Ciò che Fellay sta cercando di render chiaro è che vivere con questa dicotomia vaticana di pubblica condanna e silenziosa approvazione, è il sacrificio che Dio sta chiedendo di sopportare oggi ai sacerdoti della Fraternità. [..]
Benedetto XVI sembra chiedere ai vescovi e preti della
Fraternità di consentirgli di simulare una pubblica "discordia" con
loro, per aiutarlo a trattare con un'intrattabile risma collegiale di
vescovi.
The Remnant
riferisce quanto mons. Fellay, Superiore Generale della Fraternità S.
Pio X, ha narrato nel corso di una recente conferenza. Del lungo
articolo, in inglese, ecco un ampio estratto, con le informazioni e i
retroscena riferiti dal vescovo B. Fellay. Ci auguriamo che le parole
di Fellay e le considerazioni dell'articolista Brian McCall aiutino a
comprendere meglio la delicata situazione in cui si trova costretto ad
operare il Papa. Non possiamo che far nostro l'appello finale alla
preghiera per il Santo Padre.
La strategia di BXVI e Fellay per per difendere la Chiesa... |
Al cuore del recente convegno indetto dalla Angelus Press
per celebrare il 40° anniversario della fondazione della Fraternità S.
Pio X, Sua Eccellenza Mons. Bernard Fellay ha tracciato un'incoraggiante
ed esauriente valutazione dello stato della Fraternità, sia passato che
futuro. Egli ha dedicato l'ultima mezz'ora del suo discorso ad un esame
delle relazioni politiche e legali della FSSPX con le autorità in Roma.
Sua
Eccellenza ha fissato il contesto descrivendo la politica del Vaticano
come un processo di "contraddizioni". Ha descritto la recente storia
delle relazioni S. Sede - FSSPX come un processo consistente nel dire
una cosa in pubblico, ma essere costretti a parlare ed agire
diversamente all'atto pratico. Ha dato l'impressione di voler mettere
sull'avviso i suoi ascoltatori: c'è da aspettarsi che questa dinamica
contraddittoria continui in futuro, almeno per quanto è possibile
prevedere.
Per
aiutarci a capire questa dinamica (posizione ufficiale contro posizione
effettiva), Fellay l'ha paragonata all'atteggiamento tenuto dal
Vaticano nei confronti della più ampia crisi che ha colpito la Chiesa a
partire dal Concilio Vaticano II. La posizione ufficiale è rimasta
costante negli ultimi 40 anni: nessuna crisi, stiamo vivendo la
"primavera" del Vaticano II. E tuttavia, come documentato da Sua
Eccellenza, nelle personali osservazioni di Paolo VI, Giovanni Paolo II e
Benedetto XVI, possiamo vedere l'implicito riconoscimento da parte del
Vaticano di una crisi senza precedenti nella storia della Chiesa,
un'apostasia di massa. Ad esempio, Fellay ha additato la recente
fondazione del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione come
una presa d'atto da parte del Papa di una crisi de facto della fede, malgrado la linea di pensiero ufficiale sia che tutto va bene nella Chiesa postconciliare.
Riferendosi
nello specifico alla FSSPX, Fellay ha spiegato che la S. Sede ha sempre
seguito, negli anni, una linea di condotta "bicipite": una condotta
ufficiale de jure contraddetta da azioni concrete de facto.
Ha osservato che la linea ufficiale si trova esemplificata nel
documento rilasciato dalla Segreteria di Stato dopo il decreto del 2009
di revoca delle scomuniche dei vescovi della Fraternità. Secondo questo
documento, non firmato, la Fraternità non esiste dal punto di vista
legale e "non gode di alcun riconoscimento canonico nella Chiesa
Cattolica", ed i sacerdoti della FSSPX esercitano il loro ministero
"illecitamente". Eppure, il Santo Padre dice parole e compie gesti che
vanno nella direzione opposta, al punto di riconoscere spesso come
validi e legali l'esitenza ed il ministero dei sacerdoti della Società.
[..]
Mons.
Fellay ha illustrato l'applicazione di questo "principio di azione" nei
confronti della Fraternità mediante una serie di casi reali, alcuni dei
quali finora non divulgati.
In
primo luogo, ha menzionato la questione delle confessioni amministrate
dalla FSSPX. Come molti cattolici sanno, esistono determinati gravi
peccati la cui remissione è riservata alla S. Sede. Secondo la legge
della Chiesa, un prete che ascolta la confessione di qualcuno che ha
commesso uno di questi particolari peccati ha l'obbligo di fare rapporto
alla S. Sede entro trenta giorni, per poi ricevere il permesso di dare
l'assoluzione ed indicazioni sulla penitenza appropriata da irrogare.
