La Messa riformata e la malattia della Chiesa
di Padre Louis Demornex
Questo scritto è
unicamente per chi ama la Verità, e verso di essa prova venerazione
profonda poiché essa è il Pensiero di Dio in seno all’umanità.
S.Gregorio Magno
fece una codificazione del rito della Messa, il cui Canone risale
secondo lui, a S. Pietro. Dopo questi primi secoli di edificazione della
Chiesa, egli diede un corpo preciso e fisso al rito, in modo che
contenesse tutta la fede cattolica riguardo al Sacrificio Propiziatorio.
Mille anni dopo,
circa, togliendo le aggiunte marginali avvenute durante i secoli, S. Pio
V, in seguito alla Riforma protestante e al Concilio di Trento, diede
alla stessa Messa di S. Gregorio Magno, una forma definitiva da valere
per sempre e dovunque.
Nella Bolla ‘Quo Primum’, che potete leggere in fondo all'articolo, egli
diede una forma dogmatica al rito da non cambiare più. Fu una autentica canonizzazione, cioè, promulgazione dogmatica.
Da allora la Messa
è considerata alla pari di un dogma di fede immutabile: passano le
generazioni, passano i Papi, i sacerdoti, ma il monumento perfetto
resta, umilmente e piamente usato per la promozione della Chiesa e la
salvezza delle anime. Talmente perfetto è questo rito che il celebrante
si annienta in esso, obbligato a rispettare parole e gesti sotto pena di
peccato mortale (‘sub gravi’).
Riti e parole sono
come lo scrigno che contiene il diamante prezioso della Passione e
Morte di Cristo, lo proteggono dalle polveri e dall’umano contagio.
Talmente intoccabile questo scrigno, che tutti dovevano celebrare addirittura in latino, anche i più remoti Asiatici.
Talmente chiuso
gelosamente questo scrigno, che non vi si poteva nemmeno introdurre il
rito del battesimo o della cresima; era unicamente il Calvario rivissuto
e contemplato, realtà chiusa in se stessa.
La Messa Cattolica
si limita alla Passione e Morte di Gesù, sacrificio propiziatorio reso
presente sull’altare per comunicare ai presenti i benefici della
Passione redentrice:
“Ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete questo calice, annunziate la morte del Signore.” (II Cor. 11,26)
“Una e identica è
la vittima; quello stesso che adesso si offre per ministero dei
sacerdoti, si offrì allora sulla Croce; è diverso soltanto il modo di
fare l’offerta.” (Conc. Trid. Sess. XXII, c.2)
“Con il sacrificio
della Messa, il supremo Sacrificio del Calvario viene rinnovato in modo
ammirabile. Il sacrificio della Messa è vera e ammirabile rinnovazione
della morte di Lui.”(Leone XIII: ‘Miræ caritatis’)
“Questo Sacrificio
della Croce viene continuato dal sacrificio eucaristico… Fu un divino
consiglio del Redentore che il sacrificio una volta consumato sulla
Croce, diventasse perpetuo ed eterno… Non solo similitudine vuota né
memoria soltanto del sacrificio, ma la verità stessa, benché sia diversa
la specie.” (Leone XIII: ‘ad Episcopos Scotiæ’)
“Il sacrificio
cruento della Croce viene rinnovato senza interruzione sui nostri altari
in modo incruento.” (Pio XI: ‘Miserentissimus Redemptor’)
“L’augusto
Sacrificio dell’altare non è una pura e semplice commemorazione della
passione e morte di Gesù Cristo, ma un vero e proprio sacrificio nel
quale, immolandosi incruentamente, il Sommo Sacerdote fa ciò che fece
una volta sulla Croce offrendo al Padre tutto se stesso, vittima
graditissima.” “Il sacrificio eucaristico ripresenta e rinnova ogni
giorno quello della Croce.” (Pio XII: ‘Mediator Dei’).
Da san Paolo quindi, a Pio XII, la Chiesa ha insegnato una sola cosa:
Il Sacrificio
della Messa è essenzialmente ripresentazione e rinnovazione del
Sacrificio della Croce. Valore dogmatico: Di fede divina e cattolica
definita.
Indirizzato a Dio, il rito canonizzato non necessitava cambiamenti, come in Dio non ce ne sono.
Questo rito ha sempre eccitato l’odio e la rabbia degli eretici, che hanno fatto pace con la Chiesa solo dopo che fu abolito.
La nuova Messa ha
una natura del tutto diversa: «La cena del Signore o Messa, è la santa
assemblea o riunione del popolo di Dio che si raduna insieme sotto la
presidenza del sacerdote per celebrare il memoriale del Signore. Perciò,
per quanto riguarda la riunione locale della santa Chiesa, vale in modo
eminente la promessa di Cristo: “Là dove due o tre si trovano radunati
nel mio nome, io mi trovo in mezzo a loro.” (Mt,18,20)». (Institutio
generalis novus ordo missae)
Essa nega la presenza reale, il sacrificio propiziatorio, il sacerdozio ministeriale.
