15 AGOSTO
ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE IN CIELO
L'Assunzione della Madonna è una delle solennità liturgiche più ricche di gioia. Gaudent Angeli! Gaudete, quia cum Christo regnat! (Si rallegrano gli Angeli! Rallegratevi anche voi, perché regna con Cristo!).
La Chiesa del cielo e quella della terra si uniscono alla felicità infinita di Dio, che incorona sua Madre e cantano con amore la gioia verginale di Colei, che si introduce per tutta l'eternità nella gioia del suo Figlio e Angeli e Santi si affrettano ad acclamarla Regina, mentre la terra gioisce, per aver dato al Cielo la sua gemma più bella.
Questo è il giorno natalizio di Maria, quello in cui si celebrano ad un tempo il trionfo della sua anima e quello del suo corpo. Consideriamo prima la glorificazione dello spirito, meno notata, perché comune a tutti i Santi. Il raggiungimento della visione beatifica da parte dell'anima di Maria è cosa di tanto splendore e di tanta ricchezza che riverbera una luce inimitabile sulle nostre più alte speranze. Non ci è possibile immaginare la bellezza di questa suprema rivelazione in cui lo sguardo già così puro e penetrante, della creatura più perfetta, si aprì repentinamente davanti ad un abisso di infinita Bontà, ma, con l'aiuto della grazia divina, tentiamo di levare i nostri pensieri verso la cima, sulla quale si compie questa meraviglia che i nostri occhi non distinguono ancora.Glorificazione dell'anima di Maria.
Veramente si tratta di una cima: è il punto di arrivo di un'ascensione continua e perseverante, perché, piena di grazia nel momento della Concezione, l'Immacolata continuò quaggiù a crescere davanti a Dio.
L'Annunciazione, il Natale, il Calvario, la Pentecoste hanno segnato le tappe di questo progresso meraviglioso e ad ogni tappa l'amore verginale e materno si è accresciuto e arricchito, tendendo ad un'altezza che nessuna creatura potrà mai raggiungere. La luce di gloria che investe d'improvviso l'anima di Maria e le rivela le grandezze del Figlio in tutta la loro magnificenza e la sua dignità materna, supera di molto la gloria di tutti gli Angeli e di tutti i Santi, perché, dopo la santa Umanità di Cristo, stabilita alla destra del padre nel santuario della Divinità, nulla possiede il mondo più perfetto di quest'anima materna irradiante purezza, bellezza, tenerezza e gioia: Beata Mater!
Lascerà ancora questo raggiungimento trionfale della felicità suprema qualche possibilità di sviluppo all'anima di Maria? Per sé no, perché ormai tutto in lei è perfetto e nell'eternità non si cresce nella perfezione. Aperta in modo totale sugli splendori del Verbo, suo Figlio, l'anima di Maria soddisfa ormai perfettamente tutte le esigenze della sua vocazione sublime. È lo stato d'anima di una perfetta Madre di Dio.
Ma Maria ebbe un figlio solo, Gesù. Madre di Dio Salvatore, è madre altresì di tutti coloro, che attingeranno alla sorgente della Salvezza, e la sua Maternità di grazia si estenderà fino alla fine del mondo. Nella luce beatifica, l'anima di Maria vede tutti i suoi figli e tutti i disegni di Dio su ciascuno di essi e, con un fiat di amore, consente e partecipa all'universale Provvidenza, in cui Dio la chiama ad avere un posto di intercessione, che non conosce limiti. Maria si unisce così al Sacerdote Sommo, che intercede per noi incessantemente la misericordia del Padre e la sua preghiera ottiene per la Chiesa, della quale è il tipo ideale, una Assunzione permanente fino a quando la pienezza del Corpo mistico sarà raggiunta in modo definitivo. L'anima di Maria, nell'attesa di questa apoteosi, meglio di qualsiasi altro santo, "impegna il suo Paradiso a fare del bene sulla terra". Sia allora libero lo slancio della nostra gioia, uniamo alla confidenza la gratitudine, lodiamo degnamente la nostra Avvocata, la Mediatrice, la Madre, che prende il suo posto di Regina, presso il trono dell'Agnello.
Fede della Chiesa nell'Assunzione di Maria.
L'origine di questa fede non ha una data precisa,
ma da molti secoli la Chiesa afferma che il corpo di
Maria è in Cielo unito all'anima sua gloriosa e questo
privilegio del corpo di Maria è l'elemento distintivo
del mistero dell'Assunzione. Il Sommo Pontefice Pio XII,
il primo novembre del 1950, compiendo il voto unanime di
vescovi e fedeli, proclamò solennemente come "dogma
rivelato che Maria, l'Immacolata Madre di Dio, sempre
Vergine, al termine della sua vita terrena, fu elevata,
anima e corpo, alla gloria del cielo" (Bolla
dogmatica Munificentissimus Deus).