Sua Eccellenza ha fatto presente che, di quando in quando, preti della
FSSPX hanno udito confessioni di questo tipo, e la notifica richiesta è
stata inviata in tutti i casi alla S. Sede. In ciascuno di questi casi,
il responso del Vaticano è stato che "tutto era buono e lecito" ed il
permesso di assolvere è stato accordato al sacerdote della Fraternità.
Cosa
dobbiamo dedurne? Ovviamente, che i preti della FSSPX possono
confessare validamente. Se a loro mancasse ogni forma di giurisdizione
necessaria per udire confessioni, la S. Sede avrebbe risposto che il
penitente aveva bisogno di confessarsi con un sacerdote in possesso
della giurisdizone legale per confessare. Per definizione, abbiamo qui a
che fare con materia grave e quindi con peccato mortale (ammesso che
siano in essere tutte le altre condizioni). Eppure la S. Sede ha
replicato che "tutto è buono e lecito". Essa ha così riconosciuto de facto che
la FSSPX ha la giurisdizione necessaria per confessare, una posizione
che la Fraternità ed un certo numero di esperti di diritto canonico
mantengono da anni nell'ambito di quella che è obiettivamente una
situazione difficile dal punto di vista legale.
Il
secondo esempio citato da Fellay riguarda i sacerdoti che hanno
lasciato la FSSPX dopo aver ricevuto l'ordinazione da uno dei suoi
vescovi. Secondo la legge e la prassi della Chiesa, un sacerdote che
riceve gli Ordini Sacri fuori della Chiesa (ossia da un vescovo che, pur
possedendo validamente i poteri episcopali, si è separato dalla Chiesa)
è diffidato per sempre, al suo ritorno nella Chiesa, dall'esercitare le
facoltà sacerdotali conferitegli nella sua illecita ordinazione. Egli
ritiene il carattere indelebile del sacerdozio, ma gli è permanentemente
fatto divieto di esercitare le relative facoltà.
Eppure,
ha spiegato Fellay, ogni volta che un prete ordinato da un vescovo
della Società ha lasciato la Fraternità stessa volendo rimanere
sacerdote, la S. Sede gli ha consentito di esercitare il ministero
sacerdotale. Ancora una volta, la conclusione legale è inevitabile: i
sacerdoti FSSPX non erano stati ordinati "fuori della Chiesa". Anche se
non ha fatto nomi, conosciamo i casi dei fondatori della Fraternità S.
Pietro, dei preti dell'Istituto del Buon Pastore, dei preti di S.
Giovanni Vianney
a Compos, Brasile, senza contare la lunga lista di singoli preti
ordinati da un vescovo della FSSPX: tutti hanno avuto il permesso di
utilizzare i poteri sacerdotali. [..]
Il
terzo esempio riferito da Sua Eccellenza era relativo alle ordinazioni
programmate in Germania per il Marzo 2009. A quel tempo, i vescovi
tedeschi stavano approfittando del tentativo dei media di sabotare la
revoca della scomunica ai vescovi della FSSPX con la messa in onda
dell'ormai famosa intervista al vescovo Williamson ("casualmente"
avvenuta proprio il giorno prima dell'annuncio della storica decisione
del Santo Padre). La S. Sede comunicò a Fellay la richiesta che le
ordinazioni fossero trasferite in un’altra sede, per allentare la
tensione tra il Vaticano e i vescovi di Germania. Nel suo discorso al
convegno della Angelus Press, Fellay ha rivelato ulteriori dettagli di questo intervento straordinario.
Il
Vaticano chiese a Fellay di trasferire le ordinazioni fuori dalla
giurisdizione dei vescovi tedeschi. Se Fellay avesse acconsentito, la
Fraternità "sarebbe stata legalmente riconosciuta fino alla Pasqua":
questo il patto offerto da un Cardinale del Vaticano [trattasi di Castrillòn Hoyos],
allo scopo di coprire il periodo di due settimane nel quale sarebbero
avvenute le ordinazioni. Fellay ha spiegato di aver chiesto al Cardinale
il perché di una simile richiesta, dato che, stando ad un documento
allora da poco emesso dalla Segreteria di Stato, la FSSPX "non esisteva
nemmeno da un punto di vista legale". Il Cardinale replicò: "il Papa non
è di questo avviso".
