"Se vien qualcuno tra voi e non porta questa dottrina non lo ricevete in casa e nemmeno salutatelo "(Giov.IIª, 10). “Se anche un Angelo o noi stessi vi predicassimo un Vangelo diverso da quello che vi è stato tramandato, sia anatema” (Gal., I, 8).
giovedì 30 marzo 2017
domenica 19 marzo 2017
Mons. Fellay fa delle precisazioni sulle relazioni della Fraternità San Pio X con Roma
Polonia: Mons. Fellay fa delle precisazioni
sulle relazioni della Fraternità San Pio X con Roma
Resoconto dell'omelia pronunciata il 3 marzo 2017
pubblicato il 17 marzo su DICI, agenzia di informazione della Fraternità
Durante l'omelia della Messa celebrata in Polonia il 3 marzo 2017, Mons. Bernard Fellay, Superiore generale della Fraternità San Pio X, è ritornato sulle voci circa un’acquisizione immobiliare a Roma. E le ha smentite, prima di fare delle precisazioni sul progetto di prelatura personale proposto alla Fraternità San Pio X nell’estate del 2015. Come aveva già detto nel corso dell’intervista a Radio Courtoisie del 26 gennaio 2017, tale struttura canonica corrisponde ai bisogni e all’apostolato della Fraternità nel mondo.
Mons. Fellay ha dichiarato che la proposta scritta inviata da Roma alla Fraternità prevede che il prelato a capo di questa nuova struttura canonica dovrà essere un vescovo. Come verrà designato? Il Papa sceglierebbe fra tre nomi (la terna) presentati dalla Fraternità. E’ anche previsto che vengano accordati alla Fraternità altri vescovi ausiliari.
E il Superiore generale ha aggiunto: «Tutto ciò che esiste adesso sarà riconosciuto in tutto il mondo. Anche i fedeli. Essi faranno parte di questa prelatura col diritto di ricevere i sacramenti e gli insegnamenti dai sacerdoti della Fraternità. Sarà anche possibile accogliere delle congregazioni religiose, come in una diocesi: cappuccini, benedettini, carmelitani e altri… Questa prelatura è una struttura che non sarà sotto l’autorità dei vescovi locali. Sarà autonoma.»
Tuttavia, secondo Mons. Fellay, vi è uno sviluppo ancora più importante e interessante di questo progetto di struttura canonica: un cambiamento che si è prodotto all’interno della Congregazione per la Dottrina della Fede. La Fraternità San Pio X potrà mantenere le sue obiezioni contro la libertà religiosa, l’ecumenismo e la nuova Messa. Queste funeste conseguenze del Concilio non sono più considerate come vincolanti o come condizioni necessarie per essere riconosciuti interamente cattolici.
Mons. Fellay allude qui alle dichiarazioni di Mons. Guido Pozzo sull’accettazione del concilio Vaticano II, cosa che secondo lui non è più un criterio di cattolicità. Questo stesso punto di vista è stato ribadito dai vescovi che hanno visitato i seminari della Fraternità San Pio X nel 2015, in base a quanto era stato convenuto nella riunione del 2014 con il cardinale Müller.
Nella sua omelia, il Superiore generale ha affermato sull’argomento: «nelle discussioni che abbiamo avuto con i vescovi inviati da Roma, essi ci hanno detto che queste questioni sono delle questioni aperte.»
Perché Roma è cambiata su questo punto? Mons. Fellay ritiene che la cosa sia dovuta alla gravità della situazione nella Chiesa e al vero caos che vi regna. Egli ha chiarito le sue affermazioni riferendo le parole del cardinale Gerhard Ludwig Müller, che ha chiesto alla Fraternità San Pio X di unirsi a lui nella lotta contro i modernisti. Ma al tempo stesso, la Congregazione per i religiosi ritiene che la Fraternità sia sempre scismatica, mentre invece Papa Francesco dice che essa è cattolica. Ed ha aggiunto: «Vi sono molte contraddizioni, vi è una lotta tra vescovi, tra cardinali, una situazione nuova… Roma non è più unita, ma divisa. A tal punto che certuni ritengono che le cose sono andate troppo oltre. E ci dicono: “voi dovete fare qualcosa, dovete resistere”.»
