiare uno stato imperfetto per uno che è ancora meno
perfetto. L'unione con Roma dovrebbe essere un miglioramento, non una
mutilazione. Omissioni di alcune verità di fede, oltre al divieto di
criticare varie posizioni dubbiose e liberali: tutto questo equivarrebbe
a una mutilazione. Questo non lo faremo.
Kirchliche Umschau: Nel mese di luglio si è tenuto il Capitolo generale. Quale posizione è stata presa dai membri del Capitolo?
Padre Niklaus Pfluger: Abbiamo stabilito
sei orientamenti che devono essere soddisfatti prima di qualsiasi
riunione con Roma. Questi corrispondono a ciò che abbiamo sempre
sostenuto. La nostra posizione è stata rafforzata una volta di più.
Kirchliche Umschau: Su Internet, c'è
un dibattito su questo tema. Sono state scagliate condanne contro i
capi della Società, che sono accusati di tradimento.
Padre Niklaus Pfluger: Stai citando il
vescovo Williamson, che è stato escluso dal Capitolo generale dalla
grande maggioranza dei superiori. Ciò dimostra quanto fortemente siamo
uniti.
Kirchliche Umschau: Ma tu hai un
problema di comunicazione. A giudicare da alcuni forum su Internet, la
situazione non potrebbe essere peggiore.
Padre Niklaus Pfluger: È vero che
Internet richiede, e anche esige, una nuova forma di comunicazione.
Siamo costretti ad andare oltre le sole pubblicazioni a stampa in uso
fino ad oggi - come il Vaticano del resto! Ma sicuramente ci sono anime
semplici che sono facilmente indotte in errore da seminatori di
discordia, essi stessi disinformati da Internet. I nostri sacerdoti
hanno fatto appello ai fedeli di non andare su questi siti di
discussione che spesso sono vergognosi, e non lasciarsi turbare e
sconvolgere dalle voci e dagli intrighi trovati su Internet. Useremo i
mezzi di comunicazione disponibili da ora in poi, compreso Internet.
Kirchliche Umschau: Alcuni gruppi hanno preso di mira lo stesso Vescovo Fellay.
Padre Niklaus Pfluger: Mons. Fellay ha
certamente fatto di più per la causa dei cattolici fedeli alla
Tradizione di tutti coloro che dubitano di lui, lo criticano, e anche lo
accusano di tradimento. Per diversi anni, ha condotto i rapporti con
Roma con prudenza e abilmente, mai agisce con precipitazione, mai si
lascia provocare né perde la pazienza. Oggi abbiamo la Messa tridentina
a disposizione di qualsiasi sacerdote, abbiamo visto la revoca delle
scomuniche che erano state lanciate contro di noi nel 1988, abbiamo
avuto gli incontri sui problemi del Concillio. E, come ammette un
vescovo austriaco, abbiamo fatto del concilio un tema di discussione.
Quindi, ormai, il Concilio non è più intoccabile e la sua gloria si
trasforma in polvere. E questo non potranno cambiarlo neppure le
celebrazioni del giubileo per i 50 anni del concilio..
Il nostro Superiore Generale ha
realizzato molto, perché ha perseverato nei negoziati e presentato
fedelmente le nostre posizioni teologiche. A questo proposito, osservo
che ha un solo scopo in vista di questa crisi della Chiesa, quello di
preservare la fede e di servire la Chiesa con tutto il cuore.
Kirchliche Umschau: Una domanda
rimane. Perché è che Mons. Fellay sembra aver fatto nulla contro la
campagna diffamatoria montata contro di lui negli ultimi mesi su
Internet?
Padre Niklaus Pfluger: La pazienza, la
gentilezza e la generosità appaiono a molti come punti deboli, ma non è
così. Di fronte a ripetuti attacchi e molestie via Internet, non
rinunciamo ai nostri valori e ai nostri principi. Trattiamo gli intrighi
secondo le leggi della Chiesa. Questo può apparire ad alcuni una
lentezza perfino fastidiosa, ma non può essere altrimenti, se non
vogliamo tradire i nostri ideali. Vorrei chiarire questo punto: nessuno
deve immaginarsi di poter criticare impunemente l'autorità.