La definizione non dice se Maria passò, vivente,
dalla terra al Cielo, o se, come il Figlio, subì la
morte e risuscitò, prima di entrare nella gloria. Il
privilegio insigne dell'Immacolato Concepimento, la
Verginità e la Santità perfetta potevano certo rendere
Maria immortale, ma la Madre del Salvatore, che imitò
sempre fedelmente il Figlio, volle senza dubbio seguirlo
fino al sepolcro, perché doveva, come lui, e come tutti
noi nell'ultimo giorno, trionfare pienamente con una
risurrezione gloriosa, sul peccato e sulla morte.
Leggende.
Leggende apocrife, diffuse verso la fine del IV
secolo, hanno volgarizzato narrazioni spettacolari,
meravigliose e spesso incoerenti, sulla morte di Maria e
sul trasporto del suo Corpo in Paradiso. Gli Apostoli,
riuniti prodigiosamente presso la Madre del Salvatore,
avrebbero assistito alla sua morte e ai suoi funerali.
San Tommaso, giunto troppo tardi, avrebbe voluto la
riapertura della tomba, il che permise di costatare che
il Corpo verginale era stato portato in luogo noto a Dio
soltanto. La nostra fede e la nostra certezza teologica
non devono accettare questi documenti senza valore, nati
forse fra comunità eretiche. Predicazione e insegnamento
pastorale devono fare a meno di seguire queste maldestre
imitazioni del racconto evangelico della Risurrezione del
Signore. Queste leggende non hanno dato origine alla fede
della Chiesa nella Assunzione, ma hanno anzi ritardata di
parecchi secoli la perfetta unanimità di essa. Il
pensiero cristiano dovette prima sbarazzarsi della
dannosa loro influenza, per poter giungere a discernere
bene i motivi veri, che portano a considerare l'Assunzione
corporea di Maria una verità di fede.
La fede unanime.
Quale motivo permise dunque al Sommo Pontefice
di definire dogma di fede l'Assunzione? Lo dichiara la
Bolla pontificia con precisione: il consenso unanime dei
Vescovi e delle Chiese oggi in comunione con la Sede
Apostolica. Questa convinzione universale dei Pastori e
dei fedeli non sarebbe mai stata possibile, se l'oggetto
di essa non fosse in qualche modo contenuto nella
Rivelazione.
Prove scritturali.
Dove troviamo la verità dell'Assunzione nella
rivelazione cristiana? Nei documenti della Chiesa
primitiva non abbiamo traccia di una tradizione orale di
origine apostolica. Forse appena vi allude l'Apocalisse
indirettamente, quando descrive la Chiesa in questi
termini: "Apparve in Cielo un segno grande: una
donna vestita di sole, la luna ai suoi piedi e sulla sua
testa una corona di dodici stelle" (Ap 12,1). Tipo e
modello perfetto della Chiesa è Maria, la Madre di Dio e
può essere che qui san Giovanni abbia fatto una
indiretta allusione alla presenza di Maria in Cielo.
È invece certo che i Libri sacri attribuiscono
a Maria titoli e funzioni provvidenziali, che nel loro
insieme esigono, come normale coronamento, il privilegio
dell'Assunzione corporale. Dando un senso mariano al
Versetto del Genesi, noto con il nome di Protoevangelo:
"Stabilirò inimicizia fra te e la donna, fra la sua
generazione e la tua, essa ti schiaccerà il capo",
la tradizione cristiana espressa autenticamente nella
Bolla dogmatica Ineffabilis, vide in questa
sentenza divina l'annuncio di un trionfo perfetto di
Cristo e della sua Madre sul peccato e tutte le
conseguenze di esso. Pio IX si era appoggiato a questo
testo, per definire l'Immacolata Concezione e non è
impossibile vedere in questo testo anche una rivelazione
implicita di un trionfo perfetto sulla morte.
Checché si pensi di questo testo misterioso, il
Vangelo associa sempre Maria agli atti essenziali della
Redenzione e specialmente al sacrificio della Croce e
come si potrebbe credere che non sia più corporalmente
unita al Figlio nell'esercizio del suo attuale sacerdozio
celeste? Il Vangelo dichiara inoltre Maria piena di
grazia, benedetta fra tutte le donne e
soprattutto Madre del Signore e tanti titoli
costituiscono, come vedremo, una rivelazione implicita
della glorificazione immediata della sua anima e del suo
corpo.
La mancanza di reliquie.
Tuttavia riconosciamo che i primi secoli
cristiani non conobbero in modo positivo e preciso l'Assunzione
di Maria. Dobbiamo tener presente un fatto importante: in
nessun luogo fu mai rivendicato il Corpo della Santa
Vergine, né mai furono cercati i resti e, in epoca in
cui le reliquie dei santi erano molto onorate, ciò
diventa un indice importante. Sembrerebbe che fin da quei
tempi lontani si pensasse che il Corpo di Maria non
poteva essere sulla terra. Sant'Epifanio, morto nel 377,
dopo aver vissuto molto tempo in Palestina, confessa la
sua ignoranza riguardo alla morte e al sepolcro di Maria,
ma neppure una riga del suo scritto insinua che i resti
mortali della Vergine sarebbero conservati quaggiù. Egli
mette solo in dubbio i racconti fantasiosi che cominciano
a diffondersi e si chiede se Maria è morta e se è morta
martire e risponde che a queste domande non si può dare
una risposta e, senza affermare l'Assunzione, pare
tuttavia non ne faccia oggetto delle sue prudenti riserve.