Fu creata con l’aiuto di sei teologi protestanti
“La riforma
liturgica ha fatto un notevole passo avanti e si è avvicinata alle forme
liturgiche della Chiesa luterana.” (Osservatore Romano del 13 ottobre
1967).
“Non vi è più
alcuna giustificazione per le Chiese riformate, di proibire ai loro
membri di assistere all’eucaristia in una chiesa cattolica.” (Roger Mehl
, teologo e filosofo protestante, in Le Monde del 10 settembre 1970.)
“Leggendo lo
schema sulla liturgia e ascoltando il dibattito su di esso, non potevo
fare a meno di pensare che se la Chiesa di Roma continuava a migliorare
il Messale e il Breviario abbastanza a lungo, avrebbe un giorno
inventato il “Book of Common Prayer.” (Vescovo anglicano J. Moorman)
“Questo nuovo rito è perfettamente conforme alle nostre idee protestanti.”(Altro vescovo anglicano).
“Possiamo adottare
il nuovo rito perché la nozione di sacrificio è per nulla chiaramente
affermata.” (Fratel Roger Schutz, di Taizé)
“Noi stimiamo che
nelle circostanze presenti, la fedeltà al Vangelo e alla nostra
tradizione non ci permette più di opporci alla partecipazione dei fedeli
della nostra Chiesa a una celebrazione eucaristica nella Chiesa
cattolica e la ragione delle convergenze teologiche presenti, molti
ostacoli che avrebbero potuto impedire a un protestante di partecipare
alla sua celebrazione eucaristica, sembrano in via di estinzione.
Dovrebbe essere possibile oggi a un protestante, di riconoscere nella
celebrazione eucaristica, la Cena istituita dal Signore.” (Concistorio
Superiore della Chiesa della Confessione di Augsbourg d’Alsazia e
Lorena, 8 dicembre 1973).
Dopo aver assistito a questa ‘Messa normativa’, i vescovi cattolici in maggioranza, la rifiutarono.
Fu imposta lo stesso!
Anche se Paolo VI
aveva risposto alla domanda del Cardinale Hennan (inglese): “Non è mia
intenzione di proibire assolutamente la Messa tridentina.”
Qualcuno dice che
anche se la Messa è fatta da protestanti, detta anche dai protestanti,
tuttavia i sacerdoti cattolici essendo ministri consacrati hanno il
potere di consacrare.
Mi sanno dire se
Lutero, perché sacerdote, o Thomas Cranmer, perché vescovo, hanno
consacrato validamente fino alla morte, anche con il loro rito riformato
e le loro nuove idee?
Tutti i vescovi
inglesi erano consacrati e dicevano Messa. Seguendo la Riforma di Enrico
VIII, ad eccezione di san Giovanni Fisher, decapitato ( ? 1535), cosa
diventò la loro messa con il ‘Book of Common Prayer’?
Ora, se era
invalida la loro messa riformata benché fossero vescovi autentici, non
si capisce perché dovrebbe esserlo invece la medesima, cinque secoli
dopo, con il solo pretesto che oggi la celebra tutto l’orbe cattolico?
Nel 1971,
sacerdoti anglicani convertiti al cattolicesimo, scrissero a Paolo VI
per chiedere cosa fare con la nuova messa, rito identico a quello
anglicano che avevano abiurato. Gli fu dato oralmente il permesso
(indulto) per il rito tridentino.
Per quelli che usano il nuovo rito con sincerità e per strana ubbidienza, bisogna fare delle precisazioni.
Il rito cattolico
operava la transustanziazione ‘ex opere operato’ cioè automaticamente
per opera divina (esempio: i miracoli eucaristici di Lanciano e Bolsena
dove l’Ostia si è cambiata in carne tra le mani di sacerdoti che non ci
credevano).
Si potrebbe dire
che il rito riformato opera la transustanziazione ‘ex opere operantis’
cioè secondo la fede del ‘presidente’? E questi nell’officiare la Messa
crede ciò che ha sempre creduto la Chiesa cattolica o crede ciò che
crede la Chiesa conciliare?
La cosa che dei
problemi: dobbiamo fargli fare un esame di catechismo prima di ogni
Messa? Dobbiamo cercare un ‘presidente’ di fede sicura per la Messa
domenicale, sicuri che malgrado un rito alterato, egli agisce secondo la
fede cattolica?
Quando si entra in
chiesa, la domenica, non si sa mai a che cosa si va incontro. E pensare
che molti ‘presidenti’ fanno sul serio, si sforzano di pregare, di fare
qualcosa di valido, di dare vita al vuoto insomma!
È chiaro che non
si può pretendere dai fedeli la soluzione di questi problemi: o
accettano passivamente e diventano eretici o se ne vanno scocciati.