Kirchliche Umschau: Cosa significa precisamente?
Padre Niklaus Pfluger: Il Vescovo
Williamson ha ricevuto un'ammonizione. Questo è un triste capitolo nella
storia della nostra Fraternità. Se egli continua la sua campagna su
Internet contro la Fraternità e il suo Superiore Generale, la
separazione dalla Fraternità sarà inevitabile. Oltre alle sue idee
false, ha manovrato sotto copertura. La tragedia vera e propria è il
fatto che per anni non ha accettato l'autorità del Superiore Generale,
ma si è auto-assegnato una missione. Prima del Capitolo Generale, ha
promosso la ribellione. Per un vescovo cattolico, questo è molto grave.
Kirchliche Umschau: Lo scopo della
fraternità non si limita ai negoziati con Roma. Quali altri campi di
apostolato si possono immaginare?
Padre Niklaus Pfluger: L'Occidente ha
perso la fede. Una delle ragioni di questa perdita è il fatto che la
Chiesa non presenta più la fede, non la porta più al mondo. I moderni
uomini di Chiesa sembrano quasi vergognarsi della loro fede, che è il
motivo per cui si preoccupano della campagna per la difesa
dell'ambiente, la redistribuzione della ricchezza, e gli aiuti allo
sviluppo. Non possiamo aspettare che siano loro a rinsavire. Dobbiamo
essere più attivi all'esterno, conquistare una influenza in pubblico, e
ricostruire la cristianità con prudenza, umiltà e carità. Come Nostro
Signore ha lanciato questo appello a quelli del suo tempo: non temete!
Kirchliche Umschau: Dove vede le sfide importanti da affrontare?
Padre Niklaus Pfluger: A livello
mondiale in questo momento assistiamo alla persecuzione dei cristiani in
Oriente. La sfida per noi è attirare la nostra attenzione dei nostri
fratelli sui perseguitati e di venire in loro aiuto. La Dichiarazione
del Capitolo Generale lo ha messo in evidenza. Nei paesi occidentali,
sempre meno bimbi vengono messi al mondo, perché la famiglia è
svalutata; le leggi di Stato minacciano la famiglia, che è il nucleo
della società. L'impegno in favore delle famiglie e l'aiuto alle
famiglie è un compito importante. Dobbiamo dare il nostro sostegno alle
famiglie numerose, e guidarle perché non siano messe ai margini dalla
società. Ma il nostro dovere primario resta, - e la Dichiarazione del
capitolo generale di luglio l'ha di nuovo sottolineato - la difesa e la
conservazione della fede, e in particolare la formazione di sacerdoti
veramente cattolici. Questo è il modo migliore in cui possiamo servire
la Chiesa.
A livello personale, si tratta della
santificazione. La preghiera, l'istruzione religiosa, e i sacramenti
sono un aspetto, una vita esemplare e la carità fraterna è l'altro
aspetto. Vanno insieme. Svolgendo questo compito, convinciamo i nostri
simili e ci disponiamo per il Cielo. Sì, certo, abbiamo conosciuto
momenti in cui si può presentire l'armonia e la felicità del cielo. Il
materialismo, l'ateismo, ma anche le sette e le false religioni limitano
sempre più la sana vita cattolica. Si tratta di una missione decisiva
per la fraternità: aiutare i credenti di buona volontà a conservare la
fede in tempi difficili, e a viverla. Questo è il nostro compito in
questo momento, un compito magnifico ed esaltante se se siamo capaci di
diffondere il fuoco dell'amore divino fino agli estremi confini della
terra. Questo è possibile solo attraverso una fede profonda e vibrante.
Kirchliche Umschau: Grazie per l'intervista, Padre.