Il pensiero cristiano, all'inizio del secolo V,
l'epoca del concilio di Efeso, particolarmente
interessato alla dottrina mariana, affronta il problema
della sorte riservata al Corpo di Maria e afferma che i
racconti apocrifi interpretano in modo sconveniente e
ridicolo una verità, che si impone da sé alle anime
illuminate dalla fede: il Corpo di Maria non si è
corrotto nella tomba: Dio lo ha miracolosamente portato
in Paradiso.
Origine della Festa dell'Assunzione.
Le sole liturgie siriaca ed egiziana, attingono
in quell'epoca ai racconti leggendari per le loro
descrizioni della dormitio di Maria. Gerusalemme
ha dal 450 la sua festa annuale della Madre di Dio
fissata al 15 agosto, ma per due secoli l'ufficio non
accenna all'Assunzione. Agli inizi del secolo VII la
festa della Dormitio è istituita a Bisanzio, con
decreto dell'Imperatore Maurizio, e presto, forse sotto l'influenza
degli apocrifi, ma soprattutto per il senso profondo, che
la Chiesa possiede delle verità della fede, oggetto
principale della festa diventa l'ingresso del Corpo di
Maria nella gloria. La festa dell'Assunzione è
introdotta a Roma verso l'anno 650 e nella stessa epoca,
forse anche alquanto prima, come in Gallia per la
dipendenza di san Gregorio di Tours dagli apocrifi, l'Assunzione
diviene oggetto di una commemorazione solenne fatta prima
il 18 gennaio e più tardi il 15 agosto.
La festa a Roma.
Per la dottrina affermata, la celebrazione della
festa dell'Assunzione costituiva per la Chiesa Romana un
fatto di importanza capitale e, cosa ancor più degna di
nota, Roma accettava la fede nell'Assunzione, senza
aderire alle leggende. La sua liturgia ha una sola
allusione all'Assunzione, ma è di una precisione
mirabile e porta tutto il problema al suo vero centro. È
la celebre orazione Veneranda nobis, che si
recitava quando partiva la processione, che precedeva la
Messa. "Signore, dobbiamo venerare la festa di
questo giorno nel quale la Santa Madre di Dio fu
sottomessa alla morte temporale. Ella tuttavia non poté
essere trattenuta dai legami della morte, avendo generato
nella sua propria sostanza il vostro Figlio incarnato,
nostro Signore".
Non si poteva essere insieme più sobrii, più
completi e più precisi. La fede nella morte, nella
risurrezione e nell'Assunzione di Maria è affermata
nettamente ed è messo in evidenza il motivo fondamentale
di questa fede: la Maternità divina o, meglio, il fatto
che la carne di Cristo, Verbo Incarnato, è stata presa
da Maria. Questo gioiello della liturgia mariana data per
lo meno dal secolo VIII, cioè dal tempo in cui, in
Oriente, sant'Andrea, vescovo di Creta dal 711 al 720,
predicando un triduo sulla Dormitio della Madonna,
esponeva il dogma dell'Assunzione su basi puramente
dottrinali e indipendenti da tradizioni apocrife.
San Germano di Costantinopoli e san Giovanni
Damasceno, sebbene meno prudenti e riservati,
riallacciano essi pure l'Assunzione alle sue sorgenti
autentiche ed è necessario citare qualche passo delle
loro ammirabili omelie.
Discorso di san Germano.
"Come avresti potuto essere concepita e poi
svanire in polvere, esclama san Germano, Tu che, per la
carne che desti al Figlio di Dio liberasti il genere
umano dalla corruzione della morte? ...
Era mai possibile che il vaso del tuo Corpo, che
fu pieno di Dio, se ne andasse in polvere, come qualsiasi
carne? Colui, che si è annientato in te, è Dio fin dal
principio e perciò vita, che precedette i secoli, ed era
necessario che la Madre della Vita abitasse insieme con
la Vita e cioè che si addormentasse per un istante nella
morte, per assomigliare a Lui e che poi il passaggio
di questa Madre della Vita fosse come un risveglio.
Un figlio prediletto desidera la presenza della
madre e la madre, a sua volta, aspira a vivere col figlio.
Era giusto perciò che salissi al Figlio tu che ardevi
nel cuore di amore per Dio, frutto del tuo seno; era
giusto ancora che Dio, nell'affetto filiale che portava
alla Madre sua, la chiamasse presso di sé a vivere nella
sua intimità" (Primo discorso sulla Dormitio
PG 98; col. 345, 348).
