A Roma la Stazione è nella chiesa di
S. Stefano, sul monte Celio. In questo giorno che doveva essere
consacrato a Maria, la Regina dei Martiri, è commovente il dover
ammettere che, per una specie di presentimento profetico, tale chiesa
dedicata al primo Martire era, fin dalla più remota antichità,
destinata alla riunione dei fedeli.
EPISTOLA (Ger 17,13-18). - In quei giorni: Geremia disse: Signore tutti quelli che t'abbandonano saran confusi, quelli che s'allontanano da te saranno scritti in terra; perché hanno abbandonato la sorgente delle acque vive, il Signore. Guariscimi, o Signore, e sarò guarito; salvami, e sarò salvato: la mia gloria sei tu. Ecco essi stanno a dirmi: Dov'è la parola del Signore? S'adempia! Tu lo sai: non mi son turbato, ho seguito te, mio pastore, e non ho desiderato la vendetta. Quello che usci dalle mie labbra fu retto dinanzi a te. Non mi diventare causa di spavento tu, mia speranza nel giorno dell'afflizione. Sian confusi i miei persecutori e non io, tremino essi non tremi io; fa' piombare su loro il giorno dell'afflizione, percuotili con doppio flagello, o Signore Dio nostro.Geremia, figura del Messia.
Geremia è una delle principali figure
di Gesù Cristo nell'Antico Testamento, dove rappresenta specialmente il
Messia perseguitato dai Giudei. Per questo la Chiesa nelle due
settimane consacrate alla Passione del Salvatore, ha voluto scegliere
le sue Profezie a soggetto delle lezioni del Mattutino. Abbiamo udita
una delle lamentazioni che il giusto rivolge a Dio contro i suoi nemici;
e parla in nome di Cristo. Ascoltiamo dai suoi accenti come viene
dipinta, nello stesso tempo, la malizia dei Giudei e quella dei
peccatori che perseguitano Gesù Cristo in seno allo stesso
cristianesimo. "Essi, dice il Profeta, hanno abbandonato la sorgente
delle acque vive". Difatti Giuda ha perso la memoria della roccia del
deserto, dove zampillarono le acque che spensero la sua sete; e
quand'anche se ne ricordasse, non sa che quella roccia misteriosa
significava il Messia.
Gerusalemme, immagine dei peccatori.
Ciò
nonostante, Gesù è là, a
Gerusalemme, che grida: "Chi ha sete venga a me e beva, e si
disseti". La bontà, la dottrina, le opere sue meravigliose e gli oracoli
adempiutisi in lui dicono abbastanza che si deve credere alla
sua
parola. Ma Giuda è sordo al suo invito; e parecchi cristiani lo
imitano. Ve ne
sono di quelli che dopo aver gustato della "sorgente delle acque
vive", si sono allontanati per andare a dissetarsi ai ruscelli fangosi
del
mondo; e la loro sete s'è irritata di più. Tremino costoro alla
vista
del castigo dei Giudei, perché, non ritornando al Signore loro
Dio,
cadranno negli ardori eterni che li divoreranno, e là
invocheranno una
goccia d'acqua, che sarà loro rifiutata. Per bocca di Geremia il
Signore
predice "un giorno d'afflizione" che piomberà sui Giudei; e più
tardi, quando verrà in persona, li previene che la tribolazione
cadrà
sopra Gerusalemme, in punizione del suo deicidio, e sarà così
spaventosa
"quale non fu dal principio del mondo fino ad ora, né mai sarà"
(Mt
24,21). Ma se il Signore ha vendicato con tanta severità il
sangue del
Figlio suo contro una città, che fu per tanto tempo sgabello dei
suoi
piedi, e contro un popolo che aveva preferito a tutti gli altri,
come
potrà risparmiare il peccatore che, disprezzando i richiami
della
Chiesa, s'ostina a rimanere nel suo indurimento? Giuda ebbe la
disgrazia di colmare la misura delle sue iniquità; anche noi
abbiamo
tutti un limite al male che la giustizia di Dio non permetterà
mai
d'oltrepassare. Affrettiamoci dunque a rimuovere il peccato;
preoccupiamoci di colmare un'altra misura, quella delle buone
opere; e
preghiamo pei peccatori che non vogliono convertirsi. Domandiamo
che il
sangue divino, ch'essi ancora una volta disprezzeranno, e dal
quale sono
ancora protetti, non ricada sopra di loro.