[Fonte: DICI] - Traduzione a cura di Chiesa e post concilio
venerdì 19 ottobre 2012
"Commenti Eleison" di Mons. Williamson: ELMER GANTRY
Numero CCLXXIV (274) 12 ottobre 2012
ELMER GANTRY
In un sistema di intrattenimento (IFE) di un volo a lunga distanza, ho trovato recentemente, elencato tra i “classici”, un film che ricordavo di aver visto circa 50 anni fa: la versione cinematografica del 1960 di una novella di Sinclair Lewis, Elmer Gantry. Mi ricordavo del film perché mi erano rimasti impressi due momenti dello sceneggiato. Quello di un vecchio che paragona la conversione religiosa all’ubriacarsi, e quello di una giovane donna che chiede di essere ingannata. Guardai il film di nuovo…
Elmer Gantry è un ciarlatano americano che si innamora di una revivalista, sorella Falconer, mentre questa sta conducendo una crociata di conversione per tutto il paese con una grande tenda itinerante. Mancando del tutto della vera religione, il film è piuttosto confuso, ma tratteggia bene sia il reale bisogno che hanno le anime di religione, sia la falsità della “religione” protestante fondamentalista. Il vero bisogno e la falsa soddisfazione sono evidenziati insieme quando Elmer pone delle domande ad un vecchio che pulisce la tenda: “Mister”, gli risponde questi, appoggiato alla sua scopa, “sono stato convertito cinque volte. Da Billy Sunday, il reverendo Biederwolf, Gypsy Smith e due volte da sorella Falconer. Ho preso delle terribil sbornie, poi ho preso quella buona e mi sono salvato. In entrambi i casi ne ho avuto un gran bene – quando ho preso la sbornia e quando mi sono salvato”.
Naturalmente la battuta ha un suo lato comico, ma diventa tragica quando si pensi a tutte le anime per le quali è diventato una specie di comune sentire il mettere la conversione religiosa allo stesso livello della sbronza. È l’idea della sopravvivenza che rimpiazza quella della rinascita spirituale, un’ottima strada per ridicolizzare del tutto la religione. Quante anime devono esserci per le quali il Santo Nome di “Gesù” è stato praticamente annichilito dall’emotività dei predicatori fondamentalisti! Si legga “ La Saggezza del Sangue” e altre novelle di Flannery O’Connor (1925-1964), una scrittrice cattolica che è scioccante, ma confusa e che descrive quanto l’istinto religioso dell’uomo possa essere fuorviato dal protestantesimo dell’America del profondo Sud. Dio può far scaturire rose da una fogna, ma l’eresia fa un danno terribile!
Il secondo elemento che ricordavo del film, si colloca in un contesto privato, ma la sua potenziale applicazione è molto più vasta. Mentre corre dietro a sorella Falconer, Elmer si imbatte per caso in una donna che aveva trattato male e abbandonta anni prima. Quando la donna viene a sapere della sua relazione con la Falconer, medita la sua vendetta, ma mentre sta tendendo una dolce trappola per screditarlo pubblicamente, non riesce ad impedirsi di desiderare che lui le dica di amarla. Gli dice: “Dimmi una bella grossa bugia che io possa crederci, ma tienimi stretta a te”. Amandolo così, tutto quello che vuole veramente è essere ingannata.
Tale è il mondo che ci circonda. Tutto quello che chiede è essere ingannato. È per questo che viviamo in un mondo di sataniche falsità. Non vogliamo Dio. Ora, nonostante la vita senza Dio non possa funzionare – vedi il Sal. 126, 1, e basta guardarsi intorno – noi vogliamo credere disperatamente che la vita funzioni meglio senza di Lui. Infatti diciamo ai nostri capi, “Vi abbiamo eletti perché ci raccontiate delle grandi belle bugie e possiamo tenerci stretti alla nostra empietà. Per favore, fate un 11 settembre, un 7 luglio (l’11 settembre inglese) o quello che volete, basta che possiamo continuare a credere in voi come a sostituti di Dio che si prendono cura di noi. Più grande è la bugia, più ci crederemo, ma teneteci stretti a voi. Costringeteci quanto volete con la polizia, ma tenete fuori Dio.
C’è da meravigliarsi se abbiamo il mondo satanico che abbiamo?
Kyrie eleison.