In un secondo discorso ritorna sullo stesso
argomento in termini ancora più precisi: "Tu avevi
da te stessa la tua lode, perché tu sei la Madre di Dio
... Per questo bisognava che il tuo Corpo, un corpo che
aveva portato Dio, non fosse abbandonato in preda alla
corruzione e alla morte" (Secondo Discorso, col. 357).
D'ora in poi queste considerazioni nutriranno
tutti i discorsi sulla Dormitio e sull'Assunzione
della Madonna. Il padre Terrien scrive: "I discorsi
di san Giovanni Damasceno sulla preziosa morte e
Assunzione di Maria sono un inno perpetuo, che egli canta
in onore della Vergine benedetta, e in esso richiama
tutti i privilegi, tutte le grazie, tutti i tesori, dei
quali fu prodigiosamente arricchita dal cielo, e tutti li
riallaccia alla Maternità divina come raggi al loro
centro" (Mère de Dieu, t. ii, p. 371-372).
L'oriente è ormai conquistato alla fede
tradizionale nell'Assunzione di Maria e il suo pensiero
non subirà più sbandamenti.
La fede in Occidente.
In occidente appaiono difficoltà. Il popolo
cristiano, docile agli insegnamenti della liturgia,
aderisce, nel suo complesso, senza riserve alla dottrina
dell'Assunzione, ma i teologi, per lo meno nella Gallia,
restano esitanti e temono gli apocrifi. Essi non negano l'Assunzione,
ma non vogliono impegnarvi la fede della Chiesa e ai
tempi di Carlomagno (verso l'anno 800) un concilio
capitolare di Aix-la-Chapelle omette l'Assunzione nell'elenco
delle feste della Madonna, riservandosi di esaminare, se
possa essere conservata e sarà data una risposta
affermativa solo nel 813, al concilio di Magonza.
La crisi aumenta nel secolo IX. La notizia sull'Assunzione,
che abbiamo nel Martirologio di Adone, lascia di
proposito nel dubbio la questione dell'Assunzione
corporale e rigetta i dati frivoli ed apocrifi,
che sono stati diffusi in argomento. Nella stessa epoca l'abate
di Gorbia, Pascasio Radberto rivolge a dei religiosi un
lungo sermone Cogitis me, nel quale ha l'abilità
di farsi credere san Gerolamo e, mentre con parole
commoventi celebra la morte della Madonna [1], comincia mettendo
in guardia sul racconto del Passaggio di Maria
dalla terra al cielo. A suo modo di pensare, non si sa
nulla sulla sorte riservata al Corpo di Maria. È una
reazione certo esagerata, ma dal fondo sano, alla troppo
facile credulità verso gli apocrifi, allora in voga
nella Gallia (la liturgia gallicana aveva preso molto da
tali scritti). Il lato più curioso di questo episodio è
che il sermone Cogitis me, sotto il nome di san
Gerolamo, passò presto nelle lezioni del Breviario lungo
l'ottava dell'Assunzione e ci volle la riforma di san Pio
V, per eliminare dal Breviario un testo, che si
allontanava dalla dottrina comune della Chiesa in un
punto molto importante.
Nei due secoli che seguirono l'apparizione del Cogitis
me, gli spiriti furono esitanti e san Bernardo, ad
esempio, non afferma mai espressamente l'Assunzione
corporale di Maria, sebbene non vi sia indizio che l'insieme
del clero e del fedeli abbia condiviso gli scrupoli degli
eruditi. La liturgia romana, in uso in tutto l'occidente,
celebrava l'Assunzione di Maria, e, per il popolo
cristiano, si trattava di Assunzione corporale, sicché
la Colletta Veneranda affermava sempre chiaramente
la fede comune, senza vincolarla ai documenti apocrifi.
Lo pseudo Agostino.
Sul finire del secolo X, o all'inizio dell' XI,
ebbe un influsso decisivo sul pensiero teologico un nuovo
libro sull'Assunzione, il cui autore è ancora ignoto,
anche se fu molto presto attribuito a sant'Agostino. Non
si trattava di riabilitare le leggende apocrife, ormai
squalificate, ma di poggiare la verità dell'Assunzione
di Maria su basi scritturali e dottrinali sicure e questo
piccolo trattato sull'Assunzione è un capolavoro di
chiarezza e di profondità. Procede con metodo scolastico,
con ordine, senza digressioni e l'esposizione, in
apparenza austera, è animata da sana e solida devozione
mariana, tanto da rivelare la mano di un grande maestro e
di un uomo di fede. È il miglior trattato sull'Assunzione
che possieda la tradizione cristiana e bisogna citarne
almeno le ultime righe.