VANGELO (Gv 11,47-54). - In quel tempo: I prìncipi dei Sacerdoti ed i Farisei radunarono il consiglio contro Gesù, e dicevano: Che facciamo? Quest'uomo fa molti miracoli. Se lo lasciamo fare, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e stermineranno il nostro paese e la nazione. Allora uno di loro chiamato Caifa, che era in quell'anno pontefice, disse loro: Voi non capite nulla, e non pensate come vi torni conto che un uomo solo muoia per il popolo, e non perisca tutta la nazione. E questo non lo disse di suo, ma essendo pontefice di quell'anno profetò che Gesù doveva morire per la nazione, e non per la nazione soltanto, ma anche per raccogliere insieme i figli dispersi di Dio. E da quel giorno proposero di dargli la morte. Gesù adunque non conversava più in pubblico tra i Giudei; ma si ritirò in una regione vicina al deserto in una città, chiamata Efrem, dove si tratteneva coi suoi discepoli.Il Consiglio del Sinedrio.
La vita del Salvatore è più che mai
minacciata. Il consiglio della nazione s'è riunito per vedere come
disfarsi di lui. Sentite questi uomini; spinti a radunarsi dalla più
vile delle passioni, la gelosia, non negano i miracoli di Gesù; sono
dunque in grado di dare un giudizio sulla sua missione, e questo
giudizio dovrebbe essere favorevole. Non sono però convenuti per questo
scopo, ma per intendersi sui mezzi di farlo perire. Che cosa diranno a
se stessi? Quali sentimenti esprimeranno in comune accordo per
legittimare una tale sanguinaria risoluzione? Avranno il coraggio di
mettere avanti la politica e l'interesse della nazione: se Gesù,
infatti, continua a mostrarsi al popolo e ad operare prodigi, presto la
Giudea vorrà proclamarlo suo Re, e non tarderanno a venire i Romani a
vendicare l'onore del Campidoglio oltraggiato dalla più debole nazione
ch'esiste nell'Impero. Insensati; essi non comprendono, che se il
Messia avesse dovuto essere un re terreno, tutte le nazioni della terra
sarebbero rimaste senza forza contro di lui! Perché non si ricordano
piuttosto della predizione di Daniele, che durante la settantesima
settimana di anni, a partire dal decreto per la riedificazione del
tempio, il Cristo sarebbe stato messo a morte, ed il popolo che
l'avrebbe rinnegato non sarebbe stato più il suo popolo? (Dn 9,25)
che, dopo quest'eccesso, verrà un popolo guidato da un capo militare, e
metterà a soqquadro la città ed il tempio? ed entrerà nel santuario l'abbominazione
della desolazione e la desolazione s'insedierà a Gerusalemme, e vi
rimarrà fino alla fine? (ivi, 26-27). Non capiscono che, facendo
perire il Messia, contemporaneamente annienteranno la patria.
La profezia del Gran Sacerdote.
Frattanto,
l'indegno pontefice che
presiede negli ultimi giorni della religione mosaica, rivestito
dell'efod,
ha profetizzato, e la sua profezia risponde a verità. Non ce ne
stupiamo, perché il velo del tempio non s'è ancora spaccato, ed
ancora
non è rotta l'alleanza tra Dio e Giuda. Caifa è un sanguinario,
un vile,
un sacrilego; ma è pontefice, quindi Dio parla ancora per la sua
bocca.
Sentiamo che cosa dice questo nuovo Balaam: "Gesù dovrà morire
per la
nazione, e non per la nazione soltanto, ma anche per raccogliere
insieme
i figli dispersi di Dio". Così la moribonda Sinagoga è costretta
a
profetizzare la nascita della Chiesa per l'effusione del sangue
di Gesù! Qua e là sulla terra esistono figli di Dio che lo servono, in
mezzo
alla gentilità, come il centurione Cornelio; ma non c'è un
legame
visibile che li unisca.
S'avvicina l'ora in cui l'unica, la
grande Città di Dio apparirà sul monte, "e tutte le genti vi
accorreranno" (Is 2,2). Dopo che sarà sparso il sangue dell'alleanza
universale, ed il sepolcro ci avrà reso il vincitore della morte,
passeranno cinquanta giorni, e la Pentecoste non convocherà più i Giudei
al tempio di Gerusalemme, ma chiamerà tutti i popoli alla Chiesa di Gesù
Cristo. Caifa si dimentica dell'oracolo ch'egli stesso aveva proferito,
e fa restaurare il velo del Santo dei Santi, che s'era spezzato in due,
nel momento che Gesù spirava sulla Croce; ma questo velo non copre più
che un ridotto deserto. Non è più là il Santo dei Santi; ora "in ogni
luogo si sacrifica un'ostia pura" (Ml 1,11,) non ancora sono
apparsi, sul monte degli Olivi, i vendicatori del deicidio, con le loro
aquile, che i suoi sacrificatori hanno sentito tuonare, in fondo al
ripudiato santuario, una voce che diceva: "Usciamo via di qui.
PREGHIAMOA noi che cerchiamo la grazia della tua protezione, concedi, o Dio onnipotente, di servirti con animo tranquillo e libero da ogni male.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico.
- I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba,
1959, p. 658-661
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