Mons. Fellay ha parlato anche del sostegno e delle lettere che ha ricevuto da parte di vescovi, come aveva già fatto nella sua intervista a Radio Courtoisie. A proposito di altri vescovi, ha detto: «Ve ne sono che parlano, che resistono, noi non siamo soli.». Secondo lui: «è iniziata nella Chiesa tutta un’opera di rinnovamento».
Al tempo stesso, Mons. Fellay non è cieco: «Questo non significa che noi dobbiamo precipitarci, noi dobbiamo procedere con una grande prudenza e assicurare il nostro avvenire mettendoci in condizione di impedire ogni possibilità di trabocchetto. Di conseguenza, in una tale situazione, noi non ci precipitiamo.»
Mons. Fellay ha parlato anche dell’interesse paradossale che Papa Francesco ha per la Fraternità San Pio X: «Un papa che non si cura della dottrina, che guarda alle persone e che ci conosce dall’Argentina. Egli ha apprezzato il lavoro che abbiamo fatto là. E per questo ha delle buone disposizioni nei nostri confronti, mentre al tempo stesso è contro il conservatorismo. E’ come una contraddizione. Ma io ho potuto constatare a più riprese che egli è capace di fare veramente delle cose per noi.»
Per concludere, Il Superiore generale ha affermato che egli non sa se ci sarà un riconoscimento canonico: «Andiamo o no verso un riconoscimento? Io non lo so, non penso, ma il Papa può sorprenderci. Questo sembra impossibile, ma egli l’ha già fatto più volte… Allora, noi dobbiamo continuare a pregare molto, a chiedere alla nostra Protettrice, la Santa Vergine Maria, di continuare a guidarci.»
unavox
domenica 26 febbraio 2017
Agli assassini della Liturgia
[GUELFISMO NERO] Agli assassini della Liturgia

Nota di Piergiorgio Seveso: chi è del “nostro giro” conosce quasi a memoria questo maraviglioso
pezzo, degno di un infiammato quaresimalista, scritto dal musicologo
Monsignor Domenico Celada nei primi anni della rivoluzione liturgica
montiniana (giunta al suo compimento, dopo una progressiva descensus ad inferos,
il 30 novembre 1969 – prima domenica d’Avvento). Il pezzo fu pubblicato
su “Vigilia romana”, l’organo del movimento “Civiltà cristiana”:
movimento e rivista che si dissolsero entrambi a metà degli anni
Settanta. A quest’ultima collaborarono (o direttamente o indirettamente)
molte penne note a chi ci legge: Monsignor Francesco Spadafora, padre
Noel Barbara, il domenicano padre Luciano Cinelli, lo stimmatino padre
Cornelio Fabro, il salesiano Don Giuseppe Pace, il francescano Antonio
Coccia, l’abbè Louis Coache, Cristina Campo, l’allora padre
Guerard Des Lauriers (futuro vescovo), alcuni cappellani militari (anche
della RSI), altri laici come Fausto Belfiori, Tito Casini ed il suo
direttore Franco Antico, poi arrestato durante le indagini per il “golpe
Borghese”. Iniziativa coraggiosa e molto composita, vera manifestazione
di quel variegato fronte anticomunista conservatore e monarchico che
non seppe mai portare alle giuste conseguenze teologiche e ecclesiali il
suo rifiuto della rivoluzione conciliare e quindi naturalmente
ne venne triturato e si sfaldò in mille rivoli, spesso contraddittori
tra loro e ancor più spesso spurii e in ultima conniventi con quella
rivoluzione che voleva combattere. Se “Vigilia romana” fu spazzata via
per la sua intima e radicale debolezza (subendo anche l’onta suprema di
una neutralizzazione post mortem come nel saggio di Giuseppe
Brienza), va detto che oggi una rivista cattolica, con così grande
spessore culturale, sarebbe impossibile (almeno nelle nostre terre) per
la totale mancanza di ingegni e per la ancor più esiziale mancanza di
coraggio in quel che resta del campo di Dio. Monsignor Celada,
collaboratore anche de “Il tempo” e de “Lo Specchio”, presente alla
stesura del “Breve esame critico del Novus Ordo Missae” , pagò il suo
coraggio con la perdita della cattedra di Gregorianistica alla
Lateranense, morendo relativamente giovane negli anni Settanta, ma i
suoi scritti rimangono a testimonianza di una passione per la difesa
della Messa romana che non vien meno. Siano queste parole di terribile
monito e di severa minaccia a chi oggi vuole barattare i brandelli di
ciò che resta di una primogenitura con un piatto di lenticchie
(argentine).
