Siamo sicuri di volere la Restaurazione?
Il 29 giugno prossimo ricorrerà una data storica. Venticinque anni fa,
infatti, Mons Lefebvre consacrò ben quattro Vescovi. Perché un ministro
di Dio, noto per la sua prudenza e amore verso il Papato, fece una
scelta così coraggiosa? Semplicemente perché a malincuore dovette
attestare che si era creato un solco: da una parte la chiesa modernista
con la sua nuova religione ecumenica, gli incontri di Assisi, la
democrazia nelle proprie istituzioni, la laicità da difendere e la nuova
liturgia creata assieme ai protestanti, dall’altra, la Roma dei Papi,
quella Eterna, quella dei marinai di Lepanto e dei missionari
martirizzati per convertire le anime!
Come ebbe a scrivere lo stesso Mons. Lefebvre nell’oramai famosa dichiarazione del 1974,
“Noi aderiamo con tutto il cuore e con tutta l'anima alla Roma
cattolica custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al
mantenimento della stessa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e
di verità.
Noi rifiutiamo, invece, e abbiamo sempre rifiutato di seguire la
Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata
chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le
riforme che ne sono scaturite.”
Purtroppo per noi, oggi come venticinque anni fa, quella Rivoluzione
non si è arrestata, anzi non solo ha proseguito indisturbata la sua
corsa, ma –come un tumore maligno- è penetrata in diverse misure e gradi
anche tra i cosiddetti “tradizionalisti”, portando a un paradosso
unico: pensiamo da cattolici, ma viviamo come il mondo! E per questo motivo che, provocatoriamente, affermo: “Grazie a Dio vi è la crisi nella Chiesa, almeno così possiamo illuderci di essere ancora cattolici!”
Teoricamente rabbrividiamo solo a sentire il motto liberal-massonico
“libera Chiesa in libero Stato” e rispondiamo ad esso ed ai principii
della rivoluzione con gli slogan, quasi da curva, tipo “Abbasso il
Concilio!”, “W la Messa Tridentina”, “W la famiglia cattolica”…ma ci
siamo mai chiesti fino in fondo cosa facciamo nella pratica? Siamo
cattolici o applichiamo i principi rivoluzionari?
Quanti genitori sono disposti a non mandare più i propri figli alla
scuola pubblica? Si afferma di capire il problema (che non è solo una
questione di cosa insegnano, ma anche di modo di educare e delle
compagnie che si frequentano), ma nessuno osa portali in una scuola
autenticamente cattolica (non quelle filo-parrocchiali peggiori delle
pubbliche).
Si è tradizionalisti, ma si fa finta di ignorare il divieto da parte
dei Papi , di delegare l’educazione dei figli a istituzioni laiche! (cfr.
”Divini Illius Magistri” di Pio XI), Meno male che c’è Papa Francesco e
non Pio XI, se no oggi non potremmo definirci cattolici! Però, c’è la
crisi nella Chiesa, e allora l’educazione dei propri figli non è
importante quanto conoscere i colori liturgici o sapere se il sacerdote
applica senza imperfezioni di sorta le rubriche! Il resto poi, passa in
cavalleria: in fondo se abbiamo capito il problema noi, perché non
dovrebbero capirlo i nostri figli, che sono immuni dal marcio che viene
insegnato e vissuto! (sic!)
E se oggi ci fosse Pio XII? Le donne potrebbero liberamente gridare:
“No, all’aborto!”, “No al divorzio”, “W la famiglia cattolica”! Ma
forse, però, dovrebbero realmente pensare di fare le mogli e madri e non
le donne in carriera ….“Oggi è necessario avere un doppio stipendio!”.?
Necessario per la vacanza in Costa Azzurra o la casa grande, ma non
certo per la buona educazione dei propri figli (parcheggiati nei nidi,
asili o scuole materne), o per la stabilità del proprio matrimonio,
visto l’immoralità dilagante negli ambienti di lavoro, promiscui e
malsani Con questo non bisogna assolutizzare ed è doveroso ricordare che
la donna ha sempre lavorato per reali necessità economiche, ma
mai per sentirsi “realizzata”, perché la vera realizzazione è tra le
mura domestiche al fianco del proprio marito e dei propri figli.