La nuova messa,
con il nuovo dogma della creatività, è in realtà un antidogma: il
presidente si crea di volta in volta, il suo rito. Ciò che alcuni
conservatori chiamano anarchia liturgica, è al contrario, semplice
coerenza con l’antidogma della creatività. La creatività è l’anti ‘Quo
Primum’, il deragliamento dal binario cattolico.
Nella nuova messa,
ci si può legittimamente ficcare di tutto, fuorché ciò che assomiglia
alla Messa cattolica: ogni spettacolo di varietà è lecito, ma non si
accenni al Sangue, alla crocifissione, al peccato, alla conversione, al
giudizio, all’inferno!
Sfilata di moda:
Donna a torso nudo
che fa le letture sul palco in Nuova Guinea (8 maggio 1984) per la
messa del Papa, neri torso nudo che eseguono danze africane in San
Pietro, messe sulla spiaggia. E poi l’abbigliamento attuale per le feste
e i sacramenti. Vi immaginate questi spettacoli nella sacra liturgia
ortodossa?
Ora, i missionari
hanno sempre detto che uno dei primi effetti del cristianesimo in terra
di missione è appunto il pudore, l’igiene. Si vede che invece, i
missionari di oggi praticano l’inculturazione liturgica integrale. (In
Nuova Guinea, appunto, dato che il maiale è l’unico animale di
allevamento e che non conoscono le pecore, indovinate con quale animale
hanno tradotto l’Ecce Agnus Dei?)
“Voglio che le donne si abbiglino in modo decoroso, con verecondia e modestia.”(IITim 2,9).
Esposizione di generi alimentari:
Che altro sono le processioni delle offerte? Che c’entra la bottiglia di cognac o le banane, con il sacrificio della Croce?
Balli e divertimenti:
Nacchere,
chitarre, battimani, urla, canzonette sentimentali. Questo sarebbe un
modo di presenziare alla Passione di Cristo? La Madre Dolorosa ballava
sul Calvario, mentre si operava la nostra Redenzione? Urlava forse: è
domenica, è festa, festa, festa e altre idiozie?
Concelebrazione con laici, uomini e donne, sposi, ecc.
Esorcismi e guarigioni:
carismatici che
hanno ricevuto uno spirito supplementare, dopo la cresima e anche
l’ordine sacro! Quale spirito? Quali liberazioni? Quali guarigioni?
Fatte da chi? Sapevo che solo il Vescovo è depositario e dispensatore
dello Spirito Santo.
Riti specifici per gruppi ecclesiali di cristiani di élite ghettizzati.
Non si tratta di
anarchia ancora una volta, ma di coerenza con una realtà inesistente,
chiamata creatività, cioè un perpetuo divenire fumoso da inventare,
dogma centrale della riforma.
Troppa è l’assenza
del Calvario, perché si possa ancora parlare di Messa. Tutti i
Riformati sono d’accordo su questo punto: li abbiamo raggiunti, dopo
quattro secoli. Scusate il ritardo!
A spiegare questo strano smarrimento liturgico e lo snaturamento della Messa, si sono fatto strada due opinioni ecclesiali.
Oltre all’eresia
manifesta della definizione e del rito che le corrisponde, come lo
affermano i protestanti competenti, la nuova messa, per quelli che
persistono a chiamarla cattolica, si divide in due correnti:
1-La Messa è il
memoriale del mistero pasquale: passione, morte e risurrezione di
Cristo. Si finisce con la risurrezione quindi, e allora tutto è festa:
la Messa, la Via Crucis, la vita cristiana. Donde la baldoria liturgica.
2-La Messa è il memoriale dell’ultima cena (protestantesimo):
-quindi fratellanza e festa nello stare insieme.
-si fa la
comunione, seduti, in mano, sotto le specie del pane e del vino per
significare un vero pasto, dopo di ché, ci saranno pure dei rinfreschi
nelle comunità più elaborate, per completare ‘l’agapè’ fraterna.
Tutte e due le teorie negando l’essenza della Messa, non la celebrano.
Riguardo alla
comunione, la Chiesa Cattolica afferma che la distribuzione del corpo di
Cristo spetta al sacerdote per tre motivi:
a) Perché è lui
che consacra tenendo il posto di Cristo. Ora è Cristo stesso, cosi come
ha consacrato il suo corpo alla Cena, che lo ha dato agli altri da
mangiare. Quindi, cosi come la consacrazione del corpo di Cristo
appartiene al sacerdote, cosi a lui ne appartiene la dispensazione.
b) Perché il
sacerdote è stabilito intermediario tra Dio e il popolo. Di conseguenza,
così come a lui appartiene offrire a Dio i doni del popolo, allo stesso
modo a lui spetta dare al popolo i doni santificati da Dio.