Come
sappiamo, Fellay acconsentì alla richiesta vaticana di trasferire le
ordinazioni (dimostrando una volta di più la sua volontà di obbedire al
Papa). C'è stata una stupefazione generale nella sala quando ha
raccontato questa storia. [..] Gli ho chiesto: "Che senso ha tutto
questo? Non c'è precedente di una simile disposizione. Come si può
essere legali per due settimane, e poi di nuovo illegali?" Fellay ha
scrollato le spalle, e ha risposto che questo aveva detto il Cardinale.
Ah, vivere in tempi interessanti!
Come
possiamo interpretare questo evento? Innanzitutto, abbiamo un Cardinale
in Vaticano che afferma che il Papa non condivide le affermazioni di un
documento che risulta promanato da un organo ufficiale del Vaticano. Il
documento rilasciato dalla Segreteria di Stato dice che la FSSPX non
esiste nella Chiesa, eppure il Papa è convinto che esista. Indi, il
Vaticano accetta di riconoscere temporaneamente la Società in cambio del
trasferimento di sede di un rito di ordinazione. Come può il Papa
prendere sul serio questa mancanza di riconoscimento legale, se essa può
essere offerta come moneta di scambio in questo modo?
Fellay
ha provato a dare un senso a queste contraddizioni, ma tutto ciò che ci
ha potuto dire è che questa è la realtà che dobbiamo accettare al
momento presente. Quella del Vaticano appare una condotta
contraddittoria, che oscilla tra "condanna ed ammirazione", ha rimarcato
Sua Eccellenza. Egli si mostra convinto che, dove sono in gioco i
sentimenti personali di Benedetto XVI, la parola d'ordine è ammirazione
per la FSSPX. Ci ha illustrato che, nel suo primo incontro con Papa
Benedetto, Sua Santità per due volte ha fatto riferimento a Mons.
Lefebvre: la prima al "venerato Arcivescovo Lefebvre" e poi, più avanti
nella conversazione, all'"Arcivescovo Lefebvre, quel grand'uomo della
Chiesa universale".
Dobbiamo
perciò credere che il Papa ritenga venerabile, e grande uomo della
Chiesa universale, uno scismatico scomunicato? Sarebbe un nonsenso.
L'unica spiegazione logica è che il Papa riconosce nell'Arcivescovo quel
fedele figlio della Chiesa che Lefebvre è stato. Stando a Sua
Eccellenza, anche il Cardinale Castrillòn Hoyos ha manifestato lo stesso
atteggiamento quando, riferendosi all'operato della Società, ha detto:
"i frutti sono buoni, quindi lì c'è lo Spirito Santo".
Ora,
noi sappiamo che Nostro Signore ci ha lasciato queste parole su chi è e
chi non è nella Chiesa: "dai loro frutti li riconoscerete". Lo Spirito
Santo non può essere fuori della Chiesa; perciò, se Egli è con la
Fraternità, la Fraternità è nella Chiesa. La logica è inconfutabile.
Com'è
possibile che il Papa e il Vaticano tengano questa linea: dire una cosa
ma farne un'altra? [..] La risposta che ci ha suggerito Sua Eccellenza è
che, per ragioni politiche, Benedetto XVI è del parere che, data la
situazione della Chiesa di oggi, ed i "lupi" che vi si trovano
all'interno, egli non possa riconoscere la FSSPX de jure; però,
sapendo che la Fraternità è "dentro la Chiesa" e "portatrice di buoni
frutti", egli cerca di riconoscerne la legittimità de facto,
per quanto gli è possibile. Come sottolineato da Padre Scott Gardner
nella sua precedente conferenza, è l'errore della collegialità che ha
impedito la correzione degli errori e degli abusi prodotti dal Concilio.
Padre Gardner ha riferito che un Cardinale d'alto rango, parlando con
lui, ha ammesso che la collegialità ha effettivamente reso la Chiesa
"ingovernabile".
Un
cardinale americano ha ammesso con me la stessa cosa, in un colloquio
privato a maggio del 2010. Benedetto XVI ha appreso per esperienza
personale che, se si spingerà troppo oltre nel "fare la cosa giusta",
perderà quella poca influenza che ha sui vescovi di quasi tutto il
mondo, riuniti nella loro collegiale disubbidienza e nella mancanza di
riguardo per la sua autorità.
Fellay
ha illustrato questo punto con esempi concreti. Ha raccontato come, nel
2003, un gruppo di cardinali, incluso Joseph Ratzinger, si incontrò per
decidere che cosa fare in merito alla FSSPX e alla Tradizione.