Tratto da “Vigilia Romana” Anno III, N. 11, Novembre 1971.
di Monsignor Domenico Celada
E’
da tempo che desideravo scrivervi, illustri assassini della nostra
santa Liturgia. Non già perch’io speri che le mie parole possano avere
un qualche effetto su di voi, da troppo tempo caduti negli artigli di
Satana e divenuti suoi obbedientissimi servi, ma affinché tutti coloro
che soffrono per gli innumerevoli delitti da voi commessi possano
ritrovare la loro voce.
Non
illudetevi, signori. Le piaghe atroci che voi avete aperto nel corpo
della Chiesa gridano vendetta al cospetto di Dio, giusto Vendicatore. Il
vostro piano di sovversione della Chiesa, attraverso la liturgia, è
antichissimo. Ne tentarono la realizzazione tanti vostri predecessori,
molto più intelligenti di voi, che il Padre delle Tenebre ha già accolto
nel suo regno. Ed io ricordo il vostro livore, il vostro ghigno
beffardo, quando auguravate la morte, una quindicina d’anni fa, a quel
grandissimo Pontefice che fu il servo di Dio Eugenio Pacelli, poiché
questi aveva compreso i vostri disegni e vi si era opposto con
l’autorità del Triregno.
Dopo
quel famoso convegno di “liturgia pastorale”, sul quale erano cadute
come una spada le chiarissime parole di Papa Pio XII, voi lasciaste la
mistica assise schiumando rabbia e veleno.
Ora
ci siete riusciti. Per adesso, almeno. Avete creato il vostro
“capolavoro”: la nuova liturgia. Che questa non sia opera di Dio è
dimostrato innanzitutto (prescindendo dalle implicazioni dogmatiche) da
un fatto molto semplice: è di una bruttezza spaventosa. E’ il culto
dell’ambiguità e dell’equivoco, non di rado il culto dell’indecenza.
Basterebbe
questo per capire che il vostro “capolavoro” non proviene da Dio, fonte
d’ogni bellezza, ma dall’antico sfregiatore delle opere di Dio.
Si,
avete tolto ai fedeli cattolici le emozioni più pure, derivanti dalle
cose sublimi di cui s’è sostanziata la liturgia per millenni: la
bellezza delle parole, dei gesti, delle musiche. Cosa ci avete dato in
cambio? Un campionario di brutture, di “traduzioni” grottesche (com’è
noto, il vostro padre, che sta laggiù non possiede il senso
dell’umorismo), di emozioni gastriche suscitate dai miagolii delle
chitarre elettriche, di gesti ed atteggiamenti a dir poco equivoci.
Ma,
se non bastasse, c’è un altro segno che dimora come il vostro
“capolavoro” non viene da Dio. E sono gli strumenti di cui vi siete
serviti per realizzarlo: la frode e la menzogna. Siete riusciti a far
credere che un Concilio avesse decretato la disparizione della lingua
latina, l’archiviazione del patrimonio della musica sacra, l’abolizione
del tabernacolo, il capovolgimento degli altari, il divieto di piegare
le ginocchia dinanzi a Nostro Signore presente nell’Eucaristia, e tutte
le altre vostre progressive tappe, facenti parte (direbbero i giuristi)
di un “unico disegno criminoso”.
Voi
sapevate benissimo che la “lex orandi” è anche la “lex credendi”, e che
perciò mutando l’una, avreste mutato l’altra. Voi sapete che, puntando
le vostre lance avvelenate contro la lingua viva della Chiesa, avreste
praticamente ucciso l’unità delle fede. Voi sapevate che, decretando
l’atto di morte del canto gregoriano della polifonia sacra, avreste
potuto introdurre a vostro piacimento tutte le indecenze pseudomusicali
che dissacrano il culto divino e gettano un’ombra equivoca sulle
celebrazioni liturgiche.