c) Perché, per
rispetto verso questo sacramento che non è toccato da nulla che non sia
consacrato… le mani del sacerdote sono consacrate per toccare questo
sacramento. Così nessuno ha diritto di toccarlo. (S.Th. Q.82 a.3)
"Per ricevere
sacramentalmente la comunione, è sempre stata tradizione della Chiesa di
Dio che i laici la ricevessero dai sacerdoti. Quest’uso deve a buon
diritto e con ragione essere conservato in quanto deriva dalla
Tradizione Apostolica." (Conc.Trid. Sess. XIII, c.8)
"Il comunicando, tenendo il piattino sotto la bocca, riceve il sacramento" [in bocca quindi]. (Nuovo Messale Romano, a.117)
Il fedele di
fronte a tanta incoerenza tra gli scritti e la pratica, non può che
concepire indifferenza nei riguardi delle leggi ecclesiastiche
liturgiche e non liturgiche.
E a questo punto, arriviamo ad un'altra opinione ecclesiale del nuovo Magistero, che spiega tanti cambiamenti:
Siamo usciti dalla
terra d’Egitto, terra di sicurezza, di vitto e alloggio, ma anche di
schiavitù. Stiamo anche ritornando dall’esilio di Babilonia verso la
Terra Promessa. Vale a dire: abbiamo abbandonato le novene, quarantore,
processioni, sacramentalizzazione, catechismo di san Pio X, ecc… e dopo
la traversata del deserto, si prospetta davanti a noi la terra promessa
della libertà, della novità, della maturità.
Non oso dire di
più perché non sono molto a corrente di queste teorie dei fuoriusciti
dalla Chiesa cattolica, i quali purtroppo sono quasi tutti.
Questa loro
insistenza a dire che sono usciti dalla Chiesa cattolica (Egitto e
Babilonia), il loro disprezzo della Chiesa cattolica, li ha portati ad
un prurito di novità che si manifesta in tutte le stravaganze attuali.
Ma sorge un
problema: vorrei sapere se realmente credono che Nostro Signore Gesù
Cristo si presta alla loro ginnastica mentale e liturgica, Lui Verità
Increata.
Pensano veramente di portarLo a passeggio a guinzaglio, dove vogliono loro?
Mi sembra che invece, Gesù non è molto elastico: “Io sono la via, la verità e la vita. Chi non è con me, è contro di me.”
Vi pare che il
Condannato a morte, il Moribondo, l’Agonizzante per i peccati del mondo,
abbia voglia di fare festa, baldoria nell’allegria?
Qualcuno mi ha
detto che Gesù vittima si lascia fare tutto dalla Chiesa conciliare.
Ebbene, Gesù sta alla destra del Padre e da lassù, onnipotente e
regnante, decide che per sempre sulla terra, la sua presenza è
vittimale, non festevole, e non sta ai piccoli uomini pieni di sé far
cambiare idea a Dio.
Un cardinale prefetto dice che bisogna ritornare all’altare al muro e mettere i crocifissi sugli altari ‘verso il popolo’.
Un teologo
liturgista, su ‘Vita Pastorale’ qualifica questo pensiero di ‘aberrante’
e un altro dice che il crocefisso va bene anche sulla tribuna
dell’organo, in un luogo remoto, basta che sia in chiesa.
Un cardinale
prefetto dice che la riforma liturgica ha provocato una rottura con la
Tradizione liturgica, i cui effetti potevano essere solo tragici.
In seguito, si
sente dire che la riforma è in perfetta linea con detta Tradizione e che
la nuova messa è perfettamente ortodossa.
Il cardinale
Ottaviani e i protestanti hanno fatto la vera diagnosi della liturgia,
mentre i conciliari danno solo prove di confusione mentale e di
contraddizioni.
Figuriamoci se il
gregge non si sparpaglia, quando la Chiesa è governata da opinioni
personali, e quindi ogni parola è fonte di divisione.
Si auspica un Vaticano III!
Con i fucili? Si, per ridare la Chiesa cattolica in mano ai cattolici!
La smettano di essere tutti papi, tutti dottori pieni di sentenze ‘ex cathedra’, questi avventurieri improvvisati!
La santa Chiesa
non può continuare a vivere, fatta a mille pezzi perché ogni parrocchia o
seminario è diventato un vaticano autonomo e infallibile.
Non c’è più riverenza, né ubbidienza, né fiducia, né unità. Il gregge viene abbandonato ai lupi rapaci.
Allora, quando Pietro vagola per le moschee e bacia il corano, perché non si trova un Paolo pietoso che lo
invita a tornare all’ovile per pascere il gregge di Cristo?
Quando Pietro chiede perdono per i peccati dei suoi predecessori, perché nessun Paolo gli chiede conto di
tutti i suoi ossequi al mondo, nel nome dell’ecumenismo e della pace?