Concordarono che si dovesse istituire una amministrazione apostolica per
dare legalità canonica e indipendenza ai gruppi tradizionalist. C'era
diversità di opinioni se la Fraternità dovesse formare la 'spina
dorsale' di questa struttura con altri gruppi uniti ad essa, o se
dovesse essere costituita indipendente tra le esistenti comunità
Ecclesia Dei.
Quando
Benedetto XVI è stato eletto nel 2005, ha iniziato ad applicare questo
piano. Fellay ha rivelato maggiori dettagli del suo primo incontro con
Sua Santità. L'incontro vedeva la partecipazione anche del Cardinale
Castrillon Hoyos e di Padre Schmidberger. Il Papa chiese a Castrillon:
"A che punto siamo?" Il cardinale rispose: "Può riconoscere la
Fraternità S. Pio X anche oggi. Le ho inviato un documento apposito". Il
Papa replicò che aveva ricevuto il documento e lo aveva inoltrato al
Consiglio per l'Interpretazione dei Testi Legislativi, per determinare
se era "corretto per la Chiesa". Fellay ha osservato che esso doveva
contenere qualcosa d'insolito, se era necessario esaminarlo così. Per un
qualche motivo, il Papa fu evidentemente ostacolato e fino ad oggi
questo documento non ha visto la luce. Perché?
Fellay
ha spiegato che nel 2006 i vescovi tedeschi si recarono in Vaticano e
si opposero vigorosamente al progetto. E allora cos'ha fatto il Papa? Ha
liberalizzato la Messa antica e rimosso la scomunica dei vescovi della
FSSPX. Tutti ricordiamo cos'è accaduto al Papa dopo. Letteralmente,
l'inferno si è scatenato. Il mondo gli si è girato contro.
Alla
conferenza, Mons. Fellay ha pure attirato la nostra attenzione sulla
nomina del conservatore Gerhard Maria Wagner come vescovo [ausiliare] di
Linz, Austria. Il Papa fu nuovamente attaccato dai media per questa
nomina "ultraconservatrice". Evidentemente, il Papa è giunto alla
conclusione che provocare la disobbedienza e la ribelione dei vescovi
del mondo è un prezzo troppo alto da pagare per dare un riconoscimento de jure alla FSSPX. L'unica soluzione è concedere un riconoscimento de facto, mentre procedono i colloqui Vaticano/FSSPX.
Per
inciso, i retroscena di questo incontro del 2005 e del misterioso
"documento di riconoscimento" che ne era risultato, mettono a tacere un
argomento che è stato usato da molti avversari della Fraternità, i
quali sostengono che, benché la Fraternità abbia avuto a suo tempo una
giurisdizione di supplenza, l'ha persa quando essa ha "rifiutato
l'offerta di giurisdizione ordinaria". Ho sentito questo argomento più
di una volta.
Mons.
Fellay ha precisato che non gli è mai stata mostrata o presentata una
concreta offerta di giurisdizione in occasione di quell'incontro.
Ovviamente, non aveva nemmeno visto il documento che il Papa aveva
inviato per il controllo. Ci ha detto che quel documento "deve essere
stato" inusuale, indicando che ogni conoscenza del suo contenuto era
solo deduttiva. Come può qualcuno rifiutare un'offerta di giurisdizione
che non gli è mai stata proposta, e che è ora perduta nei recessi di un
procedimento vaticano di controllo, grazie all'intervento
dell'episcopato tedesco? Quindi, quell'argomento salta. Non è stato
mons. Fellay a 'rifiutare di accettare' la giurisdizione ordinaria. Sono
i vescovi sleali del mondo che hanno forzato la mano del Papa,
impedendogli di firmarla.
Mons.
Fellay ha anche attirato l'attenzione su un'indicazione che è possibile
cogliere tra le righe del paragrafo conclusivo del decreto di revoca
delle scomuniche della FSSPX:
In base alle facoltà espressamente concessemi dal Santo Padre Benedetto XVI, in virtù del presente Decreto, rimetto ai Vescovi Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta la censura di scomunica latae sententiae dichiarata da questa Congregazione il 1° luglio 1988, mentre dichiaro privo di effetti giuridici, a partire dall'odierna data, il Decreto a quel tempo emanato.
Malgrado
la prima frase menzioni solo quattro dei sei vescovi colpiti dal
precedente decreto, la frase finale afferma chiaramente che esso è ormai
"privo di effetti giuridici". Se il decreto che commina la scomunica a
Lefebvre e de Castro Mayer non ha più effetti giuridici, la scomunica è
revocata anche a loro, senza bisogno di menzionarli per nome (altrimenti
si sarebbe potuto specificare: "per questi soli quattro vescovi" o "con
l'eccezione dell'Arcivescovo Lefebvre e del Vescovo de Castro Mayer"). Si è così evitata un'altra, più che probabile, ribellione dei vescovi.