ELMER GANTRY
In un sistema di intrattenimento (IFE) di un volo a lunga distanza, ho trovato recentemente, elencato tra i “classici”, un film che ricordavo di aver visto circa 50 anni fa: la versione cinematografica del 1960 di una novella di Sinclair Lewis, Elmer Gantry. Mi ricordavo del film perché mi erano rimasti impressi due momenti dello sceneggiato. Quello di un vecchio che paragona la conversione religiosa all’ubriacarsi, e quello di una giovane donna che chiede di essere ingannata. Guardai il film di nuovo…
Elmer Gantry è un ciarlatano americano che si innamora di una revivalista, sorella Falconer, mentre questa sta conducendo una crociata di conversione per tutto il paese con una grande tenda itinerante. Mancando del tutto della vera religione, il film è piuttosto confuso, ma tratteggia bene sia il reale bisogno che hanno le anime di religione, sia la falsità della “religione” protestante fondamentalista. Il vero bisogno e la falsa soddisfazione sono evidenziati insieme quando Elmer pone delle domande ad un vecchio che pulisce la tenda: “Mister”, gli risponde questi, appoggiato alla sua scopa, “sono stato convertito cinque volte. Da Billy Sunday, il reverendo Biederwolf, Gypsy Smith e due volte da sorella Falconer. Ho preso delle terribil sbornie, poi ho preso quella buona e mi sono salvato. In entrambi i casi ne ho avuto un gran bene – quando ho preso la sbornia e quando mi sono salvato”.
Naturalmente la battuta ha un suo lato comico, ma diventa tragica quando si pensi a tutte le anime per le quali è diventato una specie di comune sentire il mettere la conversione religiosa allo stesso livello della sbronza. È l’idea della sopravvivenza che rimpiazza quella della rinascita spirituale, un’ottima strada per ridicolizzare del tutto la religione. Quante anime devono esserci per le quali il Santo Nome di “Gesù” è stato praticamente annichilito dall’emotività dei predicatori fondamentalisti! Si legga “ La Saggezza del Sangue” e altre novelle di Flannery O’Connor (1925-1964), una scrittrice cattolica che è scioccante, ma confusa e che descrive quanto l’istinto religioso dell’uomo possa essere fuorviato dal protestantesimo dell’America del profondo Sud. Dio può far scaturire rose da una fogna, ma l’eresia fa un danno terribile!
Il secondo elemento che ricordavo del film, si colloca in un contesto privato, ma la sua potenziale applicazione è molto più vasta. Mentre corre dietro a sorella Falconer, Elmer si imbatte per caso in una donna che aveva trattato male e abbandonta anni prima. Quando la donna viene a sapere della sua relazione con la Falconer, medita la sua vendetta, ma mentre sta tendendo una dolce trappola per screditarlo pubblicamente, non riesce ad impedirsi di desiderare che lui le dica di amarla. Gli dice: “Dimmi una bella grossa bugia che io possa crederci, ma tienimi stretta a te”. Amandolo così, tutto quello che vuole veramente è essere ingannata.
Tale è il mondo che ci circonda. Tutto quello che chiede è essere ingannato. È per questo che viviamo in un mondo di sataniche falsità. Non vogliamo Dio. Ora, nonostante la vita senza Dio non possa funzionare – vedi il Sal. 126, 1, e basta guardarsi intorno – noi vogliamo credere disperatamente che la vita funzioni meglio senza di Lui. Infatti diciamo ai nostri capi, “Vi abbiamo eletti perché ci raccontiate delle grandi belle bugie e possiamo tenerci stretti alla nostra empietà. Per favore, fate un 11 settembre, un 7 luglio (l’11 settembre inglese) o quello che volete, basta che possiamo continuare a credere in voi come a sostituti di Dio che si prendono cura di noi. Più grande è la bugia, più ci crederemo, ma teneteci stretti a voi. Costringeteci quanto volete con la polizia, ma tenete fuori Dio.
C’è da meravigliarsi se abbiamo il mondo satanico che abbiamo?
Kyrie eleison.
© 2012 Richard N. Williamson. Tutti i diritti sono riservati.
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