Quando Pietro scomunica gli sparuti superstiti della Chiesa cattolica, perché nessun Paolo gli fa fare un esame
di coscienza, poiché potrebbe essere lui fuori dalla Chiesa per la sua partecipazione ripetuta a culti idolatri,
pur sapendo che gli déi dei pagani sono demoni ?
Quando Pietro apre la porta santa di san Paolo fuori le mura con alla sua destra “l’arcivescovo anglicano”,
perché nessun Paolo gli fa notare che tale uomo è un laico sposato, eretico, scismatico, che usurpa
paramenti e funzioni episcopali, mentre d’altronde, Pietro solo e personalmente ha il potere delle Chiavi,
cioè, di legare e sciogliere ?
Quando Pietro dice che nella liturgia della Chiesa, il primo principio è l’attuazione del Mistero pasquale di
Cristo, perché nessun Paolo gli ricorda che ai successori di Pietro, lo Spirito Santo non è stato promesso
perché manifestassero per sua rivelazione,una nuova dottrina, ma perché con la sua assistenza,
custodissero santamente ed esponessero fedelmente la rivelazione trasmessa agli Apostoli, cioè, il deposito
della fede?
Quando Pietro vuole ridimensionare il suo Primato, perché nessun Paolo gli ricorda che una volta inserito in
questo compito stabilito da Dio, non gli è possibile modificarne la definizione nella speranza di essere
accettato dagli estranei?
Quando Pietro abbraccia il Dalai Lama, vuole per caso abbracciare il suo successore come presidente di turno
dell’ O.R.U. (Organizzazione delle Religioni Unite) ?
Quando…, quando…, quando…
C’è solo da piangere sulla Sposa di Cristo raminga e profanata.
L’unica soluzione sarà per forza di guarirci dalla Chiesa conciliare per ripristinare la Chiesa Cattolica.
Come può questa
realtà confusa, tenebrosa, apostata un po’ alla volta di ogni verità o
tradizione cattolica, chiamata Chiesa conciliare, produrre un rito che
invece sia cattolico.
Non pretendo
l’uniformità di un solo rito: ne esistono tanti nella Chiesa universale,
ma tutti hanno lo stesso contenuto: la Passione e Morte di Gesù.
Il nuovo rito
creato invece raso terra da una base incompetente, non ha identità, non
ha forma. È solo un divertimento che impegna solo chi se lo inventa, ma
non riguarda la Chiesa cattolica.
È ovvio che
davanti a tanta catastrofe, il cattolico normale cerca il rifugio nella
così detta ‘Messa di sempre’, in attesa di una eventuale riforma valida.
“L’Anticristo
cercherà di abolire e abolirà realmente il Santo Sacrificio dell’Altare,
in punizione dei peccati degli uomini” (Sant’ Alfonso M. de Liguori)
Conclusione:
Molti esperti
dicono che non abbiamo ancora iniziato l’attuazione di Vaticano II e
della riforma liturgica. In questa prospettiva, significa certamente che
non abbiamo ancora distrutto del tutto la Chiesa cattolica.
Allora, che cos’è la Chiesa conciliare?
A cominciare dalla
liturgia dalla quale dipende la dottrina, la morale, la spiritualità,
la Chiesa conciliare è soltanto un fumo mefitico (o di Satana come
diceva Paolo VI, mentre lui stesso accendeva il fuoco) che è entrato nei
polmoni di uomini della Chiesa cattolica e li ha mortalmente
intossicati.
Di per sé, essa
non esiste, come non esisterebbe la malattia se non ci fossero gli
ammalati. Esiste quindi in quanto creata da questi uomini di Chiesa
intossicati, esiste in quanto malattia della Chiesa cattolica.
Di ch'è poi, ammalata?
- di mondialismo, mentre la Chiesa cattolica è tutta orientata a Dio, la Chiesa conciliare vuole piacere al mondo e al suo
principe.
- di solidarismo e di pacifismo in quanto società di beneficenza umanitaria come l’ONU, l’UNESCO, la FAO…, mentre
la Chiesa cattolica è tutta rivolta all’adorazione e alla costruzione del Regno di Dio.
- di promozione e dignità umana, mentre la Chiesa cattolica si occupa della dignità di Dio, della redenzione, dell’eternità.
- di ecumenismo per fondare l’ORU sunnominata, mentre la Chiesa cattolica è l’unica Arca di salvezza, è l’unica Chiesa di
Cristo, l’unica vera religione rivelata, non inventata.
- di pentitismo: mentre chiede perdono per i peccati della Chiesa cattolica da lei rinnegata (e si vede che chi ha chiesto
perdono, non ha mai avuto vere informazioni), la Chiesa conciliare non chiede mai perdono per i propri tradimenti della
fede (famosi
teologi eretici, catechismi eretici, moralisti depravati, riviste
cattoliche scandalose), tradimenti dei martiri fedeli
alla Sede di Pietro con la Ostpolitik (credendo all’eternità del comunismo, facevano alleanza con i regimi atei per salvare la
propria pelle!), tradimento del popolo cristiano con un nuovo cristianesimo senza croce, senza peccato, senza inferno, tutto
terreno.