"Nessuno nega che Cristo poté concedere a
Maria questo privilegio (l'Assunzione corporale). Se Egli
lo poté, lo volle, perché vuole tutto quello che è
giusto e conveniente. Pare dunque che si possa, con
ragione, concludere che Maria godette nel corpo, come
nell'anima, una felicità inenarrabile nel Figlio e con
il Figlio; che sfuggì alla corruzione della morte colei
la cui integrità verginale fu consacrata, dando alla
luce un Figlio così grande. Vive tutta intera colei
dalla quale noi abbiamo la vita perfetta, è con Colui
che portò nel suo seno, presso Colui che concepì,
generò, nutrì della sua carne. Madre di Dio, nutrice di
Dio, domestica di Dio, compagna inseparabile di Dio. Io
non ho la presunzione di parlare di lei in modo diverso,
perché non oso pensare in modo diverso" (Liber unus
de Assumptione Virginis, PL 40, col. 1148).
Il trattato, riportando la questione dell'Assunzione
corporale di Maria sul vero terreno dogmatico, esercitava
un'influenza grandissima sui predicatori e sui teologi e,
nel secolo d'oro della Teologia, il consenso era unanime:
sant'Alberto Magno, san Bonaventura, san Tommaso d'Aquino
parlano dell'Assunzione corporale di Maria come di
verità accettata da tutta la Chiesa. La causa ormai è
vinta.
Eruditi umanisti francesi sollevarono qualche
dubbio nel secolo XVII, ma non si tratta della negazione
del fatto dell'Assunzione, bensì della discussione delle
sue basi storiche e, avvelenata da malignità, la
battaglia termina presto, per mancanza di combattimenti.
L'Immacolata Concezione e l'Assunzione.
La dottrina dell'Assunzione tornò di attualità
dopo la definizione del dogma dell'Immacolato
Concepimento di Maria, nel 1854. I due privilegi si
sostengono vicendevolmente e si basano su fondamenti
comuni e non desta stupore il fatto che, quindici anni
dopo, al Concilio Vaticano, un numero considerevole di
vescovi indirizzi al Sommo Pontefice una supplica volta
ad ottenere la definizione dogmatica dell'Assunzione
corporea di Maria.
L'impulso magnifico dato agli studi mariani dal
Sommo Pontefice Leone XIII, continuato da san Pio X,
sviluppò e consolidò il pensiero cristiano, ma la Santa
Sede restava in prudente attesa. San Pio X rispondeva, ad
una domanda prematura, che la questione doveva essere
ancora studiata lungamente.
L'opera di Pio XII.
Era serbato a Pio XII l'onore di coronare questa
lenta penetrazione della verità dogmatica. Agli inizi
del suo Pontificato, fissando la festa del Cuore
Immacolato di Maria nel giorno ottavo dell'Assunzione, il
Sommo Pontefice incoraggiava una devozione, che è
condizionata all'attuale esistenza nella gloria del Corpo
glorioso della Madonna. Il passo decisivo fu compiuto nel
1946, quando Pio XII inviò a tutti i vescovi del mondo
cattolico un questionario sulla fede nell'Assunzione
corporale di Maria e sulla opportunità di una
definizione. Le risposte furono quasi tutte favorevoli e
costituivano una testimonianza moralmente unanime della
Chiesa universale in favore della verità dogmatica dell'Assunzione.
Il 14 agosto 1950, il Sommo Pontefice annunciava che, per
coronare l'anno giubilare, avrebbe solennemente
proclamato il dogma mariano e fissava la cerimonia al
primo novembre, nella festa di Ognissanti. Pensiero
ammirabile, che associava la Chiesa trionfante alla gioia
dei cattolici del mondo intero, accorsi in folla, per
applaudire al trionfo di Maria.
L'ammirabile continuità nell'attaccamento della
Chiesa alla dottrina dell'Assunzione è una delle
testimonianze più belle della sua vita collettiva, e
degno di nota è il fatto che tale attaccamento fu
mantenuto, nelle ore più critiche, nell'affermazione
discreta ma equilibrata della Liturgia Romana. Dopo il
secolo VII, la Chiesa d'Occidente celebrò sempre l'Assunzione
corporale di Maria e tale celebrazione fu lo strumento
provvidenziale che fissò sempre maggiormente la luce
divina nello spirito dei Pastori e dei fedeli. Cantando
nell'allegrezza Assumpta est Maria in coelum il
loro pensiero correva d'istinto alla gloria totale di
Maria. Essi non si ponevano questioni critiche, né si
chiedevano se il trionfo era dell'anima soltanto; essi
vedevano levarsi nella gloria Maria, la Madre di Dio,
Madre nel suo Corpo e Madre nella sua Anima.
MESSA
In occasione della definizione del dogma, che
rivestì di splendore particolare e nuovo la festa dell'Assunzione,
l'antica Messa del 15 agosto lasciò il posto ad una
nuova Messa resa obbligatoria dal 1951.
EPISTOLA (Gdt 13,22-25; 15,10). - Il Signore t'ha benedetta nella sua potenza, perché per mezzo di te ha annientati i nostri nemici. O figlia, tu sei benedetta dal Signore Dio altissimo a preferenza di tutte le altre donne della terra. Benedetto sia il Signore, creatore del cielo e della terra, che diresse la tua mano nel troncare la testa del principe dei nostri nemici. Oggi Dio esaltò il tuo nome da essere lodato per sempre dagli uomini, che si ricorderanno in eterno della potenza del Signore. Per essi tu non hai risparmiato la tua vita, e, viste le angustie e le tribolazioni del tuo popolo, ne hai impedita la rovina davanti a Dio. Tu sei la gloria di Gerusalemme, la letizia d'Israele, l'onore del nostro popolo.Le vittorie di Maria.