Certo, noi siamo “tradizionalisti” e tutto è consentito! Del resto noi,
migliori dei nostri genitori o nonni, possiamo permetterci di uscire la
sera e tornare a ore improponibili, andare in vacanza con il
fidanzato/a di turno, vestire come moda ci comanda o andare in spiaggia
vestiti sconciamente (in bikini ad esempio), o frequentare facoltà
pericolose per la nostra fede. Erano i nostri nonni, poveri peccatori e
ignoranti, che non sapevano neanche in cosa consistesse la questione del
“substit in”, a non poter fare tutto ciò! Noi che abbiamo
capito fino in fondo i problemi del Concilio e sappiamo qualsiasi cosa
di liturgia o canto gregoriano, possiamo tranquillamente comportarci
mettendo in pericolo la nostra anima….Poveri noi! Quanto poco abbiamo capito! E quanto ha capito satana delle nostre debolezze e del nostro orgoglio!
Se ci fosse una macchina del tempo e questa ci riportasse negli anni
’30, dopo i primi giorni di esaltazione inizieremo a piangere
desiderando di tornare nel tanto odiato 2013, fatto di FaceBook e
smartphone, di chat e amicizie che si possono stringere senza troppi
formalismi, di Domeniche in cui siamo dispensati dall’andare a Messa
(tanto c’è la crisi), e di diritti da reclamare a ogni respiro: in una
sola parola ci riscopriremo non essere cattolici, ma vivere un
cattolicesimo ideale, fatto di pura astrazione, di tanta ideologia e
tanto liberalismo!
Scopriremo che l’ideale per un uomo non sarebbe quello di fare il
“militante” a tempo indeterminato tra i banchi universitari, ma finire
al più presto gli studi, trovarsi un lavoro e farsi una famiglia! Si,
perché il lavoro è sudore che costa, sudore che è sempre esistito non
solo ora che viviamo nell’epoca in cui comandano i banchieri cattivoni,
ma anche quando c’era chi faceva arrivare i treni in orario.
Sembrano assurdità le cose scritte sopra? Se la risposta è affermativa,
questa è la dimostrazione che il liberalismo ha vinto sulle nostre
menti e ci illudiamo di esserne immuni sognando un ritorno a quella
civiltà che ha fatto grande l’Europa, dimenticando che a farla grande
non sono stati solo i grandi generali o cavalieri, ma soprattutto uomini
e donne anonimi che, con l’adempimento dei propri doveri di stato o i
loro Rosari quotidiani (recitati magari anche in un latino non
perfetto), hanno permesso ai “militanti” di vincere: sono queste le persone che oggi mancano
e se non torneremo a vivere concretamente da cattolici, allora questa
crisi perdurerà, perché non meriteremo la sua fine. La crisi non si
risolve solo eleggendo un novello San Pio X, ma soprattutto ritornando a
convertire noi stessi.
Ben vengano, dunque, le marce, le militanze, le conferenze e i
proselitismi, necessari per riaccendere lo spirito cattolico e difendere
pubblicamente la nostra Fede (da prendere come esempio i cattolici
francese scesi in piazza contro i concubinaggi omosessuali), ma prima di sognare di convertire il mondo, chiediamoci se il nostro vivere è cattolico,
come era cattolico quello dei nostri padri. Mons. Lefebvre ne è stato
la prova! Ha costruito la sua opera poco per volta, facendosi guidare
dalla Provvidenza, senza cadere nella presunzione di essere infallibile e
chiedendosi sempre se le sue scelte provenissero da Dio e non dal suo
orgoglio! Solo così facendo ha potuto lasciarci in eredità un tesoro
così grande e prezioso.
Che questo 29 giugno possa essere un giorno di riflessione per noi stessi.
Che questo 29 giugno possa essere un giorno di riflessione per noi stessi.
W Cristo Re!
ITALIANO
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