La Chiesa cattolica è perseguitata dalla Chiesa conciliare e buona parte di essa è pure scomunicata.
Perché i
conciliari non sono scomunicati, fosse solo per i sacrilegi contro
l’Eucaristia, contro la Confessione, contro il Sacerdozio, i peccati
contro la fede e la morale? Solo perché di questi peccati è impastata la
Chiesa conciliare!
Perché i
conciliari hanno tolto la scomunica agli scismatici ed eretici, senza
che questi tornino alla Chiesa cattolica, mentre l’hanno comminata ai
veri cattolici, fedeli al Papa e alla Chiesa?
Perché anch’essi si sentono fuori della Chiesa cattolica alla quale hanno rubato le Chiavi!
Questa è la prova che la Chiesa conciliare è mondialista, ecumenica e non cattolica.
- di innovazionismo, riformismo e instabilità: essa prende tutte le componenti della Chiesa cattolica per modificarle.
Ho su CD, quattro versioni latine diverse del nuovo ‘Veni Creator’, diverse da quello cattolico (con 7 strofe). Hanno
cambiato qualche parola del ‘Magnificat’ per impedire l’uso dei libri antichi.
Tanto per dire a
quale meschinità li ha spinti il riformismo. La loro vanità e puerilità
di super esperti, il loro odio e la loro
paura della Chiesa cattolica ha veramente qualcosa di mefitico, di satanico.
E da questa Chiesa
ecumenica, mefitica, confusa, traditrice, mi dovrei aspettare una messa
santa, vera, valida, gradita a Dio?! I ciechi possono solo fare un rito
cieco. Ogni albero produce il suo frutto: non si raccoglie l’uva sulle
spine!
Mi si trovi una altra religione che, con tante variazioni rituali e dottrinali, si pretenda sempre identica a se stessa.
Nei miei scritti,
ho citato in abbondanza il coro unanime di lodi alla riforma liturgica
da parte delle Chiese morte (protestanti), cosi come il grido accorato
del pio ed umile Cardinale Ottaviani, il suo esame critico del ‘novus
ordo missæ’ che si appoggiava sul Concilio dogmatico di Trento lasciato
ancora senza risposta dalla latitanza teologica conciliare, prova della
malafede dei conciliari.
È chiaro che si
fermeranno quando avranno risucchiato tutto della Chiesa cattolica, come
un tumore maligno che muore con la sua vittima. Sono come gli scribi, i
farisei, i sadducei, Pilato e Erode, divisi tra loro tra conservatori e
progressisti, ma uniti nel volere la morte della Chiesa.
È anche chiaro che non prevarranno. Quindi si preparino alla correzione.
Intanto i sacerdoti sono costretti ad una scelta:
- o correre
nell’abisso di tenebre con la Chiesa conciliare, ridendo e saltando se
sono perversi o di mala voglia e brontolando, se sono migliori e
vigliacchi. La maggioranza è indifferente come al solito;
- o lasciarla correre e tornare alla Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana.
Qualcuno, con ingenuità, ha chiesto a qualche prelato conciliare, il permesso di fare l’esperienza della Tradizione:
- La risposta negativa dimostra l’incompatibilità tra le due Chiese;
- La Tradizione è più che sperimentata nei secoli con i sui frutti e la Chiesa non può vivere senza questa sua spina dorsale.
Altri hanno
chiesto alla Chiesa conciliare di liberalizzare la Messa cattolica in
tutto il mondo: rispettosa e doverosa procedura, ma senza speranza,
perché bisogna ricordare due cose:
- dando quel
‘placet’, si smentirebbe tutto l’andazzo ecclesiale descritto sopra e
ancora non abbiamo toccato il fondo. Certamente, dopo, chiederanno
perdono e scusa e pietà! Per ora si sentono ancora forti con le Chiavi
in mano;
- non bisogna
dimenticare che fin dall’inizio, il problema fu la Messa: “Dite la nuova
messa e vi lasceremo fare l’esperienza della Tradizione.” Furbi! Quale
Tradizione potrebbe sopravvivere senza la sua Messa?
Allora, qual’è la soluzione?
Molto chiara:
non possiamo chiedere alle pecore smarrite un permesso per gestire l’ovile.
Per amore loro e
della Chiesa, bisogna passare oltre al loro smarrimento, far andare la
casa, anche se ci condannano, in attesa del loro ritorno.
Ognuno ha il diritto di vivere e morire da cattolico.
Mio Dio! Se tutti i
sacerdoti fossero rimasti al tabernacolo, luci della Luce, il mondo
sarebbe illuminato e non sarebbe in questo stato!
Ora, sappiamo che la Chiesa è generata continuamente dal Calvario: abolito il Calvario, la Chiesa muore; i Riformati insegnano!