Voi
sapevate che, distruggendo tabernacoli, sostituendo gli altari con le
“tavole per la refezione eucaristica”, negando al fedele di piegare le
ginocchia davanti al Figlio di Dio, in breve avreste estinto la fede
nella reale presenza divina. Avete lavorato ad occhi aperti. Vi siete
accaniti contro un monumento, al quale avevan posto mano cielo e terra,
perché sapevate di distruggere con esso la Chiesa. Siete giunti a
portarci via la Santa Messa, strappando addirittura il cuore della
liturgia cattolica. (Quella S.Messa in vista della quale noi fummo
ordinati sacerdoti, e che nessuno al mondo ci potrà mai proibire, perché
nessuno può calpestare il diritto naturale).
Lo
so, ora potrete ridere per quanto sto per dire. E ridete pure. Siete
giunti a togliere dalle Litanie dei santi l’invocazione “a flagello
terremotus, libera nos Domine”, e mai come ora la terra ha tremato ad
ogni latitudine.
Avete
tolto l’invocazione “a spititu fornicationis, libera nos Domine”, e mai
come ora siamo coperti dal fango dell’immoralità e della pornografia
nelle sue forme più repellenti e degradanti. Avete abolito l’invocazione
“ut inimicos sanctae Ecclesiae umiliare digneris”, e mai come ora i
nemici della Chiesa prosperano in tutte le istituzioni ecclesiastiche,
ad ogni livello.
Ridete,
ridete. Le vostre risate sono sguaiate e senza gioia. Certo è che
nessuno di voi conosce, come noi conosciamo, le lacrime della gioia e
del dolore. Voi non siete neppure capaci di piangere. I vostri occhi
bovini, palle di vetro o di metallo che siano, guardano le cose senza
vederle. Siete simili alle mucche che guardano il treno. A voi
preferisco il ladro che strappa la catenina d’oro al fanciullo,
preferisco lo scippatore, preferisco il rapinatore con le armi in pugno,
preferisco persino il bruto e il violatore di tombe. Gente molto meno
sporca di voi, che avete rapinato il popolo di Dio di tutti i suoi
tesori.
In
attesa che il vostro padre che sta laggiù accolga anche voi nel suo
regno, “laddove è pianto e stridor di denti”, voglio che voi sappiate
della nostra incrollabile certezza: che quei tesori ci saranno
restituiti. E sarà una “restitutio in integrum”. Voi avete dimenticato
che Satana è l’eterno sconfitto.
mercoledì 8 febbraio 2017
Bergoglio prepara l'apostasia per via liturgica
Bergoglio prepara l'apostasia per via liturgica
Il prossimo 13 Marzo verrà celebrato un rito anglicano nella Basilica di San Pietro, che sarà quindi profanata con una cerimonia di una setta eretica e scismatica. La notizia è ufficiale. Si noti che a questa cerimonia parteciperanno in sacris anche dei ministri cattolici.
Ma non basta: è allo studio una riforma della Messa,
ad opera di una commissione segreta composta da ecclesiastici designati
da Bergoglio e da pastori anglicani e luterani. Tale commissione dovrà
eliminare dalla liturgia cattolica quegli elementi ancora sopravvissuti
nel Novus Ordo - invero ormai pochi, rispetto alla Messa tridentina - in vista del raggiungimento di una comunione in sacris con
gli eretici. Ovviamente, per far ciò, sarà la dottrina sul Santo
Sacrificio ad esser oscurata ulteriormente, così come l'esplicita
menzione delle finalità della Messa, il dogma della transustanziazione
ed il Sacerdozio ministeriale.
Al momento queste sono le notizie di cui dispongo, ma sono certo che vi sia chi dispone di maggiori informazioni.
Inutile
dire che questo progetto sacrilego, che reca un'offesa inaudita alla
divina Maestà ed un incalcolabile danno alla salvezza delle anime,
laddove venisse realizzato compirebbe la profezia di Daniele relativa
all'abominazione della desolazione nel luogo santo (Dan 12, 11; Mt 24, 15; Mc 13, 14).
Preghiamo
perché i Sacri Pastori levino la voce a condanna di tali profanazioni. E
noi preghiamo e facciamo penitenza, affinché l'ira di Dio ci risparmi.
Se qualcuno patrocina gli eretici, è un eretico egli stesso.
Papa Innocenzo III
Se qualcuno prega con gli eretici, è un eretico
Papa Benedetto XV
Se qualcuno prega con gli eretici, è un eretico
Papa Sant'Agatone
Se qualcuno non condanna gli eretici, sia anatema per lui
Papa Vigilio
Postato da Cesare Baronio
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