Abbiamo qui gli stessi versetti del libro di
Giuditta, che leggiamo nella festa dei Dolori di Maria.
La vocazione della Vergine Santa somiglia a quella del
Signore: Era necessario che il Cristo soffrisse, per
entrare nella gloria (Lc 24,26) ed era necessario,
allo stesso modo, che una spada di dolore penetrasse l'anima
di sua Madre, perché fosse associata al trionfo e alla
gloria di Gesù.
Maria ci appare, oggi più che mai, Regina
vivente e trionfante nel cielo e i nostri canti di gioia
si uniscono alla lode di santa Elisabetta, per salutarla benedetta
fra tutte le donne e possiamo e dobbiamo rivolgere le
parole, che il Sommo Sacerdote Onia diceva a Giuditta,
molto tempo prima della Incarnazione, a Colei che per il
demonio è più temibile di tutta l'armata dei cristiani
e che sul Calvario, unita al Figlio immolato, schiacciò
il capo al serpente.
Da quel giorno le vittorie di Maria non sono
cessate e, come non c'è grazia che a noi non giunga per
Maria, così per Maria si conseguono tutte le vittorie
della Chiesa, tutte le vittorie del cristiano su Satana.
Non abbiamo dubbio alcuno che il trionfo offerto da S. S.
Pio XII alla Regina del cielo e della terra sia il segno
di una serie di vittorie per la Santa Chiesa, come lo fu,
un secolo fa, la proclamazione del dogma dell'Immacolata
Concezione.
VANGELO (Lc 1,41-50). - In quel tempo: Elisabetta, ripiena di Spirito Santo, esclamò ad alta voce: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. Come mai m'è concesso che venga a me la madre del mio Signore? Ecco, infatti, appena il suono del tuo saluto mi è giunto all'orecchio, il bambino ha esultato di gioia nel seno. E te beata che hai creduto, perché s'adempiranno le cose a te predette dal Signore. E Maria disse: L'anima mia glorifica il Signore; ed il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore; perché egli ha rivolto lo sguardo all'umiltà della sua serva; ecco, fin d'ora tutte le generazioni mi chiameranno beata: poiché grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente, e santo è il suo nome. E la sua misericordia si stende in ogni età su quanti lo temono.La preghiera di Maria.
Sebbene sgorgati dalle labbra della Vergine
nella casa della cugina Elisabetta, i versetti del
Magnificat sono, nel loro senso profondo, l'espressione
della preghiera abituale di Maria. Raccolte le parole
nella Scrittura, se le era applicate, contemplando nel
silenzio le meraviglie che Dio operava in Lei e per Lei.
Furono senza dubbio la preghiera di tutta la
vita della Santa Vergine e la Chiesa, cantando il
Magnificat ogni giorno, in tutte le solennità vi trova
sempre un senso nuovo e più profondo. Maria lo ripeté a
Nazaret, a Cana, dopo la Risurrezione, sul Monte degli
Ulivi, quando Gesù salì al cielo e molti autori
spirituali pensano che lo cantasse, nel suo cuore colmo
di dolore, il Venerdì santo a sera, mentre discendeva
dal Calvario.
Più ancora il Magnificat è la preghiera della
Vergine Santa nel giorno in cui Dio colma la misura delle
grazie e dei favori verso la Madre del suo Figlio,
elevandola corporalmente al cielo e coronandola Regina
dell'universo.
Magnificat.
La sua anima, giunta alla pienezza della
perfezione e il suo spirito illuminato dalla visione
beatifica glorificano il Signore e godono la salvezza
data a lei, più che a tutte le altre creature.
Ricorda che era una piccola creatura, l'ancella
del Signore, e che, per sua bontà, senza meriti da parte
sua, Egli ha rivolto a lei i suoi occhi.
Ed ecco che tutti i secoli la proclameranno
beata e bene lo sappiamo noi, che, interrogando la storia,
vediamo le vestigia lasciate dal culto e dall'amore per
la Vergine Immacolata; noi che, presenti realmente o
presenti attraverso le onde sulla piazza di san Pietro in
Roma il mattino della festa di Ognissanti del 1950,
abbiamo cantato la Vergine salita al cielo con
acclamazioni entusiastiche e interminabili.
Sì, Egli fece in Maria cose grandi,
Colui che può tutto e queste cose grandi noi non
sapremmo ricordarle tutte, ma in questa festa noi ne
vediamo il coronamento nella Assunzione al cielo.
E questa felicità non è felicità di Maria
soltanto, perché noi pure esultiamo, non solo perché
sappiamo felice presso Dio la nostra Madre, ma perché
crediamo che un giorno la raggiungeremo, essendo la
misericordia divina per tutti coloro che temono il
Signore, per coloro che lo servono con fedeltà.