Ripristinato il Calvario, la Chiesa rivivrà.
E questo sarà opera strettamente dei sacerdoti sacrificatori e vittime.
Dio cerca tali sacerdoti, innamorati della Chiesa e delle anime, poiché:
“salus animarum suprema lex”.
Sacerdoti di tutti i paesi, unitevi !
AD MAJOREM DEI GLORIAM
S. PIO V COSTITUZIONE APOSTOLICA QUO PRIMUM TEMPORE PIUS EPÍSCOPUS SERVUS SERVÓRUM DEI AD PERPÉTUAM REI MEMÓRIAM
I Fin dal tempo
della Nostra elevazione al sommo vertice dell'Apostolato, abbiamo
rivolto l'animo, i pensieri e tutte le Nostre forze alle cose
riguardanti il Culto della Chiesa, per conservarlo puro, e, a tal fine,
ci siamo adoperati con tutto lo zelo possibile a preparare e, con
l'aiuto di Dio, mandare ad effetto i provvedimenti opportuni. E poiché,
tra gli altri Decreti del sacro Concilio di Trento, ci incombeva di
eseguire quelli di curare l'edizione emendata dei Libri Santi, del
Messale, del Breviario e del Catechismo, avendo già, con l'approvazione
divina, pubblicato il Catechismo, destinato all'istruzione del popolo, e
corretto il Breviario, perché siano rese a Dio le lodi dovutegli, ormai
era assolutamente necessario che pensassimo quanto prima a ciò che
restava ancora da fare in questa materia, cioè pubblicare il Messale, e
in tal modo che rispondesse al Breviario: cosa opportuna e conveniente,
poiché come nella Chiesa di Dio uno solo è il modo di salmodiare, cosí
sommamente conviene che uno solo sia il rito per celebrare la Messa. II
Per la qual cosa abbiamo giudicato di dover affidare questa difficile
incombenza a uomini di eletta dottrina. E questi, infatti, dopo aver
diligentemente collazionato tutti i codici raccomandabili per la loro
castigatezza ed integrità - quelli vetusti della Nostra Biblioteca
Vaticana e altri ricercati da ogni luogo - e avendo inoltre consultato
gli scritti di antichi e provati autori, che ci hanno lasciato memorie
sul sacro ordinamento dei medesimi riti, hanno infine restituito il
Messale stesso nella sua antica forma secondo la norma e il rito dei
santi Padri. III Pertanto, dopo matura considerazione, abbiamo ordinato
che questo Messale, già cosí riveduto e corretto, venisse quanto prima
stampato a Roma, e, stampato che fosse, pubblicato, affinché da una tale
intrapresa e da un tale lavoro tutti ne ricavino frutto: naturalmente,
perché i sacerdoti comprendano di quali preghiere, di qui innanzi,
dovranno servirsi nella celebrazione della Messa, quali riti e cerimonie
osservare. IV Perciò, affinché tutti e dovunque adottino e osservino le
tradizioni della santa Chiesa Romana, Madre e Maestra delle altre
Chiese, ordiniamo che nelle chiese di tutte le Provincie dell'orbe
Cristiano: - nelle Patriarcali, Cattedrali, Collegiate e Parrocchiali
del clero secolare, come in quelle dei Regolari di qualsiasi Ordine e
Monastero, maschile e femminile, nonché in quelle degli Ordini militari,
nelle private o cappelle - dove a norma di diritto o per consuetudine
si celebra secondo il rito della Chiesa Romana, in avvenire e senza
limiti di tempo, la Messa, sia quella Conventuale cantata presente il
coro, sia quella semplicemente letta a bassa voce, non potrà essere
cantata o recitata in altro modo da quello prescritto dall'ordinamento
del Messale da Noi pubblicato; e ciò, anche se le summenzionate Chiese,
comunque esenti, usufruissero di uno speciale indulto della Sede
Apostolica, di una legittima consuetudine, di un privilegio fondato su
dichiarazione giurata e confermato dall'Autorità Apostolica, e di
qualsivoglia altra facoltà. V Non intendiamo tuttavia, in alcun modo,
privare del loro ordinamento quelle tra le summenzionate Chiese che, o
dal tempo della loro istituzione, approvata dalla Sede Apostolica, o in
forza di una consuetudine, possono dimostrare un proprio rito
ininterrottamente osservato per oltre duecento anni. Tuttavia, se anche
queste Chiese preferissero far uso del Messale che abbiamo ora
pubblicato, Noi permettiamo che esse possano celebrare le Messe secondo
il suo ordinamento alla sola condizione che si ottenga il consenso del
Vescovo o dell'Ordinario, e di tutto il Capitolo. VI Invece, mentre con
la presente Nostra Costituzione, da valere in perpetuo, priviamo tutte
le summenzionate Chiese dell'uso dei loro Messali, che ripudiamo in modo
totale e assoluto, stabiliamo e comandiamo, sotto pena della Nostra
indignazione, che a questo Nostro Messale, recentemente pubblicato,
nulla mai possa venir aggiunto, detratto, cambiato. Dunque, ordiniamo a
tutti e singoli i Patriarchi e Amministratori delle suddette Chiese, e a
tutti gli ecclesiastici, rivestiti di qualsiasi dignità, grado e