Evidentemente, sono acque pericolose quelle attraverso cui il nostro S. Padre conduce la Barca di Pietro!
Che
cosa ci dicono tutte queste nuove informazioni? Ho avuto la netta
impressione che Sua Eccellenza stesse sforzandosi di aiutare i fedeli ad
essere realistici nelle loro aspettative. Il nostro aiuto è nel nome
del Signore, non in un documento legale dal Vaticano, che ha largamente
perso il controllo del governo della Chiesa. Nondimeno il Papa sta
facendo quello che può per rassicurare i suoi figli più leali ed
esortarli a mantenere la rotta. In fatti e parole sta dando
continuamente manifestazione della sua volontà. "I frutti sono buoni,
quindi lì c'è lo Spirito Santo".
E
quindi, mentre infuria la tempesta intorno a lui, il Santo Padre tira
diritto. Contro la linea di condotta ufficiale richiesta dai vescovi
liberali di tutto il mondo, il Papa va avanti, nelle parole e nei fatti
(rimozione della scomunica, convalida delle confessioni, permesso ai
sacerdoti ex-FSSPX di continuare ad esercitare il loro ministero,
"riconoscimento" della Società per due settimane) come se i sacerdoti
della FSSPX fossero validamente e lecitamente impegnati nella cura delle
anime per il bene della Chiesa. Non sarebbe più semplice se il Papa
riconoscesse ufficialmente per iscritto ciò che ha già manifestato
implicitamente? Forse, ma è facile per noi dirlo, nel comodo dei nostri
salotti da qualche parte nel mondo.
Ciò
che Fellay sta cercando di render chiaro è che vivere con questa
dicotomia vaticana di pubblica condanna e silenziosa approvazione, è il
sacrificio che Dio sta chiedendo di sopportare oggi ai sacerdoti della
Fraternità. [..]
Benedetto XVI
sembra chiedere ai vescovi e preti della Fraternità di consentirgli di
simulare una pubblica "discordia" con loro, per aiutarlo a trattare con
un'intrattabile risma collegiale di vescovi.
La
mia impressione è che mons. Fellay abbia accettato di continuare a
portare questo pubblico stigma. Cosa può fare il fedele in una simile
circostanza? Pregare ed offrire sacrifici affinché preti e vescovi
possano sopportare questo per il bene delle anime, della Chiesa intera, e
del S. Padre. Quanto tempo durerà? Solo Dio lo sa, ma le circostanze
dell'ultimo atto sono chiare: quando il Papa potrà di nuovo governare
liberamente la Chiesa e cessare di essere un "prigioniero dei vescovi".
Quando quel giorno si leverà, credo che mons. Fellay sia convinto che il
papa verserà lacrime di gioia per poter pubblicamente abbracciare i
suoi figli leali.
I
fedeli possono fare un'altra cosa. Pregare per questo Papa. Pregare che
abbia la forza di non scappare davanti ai lupi, come ci ha chiesto di
fare nelle sue prime parole come Papa. E' già sotto intenso attacco per
il suo riconoscimento de facto della Fraternità. Chiaramente, ha bisogno di ancor più preghiere che mai se dovesse farlo de iure.
[..] Credere che Bernard Fellay voglia "vendere la Tradizione" per trenta pagine [riferimento ai 30 denari di Giuda] di testo legale di riconoscimento de iure è enorme come pretendere che Marcel Lefebvre cercasse di "vendere la Tradizione" quando anche lui andava a Roma, in continuazione in effetti, e su richiesta del Vaticano, per cercare di risolvere il problema canonico della sua Fraternità in una Chiesa già in crisi un quarto di secolo fa.
Interessantissimo articolo. Se le cose stanno così, dobbiamo pregare con intensa e fervente fede il Rosario, per Papa Ratzinger, e Monsignor Fellay e per tutti coloro che possono agire per la tradizione all'interno della Chiesa.
RispondiEliminaStanno giocando una partita decisiva e fondamentale per tutte le anime...questa è l'ora, abbiamo un Papa che è con noi, o adesso o mai più.
Dio li sostenga e aiuti noi nella preghiera!
Signore Gesù, vi preghiamo con l'intercessione della Santa Madre Vostra, di fare che la FSSPX, sia quel lievito e quella medicina che possa vivificare e purificare la Chiesa, ora!
Mi unisco alla preghiera, sia fatto ciò che Lui vuole.
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