Come è vile il mondo! I grandi, i potenti,
coloro che si gonfiavano di orgoglio nella loro potenza,
nella loro scienza, nelle loro ricchezze, sono cancellati
dalla memoria dei popoli. Erano sazi, non avevano bisogno
della salvezza portata dal Messia. La Vergine umilissima,
ignorata da tutti, e con lei i discepoli di Gesù sono
ora saziati dei beni veri e la loro potenza, la loro
felicità sono eterne.
Tutto questo è opera della fedeltà e della
tenerezza di Dio al quale sia onore e gloria nei secoli
dei secoli.
PREGHIAMOO Dio onnipotente ed eterno che hai assunto alla gloria celeste, in corpo ed anima, l'Immacolata Vergine Maria, Madre del tuo Figliolo, concedici di essere sempre protesi verso le cose celesti, onde meritare di essere partecipi della sua gloria.
PREGHIERA DI S. S. PIO
XII A MARIA SANTISSIMA ASSUNTA
O Vergine Immacolata, Madre di Dio e
Madre degli uomini!1. Noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e corpo al cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi;
e noi ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore, che vi ha esaltata sopra tutte le altre pure creature, e per offrirvi l'anelito della nostra devozione e del nostro amore.
2. Noi sappiamo che il vostro sguardo, che maternamente accarezzava l'umanità umile e sofferente di Gesù in terra, si sazia in cielo alla vista della umanità gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell'anima vostra nel contemplare faccia a faccia l'adorabile Trinità fa sussultare il vostro cuore di beatificante tenerezza;
e noi, poveri peccatori, noi a cui il corpo appesantisce il volo dell'anima, vi supplichiamo di purificare i nostri sensi, affinché apprendiamo fin da quaggiù a gustare Iddio, Iddio solo, nell'incanto delle creature.
3. Noi confidiamo che le vostre pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le vostre labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che Voi sentiate la voce di Gesù dirvi di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: Ecco il tuo figlio;
e noi, che vi invochiamo nostra Madre, noi vi prendiamo, come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale.
4. Noi abbiamo la vivificante certezza che i vostri occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgano ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, alla oppressione dei giusti e dei deboli;
e noi, fra le tenebre di questa valle di lacrime, attendiamo dal vostro celeste lume e dalla vostra dolce pietà sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra patria.
5. Noi crediamo infine che nella gloria, ove Voi regnate, vestita di sole e coronata di stelle, Voi siete, dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi;
e noi, da questa terra, ove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guardiamo verso di voi, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza; attraeteci con la soavità della vostra voce, per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, frutto benedetto del vostro seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria (Pio Pp. XII).
Solo chi conosce la santità di Maria può
valutarne la gloria, ma la Sapienza, che ha colmato gli
abissi (Prov 8,27), non ci rivelò la profondità di
questo oceano al cui confronto le virtù dei giusti e le
grazie da essi ricevute non sono che un ruscello. L'immensità
della grazia e del merito, che costituisce la
soprannaturale perfezione della Vergine benedetta, ci
porta a concludere che, nella gloria, che consacra la
santità degli eletti, deve avere altrettanta
superiorità.
Mentre i predestinati si scaglionano nei diversi
gradi della celeste gerarchia, la Madre santa di Dio
si eleva oltre tutti i cori dei beati (Liturgia della
festa) formando da sola un ordine distinto, un cielo
nuovo, in cui le armonie angeliche ed umane sono superate.
Dio è in Maria più glorificato, meglio conosciuto e
più amato che in tutto l'universo e per questo, secondo
l'ordine della Provvidenza creatrice, che subordina il
meno perfetto al più perfetto, Maria doveva essere
Regina della terra e del cielo.
Il mondo fatto per Cristo e per Maria.
Tenuto presente questo, il mondo esiste per l'Uomo-Dio
e per Maria. Il grande teologo Card. Lugo, spiegando le
parole dei santi dice: "Come Dio, compiacendosi di
tutto creare per il suo Cristo, fece di lui il fine delle
creature, così si può dire che, nell'amore per la
Vergine Madre, creò tutto il resto, facendo sì che
giustamente meritasse di essere chiamata fine di tutte le
cose" (De Lugo, De Incarn. Disput. vii, sect.
2).
Maria, Madre di Dio e sua primogenita (Eccli
24,5) aveva titolo e diritto ai beni di Dio e, come sposa,
doveva dividerne la corona. "La Vergine gloriosa,
dice san Bernardino da Siena, ha tanti sudditi quanti ne
ha la Trinità. Tutte le creature, non conta la posizione
che hanno nel creato, sono sottomesse alla Vergine: le
creature spirituali come gli Angeli, le ragionevoli come
l'uomo, le materiali come i corpi celesti o gli elementi,
il cielo, la terra, i reprobi, i beati, tutto quanto
dipende dalla potenza di Dio. Infatti il Figlio di Dio e
della Vergine benedetta, volendo, per così dire,
uguagliare in qualche modo all'autorità del Padre quella
di sua Madre, si fece, Egli che è Dio, servitore di
Maria e, se è esatto dire che tutto, anche la Vergine,
obbedisce a Dio, si può rovesciare la proposizione e
affermare che tutto, anche Dio, obbedisce alla Vergine"
(Discorso per la festa di Maria, c. 6).