preminenza, non esclusi i Cardinali di Santa Romana Chiesa, facendone
loro severo obbligo in virtú di santa obbedienza, che, in avvenire
abbandonino del tutto e completamente rigettino tutti gli altri
ordinamenti e riti, senza alcuna eccezione, contenuti negli altri
Messali, per quanto antichi essi siano e finora soliti ad essere usati, e
cantino e leggano la Messa secondo il rito, la forma e la norma, che
Noi abbiamo prescritto nel presente Messale; e, pertanto, non abbiano
l'audacia di aggiungere altre cerimonie o recitare altre preghiere che
quelle contenute in questo Messale. VII Anzi, in virtú dell'Autorità
Apostolica, Noi concediamo, a tutti i sacerdoti, a tenore della
presente, l'Indulto perpetuo di poter seguire, in modo generale, in
qualunque Chiesa, senza scrupolo veruno di coscienza o pericolo di
incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo stesso Messale, di
cui dunque avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e
lecitamente: cosí che Prelati, Amministratori, Canonici, Cappellani e
tutti gli altri Sacerdoti secolari, qualunque sia il loro grado, o i
Regolari, a qualunque Ordine appartengano, non siano tenuti a celebrare
la Messa in maniera differente da quella che Noi abbiamo prescritta, né,
d'altra parte, possano venir costretti e spinti da alcuno a cambiare
questo Messale. VIII Similmente decretiamo e dichiariamo che le presenti
Lettere in nessun tempo potranno venir revocate o diminuite, ma sempre
stabili e valide dovranno perseverare nel loro vigore. E ciò, non
ostanti: precedenti costituzioni e decreti Apostolici; costituzioni e
decreti, tanto generali che particolari, pubblicati in Concilii sia
Provinciali che Sinodali; qualunque statuto e consuetudine in contrario,
nonché l'uso delle predette Chiese, fosse pur sostenuto da prescrizione
lunghissima e immemorabile, ma non superiore ai duecento anni. IX
Inoltre, vogliamo e, con la medesima Autorità, decretiamo che, avvenuta
la promulgazione della presente Costituzione, e seguita l'edizione di
questo Messale, tutti siano tenuti a conformarvisi nella celebrazione
della Messa cantata e letta: i Sacerdoti della Curia Romana, dopo un
mese; quelli che sono di qua dei monti, dopo tre mesi; quelli che sono
di là dei monti, dopo sei mesi o appena sarà loro proposto in vendita. X
Affinché poi questo Messale sia ovunque in tutta la terra preservato
incorrotto e intatto da mende ed errori, ingiungiamo a tutti gli
stampatori di non osare o presumere di stamparlo, metterlo in vendita o
riceverlo in deposito, senza la Nostra autorizzazione o la speciale
licenza del Commissario Apostolico, che Noi nomineremo espressamente nei
diversi luoghi a questo scopo: cioè, se prima detto Commissario non
avrà fatta all'editore piena fede che l'esemplare, che deve servire di
norma per imprimere gli altri, è stato collazionato con il Messale
stampato in Roma secondo la grande edizione, e che gli è conforme e in
nulla ne discorda; sotto pena, in caso contrario, della perdita dei
libri e dell'ammenda di duecento ducati d'oro da devolversi ipso facto
alla Camera Apostolica, per gli editori che sono nel Nostro territorio e
in quello direttamente o indirettamente soggetto a Santa Romana Chiesa:
della scomunica latæ sententiæ e di altre pene a Nostro arbitrio, per
quelli che risiedono in qualsiasi altra parte della terra. XI Data però
la difficoltà di trasmettere le presenti Lettere nei varii luoghi
dell'orbe Cristiano, e di portarle alla conoscenza di tutti il piú
presto possibile, Noi prescriviamo che esse vengano affisse e pubblicate
come di consueto alle porte della Basilica del Principe degli Apostoli e
della Cancelleria Apostolica, e in piazza di Campo dei Fiori,
dichiarando che sia nel mondo intero accordata pari e indubitata fede
agli esemplari delle medesime, anche stampati, purché sottoscritti per
mano di pubblico notaio e muniti del sigillo di persona costituita in
dignità ecclesiastica, come se queste stesse Lettere fossero mostrate ed
esibite. XII Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con
temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento:
facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto,
dichiarazione, volontà, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà
l'audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio
onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo. Dato a Roma,
presso San Pietro, il giorno diciannove di luglio dell'anno
millecinquecentosettanta, quinto del nostro pontificato.
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