Lo Spirito Santo ci dice che il dominio dell'eterna
Sapienza comprende cielo, terra e abisso (Eccli 24,7-11)
e tutto questo è appannaggio di Maria nel giorno della
sua incoronazione e, come la Sapienza divina, Maria può
glorificarsi in Dio (ivi 1). Colui, del quale cantò un
giorno la magnificenza, oggi esalta la sua umiltà (Lc 1,46-55).
La Beata per eccellenza (ivi 48) è ora l'onore
del suo popolo, l'ammirazione dei santi, la gloria degli
eserciti dell'Altissimo (Eccli 24,1-4). Nella sua
bellezza, vada con lo Sposo alla vittoria (Sal 44,4-6) e
trionfi dei cuori dei potenti e degli umili (Eccli 24,11).
La consegna dello scettro del mondo nelle sue mani non è
solo onore, ma realtà e, infatti, da quella consegna,
Maria comanda e combatte, protegge la Chiesa, ne difende
il capo, tien salde le schiere delle sacre milizie,
suscita i santi, dirige gli apostoli, illumina i dottori,
stermina l'eresia, ricalpesta l'inferno.
Regina e Madre.
Salutiamo la nostra Regina, cantiamo le sue
imprese, siamo docili al suo comando, soprattutto
amiamola e confidiamo nel suo amore. Non abbiamo paura
che, per le sollecitudini enormi che richiede la
diffusione del regno di Dio, dimentichi la nostra
piccolezza e le nostre miserie: nulla a lei sfugge di
quello che avviene nel più oscuro ridotto sul più
lontano confine del suo immenso dominio. Dal suo titolo,
in effetto di causa universale, al di sotto di Dio,
a buon diritto si deduce l'universalità della sua
provvidenza; e i maestri di dottrina (Suarez, 3.a Pars,
qu. XXXVII, art. 4; Disp. XXI, sez. 3.a) ci presentano
Maria associata nella gloria alla scienza detta di visione,
per la quale tutto ciò che è, fu e sarà davanti a Dio
è presente. La sua carità non ha imperfezioni e, come
il suo amore per Dio sorpassa quello di tutti gli eletti,
la tenerezza di cui circonda il più piccolo, il più
dimenticato e derelitto figlio di Dio, che è anche suo
figlio, supera l'amore di tutte le madri concentrato
sopra un figlio solo. Ci previene con le sue
sollecitudini, ascolta in qualsiasi momento le umili
preghiere, ci segue nelle colpevoli fughe, sostiene nelle
debolezze, compatisce nei malanni del corpo e dell'anima,
largisce le grazie delle quali è tesoriera. Con le
parole di uno dei suoi grandi servi, diciamole dunque:
O santissima Madre di Dio, che abbellisci la terra e il cielo, tu, lasciando la terra non hai abbandonato gli uomini e, se quando eri quaggiù vivevi in cielo, ora che sei in cielo dimori con noi. Veramente felici quelli che ti contemplarono e vissero con la Madre della vita! Ma, come tu abitavi in carne con gli uomini dei primi tempi, ora abiti spiritualmente con noi. Noi ascoltiamo la tua voce, la voce dì noi tutti giunge alle tue orecchie e la protezione continua con cui ci segui è prova della tua presenza. Tu ci visiti, il tuo occhio è su ciascuno di noi e, se anche non possiamo vederti, tu sei in mezzo a noi e ti mostri in modi diversi a chi è degno di vederti. La tua carne, uscita dal sepolcro, non arresta la immateriale potenza, l'attività purissima dell'anima tua, che, inseparabilmente unita allo Spirito Santo, si fa sentire dove vuole (Gv 3,8). Ricevi, o Madre di Dio, l'omaggio riconoscente della nostra allegrezza e parla dei tuoi figli a Colui, che ti ha glorificata e, con la sua potenza divina, egli accoglierà qualsiasi tua domanda. Sia egli benedetto nei secoli (san Germano di Costantinopoli: Sulla Dormitio 1).Preghiera.
[1] Il responsorio Ascendit Christus e l'antifona Hodie gloriosa Virgo caelos ascendit sembrano tolte dal sermone Cogitis me, e tuttavia è certo che Pascasio Radberto non ha riprodotto, né commentato queste parti liturgiche. Sarebbero allora anteriori all'anno 850? Il Pascasio stesso afferma che egli riporta testi liturgici precedenti.
[2] Riportiamo a questo punto quanto il testo del Guéranger pone al 18 agosto, giorno quarto dell'ottava, ormai soppressa.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 971-987
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